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CAPITOLO XXVIII.

La notizia della morte di Oikawa Toru arrivò subito dopo l'esplosione.

Come da piano, Iwaizumi si precipitò lì; corse a perdifiato da casa sua fino al luogo dell'incidente.

Quando arrivò, la polizia dichiarò che alcuni testimoni avevano visto Oikawa Toru entrare nella struttura che poco dopo era esplosa.

Alcuni avevano provato ad entrare, ma tutto ciò che avevano trovato erano stati i resti di un corpo carbonizzato.

"Comportati come se avessi appena perso l'amore della tua vita"; e in effetti, se non avesse saputo che Oikawa era vivo, sarebbe stato così.

Iwaizumi ripensò a tutte le volte in quegli anni aveva sofferto nel vederlo in compagnia di un omega, a quando aveva saputo che i suoi volevano farlo sposare con Kunimi, a tutti i momenti in cui l'aveva visto mordere qualcuno e aveva desiderato poter essere al posto di quell'omega.

Crollò in ginocchio, gli occhi puntati sulla struttura bruciata di fronte a lui.

Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.

- Sono arrivato non molto fa, la polizia mi ha interrogato e ho detto che dovevo vedermi qui con Oikawa. Voglio parlare con te- mormorò Akira.

Iwaizumi non rispose, rimase immobile.

- Dai, penso che così vada bene- Akira lo aiutò ad alzarsi mentre alcuni poliziotti si avvicinavano.

- Hajime Iwaizumi, lei è sempre stato il miglior amico di Oikawa. Ha idea di cosa sia successo?- gli chiese un uomo.

- No. Sapevo che doveva incontrarsi con Kunimi, così dopo il consiglio abbiamo fatto un giro e mi ha riaccompagnato a casa. Io...- Hajime non sapeva più cosa dire.

- Probabilmente si è trattato di qualcuno di geloso di lui; indagheremo- dichiarò il poliziotto, più rivolto al suo collega che ai due ragazzi.

Iwaizumi e Kunimi rimasero a fissare l'edificio ancora per un po', finché tutte le autorità del luogo non se ne andarono.

- Ho incontrato Watari prima; mi ha detto che è andato tutto bene- sussurrò Akira.

Iwaizumi annuì.

- Ci vediamo- mormorò, prima di allontanarsi e andare verso casa sua.

Sapeva che avrebbe dovuto continuare a fingere, per cui mantenne un'aura triste finché non arrivò a casa.

- Dimmi che tu non c'entri niente- suo padre gli si paró davanti con aria severa.

- Certo papà, ho incendiato il mio migliore amico- mormorò Hajime.

- È una cosa seria Hajime. La madre di Oikawa è infuriata, pensa che c'entri qualcosa; non vuole vederti mai più- dichiarò l'uomo.

- Nessun problema: me ne andrò-.

- Ma che stai dicendo?-.

- Pensavo di partire per un viaggio. Non riuscirei a rimanere qui e comunque nessuno mi vuole- affermò Hajime, andando verso la sua stanza.

- Fammi sapere quando parti e se avrai intenzione di tornare- gli disse semplicemente l'uomo.

Il ragazzo annuì e si diresse verso la sua stanza.

Chiuse la porta alle sue spalle e fece un respiro profondo: ancora poco, e sarebbe stato suo.

- Il piano ha funzionato bene, ti credono tutti morto- affermò Daichi, mentre portava Oikawa nella stanza che già una volta aveva occupato con Iwaizumi.

- Ovvio che ha funzionato, l'ho ideato io- commentò Toru, sorridendo.

Finalmente, era libero.

- Se hai bisogno di qualcosa, chiamaci pure-.

- Tranquillo, stai pure con tuo marito-.

Daichi gli fece un piccolo sorriso, poi uscì dalla stanza e si diresse in casa sua.

Entrando, si sentì accogliere da un buonissimo profumo di vaniglia.

- Tesoro? Che succede?- chiese, mentre seguiva l'origine di quel profumo fino al bagno.

Lì trovò Sugawara, immerso in una vasca piena d'acqua e di schiuma, con vicino due bicchieri di spumante, uno dei quali conteneva succo di frutta.

- Sai, dato che domani notte dovrò partire, ed è un po' che non ci prendiamo una serata solo per noi... Ho pensato fosse l'occasione giusta- affermó Koushi.

Daichi sorrise.

- Sei unico- dichiarò, avvicinandosi per dare un bacio al marito.

- Mi raggiungi in vasca?- gli chiese l'argentato.

Daichi annuì; si spogliò, poi entro nella vasca da bagno e prese il calice che il marito gli stava porgendo.

- Al nostro piano!- esclamò Koushi, e i due fecero scontrare i loro bicchieri, per poi berne un sorso.

Sugawara si portò una mano sul ventre.

- Sarai al mio fianco vero?- sussurrò.

Daichi lasciò giù il bicchiere ed allungò la mano, poggiandola su quella del marito.

- Non mi perderei la nascita di nostro figlio per nulla al mondo- dichiarò.

Sugawara sorrise.

Separarsi era un'idea che prima d'allora non li aveva mai sfiorati; eppure, sapevano entrambi che era necessario per ciò che avevano deciso di fare.

Si erano prefissati una missione, e l'avrebbero portata a termine a tutti i costi.

E una volta fatto, sarebbero tornati insieme; e sarebbero stati felici per sempre.

- Sarà strano vedere Daichi senza Suga... Li ho conosciuti più di un anno fa e non li ho mai visti separati- ammise Ryunosuke.

- Però è necessario. Hanno fatto una scelta molto coraggiosa... Potevano pensare solo a loro, invece stanno lottando per tutti coloro che non hanno avuto la loro stessa fortuna. Sono veramente fantastici- affermò Chikara.

- Concordo. Mi sento davvero fortunato ad averli conosciuti... Farò di tutto per aiutarli, in modo che tornino insieme il prima possibile- dichiarò il rasato.

Ennoshita allungò la mano e strinse quella del ragazzo al suo fianco.

- Si ricordano di non essere soli?- ridacchiò Yu.

- Disse quello seduto sulle gambe del suo ragazzo-.

- Sono comode-.

- Però hanno ragione: per Daichi e Suga, separarsi sarà dura. Dobbiamo fare anche noi del nostro meglio per aiutarli- dichiarò Asahi.

- Sconfiggeremo quei due gemelli! E faremo capire a tutti che la società è sbagliata! Così poi potrò mordere Chikara!-.

A quell'esclamazione, il diretto interessato diventò completamente rosso.

- Così si fa Ryu!- esclamò Yu, battendo il cinque all'amico.

- Yamamoto è già partito giusto?- chiese Asahi.

- Si, praticamente subito dopo Oikawa. Fingere la sua morte... Quel ragazzo mi fa paura- dichiarò Ryu.

- Però così riuscirà ad andarsene senza problemi- commentò Chikara.

- Sono più preoccupato per Hinata, non mi sembra molto stabile al momento...- mormorò Asahi.

- Shoyo se la caverá: quel ragazzino non si arrende- dichiarò Yu.

- Pensavo che Kageyama se lo sarebbe tenuto appiccicato fino alla partenza, come l'avete convinto a riunirci tutti domattina?- chiese Chikara.

- Shoyo è nostro amico da anni! Mica lo lasciamo partire senza salutarlo, soprattutto perché non sappiamo quando lo rivedremo!- dichiarò Yu.

- L'hanno minacciato- aggiunse Asahi, e Chikara rise.

- Avete fatto bene- dichiarò.

- Bene, e adesso per rilassarci un po'... Andiamo in discoteca!- esclamò Yu

- Ci sto Noyassan!-.

- Ma non è l'ultima cosa che dovremmo fare in questo momento?- fece notare Chikara.

- Tranquillo, non intende una vera discoteca- sospirò Asahi, alzandosi ed iniziando a sistemare le lampade della sua stanza.

- Certo che è una vera discoteca!- dichiarò Yu, alzandosi a sua volta per collegare il cellulare alla cassa.

Asahi spense la luce principale, riproducendo la discoteca privata del giorno prima.

- Wow, quasi meglio dello Stigma!- esclamò Ryunosuke, alzandosi.

- Balliamo Ryu!-.

I due amici iniziarono a ballare in mezzo alla stanza.

- Hai trovato un bel modo per farlo sfogare- commentò Chikara.

- Vederlo triste è la cosa che più odio al mondo- sussurrò Asahi.

- Asahi-San, balla con me!- Yu afferrò le mano del suo ragazzo e lo trascinò in mezzo alla pista.

- Eh no, io non ballo- dichiarò Chikara, vedendo Tanaka avvicinarsi.

Il ragazzo fece un sorriso furbo.

- Sai, conosco tanti modi per convincerti senza ricorrere ai miei privilegi da alfa- sussurrò all'orecchio dell'altro, accarezzandogli il fianco con una mano.

Ennoshita arrossì.

- Non siamo soli- sussurrò.

- Sono certo che non ci diranno niente- dichiarò l'alfa, dandogli un bacio sul collo.

- Ok hai vinto, ballo con te- si arrese Chikara, ben sapendo che il suo corpo non avrebbe sopportato a lungo quella dolce tortura.

- Evviva!- così, anche loro si trovarono a ballare insieme.

Ennoshita era leggermente rosso, ma anche felice di essere lì.

E poi, doveva ammettere che si stava divertendo.

Un altro gruppo invece aveva puntato a qualcosa di più tranquillo... Be', tranquillo per modo di dire.

- Bro fai veramente schifo!- esclamò Tetsuro, seduto sul pavimento.

- Non ho mai giocato! E comunque siamo una squadra, si perde in due!- ribatté Koutaro, sdraiato sul letto dietro di lui.

- Contro di voi non c'è quasi gusto a giocare- borbottò Kenma, seduto di fianco a Kuuro.

- Siete troppo scoordinati- concordó Keiji, che si trovava sul letto alle sue spalle.

- Agashi, non sapevo fossi un genio dei videogiochi!- esclamò Koutaro.

- Ogni tanto ho fatto compagnia a Kenma-.

- Akashi presta attenzione e impara in fretta... Al contrario di qualcuno, che si perde a fissarmi mentre gli spiego i comandi e poi si lamenta quando perde-.

- Sei troppo carino Kitty, non è colpa mia!- protestò Tetsuro.

- Vittoria- dichiarò il biondo, ignorando completamente l'altro.

- Uff... Adesso facciamo qualcosa in cui sono bravo. Hey Agashi-.

- Dimmi- Keiji si girò, solo per trovare le labbra di Bokuto sulle mie.

- Akashi, ti voglio bene, ma non sul mio letto- li riprese Kenma.

- Vorresti che lo occupassimo noi, micetto?- sussurrò Tetsuro, accarezzando lentamente la coscia del biondo.

- Tieni giù le mani- Kenma lo fulminò con lo sguardo - non sono in vena-.

- Lo so- Tetsuro allungò le braccia e tirò Kenma verso di sé, facendolo sedere tra le sue gambe e stringendolo in un abbraccio.

- Per questo adesso ci guarderemo un bel film divertente- dichiarò Koutaro, sdraiandosi e tirando con sé Akashi, che strinse in un abbraccio.

- Così almeno ti calmi e smetti di essere preoccupato per Hinata- sussurrò Tetsuro.

- È ovvio che sia nervoso, se ne andrà e non so quando lo rivedrò- mormorò Kenma.

- Lo so Kitty; ti prometto che troveremo un modo per andare a trovarlo il prima possibile. Però pensa che così lui sarà al sicuro e felice; e sicuramente non si dimenticherà di te, anzi, troverà un modo per restare in contatto con tutti i suoi amici. Vi vuole troppo bene per lasciarvi andare- dichiarò Tetsuro.

- Hai ragione- mormorò Kenma.

E poi, era certo che in quel momento Hinata non fosse in pensiero per quello.

- Dio quanto mi mancherà il tuo odore- sussurró Tobio, affondando il naso nei capelli dell'arancione.

- Allora fai in fretta a raggiungermi- ribatté Shoyo, leggermente ansimante.

Hinata aveva avuto abbastanza tempo per calmarsi e decidere che sarebbe andato tutto bene.

La mattina dopo l'avrebbe passata con i suoi amici, e Kageyama non si sarebbe allontanato da lui neanche per un secondo fino alla sua partenza.

L'avrebbe raggiunto appena possibile, e grazie all'aiuto di Suga e Daichi sarebbe rimasto in contatto con tutti coloro a cui teneva.

Aveva già salutato la madre e la sorellina; non aveva spiegato loro tutto, ma aveva solo detto che se ne sarebbe andato in un posto dove sarebbe stato al sicuro.

Adesso voleva solo stare un po' con il ragazzo che amava.

- Kageyama, non lí- sussurrò Shoyo, quando sentì la lingua del fidanzato stuzzicargli il fianco.

- Perché ti eccita troppo?-.

- Si, ma non sono ancora in forma e non voglio rischiare- sussurrò Shoyo.

- Quindi non potrò avere tutto questo finché non ti rivedrò?- commentò Tobio, accarezzandogli la natica e lasciandogli un bacio sul collo.

Hinata sospirò: sapeva che non avrebbe resistito.

- Domani pomeriggio, prima che vada, va bene?- sussurrò Shoyo.

Kageyama sorrise e lo bació.

- Ti amo piccolo- sussurrò.

Hinata sorrise.

- Anche io baka- affermò, baciandolo nuovamente.

Sapevano entrambi che avrebbero sofferto nel separarsi, ma sapevano anche che era il metodo più sicuro per poter rimanere insieme in futuro.

E sicuramente, avrebbero fatto di tutto per riuscirci.

- Sono davvero forti se hanno accettato di stare così lontani per tanto tempo- mormorò Tadashi.

- Parli del re e del piccoletto o di mamma e papà?- chiese Kei.

- Entrambi. Io non ci riuscirei-.

Ormai, si era affezionato tanto a Tsukishima che anche solo pensare di allontanarsi da lui gli faceva male; e loro non stavano neanche insieme, quindi non riusciva a immaginare come si sentissero davvero Hinata, Kageyama, Sugawara e Daichi.

- A staccarti da chi?-.

- Da qualcuno di importante. Hinata è il mio migliore amico da tempo, e pensare di non averlo più qui mi rende triste, anche se so che è per il suo bene. Non so come farei con qualcuno che... Amo-.

Tsukishima non rispose.

Non aveva mai amato nessuno, per questo non si era mai posto quel problema; però, adesso che Yamaguchi glielo faceva notare, si trovava a pensare a come sarebbe stato separarsi da lui.

Un giorno avrebbe dovuto farlo, quando l'altro sarebbe stato abbastanza forte da cavarsela da solo; ma ancora non voleva pensarci.

- Pensi che questo mi renda debole?- mormorò Tadashi.

Tsukishima si voltò e osservò il morso sul corpo dell'altro, che s'intravedeva nonostante la maglietta.

- No; per amare... Bisogna essere forti-.

Quel morso, sarebbe durato molto più di ciò che aveva pensato.

- Dovresti smetterla di fissare il morso, Wakatoshi-kun: finirai per consumarlo- ridacchiò Satori.

- Fa male?- Wakatoshi non stava pensando a quello, ma più a quanto fosse strano che il segno non fosse minimamente sbiadito, nonostante di solito un morso fatto casualmente durasse circa una settimana.

Tendou gli circondó il collo con le braccia.

- Niente di ciò che fai tu potrebbe mai farmi male- dichiaró, prima di baciarlo.

Ushijima ricambiò: si era abituato quasi subito a quegli attacchi a sorpresa, e dato che non gli dispiacevano non aveva motivo per non ricambiare.

Quella volta però, Tendou voleva di più: Ushijima sarebbe andato con loro, ma lo faceva solo per assicurarsi che finissero in un luogo sicuro e che fosse tutto a posto, poi sarebbe tornato indietro.

Dubitava che una volta là sarebbe riuscito a ritagliarsi un po' di tempo con lui, perciò voleva farlo in quel momento.

Poggiò una mano sotto la maglietta di Ushijima, che prontamente gli afferrò il polso per bloccarlo.

- Cosa stai facendo?-.

- Voglio ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me, Wakatoshi-kun- dichiarò Satori.

- Non mi interessa un ringraziamento tramite il sesso. Ti sto aiutando in modo che tu non sia più obbligato a farlo- gli ricordó l'alfa.

- Vuoi dirmi che non ti è mai passato per la mente di provare a vedere quali abilità ho sviluppato negli anni?-.

Ushijima avrebbe mentito se avesse detto che, nei giorni che il rosso aveva passato a casa sua, non avesse mai pensato a come sarebbe stato fare l'amore con lui.

Quel ragazzo lo intrigava, e non perché negli anni aveva accumulato esperienza: l'avrebbe attratto anche se fosse stato la sua prima volta.

- E poi, per una volta non mi sento obbligato. È una cosa che... Voglio fare davvero-.

Ushijima lasciò il polso di Tendou, spostando la mano sulla sua nuca e tirandolo verso di sé, unendo di nuovo le loro labbra in un bacio.

Tendou circondò la vita dell'altro con le gambe, mentre con una mano tornava a carezzare i muscoli scolpiti dell'alfa.

- Wakatoshi-kun, te l'hanno mai detto che hai un fisico da urlo?- sussurrò, in tono sensuale.

Sentì la sua schiena poggiarsi contro il muro mentre le labbra di Ushijima iniziavano a scendere lungo il suo collo.

L'alfa per tutta la sua vita aveva contenuto i suoi istinti: a lui non importava del sesso, anche se il suo corpo, come quello di ogni alfa, lo richiedeva.

In quel momento, gli sembrava che tutto il suo istinto sessuale si stesse risvegliando: voleva fare sesso, e voleva farlo con Tendou.

Il fatto che l'altro avesse già iniziato a rilasciare profumo di cannella non lo aiutava.

La sua fragranza l'aveva attratto dal primo momento; ma lui, serio e orgoglioso com'era, non si sarebbe mai lasciato fuorviare da un semplice odore.

Ma in quel momento, voleva smettere di essere quel ragazzo serio, ligio alle regole, che non si lasciava mai andare.

Voleva provare a fare qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva mai capito, ma che allo stesso tempo lo attirava incredibilmente.

E voleva farlo con lui.

- Satori Tendou- si staccò dal collo del rosso e lo fissò negli occhi - se non ti tiri indietro adesso, diventerai mio per sempre- dichiarò.

Tendou sentì gli occhi farsi leggermente lucidi.

- Sarebbe un sogno, Wakatoshi-kun; ma temo che tu in questo momento non sia lucido. Tu non vuoi stare con me: ti serve un omega rispettato che possa portare avanti l'onore del tuo nome e...-.

- Al diavolo il mio nome- Wakatoshi si fiondó nuovamente sulle labbra dell'altro.

Adesso capiva come mai Oikawa non fosse riuscito a staccarsi da Iwaizumi, nonostante non avessero possibilità di stare insieme: quando sei con la persona giusta, lo senti.

Lo senti e basta.

E in quel momento, Ushijima lo sentiva.

- Wakatoshi-kun, tua madre non...-.

- Non importa. Non pensarci: me ne occuperò io. Ma ora... Voglio solo te-.

In qualche modo, poteva convincere la madre: ma solo se fosse stato certo che Tendou volesse la stessa cosa.

Il rosso sorrise.

- Sono già tuo, Wakatoshi-.

Ripresero a baciarsi; a Tendou ormai certi movimenti uscivano naturali, e i due si ritrovarono senza maglietta prima ancora che Ushijima se ne potesse accorgere.

Il rosso fece vagare le mani sul corpo scolpito dell'altro; in molti gli avevano sempre impedito di toccarli più del necessario, ma a lui non sembrava dispiacere.

Anzi, Ushijima sentiva la pelle ribollire in ogni punto in cui l'altro lo sfiorava; di più, ne voleva di più.

Morse il labbro inferiore di Tendou, che rilasciò un gemito che fece eccitare ancora di più l'alfa, portandolo a stringere con forza una delle natiche del rosso.

L'omega non aveva mai sentito su di sé un tocco così sicuro e gentile allo stesso tempo.

Aveva capito che Ushijima stava fremendo dal desiderio, come tutti gli alfa a cui negli anni aveva prestato i suoi servizi; eppure, non lo stava trattando come un giocattolo, ma come una persona, e Tendou sapeva bene che neanche l'istinto animale avrebbe portato l'altro a non rispettare i suoi desideri.

Gli mise le mani sulla cerniera dei pantaloni mentre lentamente riappoggiava le gambe a terra.

Ushijima lo spinse ancora di più contro il muro, premendo con forza il bacino contro il suo, bisognoso di sentire il corpo dell'altro.

Tendou iniziò a slacciargli i pantaloni, abbassandoglieli insieme ai boxer.

Smise di baciare Ushijima e si chinò; l'alfa inizialmente non capì il perché di quel gesto, finché non sentì le labbra dell'altro chiudersi intorno alla sua erezione.

A Tendou, fare sesso piaceva: gli piaceva sapere di eccitare gli altri, gli piaceva che lo desiderassero.

Ciò che non gli piaceva era essere usato solo per il sesso, era che i suoi sentimenti non venissero considerati, era non poter decidere quando farlo e quando invece non ne aveva voglia.

E adesso, voleva farlo, e sapeva di essere con qualcuno che non lo avrebbe mai usato solo per quello.

Mentre iniziava a muovere la bocca e la lingua per procurare piacere all'altro, si slacciò i pantaloni.

Sentiva il corpo di Ushijima contrarsi dal piacere per i suoi gesti, e non poté fare altro che sorridere.

- Sai, penso che tu sia il ragazzo più dotato che abbia mai conosciuto- sussurrò Satori.

Tornò in piedi e si trovò di nuovo le labbra di Uhsijima sulle sue; sentiva le mani dell'alfa vagare su tutto il suo corpo, e gli piaceva.

Ushijima dal canto suo non riusciva a smettere di toccarlo e di baciarlo; tutto il suo corpo era attratto da quel ragazzo.

Aveva anche iniziato a rilasciare feromoni senza accorgersene; quel profumo di gelsomino piaceva particolarmente a Tendou, che si sfilò velocemente i pantaloni ed i boxer.

Ushijima lo sollevò, continuando a baciarlo, e lo portò sul suo letto, dove lo fece sdraiare.

Poche volte Tendou l'aveva fatto in luoghi comodi, ma in quel momento era talmente eccitato che anche se fossero stati sommersi dalla sabbia non gli sarebbe importato.

Sbarró gli occhi quando sentì le labbra di Uhisjima sul suo membro.

- Wakatoshi-kun, così mi farai venire subito- sussurrò, mentre l'altro prendeva in bocca il suo membro.

Era raro che accadesse; era raro che qualcuno considerasse anche il suo piacere.

Ma a Uhsijima piaceva vedere Tendou leggermente ansimante, osservare le sue lunghe dita stringere il lenzuolo, sapere che era eccitato grazie a lui.

Si sfilò il suo membro dalla bocca.

- Intendo fartelo fare in altri modi- sussurrò; afferrò saldamente le natiche dell'omega e gli fece sollevare leggermente il bacino.

Avvicinò la lingua alla sua entrata ed iniziò a leccarlo per lubrificarla.

- Ahhh... Wakatoshi-kun... Sei il migliore- gemette Satori.

Quella era la prima volta che gli succedeva una cosa simile.

Era completamente in preda all'eccitazione; solitamente i suoi rapporti duravano molto di più, ma non gli era mai capitato che qualcuno fosse così gentile con lui, nonostante Ushijima fosse allo stesso tempo molto passionale.

- Basta così?- chiese Wakatoshi.

- Si, ti prego; penetrami- gemette Satori.

- Non ti farà male?- l'alfa lasciò andare le natiche dell'altro, facendolo tornare poggiato sul materasso.

Sapeva che quel ragazzo ne aveva passate tante, e non voleva che lo accontentasse per abitudine: voleva che gli piacesse veramente.

- Mi piace il dolore, se ha un senso. Per favore...- Satori si tirò su e si avvicinò all'altro ragazzo, tornando sulle sue labbra.

Ushijima gli afferrò nuovamente le natiche, portandolo vicino a sé.

Tendou stava già pensando a quale posizione fosse meglio, quando l'alfa disse una cosa che nessuno gli aveva mai detto.

- Voglio guardarti negli occhi mentre lo facciamo- sussurrò Wakatoshi.

Non aveva idea di quanto questo fosse importante per il rosso, a cui sfuggì una lacrima.

- Ti amo, Wakatoshi-kun- sussurrò, prima di baciarlo di nuovo.

Ushijima non ebbe il tempo di rispondere, così decise di farglielo capire in un altro modo: tenendo una mano sul suo fianco e l'altra sulla sua natica, lo fece sistemare sopra la propria erezione e poi lo penetrò con forza.

A Tendou non fece per niente male, anzi, si sentì subito invadere dall'eccitazione.

Si staccò dalle labbra di Uhsijima solo per essere di libero di gemere; quei versi, completamente nuovi alle orecchie dell'alfa, diventarono subito il suo suono preferito, e lo portarono ad aumentare il ritmo.

Tendou prese a muoversi seguendo il ritmo di Ushijima, che iniziò a lasciargli piccoli morsi su tutto il corpo, stuzzicando ogni tanto i suoi capezzoli.

Tendou continuò ad accarezzargli il corpo, senza riuscire a staccare le mani da quella pelle calda.

- Tendou. Ti amo anche io- dichiarò Wakatoshi, prima di aumentare ancora il ritmo, impedendo all'altro di rispondere.

Il rosso non ricordava nessun altro che l'avesse mai eccitato così tanto, che gli avesse fatto provare tutte quelle emozioni, che l'avesse fatto sentire veramente importante.

Quasi si maledisse quando iniziò a venire: non voleva che tutto quello finisse.

Eppure, dal modo in cui Ushijima lo baciò mentre anche lui iniziava a venire, capí che non sarebbe finito tutto in quel momento.

Anche una volta finito, l'alfa lo tenne stretto a sé; uscì da dentro di lui e si sdraiò sul letto, tenendo l'altro tra le braccia.

- Satori Tendou. Tu d'ora in poi non farai mai più queste cose con nessuno al di fuori di me; non lascerai che nessuno ti comandi, al di fuori di me; tu diventerai mio marito, e starai per sempre con me. Qualsiasi cosa possano dire gli altri, tu sarai con me. È chiaro?-.

Tendou si lasciò sfuggire un'altra lacrima.

- Certo. È tutto chiaro-.

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