CAPITOLO XXX.
Dopo che il furgone fu partito, il resto del gruppo decise di rimanere un po' nello Stigma per organizzarsi.
Grazie alle informazioni di Oikawa avevano trovato la casa dei Miya, e volevano capire come tenerla d'occhio.
Lo scopo principale era recuperare Kindaichi, ma volevano anche cercare di capire come si muovessero per riuscire a bloccare loro eventuali futuri attacchi.
Mentre parlavano però, iniziarono a sentire degli strani rumori.
- La lavastoviglie perde di nuovo?- chiese Ryunosuke.
- No, è sistemata... Sembrano... Passi- mormorò Daichi.
Tutti si zittirono.
Daichi e Kageyama si avvicinarono a Kunimi, l'unico scoperto dato che tutti gli altri alfa si stavano preparando a proteggere i loro omega.
- Odore di alfa- mormorò Tetsuro.
- E sono tanti- confermò Koutaro.
- Ci hanno circondati- la frase di Kei venne seguita da un frastuono e dal suono di una porta che cadeva.
I passi si fecero più forti: stavano correndo verso di loro.
Yamaguchi inizió a tremare: quei rumori gli concordavano troppo quello che era successo a casa sua.
Non voleva viverlo di nuovo.
Vide un braccio sbarrarsi davanti a lui.
- Questa volta sono qui- dichiarò Kei.
Yamaguchi, a quelle parole, si sentì completamente calmo.
Allungò la mano e strinse quella del biondo.
Quella volta, avrebbe combattuto anche lui.
Kenma invece stava tremando come una foglia.
- Kuuro... Ti prego... Non lasciare che mi tocchino...-.
Kuuro lo tirò verso di sé.
- Non preoccuparti Kitty; nessuno ti sfiorerà neanche con un dito- dichiarò.
- Il loro odore è forte- mormorò Keiji.
L'odore degli alfa che si avvicinano stava invadendo la stanza, facendo perdere le forze agli omega.
- Pensa al mio- sussurrò Koutaro, stringendosi il suo ragazzo contro il petto.
Kageyama e Daichi ringraziarono con tutti sé stessi che Hinata e Sugawara non fossero lì.
Kunimi invece, avrebbe solo voluto poter essere anche lui tra le braccia del suo amato.
- Dannati alfa...- Kenjiro tossí appena; anche lui si reggeva in piedi solo grazie alla stretta del fidanzato.
- Questi odori sono forti anche per noi- Asahi prese in braccio Nishinoya, che si stava sforzando di tenere gli occhi aperti.
- Ho paura- ammise Yuki, abbracciato ad Inuoka.
- Stai tranquillo: non possono separarci- dichiarò.
A sentire quella frase, Tanaka si voltò verso Ennoshita; gli altri non potevano essere separati, ma loro si.
Il moro gli si avvicinò e scostó leggermente la maglietta dal collo.
- Ti prego, fallo- sussurró.
Non voleva separarsi da lui; aveva paura, e di sicuro non voleva rischiare di perderlo.
- Non volevo doverlo fare così- mormorò Ryunosuke, tirandolo verso di sé.
Ennoshita sorrise.
- Finché lo fai tu, va bene in qualunque situazione- dichiarò.
Anche Tanaka sorrise, prima di affondare i denti nella carne dell'altro.
Ennoshita sentì male, ma avvertì anche tutta l'ansia e la paura iniziare a svanire, sostituite da una calma ed un affetto mai provati prima.
Adesso, non avrebbero più potuto separarli.
Tanaka fece appena in tempo a concludere il suo gesto che un gruppo di alfa fece irruzione nella stanza.
Erano tanti, i loro odori rischiavano di fare stare male anche gli alfa; se resistettero, fu solo per proteggere gli omega, che uno a uno stavano iniziando a perdere i sensi.
L'ultimo a svenire fu Nishinoya, che lottó fino all'ultimo secondo.
Tutti gli omega però, in realtà erano tranquilli: sapevano che sarebbero stati protetti.
Gli alfa si trovarono circondati, ma nessuno si avvicinò a loro.
- Chi siete? Cosa volete da noi?- chiese Daichi, lasciando Kunimi in mano a Kageyama e facendo un passo in avanti.
Davanti a lui, la folla si aprì leggermente per permettere il passaggio di due persone.
Due gemelli, entrambi alfa; quello con i capelli grigi aveva un'aria quasi annoiata, il biondo invece un sorriso divertito.
I gemelli Miya, i gemelli alfa.
Coloro che avevano rapito Kindaichi e ordinato di attaccare Ennoshita, Yamaguchi e Akashi... E forse, anche Nishinoya; non sapevano da quanto tempo li tenessero d'occhio.
- Sei Daichi Sawamura vero? Il capo di tutta questa banda?- chiese Osamu.
- Esatto. Per cui, lasciate loro in pace: prendete me se volete, mi assumerò tutta la responsabilità- dichiarò.
Koushi, mi dispiace: ti prometto che arriverò in tempo. Ma ora, devo provare a salvarli; so che tu avresti fatto la stessa cosa.
- Un gesto veramente nobile. Ma vedi, siete tutti ugualmente colpevoli: per colpa vostra, tre omega sono fuggiti dalla città... E anche Oikawa Toru è con loro vero? La sua "morte" è una coincidenza troppo grande per essere credibile. Almeno per noi- affermò Atsumu.
- Seguiteci: avete tramato contro il sistema, siete un pericolo pubblico, non possiamo lasciarvi in circolazione- dichiarò Osamu.
Il cerchio di alfa si strinse.
- Sappiate una cosa: non ci separerete da loro- ringhiò Ryunosuke, stringendo più forte Ennoshita.
- Non siamo così crudeli; non vi separeremo dai vostri omega. Noi rispettiamo la legge- affermò Atsumu.
- Come quando avete ucciso mia sorella?- ringhiò Tobio.
- Un incidente di percorso- dichiarò Osamu.
- Sai Kageyama, è una sfortuna che il piccoletto arancione non sia qui... L'avevo puntato anch'io sai? Se non mi aveste impegnato con i vostri piani, sono certo che sarei arrivato da lui prima di te- commentò Atsumu.
- Bastardo! Non osare neanche solo pensare a lui!- Tobio fece per lanciarsi addosso al biondo, ma Daichi gli paró un braccio davanti per fermarlo.
- Kageyama, mantieni la calma: lui è al sicuro. Pensa a Kunimi- ordinò.
Kageyama serrò le labbra, ma fece come gli era stato detto. Hinata era al sicuro: contava solo quello.
- Che bambino ubbidiente... Forza, seguiteci; se non opporrete resistenza, non dovremo neanche legarvi- affermò Atsumu, voltandosi ed iniziando a camminare verso l'uscita insieme al gemello.
Il gruppo si lanciò uno sguardo d'intesa e li seguì.
Non sapevano come sarebbero usciti da quella situazione, ma finché erano tutti insieme potevano ancora sperare.
Inoltre, i gemelli non lo sapevano, ma il gruppo di "ribelli" aveva ancora un asso nella manica.
Una volta fuori dal bar, si trovarono davanti alcuni furgoni.
Era raro vederli in città, ma dopotutto non potevano certo portare via un gruppo così grande senza dare nell'occhio.
- Adesso vi divideremo nei vari furgoni. Tenetevi stretti i vostri omega, se li perderete noi non saremo responsabili- dichiarò Atsumu con un sorriso.
Con quella frase fece capire una cosa: se anche un omega fosse stato trovato svenuto lì fuori, nessuno avrebbe mai cercato di aiutarlo, né creduto alla storia che i famosi gemelli Miya avevano rapito delle persone e ordinato attacchi nella città.
Fu il biondo a decidere su che furgone dovessero salire.
Da una parte mandò Kuuro, Tsukishima, Tanaka, Kageyama e Daichi; dall'altra Bokuto, Inuoka, Asahi e Semi.
Alcuni alfa salirono con loro sul furgone, per impedire qualsiasi comunicazione.
Così, i ragazzi rimasero zitti durante il viaggio, limitandosi a tenere stretti a loro gli omega, ancora svenuti, mentre pensavano a come uscire al più presto da quella situazione.
Ma la cosa più importante, era non lasciare che facessero loro del male.
Dopo una decina di minuti, i camion entrarono nel garage di un'enorme casa ai limiti di uno dei tanti villaggi intorno a Beta.
I ragazzi furono fatti scendere dai furgoni e condotti ad uno dei piani superiori.
Più che una casa, sembrava un hotel per via di tutte le camere da letto che c'erano; anche se erano stanze molto piccole, con appena una finestrella in alto, e dentro c'erano solo i letti.
Sembravano celle leggermente più confortevoli.
Ogni alfa venne fatto entrare in una stanza insieme al suo omega e chiuso dentro; Kageyama accompagnò Kunimi in un'altra stanza prima di fare la stessa fine.
Kunimi fu proprio il primo a svegliarsi, ma solo perché, dopo tanto tempo, sentí di nuovo la vicinanza con la persona più importante della sua vita.
Aprì gli occhi e, fregandosene altamente di essere disteso su un letto sconosciuto in una stanza non sua in un luogo che non conosceva, puntó subito lo sguardo sulla figura sdraiata sull'altro letto.
Kindaichi era leggermente pallido, e nonostante stesse dormendo aveva l'aria stanca; però stava bene.
Kunimi scese dal suo letto e si avvicinò a Kindaichi, spostandogli una ciocca di capelli dalla fronte.
L'alfa, nonostante stesse dormendo, riconobbe subito quel tocco; spalancò gli occhi, e neanche il tempo di mettere a fuoco la figura che aveva davanti che già lo stava stringendo tra le braccia.
- Stai bene! Per fortuna stai bene! Non hai idea di quanta paura avessi che potessero farti del male... Mi dispiace essere sparito all'improvviso, mi hanno attaccato tutti insieme e non ho potuto fare niente...- Yutaro sapeva di dovergli dare una spiegazione per essere sparito, ma in realtà neanche lui sapeva cosa dire: non era stata una sua scelta, ovviamente.
- Sapevo che eri vivo- sussurrò Akira, stringendolo forte, mentre una lacrima lasciava il suo volto.
- Certo; non avrei mai potuto lasciarti- dichiarò l'alfa - però... Speravo anche di non vederti mai qui dentro-.
- Tra poco ti racconterò tutto. Però per adesso... Possiamo rimanere un po' così?- mormorò Akira.
- Certo- Yutaro lo strinse più forte e l'omega chiuse gli occhi.
Nonostante fosse appena stato rapito dal gruppo di alfa più pericoloso della zona e non avesse idea di dove si trovavano, era tranquillo; finalmente, era tornato con il ragazzo che amava.
Chi non riusciva a stare tranquillo, invece, era Nishinoya.
Dopo Kunimi, era stato il primo ad essersi svegliato: e adesso continuava a camminare per la stanza, alla ricerca di una via di fuga.
- Yu, non c'è modo per uscire- mormorò Asahi.
- Lo so bene. Ma se stessi fermo, mi sembrerebbe di non stare facendo niente-.
- Sicuro di riuscire a camminare?-.
- Era un odore forte, non una droga; non preoccuparti-.
- Mi preoccupo invece. Sono... Molto preoccupato- mormorò Asahi.
Nishinoya si fermò, voltandosi verso l'alfa, seduto su uno dei due letti.
- Che succede?- gli si avvicinò.
Asahi aprì leggermente le gambe, in modo che Nishinoya potesse mettersi in ginocchio di fronte a lui e guardarlo negli occhi.
- Finora non ci hanno fatto niente, ma non sappiamo esattamente perché ci abbiano rapiti. Hanno detto che non ci separeranno, ma potrebbero cambiare idea. Yu, so che tu sei un ragazzo molto forte, e ammiro il modo in cui ti preoccupi sempre per i tuoi amici; e per quanto ami ogni lato del tuo carattere, riconosco anche che la tua irruenza potrebbe metterti nei guai. Ti prego, per favore: ho bisogno che mi giuri che qualsiasi cosa succeda, tu rimarrai buono al mio fianco. Sono l'ultimo al mondo che vorrebbe limitarti, ma non posso permettere che ci separino, va bene?-.
Asahi avrebbe voluto poter dire a Nishinoya: vai e salvaci tutti con la tua gioia.
Ma non poteva; doveva salvarlo.
Nishinoya sospiró.
- Te lo prometto. Sarà dura, perché se toccheranno qualcuno... Non so come reagirò. Ma non darò loro alcun motivo per separarci, te lo prometto- dichiarò.
- Grazie, davvero. Ti prometto che quando usciremo da qui, ti farò divertire il più possibile, è una promessa-.
Nishinoya sorrise.
- Conto su di te, Asahi-.
- Conta pure su di me Agashi! Ti farò uscire da qui!- esclamò Koutaro.
- Kou- Keiji gli mise una mano sulla spalla - provare a sfondare la porta a spallate non è il metodo giusto; ti farai solo più male- gli fece notare.
- Però così forse riuscirò...-.
- Kou, cerca di stare tranquillo, va bene? Troveremo un modo per uscire, ne sono certo- dichiarò Keiji, poggiandogli le mani sulle guance e facendolo voltare verso di lui.
- Però mi sembri preoccupato, Agashi- mormoró Koutaro.
- È ovvio che sono preoccupato, non è una bella situazione. Ma non perdiamo la testa; rimaniamo tranquilli e vediamo cosa succede, poi capiremo come agire, d'accordo?- Keiji gli accarezzi dolcemente le guance con i pollici e Bokuto annuì.
- Se lo dici tu Agahsi, è sicuramente la cosa migliore da fare- dichiarò con un sorriso, prima di appoggiargli le mani sui fianchi e tirarlo verso di lui per baciarlo.
- Ti amo- sussurrò.
- Ti amo anche io- rispose Keiji.
- Cosa facciamo mentre siamo chiusi qui?- chiese Koutaro.
- Ispezioniamo un po' la stanza; voglio vedere se possiamo trovare qualcosa di utile-.
- Trovato qualcosa?- chiese Kenjiro, osservando il ragazzo muoversi nella stanza.
- Le mie doti da investigatore finiscono qui- dichiaró Eita; Shirabu alzò gli occhi al cielo, trattenendo un sorriso.
- Mi spiace che siamo finiti in questa situazione... Stai bene?- chiese il maggiore, sedendosi al fianco del compagno.
- Sai che all'inizio non ero d'accordo sull'esporci a questi rischi ma... Dopo tanta strada, sono felice che non siamo rimasti con le mani in mano- mormorò Kenjiro.
Semi sorrise e gli diede un bacio dolce sulla guancia.
- Appena usciamo ci prendiamo un po' di tempo per rilassarci, va bene?-.
Shirabu annuì, poggiandosi con la testa alla sua spalla.
- Non ci rimane che aspettare- mormorò Eita.
- Almeno abbiamo una stanza con la finestra-.
- Kuuro, non arriverò mai a quella finestra-.
- Sei tu che hai detto di voler salire Kitty. Ma non devi sentirti obbligato... Stai ancora tremando-.
Kenma abbassò lo sguardo mentre Kuuro lo faceva scendere da sopra le sue spalle.
- Che succede Kitty?- gli chiese.
- Non ho fatto altro che tremare da quando li ho visti; voglio... Riuscire a fare qualcosa- sussurrò.
- Kitty, è normale essere spaventati. Ci sono qui io, va bene? Troveremo un modo per uscire, insieme-.
- E se...-.
- Non lascerò che ti tocchino neanche con un dito. Sei il mio gattino chiaro? Nessuno ti separerà da me. Vieni qui- Tetsuro si sedette sul letto e lo fece sedere sulle sue gambe.
Kenma si raggomitoló in braccio al fidanzato, che gli diede un bacio tra i capelli.
- Non devi temere nulla: sei al sicuro con me-.
- Scusami. Avevo promesso che ti avrei tenuto al sicuro-.
- Non è colpa tua Tsukki; e poi, mi hai protetto no? Nessuno di loro mi ha fatto niente- gli fece notare Tadashi.
- Come fai a saperlo? Potrei averlo detto per farti stare tranquillo-.
Yamaguchi sorrise e gli si avvicinò, prendendolo per mano, gesto che lasciò sorpreso il biondo.
- So che mi hai protetto, mi fido di te. È inutile che dici che non ti conosco: so che non avresti mai lasciato che mi facessero del male- dichiaró - avrei solo voluto poter essere io ad aiutarti di più...-.
Quando finì la frase, Yamaguchi si trovò con le labbra di Tsukishima sulle sue.
Sbarró gli occhi mentre Tsukishima si staccava, con un piccolo sorriso sulle labbra.
- Stai diventando davvero forte, Yamaguchi- dichiarò.
- Ma tu... Cioè... Io... Nel senso... Noi...-.
Tsukishima si voltò e fissò la porta d'ingresso.
- Usciamo da qui insieme, Yamaguchi- ordinò.
L'omega sorrise.
- Agli ordini, Tsukki-.
- Scusami, ti ho dato di nuovo un ordine- mormorò Ryunosuke, accarezzando i capelli di Ennoshita, sdraiato sul letto su cui lui era seduto.
- Mi hai salvato di nuovo- lo corresse Chikara.
- Avrei voluto farlo in un momento migliore, ma avevo paura che ci separassero- sussurrò Ryunosuke.
Ennoshita si tiró su e si sedette di fianco a lui.
- Te l'ho già detto: finché sei tu, va bene in ogni caso- affermò Chikara, per poi baciarlo.
Si sedette a cavalcioni su di lui, approfondendo il bacio.
- Chikara, sei sicuro?- mormorò Ryunosuke, mentre gli accarezzava dolcemente la gamba.
- Si, lo sono. Te l'ho detto: se sei tu, va bene tutto- riprese a baciarlo.
Tanaka fece scivolare una mano sotto la sua maglietta, accrezzandogli la schiena, giusto per essere sicuro che l'altro lo volesse davvero.
In risposta, Ennoshita poggiò entrambe le mani sul petto del rasato, sotto la sua maglietta, che presto finì per essere sfilata insieme a quella del moro.
Tanaka poggiò delicatamente Ennoshita sul materasso, continuando a baciarlo mentre gli slacciava i pantaloni.
Ennoshita sollevò in bacino, in modo da facilitare il compito dell'altro.
Si trovarono presto entrambi completamente nudi, ma ancora non andarono oltre a quel bacio appassionato che avevano iniziato pochi minuti prima.
Avevano atteso per molto tempo di poter stare finalmente un po' insieme, e nonostante la situazione critica, erano certi che ci sarebbero state tre sole possibilità: o sarebbero rimasti lì per sempre, o sarebbero riusciti a uscire, o non sarebbero sopravvissuti.
Ma in ogni caso, erano certi che sarebbero stati insieme.
E questo bastava.
Tanaka inizió a scendere sul collo di Ennoshita, lasciando piccoli morsi che fecero sospirare di piacere il moro.
- Chikara, se stai con me, non voglio più che ti sottovaluti; voglio che ti senta importante, va bene?- sussurrò, mentre con una mano gli accarezzava la zona appena sotto la natica.
- Tu mi fai già sentire importante- sussurrò Chikara.
Tanaka sorrise e lo bació di nuovo, mentre spostava la mano sul membro dell'altro.
Un lieve movimento bastò per fare eccitare ancora di più Ennoshita; non potevano rilasciare i loro odori troppo forte, o gli alfa li avrebbero sentiti, per cui si limitò a stringere forte il corpo caldo di Tanaka.
- Ti piace?- gli chiese il rasato.
- Continua- gemette Chikara.
Tanaka sorrise e continuò a muovere la mano.
Il calore del corpo di Ennoshita era come una droga per lui, non riusciva a smettere di baciare le zone che poteva raggiungere, mentre la sua mente stava iniziando a non ragionare più per via dei gemiti dell'altro.
Ennoshita circondò la vita di Tanaka con le gambe, avvicinando parecchio le loro erezioni e stimolando di più l'eccitazione di entrambi.
- Così non mi aiuti ad essere gentile- sussurrò Ryunosuke, mordendogli appena il lobo.
- Chi ti ha detto che voglio che tu lo sia? Cioè, si non farmi male! C'è nei limiti ovviamente, so che un po' fa male, me l'hanno raccontato... Però ecco non è che sono di porcellana o simili, nel senso... Puoi...-.
Tanaka scoppiò a ridere.
- Ho capito tranquillo- si chinò per dargli un bacio sul naso - ci penso io, va bene?-.
Ennoshita annuì, rilassandosi nuovamente.
Tanaka riprese a baciargli il collo, spostando entrambe le mani ad accarezzargli le natiche e le gambe, per poi scendere con le labbra fino ai capezzoli dell'altro, che iniziò ad ansimare leggermente.
- Sei sensibile eh?- commentò Ryunosuke, iniziando a stimolargli il capezzolo con la lingua ed i denti.
- È colpa del tuo tocco- sussurrò Chikara.
- Dici? Allora farò in modo di avere la colpa di un piacere molto più grande...- avvicinò la mano all'entrata dell'omega, che avvertì una nuova scarica invaderlo.
Ennoshita, capendo che non avrebbe resistito ancora a lungo, afferrò la mano di libera di Tanaka e se la portò alle labbra, inziando a leccargli le dita.
L'alfa alzò di scatto la testa, sorpreso e anche piuttosto eccitato da quel gesto.
- Non dovevi farmi provare altro?- sussurrò Chikara.
- Ti conviene fare in fretta perché sto diventando impaziente- Ryunosuke gli strinse con forza la natica, facendolo gemere appena.
Ennoshita riprese a lubirificargli le dita, mentre l'altro gli lasciava segni su tutto il corpo.
Poco dopo, quando Tanaka sentì le dita abbastanza lubrificate, tolse la mano dalla presa dell'altro e gli fece allargare di più le gambe, sollevandogli leggermente il bacino.
Lo penetrò con un dito; Ennoshita strinse il lenzuolo, cercando di attutire il dolore, mentre Tanaka si muoveva dentro di lui per farlo abituare.
Presto, nuovi gemiti iniziarono ad uscire dalla bocca dell'omega, che inarcò la schiena quando l'alfa inserì anche il secondo dito.
Tanaka mise dentro anche il terzo e prese a baciargli il ventre, mentre allargava il più possibile la sua apertura.
Gli venne all'improvviso un dubbio.
- Chikara, e se... Rimanessi incinto anche tu? Non che non voglia una famiglia con te, ma in questa situazione è un po'...-.
- Hinata è un caso su un milione: non capiterà, e in caso vedremo come affrontarla in seguito-.
- Ma se...-.
- Ryu- Chikara alzò di scatto la testa - sto impazzendo, puoi scoparmi per favore? O vado fuori a chiederlo al primo alfa che mi capita-.
Tanaka sapeva che non l'avrebbe mai fatto, ma la determinazione dell'altro lo fece sorridere comunque.
- Agli ordini- tolse le dita e si avvicinò alla sua apertura, mentre si sporgeva appena per parlargli all'orecchio - ma ormai, ricordati che hai il mio marchio- sussurró.
Ennoshita sorrise; Tanaka si appoggiò alla sua apertura ed il moro sbarró gli occhi.
- E tu dicevi che Asahi è troppo dotato?! Scusa ma ti sei visto?!-.
- Guarda che per essere un alfa sono nella media...-.
- Non camminerò per una settimana- Chikara tornó con la testa poggiata sul cuscino.
- Dici? Io pensavo di fare molto peggio- sussurrò Ryunosuke, lasciandogli un bacio sul ventre prima di spingersi con forza dentro di lui.
Il corpo di Ennoshita ebbe un sussulto, ma il dolore fu minimo: al contrario, venne invaso da un'ondata di piacere.
Tanaka dimenticò ogni paura di una gravidanza prematura quando lo sentì gemere; iniziò a muoversi, affondando sempre più dentro di lui, una mano tenuta saldamente sul fianco dell'altro mentre con l'altra gli accarezzava la natica.
Ennoshita inarcò nuovamente la schiena, completamente sommerso dal piacere.
Serrò la mano attorno al lenzuolo, e sentì quella di Tanaka poggiarsi sulla sua.
Fecero intrecciare le loro dita e l'alfa iniziò a muoversi ancora più velocemente.
Tutte le paure e le ansie che Ennoshita aveva accumulato nel corso degli anni sparirono: altro che importante, Tanaka lo stava facendo sentire vivo.
Sentì una lacrima scivolargli sulla guancia e sorrise.
Tanaka se ne accorse e lo bació dolcemente mentre lui iniziava a venire, seguito poco dopo dall'Alfa.
- Ok, mi sa che siamo arrivati a due settimane- mormorò Chikara, mentre Tanaka si sdraiava al suo fianco.
Quella frase fece ridere il rasato, che strinse a sé l'omega.
- Posso fare molto di peggio-.
- Davvero?!-.
Il tono pieno di desiderio di Ennoshita sorprese Tanaka.
- Ti ho trasformato in un piccolo pervertito eh?- ridacchiò.
- Non è colpa mia se sei fantastico- borbottò Chikara, appoggiando la pelle sul suo petto e chiudendo gli occhi.
- Ce la caveremo vero?- sussurrò.
- Certo: abbiamo ancora qualcuno all'esterno che può aiutarci-.
- Esattamente, perché stiamo aiutando Tanaka?-.
- Non è solo Tanaka che stiamo aiutando, ma molte persone che stanno combattendo per la nostra società- dichiarò Shigeru.
- Non sono d'accordo sul metterti così in pericolo-.
- Guarda che sei tu l'omega qui-.
- Si ma sono anche il più forte- ribatté Kentaro.
- Scusate...-.
Yahaba e Kyotani si voltarono verso il ragazzo che si era appena fermato di fronte a loro.
- Watari, quanto tempo- commentò Kentaro.
- È tutto a posto?- chiese poi Shigeru.
- Si: noi siamo pronti-.
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