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CAPITOLO XXV.

- È la lista definitiva?- chiese Daichi, sporgendosi oltre la spalla del marito ed osservando i nomi scritti sul foglio.

Satori Tendou, Shoyo Hinata, Toru Oikawa, Hajime Iwaizumi, Tobio Kageyama, Wakatoshi Ushijima.

- Yamamoto li accompagnerà per presentarli a Yaku, poi tornerà indietro con il furgoncino- confermò Koushi.

Le città non erano molto grandi, quindi all'interno non c'erano mezzi di trasporto, ma per passare da una città all'altra velocemente ce n'era bisogno.

Daichi e Sugawara ne avevano comprato uno con la scusa di usarlo per trasportare le merci necessarie al locale, per cui con il mezzo erano a posto.

- Stai pensando che avresti voluto fare di più, vero?- chiese il castano, notando lo sguardo del compagno.

- So che è un po' infantile, ma ero partito con l'idea di un grande gruppo di omega sorridenti che si salvavano grazie a noi, invece...- mormorò Koushi.

Sentiva di poter fare molto di più, ma al momento si trovava con le mani legate.

- Però abbiamo già espanso il nostro gruppo no? Prima l'unico omega che conoscevamo era Nishinoya, mentre ora molti nostri amici hanno trovato qualcuno che li protegga... E anche questo è un grande aiuto. Oikawa e Iwaizumi non saranno omega, ma avevano bisogno e noi li stiamo aiutando. Anche a me sarebbe piaciuto fare di più, e lo faremo, una volta che avremo sistemato la questione dei gemelli. Per adesso, pensiamo a quelli che abbiamo salvato, va bene?- lo rassicurò Daichi.

Sugawara annuì; sapeva che stava aiutando delle persone, però...

Sentirono suonare il campanello.

- Vado io- affermò Daichi, dirigendosi verso l'entrata, mentre Koushi nascondeva la lista per poi tornare seduto al tavolo della cucina.

Daichi aprí la porta, e si trovò di fronte un omega dai capelli bianchi, con le punte nere; dietro di lui c'era un alfa più alto, dalla pelle ed i capelli scuri.

Daichi capì subito che stavano insieme: l'omega aveva sia il morso che l'odore dell'altro addosso.

- Salve. Lei è Daichi Sawamura?- chiese l'omega.

- Esatto. Avete bisogno di qualcosa?-.

- Mi chiamo Kita Shinsuke. Mi manda il Lambda per controllare lo stato della sua famiglia- affermò.

Daichi sentí il suo cuore aumentare i battiti, ma cercò di non fare vedere il suo nervosismo.

- A che proposito?- chiese.

- Kita non è molto empatico, ma le assicuro che non è niente di grave: sappiamo che suo marito è incinto e vogliamo accertarci che sia tutto in regola- spiegò l'alfa.

Daichi si rilassó appena.

- Oh, capisco. Entrate pure- li fece entrare, chiuse la porta e li condusse fino alla cucina.

- Tesoro, loro sono Shinsuke Kita e... Scusami, non ti ho chiesto il tuo nome- Daichi si voltò verso l'alfa.

- Ojiro Alan-.

Entrambi i ragazzi cercarono di non mostrare la loro sorpresa.

Gli Ojiro erano legati alla famiglia Miya da anni; era un caso che avessero mandato proprio loro?

- Salve. Come ben sa, dato che siete sposati e lei è incinto, devo iniziare a controllare che il morso durerà fino al momento del parto- spiegò Shinsuke.

Era un obbligo per le famiglie sposate, in modo che non ci fossero problemi alla nascita del bambino.

- Certo, nessun problema- rispose Koushi.

- Volete qualcosa da bere intanto?- chiese Daichi.

- Magari un po' di caffè. Shin ne vuoi?-.

- Si, grazie- rispose l'omega, mentre si sedeva di fianco a Sugawara e tirava fuori il necessario per la visita.

Daichi annuì e si mise ai fornelli.

Sentiva li sguardo dell'altro alfa su di sé.

- Stai pensando che è strano che un alfa faccia qualcosa per un omega?- gli chiese, senza voltarsi.

- Non è una cosa che si vede spesso, ma da una coppia che si è sposata a sedici anni me l'aspettavo. E poi, con noi l'hanno sempre fatto, perché Kita è... Diverso- affermò Alan.

- Diverso? In che senso?- chiese Daichi, mentre gli porgeva una tazza.

Ne poggiò un'altra davanti a Kita, poi portò al marito del succo di frutta prima di prendere in mano anche la sua tazza di caffè.

- Conosci il Guess Monster vero? Kita è la sua vittima-.

Quindi era lui il ragazzo che Tendou aveva predetto sarebbe diventato un omega?

Era bastato dirlo, e quando quel ragazzo di buona famiglia lo era diventato gli avevano attribuito tutta la colpa.

Molti, data la potenza della famiglia di Kita, lo trattavano più come un "alfa mancato" che come un omega.

- Capisco- si limitò a dire Daichi.

- Bene, visita finita: il morso durerà, non avrete problemi- dichiarò Shinsuke.

Non che Daichi e Sugawara avessero dubbi su questo, ma avere delle conferme era sempre rassicurante.

- Vi ringrazio- disse Koushi con un sorriso.

Kita si alzò; Sugawara stava per fare lo stesso, ma l'altro gli fece gesto di rimanere seduto.

- Stai attento a non mostrare troppo la tua gentilezza, Sawamura; sta succedendo qualcosa qui e non vorrei che due brave persone come voi avessero guai- dichiarò Alan, appoggiando la tazza ormai vuota.

- Shin, dobbiamo andare; abbiamo un paio di persone a cui fare rapporto- disse poi, a voce più alta.

Sia a Daichi che a Sugawara, quella frase sembrò un avvertimento.

Un paio di persone, due gemelli; erano tenuti d'occhio.

- È stato un piacere- dichiarò Daichi, mentre li accompagnava alla porta.

- Arrivederci-.

Si salutarono ed il moro si affrettó a tornare dal marito.

- L'hai pensato anche tu?- mormorò Koushi, con lo sguardo basso.

Daichi si spostò dietro di lui e lo abbracció.

- Koushi...-.

- Dimmi-.

Daichi non avrebbe mai creduto di poter dire una frase simile, ma sentiva che al momento era la scelta migliore.

- Penso che tu... Dovresti andare a Theta-.

- Dovresti andare-.

- Ho già deciso di rimanere-.

- Non sei al sicuro qui-.

- Si ma...-.

- Niente ma Yamaguchi. Ti farai mettere in quella lista-.

- Tsukki, apprezzo davvero la tua preoccupazione e tutto l'aiuto che mi hai dato in questi giorni; ma non puoi decidere della mia vita-.

- Tecnicamente si. Sono un alfa-.

- Ma non sei il mio alfa, i tuoi ordini non sono assoluti-.

Tsukishima assottigliò lo sguardo e fece un passo verso l'altro; nonostante la sua aura minacciosa, Yamaguchi non si spostò.

Il biondo era rimasto in silenzio per tutto il viaggio fino a casa, a pensare; l'omega aveva preferito non disturbarlo, e la sua idea era provare a fare qualcosa per lui, una volta giunti a casa.

Ma dopo aver sentito che l'altro voleva che se ne andasse, non era riuscito a rimanere tranquillo.

- Quindi se ti mordessi te ne andresti?-.

Tsukishima lo stava mettendo alla prova.

Sapeva che i loro nemici erano potenti, e che lì Yamaguchi non era al sicuro; sarebbe bastato che lui si distraesse un attimo e avrebbero potuto fargli di nuovo del male.

Voleva fargli capire che era ancora debole, che ancora non aveva la forza necessaria per ribellarsi e combattere.

Anche Yamaguchi fece un passo verso di lui.

Era deciso: voleva diventare forte, voleva aiutare i suoi amici.

E voleva rimanere con Tsukishima.

- Fallo. Così nessuno potrà più farmi del male, e potrò stare al sicuro anche rimanendo qui- dichiarò Tadashi.

- Per una settimana forse- Kei sapeva bene che il suo morso su quel ragazzo sarebbe durato molto di più, ma non voleva farglielo sapere.

Quella frase fece lievemente male a Yamaguchi, che però finse di ignorare la cosa.

- Potrai sempre rifarmelo. E poi, con il calore dura di più no?- gli ricordó Tadashi.

- Come sai che sono in calore?-.

- Il tuo odore è lievemente più forte del solito-.

Tsukishima evitò di mostrare la sorpresa nel constatare che l'altro se n'era accorto.

- Quindi sai anche che sono più pericoloso del solito-.

- Tu non sei pericoloso-.

- Sono un alfa-.

- Non sei come gli altri-.

- Come fai a saperlo? Perché abbiamo passato qualche settimana insieme? Potrei averlo fatto solo per convincerti a fidarti di me ed attaccarti quando meno te lo aspetti-.

Tsukishima sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male, ma voleva mostrare all'altro i rischi che correva, che non era ancora pronto per lottare.

- Non è così. Sei sempre stato gentile con me Tsukki-.

Tsukishima pensò che "gentile" non fosse per niente una parola adatta a lui; ma Yamaguchi l'aveva sempre visto in modo diverso rispetto agli altri, lo sapeva bene.

Però doveva mostrargli che non era così, che tutti potevano essere un pericolo, e che lui non sapeva come affrontarli.

Velocemente, si avvicinò a lui.

Gli prese entrambe le braccia; strattonò lievemente la destra, in modo da tirarlo vicino a sé, e piegò appena la sinistra dietro la schiena, per avere libero accesso al suo collo, a cui si avvicinò.

- Quindi me lo lasceresti fare?- sussurrò.

- Si- dichiarò Tadashi.

Tsukishima serrò le labbra.

- Visto? Non sei pronto per rimanere. Non puoi dire di sì al primo alfa che minaccia di morderti. Se speri di sopravvivere in questo modo, ti sbagli di grosso- Kei lo lasciò andare e si allontanò da lui, voltandogli le spalle.

- Ti sbagli. Te l'ho già detto: è perché sei tu. Non voglio più trovarmi nella situazione di non potermi difendere; ma non per questo mi farei mordere da chiunque. So bene di non essere forte, e di non essere in grado di lottare da solo. Ma se ho te... Sento che almeno vale la pena provarci- dichiarò Tadashi.

Tsukishima rimase sorpreso da quelle parole.

Si voltò, e vide negli occhi di Yamaguchi una determinazione che non aveva mai visto prima.

Il verde si tirò giù leggermente la spalla della maglietta, scoprendo la pelle.

- Per favore, aiutami ad essere forte-.

In quel momento, Tsukishima si rese conto che era lui ad essere diventato più debole.

Aveva pensato a Yamaguchi solo come una persona da proteggere, ignorando lo scopo principale per cui aveva deciso di rimanere al suo fianco: aiutarlo a diventare forte.

Yamaguchi ci stava provando, ma ora era lui che sembrava stargli tarpando le ali.

Si era fatto prendere dalla preoccupazione e dalla paura e non si era accorto che l'altro stava cercando di cambiare, di migliorare, di lottare.

Quasi gli sfuggì un sorriso.

Si avvicinò nuovamente a Yamaguchi, tornando nella posizione di prima.

- Tu sei già forte- sussurrò, prima di affondare i denti nella sua carne.

A Yamaguchi sfuggì un verso di dolore; per un attimo vide tutto appannato, gli girò la testa e sentì le lacrime agli occhi.

Ma quasi subito, venne rassicurato da una piacevole fragranza al limone.

- Fai tutto quel discorso figo e poi piangi?- commentò Kei, staccandosi da lui e guardandolo negli occhi.

A Yamaguchi sfuggì un sorriso.

- Scusa Tsukki- disse, mentre si asciugava le lacrime.

Era felice. Finalmente, era riuscito a farsi valere con la persona a cui più di tutte voleva mostrare quanto potesse essere forte.

Tsukishima osservò il segno che gli aveva appena lasciato, leggermente rosso.

- Durerà molto più di qualche settimana- affermò, prima di uscire dalla stanza.

- Dici che Tsukishima si dichiarerà mai a Yamaguchi?- chiese Yu.

- È Tsukishima... Se lo farà, lo farà a modo suo- rispose Asahi.

- Cavolo, povero Yamaguchi- ridacchiò Yu.

- Be', se gli piace Tsukishima saprà com'è fatto- commentò il maggiore.

- Vero. Guarda, quella nuvola sembra un pallone!- esclamò Yu, indicando in alto.

Non aveva voluto entrare in casa, perché sentiva di avere bisogno di stare un po' fuori.

Ma dato che stare in giro era pericoloso, avevano deciso di sistemarsi nel giardinetto della casa, dov'erano sdraiati a guardare le nuvole.

- Quella sembra un corvo-.

- Dove?-.

- Lì, non la vedi?-.

- Non bene... Forse riesco meglio da questa prospettiva...- Yu usò quella scusa per sdraiarsi sul suo ragazzo, che gli circondó la vita con le braccia.

- Adesso la vedo- dichiarò il minore, facendo ridere Asahi.

- È un po' che mi sembri agitato; sei preoccupato per la situazione?- gli chiese l'alfa.

- Si. E soprattutto per Shoyo: se lui è felice io sono felice, però quello lì l'ha trattato male più volte e non vorrei che lo facesse ancora. Mi sembrava sincero prima ma... Shoyo è più sensibile di quanto sembri- mormorò Yu.

Conosceva Hinata da un po' ormai, e se all'apparenza era, proprio come lui, un ragazzo sempre allegro e pieno di energie, gli importava molto più di ciò che aveva intorno, e credeva ancora fin troppo nella bontà delle persone.

Temeva che si fosse lasciato catturare troppo dal momento e che finisse per pentirsene... O per lasciare che gli facesse di nuovo del male.

- Non l'ha ancora morso no?-.

- No ma sono certo stiano facendo sesso-.

- Come lo sai?- chiese Asahi, sorpreso.

- Conosco Shoyo; di sicuro voleva festeggiare il fatto che andranno via insieme, e anche distrarlo dalla nuova scoperta. E che Kageyama abbia un debole per il suo corpo è chiaro; gli basta stuzzicarlo un attimo e Shoyo non opporrà resistenza. Perché è lui ovviamente, non lo farebbe con tutti. Però è per questo che dico che sicuramente lo hanno fatto- spiegò Yu.

- Li conosci sicuramente meglio di me, mi fido del tuo giudizio- dichiarò Asahi.

Nishinoya sorrise: non erano in molti a trovarlo affidabile, ma Asahi lo ascoltava sempre quando parlava.

- Cos'altro c'è?- gli chiese il maggiore.

Sentiva che c'era altro che agitava l'omega, e voleva a tutti i costi aiutarlo.

- È che... Sono sempre stato abituato a muovermi molto, mio nonno mi portava in giro il più possibile e Tanaka ogni volta che poteva mi portava con lui allo Stigma. So che uscire è pericoloso in questo momento, ma non sono abituato a stare così tanto senza fare movimento- raccontò Yu.

Asahi rimase in silenzio.

Anche lui sapeva bene quanto Nishinoya odiasse stare fermo, ma i loro attuali nemici avevano già mostrato più volte che la presenza di un alfa non li avrebbe fermati dal fare del male ad un omega.

E lui non voleva assolutamente rischiare che toccassero Nishinoya, non di nuovo.

Però, sapeva che il ragazzo sarebbe stato male anche se avesse continuato a stare immobile senza fare niente.

- Vieni con me- gli disse.

Nishinoya annuì e si alzò, permettendo così anche all'altro di farlo.

Una volta tiratosi in piedi, si accucciò leggermente; Nishinoya sorrise e gli saltó sulla schiena.

- Hai voglia di fare movimento, Asahi?- sussurrò all'orecchio del maggiore, che arrossì appena.

- Si, ma non quel genere di movimento- rispose, inziando a camminare verso casa sua.

- E che genere?- gli chiese Yu, curioso.

Asahi lo fece scendere davanti alla porta della loro stanza.

- Aspetta un attimo qui- gli diede un bacio sulla testa ed entrò nella sua stanza.

Sapeva che Nishinoya non avrebbe atteso a lungo, per cui cercò di essere più veloce possibile.

Sistemó alcune lampade ai lati della stanza, in modo che anche con la luce centrale spenta si riuscisse a vedere qualcosa, spostò i vari oggetti che occupavano il pavimento e collegò il cellulare alla cassa blutooth.

- Asahi, cosa stai facendo?- chiese Yu, che sentendo i rumori si stava incuriosendo sempre di più.

- Arrivo!- Asahi andò alla porta e, un attimo prima di aprirla, fece partire la musica.

Aprì la porta e si schiarì la voce.

- Benvenuto alla discoteca privata di Yu Nishinoya. Prego, entri pure- disse, facendo un piccolo inchino.

Nishinoya fece un sorriso a trentadue denti e saltó dentro la stanza.

- È il locale migliore in cui sia mai stato!- esclamò.

Chiuse gli occhi ed iniziò a ballare, canticchiando la canzone che c'era in quel momento.

Asahi sorrise mentre richiudeva la porta; non poteva fare molto, ma avrebbe usato tutti i mezzi in suo potere per farlo stare bene.

- Asahi, balla con me!- esclamò Yu, afferrando la mano dell'altro e trascinandolo con sé al centro della stanza.

- Yu, non so ballare... Ci sarà un motivo se al locale non ci siamo praticamente mai visti: le poche volte che scendevo ero sempre nel retro a preparare gli stuzzichini- gli fece notare Asahi.

- Però questa è la mia discoteca privata, e voglio che il mio ragazzo balli con me! Lo farai per me?- chiese il minore, facendo gli occhioni.

Asahi sorrise dolcemente: non poteva certo dirgli di no.

- Solo per te- dichiarò.

- Evvai!- Yu gli stampò un bacio sulle labbra, prima di prendergli entrambe le mani ed iniziare a muoversi a ritmo di musica.

Asahi non era un amante del ballo e dello scatenarsi, ma quello fu uno dei pomeriggi più divertenti della sua vita.

Insieme a Nishinoya, poteva liberarsi da tutti i suoi pensieri negativi ed ignorare tutte le sue insicurezze: si sentiva libero di fare ciò che voleva, ben sapendo che nessuno l'avrebbe giudicato.

Il minore dal canto suo riuscì, per qualche ora, a dimenticarsi di tutte le sue preoccupazioni.

"Hai visto nonno? Mi sto divertendo" pensó, mentre ballava insieme ad Asahi.

Era ciò che aveva sempre voluto: qualcuno con cui potersi divertire senza problemi, che non lo limitasse in alcun modo, che fosse libero insieme a lui.

Nonostante fossero entrambi preoccupati per la situazione, insieme riuscirono per un po' a dimenticarsene e a stare davvero bene.

Al contrario, qualcun altro stava iniziando ad attivare il suo piano.

- Devo fare un annuncio a tutti voi- dichiarò Toru.

Gli omega si zittirono improvvisamente e si voltarono tutti verso di lui.

- Non è pericoloso?- mormorò Akira, che si trovava poco dietro di lui insieme ad Iwaizumi.

- Oikawa sa quello che fa- dichiarò Hajime.

A Kunimi in realtà non importava così tanto: a lui bastava sapere che lo avrebbero aiutato.

- Di recente, qualcuno si sta muovendo dietro le quinte per rovesciare l'attuale società e prendere il potere. Purtroppo, temo che la mia vita sia in pericolo-.

Alle parole di Oikawa, tutti gli omega sussultarono; continuó prima che potessero chiedere altro.

- Non ve l'avevo detto per non farvi preoccupare; in queste settimane ho provato ad indagare, e purtroppo ho scoperto che nessuna legge può tenermi al sicuro da ciò che succederá. L'unico modo perché io possa rimanere in vita è... Fingere la mia morte-.

Un mormorio generale si levò dalla folla sotto di lui; l'alfa lasciò per un attimo che sfogassero il proprio disdegno verso chiunque volesse fargli del male, e la loro preoccupazione nei suoi confronti.

Conosceva bene il potere che aveva su quegli omega: non derivava dal fatto che fosse un alfa, ma dal duro lavoro fatto in quegli anni per poterli avere al suo cospetto.

E adesso, gli sarebbero tornati davvero utili.

- È un mezzo a cui neanch'io sarei voluto ricorrere, ma non ci sono altre soluzioni. Ho già trovato un posto in cui stare, ma questo significa che, purtroppo... Non potrò più proteggervi-.

Altri mormorii; questa volta si univano la paura, la negazione, la consapevolezza che il loro protettore se ne sarebbe andato per sempre.

- Ragazzi!- Shinji si fece avanti e si voltò verso gli alfa.

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo: come Oikawa aveva predetto, Watari avrebbe preso in mano la situazione e avrebbe praticamente portato tutti gli omega a fare proprio ciò che l'alfa castano voleva.

Sorrise: si era innamorato di un ragazzo veramente incredibile.

- Oikawa-san ci ha protetti per anni; non era obbligato, ma l'ha fatto, e in cambio ha preteso da noi molto meno di quanto avrebbe potuto ottenere. E adesso... Ha bisogno di noi- dichiarò.

L'omega si rivoltó verso Oikawa.

- Oikawa-san, siamo a tua disposizione: dicci come possiamo aiutarti, ti prego-.

E così, Oikawa fu libero di dire loro tutto ciò che avrebbero dovuto procurargli per il suo piano.

Quando gli omega furono partiti, Oikawa tornò da Iwaizumi e Kunimi con un sorriso vittorioso sul volto.

L'alfa gli mise un braccio attorno alla vita e lo tirò verso di sé, unendo le loro labbra.

- Sei veramente subdolo lo sai?- sussurró.

- Ma mi ami per questo no?- ribatté Toru, sorridendo.

- Sentite, prima di mettervi a copulare davanti a me... Molto commovente il tuo discorso, ma... Yutaro? Come lo troviamo?- chiese Akira.

- Nel momento in cui io me ne sarò andato, non avranno più motivo di tenerlo prigioniero. Ho già mandato alcuni dei miei a cercare il nascondiglio dei Miya, senza ovviamente dire loro di che posto si tratta. Anche se non sarò più qui, lo troveremo- dichiarò Toru.

- E se lo uccidessero?-.

- Se avessero voluto, l'avrebbero già fatto. Ma tu hai detto che è ancora vivo no?-.

Kunimi si portò una mano sul morso.

- Si, è ancora vivo- dichiarò.

Solo che non sapeva quanto stesse bene.

- Allora lo troveremo. Sai che non ho mai fallito, Kunimi- dichiarò Toru.

- Fai in modo di non fallire neanche stavolta. Vado nell'altra stanza, così potete fare ciò che volete- dichiarò Akira, uscendo dalla stanza.

- Tu hai sistemato la questione, ma Uhisjima come farà? Neanche lui può sparire così all'improvviso- commentò Hajime.

Per lui sarebbe stato semplice: depresso per la morte di Oikawa, sarebbe partito per un viaggio dalla quale non sarebbe mai tornato.

- Ha detto che si inventerà di voler fare un viaggio di qualche giorno nei dintorni di Beta per vedere se sia possibile espandere gli edifici della città. Lui tornerà indietro, per cui anche se si assenta qualche giorno non sarà un problema- gli spiegò Toru.

- Capisco. Tra quanto dovrete andare a parlare con il consiglio degli adulti?- chiese.

- Domani. Non preoccuparti, ho ancora un po' di tempo per stare con te. Che ne dici, approfittiamo dell'occasione che ci ha dato Kunimi?- propose Toru.

Il tempo di finire la frase e aveva già le labbra di Iwaizumi sulle sue.

Sorrise: presto, non si sarebbero più dovuti nascondere.

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