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Come Terra e Luna|| Tsukiyama

Ok allora. Oggi sono di buon umore e ho voglia di benedirvi con le mie storie divine. Questa storia è una delle prime che ho scritto per questa raccolta, ma per qualche motivo non mi convinceva e quindi non l'ho mai pubblicata. Forse (ma solo forse eh) perché raggiunge dei livelli di cringe mostruosi. Oggi l'ho tirata fuori dall'angolino delle bozze e ho aggiunto qualche commento ironico per spezzare il cringe. Spero vi piaccia il risultato. Buona lettura.

Yamaguchi conosceva bene Tsukishima.
Sapeva bene quanto stronzo, menefreghista e gelido potesse essere, aggettivi che per qualcuno (NdA: tipo... chiunque tranne lui e la famiglia del biondo) sarebbero stati fin riduttivi.
Sapeva quanto poteva essere un bastardo senza cuore.
Ma sapeva anche che, dietro quel muro di ferro e acciaio, c'era un cuore umano. Oltre quella coltre infinita di ghiaccio, c'era un'anima calda e viva che chiedeva solo di essere mostrata.
Yamaguchi pensava di conoscerne almeno una piccolissima parte. Si considerava uno dei pochi eletti a cui Tsukishima aveva aperto, seppur di poco, il proprio cuore. Sì insomma, era in piena sindrome della crocerossina.
Ma si sbagliava.
Si sbagliava di grosso.
Lo capì in un istante. In quel istante. In quel istante, quello che gli sarebbe sempre rimasto impresso nella mente come uno dei peggiori traumi, come la morte della mamma di Bambi o del padre di Simba (NdA: spoiler? Ops)
Quel istante in cui Tsukishima lo guardava, fermo davanti a lui, le cuffie intorno al collo e l'aria scocciata.

Quello sguardo.
Lo stesso sguardo freddo che riservava a tutti, forse anche un po' scocciato e disgustato, come se davanti a lui ci fosse Hinata che sfida Kageyama alla Ciammi Banni Cialleng (NdA: sì, l'ho scritto male per triggherarvi). Lo stesso sguardo che parlava da sé e sembrava dire "ma che vuoi da me? Sono troppo intelligente per passare del tempo con un idiota come te".
Tsukishima non l'aveva mai, mai, guardato così. Mai. Nemmeno quando aveva sbagliato la battuta nella partita contro l'Aoba Johsai distruggendoci il cuore. Nemmeno quando gli aveva urlato contro durante il ritiro a Tokyo facendo venire un infarto a tutti quelli che stavano guardando l'episodio con le cuffie. Mai.
Gli aveva sempre riservato un minuscolo spicchio di sorriso, una piccolissima frazione di luna, illuminata solo per lui. Tutto il resto era buio e oscuro, ma quella fetta di luce candida era sempre lì per lui.
Ma ora, in quel istante.
Non c'era nulla.
Eclissi lunare.
Buio più totale.

E fu allora che Yamaguchi scoppiò.
-perché fai così?! Perché ti comporti come se non ti importasse di nulla?! Perché respingi tutto e tutti? Vogliamo solo aiutarti! Voglio solo aiutarti.
Ma Tsukishima non si scompose. Nonostante il suo migliore amico di sempre fosse lì, davanti a lui, in lacrime, e gli stesse urlando contro con voce tremante, Tsukishima non si scompose. Fece un leggero sorriso, a metà strada tra un ghigno e un sorrisetto compiaciuto. Yamaguchi non era una persona violenta, ma in quel momento avrebbe tanto voluto prenderlo a sberle fino a cancellargli quel sorriso dalla faccia.
-perché, se qualcuno vedesse ciò che sono realmente, rimarrei solo del tutto.
E, con queste parole, come nelle peggio commedie adolescenziali di terz'ordine che "Gli occhi del cuore" spostati non sei nessuno, se ne andò.
-non è vero- sussurrò Yamaguchi abbassando lo sguardo. Una lacrima scese sul suo viso, seguita da un'altra, e poi tre, quattro, cinque. Tsukishima lo sentì con le sue mega orecchie capta-ultrasuoni (NdA: non vedendo una beata ciola senza occhiali aveva dovuto potenziare gli altri sensi) e si voltò verso di lui.
-che hai detto?
-che non è vero- ripeté Yamaguchi a voce alta -tu avresti sempre me. Sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa succeda.
-perché? Non capisci che così ti lascerai rovinare da me? Vattene finché sei in tempo.
-non voglio. Ormai ho visto la luna, e me ne sono totalmente innamorato- finalmente, il più basso sollevò lo sguardo -io non voglio il sole (NdA: riferimenti a Hinata puramente casuali e non intenzionali), che ustiona e illumina qualsiasi cosa con la sua luce. No, io amo la luna, che resta in un angolino a guardare e benedice pochi eletti. I pochi in grado di ammirarla sul serio. Io voglio essere uno di quegli eletti- l'ultima frase la urlo tra le lacrime -sono disposto ad aspettare, sopportare. Voglio farlo. Voglio scoprirti pezzo per pezzo, voglio scoprire tutto di te. E se non vuoi, non importa. Sono disposto a restare ad ammirarti in silenzio, ad essere il povero pazzo innamorato della luna, quando sa che non potrà mai averla. Voglio solo- tirò su col naso -voglio solo una possibilità. Tsukki, ti prego. Non allontanarti anche da me.
Tsukishima cercò di riprendersi. Non voleva che Yamaguchi soffrisse a causa sua. Yamaguchi poteva farsi dei nuovi amici, fare altre conoscenze, farsi una nuova vita. Tsukishima no. Era destinato a stare solo. A rovinare chiunque gli girasse intorno. A girare intorno ad una persona senza alcuna speranza di entrare in contatto. La luna era un paragone adeguato, pensò con ironia. Così come la luna orbitava intorno alla terra da miliardi di anni, lui orbitava intorno a Yamaguchi, proteggendolo da lontano.
Peccato dovesse proteggerlo anche da sé stesso.
-Yamaguchi, io...
-non dirlo- ringhiò il ragazzo dai capelli verdi -non osare dirlo. Non osare dire che vuoi solo proteggermi e impedirmi di soffrire. Non osare dire che vuoi che sarò più felice senza di te- i suoi occhi si offuscarono ancora a causa delle lacrime -non... non lo capisci? Non lo capisci che la mia felicità sei tu?!
E poi cadde (NdA: un meteorite... NO SCHERZO 2020 NON FARLO). Cadde in ginocchio, sul selciato freddo e appuntito contro le sue ginocchia.

E Tsukishima sorrise. Quella notte c'era la luna piena.
Si inginocchiò davanti a Yamaguchi e gli prese il viso tra le mani dolcemente (NdA: Tsukki dolce. Sì lo so, penso questo vada ben oltre il miracolo (come spezzare momenti romantici by: Dalybook04))

E la Terra finalmente rinaque grazie ad un bacio della sua Luna.

(NdA: sì, ho messo Yamaguchi come terra perché ha i capelli verdi. Non giudicate la me del passato)

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