EPILOGO
- Allora piccola, ricordi le regole?-.
- Fai la brava, mangia tutto, lava le mani e dai ascolto agli zii- elencò la bambina.
Hinata sorrise e le accarezzò la testolina.
- Brava piccola-.
- Grazie ancora per aver accettato di tenere Hitoka- disse Tobio, voltandosi verso Daichi e Sugawara.
- Figuratevi; tanto lei e Kyoko vanno più che d'accordo- dichiarò Koushi, osservando le due bambine che si erano messe a giocare.
Ormai Kyoko Sawamura aveva sei anni, mentre Hitoka Kageyama cinque; visto che le due bambine andavano molto d'accordo, Hinata e Kageyama avevano deciso di concedersi un viaggetto di una settimana per stare un po' loro due.
- Noi andiamo; grazie ancora!-.
- Buona vacanza-.
Le due coppie si salutarono; Hinata e Kageyama diedero un ultimo abbraccio alla figlia, poi salirono sulla macchina di Yamamoto, che si era offerto di portarli a Theta, da cui poi avrebbero preso i mezzi per partire per il loro viaggio.
- Dormite pure, sarà un viaggio lungo- li informò Taketora.
- Grazie ancora Yamamoto- gli disse Shoyo.
- Figuratevi: si parte!-.
L'automobile partí e Kageyama tirò a sé Hinata, facendogli poggiare la testa sulla sua spalla.
- Riposati piccolo, per una settimana non ti farò dormire- gli sussurrò.
- Baka, mi servono forze anche per quello!- lo riprese Shoyo, ridendo.
Nessuno dei due era cambiato negli anni: Hinata era un ragazzo sempre allegro e sorridente, mentre Kageyama era più cupo, ma diventava un tenerone con il suo fidanzato.
Sicuramente, non avevano smesso di amarsi alla follia: dal giorno in cui si erano ritrovati, non si erano più separati.
E intendevano rimanere insieme per sempre.
- Vuoi passare l'eternità con me? No... Vuoi sposarmi? Banale... Il morso gliel'ho già fatto... Bro, come chiedo ad Agahsi di sposarmi?-.
- Ma non gliel'avevi già chiesto?- fece notare Tetsuro.
- Si ma non ufficialmente!- ribatté Koutaro.
- Si può chiedere non ufficialmente...?-.
- Certo che si! Cavolo, non so proprio come fare!-.
Bokuto aveva aspettato qualche anno perché Akashi aveva voluto studiare per diventare un giornalista, e anche lui aveva deciso di trovarsi un lavoro per poter aiutare e sostenere il suo fidanzato.
Adesso che entrambi erano sistemati e vivevano insieme già da un po', voleva fargli la proposta ma...
- Bro. Chiediglielo e basta. Tanto sai che non ti dirà di no- dichiarò Tetsuro.
- Si ma voglio che sia indimenticabile!-.
In quel momento, sentirono la porta di casa aprirsi.
- Sono a casa- dichiarò Keiji, entrando insieme a Kenma.
Entrambi si sorpresero nel trovare i loro ragazzi in silenzio.
- Oh no, hanno ucciso qualcuno- mormorò Kenma.
- Malfidente... Andata bene l'intervista per il nuovo videogioco?- chiese Tetsuro.
- Alla grande- dichiarò il biondo, andando a dare un bacio sulla guancia al suo ragazzo.
- Ho fame, cucinami qualcosa- ordinò.
- No ma fate come se foste a casa vostra- ridacchiò Koutaro, mentre gli altri due sparivano in cucina.
- Tutto bene Kou? Mi sembri agitato- chiese Keiji, avvicinandosi al suo fidanzato.
- Ho un dilemma- ammise il maggiore.
- Di che si tratta? Sai che di me ti puoi fidare- affermò il moro.
- È che... Ecco, mettiamo caso ci sia un mio amico, che vorrebbe chiedere al suo ragazzo di sposarlo, ed è superstracerto che gli dirà di sì, però vuole comunque che sia una proposta indimenticabile e non sa come fare... Cosa gli consiglieresti?-.
Akashi deglutì, cercando di contenere la commozione, per non piangere di gioia mentre rispondeva.
- Be', se si amano davvero, e da quello che mi dici è così... Ferei notare che, secondo me, è speciale perché glielo sta chiedendo lui; non ha bisogno di altro per esserlo- dichiarò.
- Dici davvero?!-.
Akashi annuì e Bokuto sorrise.
- Agahsi, ti ricordi cosa ti ho detto sei anni fa durante la nostra prima volta?- gli chiese, mentre tirava fuori una scatolina dai pantaloni.
- Certo che mi ricordo, Kou- Keiji aveva sempre avuto un ottimo controllo sulle sue emozioni, eppure in quel momento rischiava davvero di piangere.
- Ecco, adesso vorrei che tu mi rispondessi di nuovo a quella domanda. Agashi, mi vuoi sposare?- Koutaro non fece in tempo ad inginocchiarsi che Akashi si lanciò tra le sue braccia.
- Certo che voglio sposarti!- esclamò, in lacrime.
Per anni aveva avuto paura di donare a qualcuno tutto sé stesso; eppure, con Bokuto sapeva di poterlo fare.
Sapeva che avrebbe potuto lasciarsi andare completamente, e non se ne sarebbe mai pentito.
Così come Bokuto sapeva che avrebbe sempre trovato un porto sicuro in Akashi, qualcuno pronto ad ascoltarlo e a sostenerlo anche nelle più piccole cose.
- Evviva!- urlò Koutaro, iniziando a riempire il fidanzato di baci.
- Qualcosa mi dice che gli ha detto sì- commentò Tetsuro dalla cucina.
- Era ora che glielo chiedesse- borbottò Kenma.
Kuuro allungò il braccio, circondando la vita di Kenma per tirarlo verso di sé.
- Non ammetterai mai di essere voluto venire in cucina solo per dargli l'occasione, vero Kitty?- commentò.
- Certo che no- dichiarò Kenma.
Aveva una dignità da mantenere.
- Però... Sono felice per loro- sussurrò in un sorriso.
Anche se all'inizio odiava l'idea che il suo migliore amico si stesse unendo tanto ad un alfa, aveva iniziato a capire come mai fosse accaduto: l'aveva sperimentato sulla sua pelle.
Senza doppi fini, bugie o stratagemmi, Kuuro aveva deciso che sarebbe rimasto al suo fianco, e così aveva fatto.
E Kenma aveva iniziato a sentirsi sempre più rassicurato dalla sua presenza: alla fine, era riuscito ad abbassare le sue barriere e fidarsi completamente di lui.
- Sei veramente tenero Kitty- Tetsuro si abbassò per dargli un bacio sulla testa.
Aveva amato alla follia quel ragazzo da quando lo aveva visto, e sapeva che non avrebbe mai smesso di amarlo.
Gli bastava guardarlo per sapere di volere rimanere con lui per sempre.
Sapeva che con Kenma bisognava andarci piano, i grandi passi non facevano per lui; ma Kuuro era disposto ad aspettare.
Tanto, non sarebbe andato da nessuna parte.
- Eh? Vuoi fare un viaggio?- disse Satori, sorpreso.
Ushijima, seduto sulla sedia davanti a lui, annuì.
- Alla fine, il dottore ha deciso di rimanere e tu hai continuato a studiare al suo fianco. Ci siamo sposati, come avevamo detto, e io sono rimasto nel governo. Però, se il tuo desiderio è ancora quello di andartene, possiamo partire per un po'- dichiarò Wakatoshi.
Tendou sorrise e si avvicinò al marito, sedendosi a cavalcioni sopra di lui e mettendogli le braccia attorno al collo.
- Non era andare via la parte importante; io volevo trovare un posto dove fossi accettato. E ho trovato te- dichiarò.
Era sempre stato disprezzato da tutti, anche prima di sapere di essere un omega; Ushijima era stato il primo a trattarlo con gentilezza, come un essere umano... Come qualcuno da amare.
Per rimanere, a lui non serviva altro.
L'alfa gli mise le mani sui fianchi, tirandolo di più verso di sé per baciarlo.
Era sempre stato convinto che seguire le regole fosse la scelta giusta, ma Tendou gli aveva mostrato un'altra strada: seguire le sue regole, seguire ciò che lui sentiva giusto.
Grazie a lui, l'aveva fatto. E ora era felice.
Sentirono suonare il campanello e Tendou si alzò per andare ad aprire, trovandosi di fronte Semi e Shirabu; il primo aveva in braccio un bambino.
- Tsutomu! Bentornato a casa!- Satori prese in braccio il figlio e iniziò a riempirlo di baci, facendolo ridere.
- Grazie per averlo tenuto questo pomeriggio- disse Wakatoshi, raggiungendoli.
- Figuratevi; è un bambino tenerissimo- dichiarò Kenjiro, carezzando la testa del piccolo.
- A proposito, ho sentito che anche Nishinoya ed Asahi stanno cercando di avere un bambino- affermò Eita.
- Facciamo un bambino?-.
- Non ora-.
- Perché no?-.
- Yu, non riesco a sostenere il sesto round-.
- Ma come no! Io sono ancora pieno di energie!- esclamò Yu, saltando in piedi.
- E amo la tua energia. Ma ho bisogno di rilassarmi un attimo. Dopo...- Asahi gli prese delicatamente il polso e lo tirò verso di sé, facendo arrivare l'orecchio dell'omega a pochi centimetri dalle sue labbra - ci penso io a farti esaurire le energie- sussurrò.
Nishinoya si sentì arrossire.
- Una pausa te la meriti- dichiarò, dando un bacio al fidanzato, che rise appena.
Era sempre stato spaventato al pensiero di non trovare nessuno che riuscisse ad andare oltre le apparenze e vederlo per ciò che era veramente; eppure, quel piccolo omega non aveva minimamente badato al suo aspetto e si era avvicinato subito a lui, donandogli tutto sé stesso.
Nishinoya aveva sempre odiato il pensiero di non poter essere libero; eppure, anche se apparteneva a qualcuno, lo era.
Asahi gli dava libertà, e lui amava alla follia sia quella sensazione che lui.
"Hai visto nonno? Mi sto divertendo".
- Come sta andando l'attività di Tanaka?- chiese Asahi, per cambiare argomento.
- Bene, a parte qualche problema di gestione...-.
- È meglio mettere più sacchi da boxe-.
- No, più ring-.
- Ma praticamente nessuno fa incontri di coppia!-.
- È da sfigati combattere per sempre da soli!-.
- Ricordami una cosa... Come mai hanno deciso di aprire una palestra insieme?- chiese Shigeru.
- Erano ubriachi- rispose Chikara.
- Ah ecco- Shigeru sospirò e si avvicinò al marito.
- Siete troppo arrabbiati ora per decidere; se riprendessimo la discussione domani?- propose.
- Ottima idea. A domani- sbuffò Kentaro, uscendo insieme al marito.
- Quell'antipatico non cambierà mai- borbottò Ryunosuke.
- Però avete aperto una palestra insieme; è già un passo avanti no?- fece notare Chikara, mente gli circondava il collo con le braccia.
- Si ma rompe- borbottò Ryunosuke; Ennoshita rise e gli diede un bacio delicato.
- Ci penso io a trovare una soluzione, va bene?-.
Ennoshita era sempre stato insicuro di sé; eppure, da quando stava con Tanaka, aveva iniziato ad acquisire molta più sicurezza.
Dopotutto, era un umano allo stesso livello degli altri: anche lui aveva un valore.
- Come farei senza di te?- sussurrò Ryunosuke, prima di baciarlo di nuovo.
Era ciò di cui aveva bisogno: un ragazzo tranquillo, ma forte, pronto ad aiutarlo, a rimetterlo in riga quando si lasciava prendere dal momento e ad assecondarlo quando ne aveva bisogno.
L'aveva amato dal primo momento, e finalmente ora non c'era più niente a dividerli. Anzi.
- Tua sorella mi ha chiesto ancora quando ci sposiamo- dichiarò Chikara.
Tanaka alzò gli occhi al cielo.
- Spero che Tsukishima la tenga impegnata per un po'...-.
- SEI INCINTO?!- esclamò Akiteru.
- Veramente lo è lui- borbottò Kei, indicando Yamaguchi.
- Si ma tu sei il padre!-.
- Ovvio che sono il padre idiota!-.
- Ma è fantastico! Congratulazioni!- esclamò Saeko, abbracciando Yamaguchi.
- Grazie- mormoro lui, leggermente imbarazzato.
- Forza, fuori di casa: state facendo troppo casino, disturbate il bambino- Kei riuscì, finalmente, a cacciare la coppia fuori di casa.
- Sapevo che dirglielo era una pessima idea- borbottò.
- Non potevamo certo tenerglielo nascosto- gli fece notare Tadashi, avvicinandosi e poggiando la testa contro il suo petto.
Tsukishima lo abbracciò e gli diede un bacio sulla testa.
- Tu sei felice?- sussurrò.
Sapeva bene di non essere bravo con i sentimenti, e aveva paura di non riuscire a dare a Yamaguchi la felicità di cui aveva bisogno.
Il verde si voltò e lo fissò negli occhi.
- Ti amo Tsukki, ti ho sempre amato: certo che sono felice. Sei con me no?- Tadashi sorrise, e Tsukishima si rese conto che era diventato molto più forte di quanto avesse mai immaginato.
Sorrise anche a lui e lo strinse nuovamente.
Ci era riuscito: aveva protetto Yamaguchi, e allo stesso tempo gli aveva dato la possibilità di diventare forte.
Yamaguchi sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta senza il biondo al suo fianco, ma adesso sapeva anche di poter riuscire a combattere da solo.
Ma in quel momento, non ne aveva bisogno: e inoltre, era sicuro che Tsukishima ci sarebbe sempre stato, sia per lui che per il loro bambino.
- Come? Volete adottare un bambino?!- esclamò So, sorpreso.
- Esatto: avete aperto un orfanotrofio con tutti i bambini che sono stati abbandonati nel corso degli anni dagli omega che non potevano prendersene cura perché si sono trovati senza alfa no? Non sono stati vostri clienti quegli amici di Yaku... Kinnoshita e Narita?- disse Toru.
- Esatto- rispose Yuki.
- Quindi potete aiutarci ad adottare uno?- chiese Hajime.
Dopo aver aiutato tutti gli omega del giro di Oikawa a trovarsi un alfa, avevano deciso che era il loro turno di adottare un piccolo omega da crescere.
Inuoka e Shibayama si scambiarono uno sguardo, poi sorrisero.
- Ma certo!- esclamò il primo.
- Bene, questo è un sollievo. Mi spiace mandarvi via ma ho un impegno... Possiamo passare da voi più tardi per discuterne?- chiese Toru.
- Certo-.
- Perfetto. Kindaichi, Kunimi, potete accompagnarli voi fuori? Noi ora dobbiamo andare- chiese il castano.
- Certo; venite- Yutaro fece cenno ai due di seguirlo fuori dalla stanza.
- Ricordami come siamo finiti a fare da segretari a quei due?- chiese Akira.
- Hai detto tu che era il lavoro più a portata di mano; inoltre, lavorando insieme non ci separiamo mai- gli ricordò Yutaro.
- Hai ragione. E poi...- Akira si voltò verso la stanza dei due alfa - meritano di essere felici- sussurrò.
- Sei pronto, Iwa-chan?- mormorò Toru, prima di trovarsi di nuovo le labbra dell'altro sulle sue.
- Adesso si- dichiarò Hajime.
Oikawa sorrise; lo prese per mano ed uscì dalla stanza.
- Oh eccovi; pronti per iniziare?- chiese Keishin, andando loro incontro.
- Dove ha lasciato sul marito?- domandó Toru, mentre si incamminavano lungo il corridoio.
- Oggi ha lezione, e sia Shimada che Takinoue sono al giornale, quindi ci sono solo io-.
- Be', tanto non abbiamo bisogno di nessuno. Vero Iwa-chan?- commentò Toru.
- Solo di noi due- dichiarò il moro.
Oikawa sorrise.
Era così: a lui bastava avere Iwaizumi; il resto, veniva dopo.
Finché aveva quel ragazzo al suo fianco, poteva affrontare qualsiasi cosa.
Aprì la porta, e mentre si portava al centro del palco iniziò a sentire i flash delle macchine fotografiche su di lui.
Dopotutto, era il nuovo capo del Lambda: era normale che tutti lo inneggiassero.
Per tutto il tempo in cui parlò con i giornalisti, Iwaizumi non staccò mai la mano dalla sua.
Era fiero del suo ragazzo; sapeva che Oikawa aveva sempre amato il potere, ma a causa sua aveva rischiato di perderlo.
Però, gli aveva mostrato ancora una volta le sue capacità: era riuscito a prendersi sia lui sia il potere.
Era semplicemente al completo.
E finché era al suo fianco, anche Iwaizumi poteva esserlo.
- Quei due non si separeranno mai eh?- commentò Yaku.
- Come tutti noi. Tu sei sicuro di volerti occupare delle bambine questo pomeriggio?- gli chiese Koushi.
- Ti ricordo che io e Lev facciamo avanti e indietro da Beta a Theta per i rapporti diplomatici; fammi stare un po' con le mie nipotine quando sono qui- lo riprese Yaku.
- E poi, a me piace andare al parco!- esclamò Lev.
- Riesci a prenderti cura di tre bambini?- gli chiese Daichi, divertito.
- Kyoko è bravissima, e Hitoka la segue, il problema sarà Lev ma in qualche modo farò- dichiarò Yaku.
- Hey! Cattivo! Non sono io che sono rimasto incinto- si lamentò Lev.
- Certo, in effetti ho fatto tutto da solo- sbuffò Yaku, facendo ridere il più alto.
Yaku lo guardò male, poi fece un piccolo sorriso e tornò a guardare Suga e Daichi.
- Noi andiamo; ve li riportiamo stasera. Cercare di riposare- si raccomandò.
- Certo. A stasera- Koushi e Daichi salutarono la figlia e gli amici, poi le due bambine si allontanarono con la coppia.
- Vado a finire di sistemare la cucina- affermò Daichi, mentre tornavano in casa.
- Va bene, allora mi occupo della camera- Koushi si diresse verso la loro camera da letto.
Ultimamente, si sentiva molto più tranquillo: il governo instaurato recentemente era molto efficiente, non c'erano più cittadini non tutelati, e con Oikawa a capo del Lambda poteva stare tranquillo sul fatto che nessuno sarebbe stato discriminato.
Sugawara sorrise: alla fine, ci erano riusciti.
- Hai già rifatto il letto?- chiese Daichi, entrando in stanza.
- Non ancora, stamattina mi sono dimenticato-.
Sugawara sentì il petto del marito appoggiarsi alla sua schiena.
- Ma che bambino cattivo, devo punirti per non aver sistemato la tua stanza?- sussurrò Daichi, poggiando la mano sul ventre dell'altro, sotto la maglietta, e l'altra sulla sua coscia.
E Sugawara sapeva bene cosa significassero quei gesti.
- Si, sono stato davvero cattivo- si voltò e si avvicinò all'orecchio dell'altro - come intendi punirmi, Daddy?-.
Ed ecco un altro lato di Sugawara che, ovviamente, solo Daichi conosceva: non era per niente un santo a letto.
Si avvicinò alle sue labbra.
- Ho in mente una bella punizione- sussurrò, arrivando ad un millimetro dalle sue labbra, prima di cambiare strada ed iniziare a baciargli la mascella.
Diede un lieve schiaffo alla natica del marito, facendo avvicinare i loro corpi.
- Daichi- gemette Koushi, bisognoso di un bacio.
Sapeva che più faceva così più tardi l'avrebbe ricevuto, e la cosa lo eccitava parecchio.
- Fammi sentire il tuo profumo- sussurrò Daichi, mentre gli lasciava un succhiotto vicino al collo ed iniziava a slacciargli i pantaloni.
Un lieve profumo di vaniglia inizió a diffondersi per la stanza.
Daichi lo fece girare, mentre gli abbassava i pantaloni.
- Lo sai che ne voglio di più- sussurrò, mentre spostava una mano sul membro dell'altro, iniziando a muoverla.
Sugawara circondò il collo di Daichi con un braccio, praticamente aggrappandosi a lui, mentre aumentava l'intensità della sua fragranza.
- Io non posso sentire la tua, Daddy?- sussurrò, mentre l'altra mano scendeva a slacciare i pantaloni del castano.
- Tu puoi avere ciò che decido io- ribatté Daichi, aumentando l'intensità con cui gli stava provocando piacere.
Sugawara iniziò ad ansimare, ma anche se parlare gli risultava difficile non volle rinunciare a quel loro gioco.
- E cosa vorresti che facessi, Daddy?- sussurrò, mordendo leggermente il lobo di Daichi, mentre gli abbassava i pantaloni.
L'alfa gli strinse la natica con forza.
- Voglio il tuo corpo- sussurrò, dandogli un'altra pacca sul culo.
- E se io non volessi dartelo, Daddy?- Koushi sapeva bene che era una bugia, ma voleva vedere la reazione dell'altro.
- Allora me lo prenderò io- Daichi spostò entrambe le mani sui suoi fianchi e lo spinse sul letto.
Si sfilò i boxer prima di raggiungerlo, mettendosi in ginocchio dietro si lui.
- Guardami- ordinò.
Sugawara si voltò e Daichi iniziò a sfilarsi la maglietta; l'omega rimase completamente incantato, nonostante fossero passati anni il fisico di Daichi era ancora una delle viste che preferiva.
- Non vuoi eh?- Daichi gli poggiò due dita sotto il mento, tirandogli leggermente il volto verso il suo e arrivando nuovamente a pochi millimetri dalle sue labbra - allora te lo farò volere io-.
Gli poggiò una mano sulla testa, facendola scendere lentamente verso il suo membro.
- Ti insegnerò ad ubbidire, come fanno i bravi bambini- dichiarò.
Sugawara aprì la bocca, leccando appena la cappella del marito.
- Così va bene, Daddy?- sussurrò, sollevando lo sguardo.
- Dovrai fare i compiti meglio, se vuoi il dolce- ribatté Daichi.
Sugawara sorrise.
- Agli ordini Daddy- prese in bocca il membro del marito.
Daichi sapeva che quello era un rischio: Sugawara sapeva usare la bocca molto bene, e non solo per parlare.
Il profumo di cioccolato si unì a quello della vaniglia prima ancora che potesse rendersene conto.
Però, non gli avrebbe lasciato il controllo così facilmente.
Si riprese dal primo istante di pure piacere e assestò un'altra pacca al sedere del marito, che rilasciò un lieve gemito.
- Bravo bambino, così si fa- sussurrò, accarezzandogli i capelli - continua per un po'-.
Sugawara continuò, con Daichi che ogni tanto gli accarezzava e stimolava alcune parti più sensibili del suo corpo, fin quando il moro si rese conto che non avrebbe resistito a lungo.
- Sei stato bravo, ora puoi smettere- sussurrò.
Più lentamente del necessario, Sugawara si sfilò il suo membro dalla bocca e si alzò, avvicinando il volto a quello del marito.
- Ora posso avere un bacio, Daddy?- sussurrò.
Daichi gli assestò un'altra pacca, facendo avvicinare i loro corpi.
- Ancora non hai smesso di fare richieste eh? Mi sa che dovrò punirti ancora un po'- sussurrò, iniziando a sfilargli la maglietta.
Invece che togliergliela completamente, la usò per bloccargli appena i movimenti delle braccia.
Lo spinse delicatamente all'indietro, facendolo sdraiare sul letto, ed iniziando a baciargli il ventre, scendendo verso il basso e procurando un piacere sempre più crescente al marito.
- Daichi- gemette Koushi, che stava raggiungendo il suo limite.
- Fai il bravo bambino e sii paziente- sussurrò Daichi, continuando con quella tortura ancora per un po'.
Poi afferrò le natiche del marito, facendogli allargare le gambe e sistemandosele sulle spalle.
Si appoggiò alla sua entrata e lo penetrò leggermente, solo con la punta.
- Daichi- piagnucolò Koushi, al limite.
- Che c'è? Nei vuoi di più?- sussurró Daichi.
- Si, ti prego... Daddy-.
Daichi si spinse ancora un po' dentro, senza arrivare però in fondo.
- Ancora- pregò Koushi.
- Sei un bambino impaziente eh? E va bene, ti farò pagare la tua impazienza- Daichi lo penetrò completamente.
Sugawara inarcò la schiena e rilascio un urlo di piacere mentre il marito iniziava a muoversi dentro di lui.
Erano entrambi eccitati, i loro corpi sudati continuavano a scontrarsi, tra i gemiti acuti di Sugawara e quelli più sommesso di Daichi.
I loro profumi si mischiavano in un mix perfetto che non faceva altro che confermare ai due ragazzi quanto si amassero.
Poco prima di venire, Daichi permette le labbra su quelle del marito, dandogli finalmente il bacio che gli stava negando da tempo.
A Sugawara bastò quello per impazzire completamente ed iniziare a venire, seguito dal marito.
- Sono distrutto- sussurrò Koushi, mentre Daichi, dopo averlo liberato dalla maglietta, si sdraiava di fianco a lui.
- Non abbiamo più sedici anni- ridacchiò Daichi.
- La prossima volta usiamo le manette?-.
- Koushi!- Daichi arrossì e Sugawara rise.
- Hai appena finito di essere il mio Daddy e ti imbarazzi così?- commentò.
- Lo sai che è diverso- borbottò Daichi, mentre stringeva a sé il corpo del marito.
Rimasero un attimo in silenzio, beandosi della compagnia reciproca.
- Ce l'abbiamo fatta Daichi- sussurrò Koushi ad un certo punto.
- Certo che ce l'abbiamo fatta: tu riesci sempre in ciò che fai-.
- Come sposare l'alfa migliore del mondo? Ti ho mai detto che amo il tuo profumo?-.
- E io ti ho già detto che ti amo?-.
Sugawara sorrise e lo bació.
Daichi ricambiò mentre con una mano accarezzava il morso sulla spalla dell'altro.
In tutti quegli anni, e in tutti quelli a venire, il morso di nessuno di loro sarebbe mai svanito.
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