CAPITOLO XXIV.
- Non possiamo fidarci di lui-.
- Non ricordi cosa ti ha fatto?-.
- Potrebbe essere qui per un altro motivo, non conosciamo i suoi scopi-.
- Ragazzi, facciamo parlare Hinata, va bene?- propose Koushi.
Tutti gli sguardi si puntarono sull'arancione.
Tutti loro, compreso Daichi, si erano chiusi in cucina per discutere la questione; Kageyama era rimasto in soggiorno con Iwaizumi e Kunimi.
- So che odiate Kageyama, anche per me era così. E so che le sue motivazioni non giustificano ciò che ha fatto. Però lui, al contrario degli altri alfa, non se n'è fregato: è tornato a chiedermi scusa e adesso... So che tiene davvero a me. Ha detto che vorrebbe venire via con me. So che sarebbe da idioti rimanere solo per lui, e infatti non voglio farlo: però se c'è la possibilità di stare con lui... Non voglio perderla- mormorò Shoyo.
Caló per un attimo il silenzio.
- Shoyo. Tu sei sicuro al cento per cento che non ti farà per del male? Ti fidi di lui?- gli chiese Kenma.
Hinata annuì.
- Lo state facendo anche voi no? Vi state fidando degli alfa. So che è diverso, perché quelli di questo gruppo non vi hanno mai fatto del male, però... So che parla sul serio- dichiarò Shoyo.
Di nuovo silenzio.
- La possibilità di farlo venire ci sarebbe. Devono andare degli alfa insieme agli omega, per riuscire a coprire le loro tracce. Se poi rimanere là o no, dipende dall'alfa... Oikawa e Iwaizumi hanno deciso di rimanere, Yamamoto vi accompagnerà e tornerà indietro. In realtà, dati i recenti attacchi, temo che non riusciremo ad attuare il nostro piano iniziale... Non possiamo estendere la proposta ad altri fuori da questo gruppo, ora come ora è troppo pericoloso. Se veramente possiamo fidarci di Kageyama... Non credo ci siano problemi- spiegò Koushi.
- Dipende anche da ciò che scopriranno in consiglio- commentò Keiji.
- Ormai dovrebbero aver quasi finito- mormorò Tadashi.
In quel momento, suonò il campanello.
Tornarono tutti in soggiorno, e videro che Iwaizumi stava già aprendo la porta; neanche il tempo di chiedere come fosse andata e si trovò contro il muro con le labbra di Oikawa sulle sue.
- No ma fate pure come se foste a casa vostra- borbottò Kei.
- Agashi!- Koutaro si fiondó nella stanza e corse ad abbracciare il suo amato.
- Va tutto bene, Koutaro?- gli chiese il moro, accarezzandogli dolcemente la testa.
- Adesso sì- sorrise l'alfa.
- Kitty tu non mi chiedi se sto bene?- Tetsuro raggiunse il ragazzo e gli diede un bacio tra i capelli.
- A me sembri in forma- dichiarò il biondo, che però era felice di vedere che stesse bene.
- Abbiamo raccattato anche quei due per strada- affermò Koutaro, indicando Semi e Shirabu.
- Ciao amici! So che mi cercavate, ma sono qui!- esclamò Satori.
- Lo vedo- borbottò Kenjiro.
Tsukishima si avvicinò a Yamaguchi.
- Stai bene?- gli chiese, e il verde annuì.
- Com'è andata?- gli chiese.
- Ve lo dirò dopo che mi avrete spiegato cosa ci fa lui qui- dichiaró Kei, voltandosi verso Kageyama, seduto sulla poltrona.
- Sto con lui- dichiaró il moro, indicando Hinata, che aveva approfittato della confusione per finire seduto sulle sue ginocchia.
- Almeno finché non lo uccido- borbottó Yu.
- Be', odio ammetterlo, ma è meglio che Tobio-chan sia qui. La faccenda riguarda anche lui- dichiarò Toru.
- È grave?- gli chiese Hajime.
- Abbastanza. Infatti abbiamo portato... Un'altra persona-.
Tutti gli sguardi si puntarono sul ragazzo fermo sulla soglia della porta.
- Wakatoshi-kun!- esclamò Satori, felice di vederlo.
- Buongiorno a tutti- salutó lui.
- Sono confuso- ammise Ryunosuke.
- Sediamoci tutti e parliamone- propose Daichi.
Dopo che si furono accomodati, Suga raccontò brevemente il loro piano e ciò che era accaduto fino a quel momento a Kageyama e Ushijima.
Dopodiché, Oikawa prese la parola e raccontò cosa si fossero detti al consiglio.
- Perché hai detto che Kageyama è collegato a questa faccenda?- chiese Shoyo.
La scoperta di due gemelli alfa che stavano cercando di fare loro del male per prendere il potere aveva preoccupato tutti, ma lui voleva innanzitutto capire cosa c'entrasse il ragazzo alle sue spalle.
Si voltò verso di lui, che però teneva lo sguardo basso.
- L'alfa che hanno ucciso... Si chiamava Miwa Kageyama- disse Toru.
- Era mia sorella maggiore- mormorò Tobio.
- È morta quando si è scoperto che il Re sarebbe stato un alfa. Due figli alfa sono un buon modo per avvicinarsi all'aristocrazia- dichiarò Kei.
- Cosa facciamo?- chiese Ryunosuke, voltandosi verso Sugawara e Daichi.
- Ormai, non possiamo più aspettare. Yamamoto, devo chiederti di andare da Yaku e dirgli di organizzare il prima possibile l'arrivo- dichiarò Koushi.
- Nessun problema- rispose Taketora.
- Ragazzi, tornate tutti a casa e cercate di riposarvi. Vi contatteremo al più presto- dichiarò Daichi.
- Sugawara. Vorrei andare anch'io-.
Tutti si voltarono sorpresi verso Ushijima.
- Eh?! Davvero?!- esclamò Satori.
- Voglio assicurarmi che questo piano funzioni davvero; se devo agire in segreto dalla mia società, devo esserne sicuro- affermò.
Sugawara annuì; ormai comunque, poteva contare solo su quel gruppo.
- Organizzerò tutto- affermò.
Il gruppo si salutó, uscì dalla casa di Inuoka e Shibayama e si diresse verso le loro abitazioni.
- Tu vieni a casa mia. Non sei al sicuro neanche con il morso- dichiarò Wakatoshi.
- Eh? Ma che gentile! E i tuoi?-.
- Tu non preoccupartene-.
- Sei veramente gentile, Wakatoshi-kun! Sei sicuro di voler venire anche tu?-.
- Si. Perché ti sei fatto mordere, se te ne andrai?- gli chiese Wakatoshi.
Un po', sentendo il nome del rosso tra quelli che se ne sarebbero andati, ci era rimasto male; ma era la sua vita, avrebbe deciso lui cosa farne.
- Là potrò rendermi utile, ma dubito realizzerò il mio sogno del vero amore. Volevo provarne un po', prima di andare via- ammise Satori.
Ushijima annuì, ma non disse altro; come aveva già detto, era la vita dell'omega, non la sua.
Preferí rimanere zitto, che dire qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire.
Un altro rimasto piuttosto silenzioso era Kageyama; vedendolo assorto nei suoi pensieri, Hinata decise di non parlare fin quando non arrivarono in camera sua.
- Mi dispiace per tua sorella- mormorò Shoyo.
- Non eravamo molto legati. Ma è stato comunque uno shock... E di sicuro ha complicato la mia vita. L'ho superata da tempo però: dici che Sugawara mi farà venire con te?- gli chiese Tobio.
- Secondo me sì, non ha motivo per dirti di no- dichiarò Shoyo.
Il moro gli si avvicinò e lo bació.
Poggiò le mani sui suoi fianchi, tirandolo di più verso di sé; Hinata gli circondó il collo con le braccia e ricambió il bacio, che Kageyama si affrettó ad approfondire, poggiando una mano sulla nuca del più basso mentre con l'altra gli stringeva il fianco.
Scese a baciargli il collo.
- Ti va di provare qualcosa di diverso?- sussurrò, mordendogli appena il lobo dell'orecchio.
- Non vuoi aspettare di essere in calore?- gli chiese Shoyo.
- Rischerei di perdere il controllo. Voglio ricordarmi ogni singolo istante- dichiarò.
Hinata sorrise e spiccó un piccolo salto, circondando la vita dell'alfa con le gambe e baciandolo di nuovo.
Kageyama lo prese come un sì e camminò fino al letto, facendo sdraiare l'arancione e rimanendo sopra di lui, aumentando l'intensità dei baci.
Mentre continuavano a baciarsi, Kageyama sfilò loro le magliette ed iniziò ad accarezzargli i fianchi.
Hinata ormai si era abituato a quel tocco, non gli dava più fastidio e non cercava più di trattenersi: amava quei momenti, lo facevano sentire vivo.
Il tocco di Kageyama era qualcosa di sublime, qualcosa che lo faceva sentire davvero a posto con sé stesso.
Non voleva rinunciarvici.
Così come Kageyama non voleva rinunciare all'unica persona che lo aveva fatto sentire apprezzato, che aveva provato a capirlo, che sembrava tenerci davvero a lui, nonostante si conoscessero appena.
Voleva stare con lui.
E voleva lui.
Inizió a baciargli il petto e scese sempre più in basso, mentre gli sfilava i pantaloni ed i boxer.
Avvertí il profumo d'arancia espandersi per la stanza; amava quel profumo.
Prese in bocca il membro di Hinata, che subito inizió a gemere mentre serrava la presa sul lenzuolo.
Avevano entrambi scoperto che Kageyama amava andare molto velocemente per poterlo rifare più volte.
Quella volta però, non poteva esagerare: aveva ben altro in mente.
Per cui, per quanto amasse sentire l'altro eccitato, si fermò prima.
Hinata lo aveva previsto ed approfittò di quel momento per lanciarsi all'attacco.
Si tirò su e si fiondó sulle labbra di Kageyama, che rimasto piacevolmente colpito da quel bacio pieno di passione non si accorse subito che l'altro gli stava slacciando i pantaloni.
- Sei così impaziente piccolo?- ghignó il moro, spostando una mano sulla natica del più basso e stringendola con forza.
- Volevo fare qualcosa io- sussurrò Shoyo, mentre abbassava i pantaloni dell'alfa.
Kageyama sbarró gli occhi.
- Piccolo, sei sicuro?- mormorò.
Non voleva che si sentisse obbligato a farlo, soprattutto dopo ciò che gli aveva fatto due anni prima.
- Se sono d'accordo non è uno stupro no?- Shoyo gli fece l'occhiolino mentre gli abbassava i boxer.
Kageyama avrebbe voluto dire altro, ma gli bastò sentire il respiro dell'altro vicino al suo membro per eccitare ancora di più.
Senza timore, Hinata aprí la bocca e l'avvolse intorno all'intimità del moro.
Subito il profumo di latte di Kageyama si unì all'arancia dell'omega, che iniziò a muovere lentamente la bocca.
La mano di Kageyama si serrò automaticamente sui capelli di Hinata.
- Scusami- mormorò, ma l'omega aumentò il ritmo, come a dire "fallo pure".
E Kageyama, anche se avesse cercato di resistere, non ci sarebbe riuscito: il piacere che gli stava procurando l'arancione in quel momento era troppo forte.
Tornò a stringergli i capelli, l'altra mano ancora serrata sulla natica dell'omega, mentre i loro odori riempivano la stanza.
Era decisamente meglio di quando lo aveva obbligato a farlo, era mille volte più eccitante.
Dato che non riusciva a parlare, tirò delicatamente indietro la testa di Hinata, sfilandogli il suo membro dalla bocca.
- C'è qualcosa che non va?- gli chiese l'omega, confuso.
- Stavo per venire- ammise Tobio.
L'altro fece un sorriso furbo; si avvicinò e gli diede un bacio, per poi avvicinarsi al suo orecchio.
- Perché non lo fai dentro di me?- sussurrò, per poi voltarsi, rimanendo in ginocchio, e mettere ben in mostra le natiche davanti all'altro.
Kageyama si tirò su, liberandosi completamente dei pantaloni e dei boxer, e raggiunse l'altro ragazzo; gli poggiò una mano sul fianco e l'altra vicino alla sua intimità, appoggiando poi il suo membro all'entrata dell'altro.
- Così ti farei male piccolo- sussurrò, lasciandogli un bacio sul collo.
Hinata lo sapeva, aveva la fortuna di avere un amico come Nishinoya che raccontava tutto nei minimi dettagli.
Poggiò entrambe le mani su quelle di Kageyama; una la fece scendere fino alla sua intimità, mentre l'altra se la avvicinò alla bocca.
Kageyama rimase per un attimo incantato, succube della sensazione delle sue dita che si inumidivano grazie all'altro, che si premuró di compiere vari gesti provocatori.
Quando lo sentì strusciare il sedere contro di lui, Kageyama prese in mano l'intimità di Hinata ed iniziò a muoverla lentamente.
L'omega ansimò leggermente, poggiandosi completamente contro il corpo dell'alfa che iniziò a baciargli il collo.
- Mhhh... Kageyama...- gemette Shoyo, che sentiva che non sarebbe resistito ancora per molto.
- Dimmi- rispose il moro, fingendo di non aver capito e aumentando leggermente la velocità dei suoi gesti.
- Kageyama, per piacere- si lamentò Shoyo.
- Non sto facendo niente- ghignó il moro, continuando a baciargli il collo.
Hinata si sfilò le sue dita dalla bocca e si voltò verso Kageyama, facendo gli occhioni.
- Possiamo fare sesso?- chiese.
Kageyama, anche se non si direbbe, aveva un debole per le cose carine: e Hinata era la persona più carina che avesse mai visto in vita sua.
Si fiondó sulle sue labbra, baciandolo con foga, mentre spostava la mano vicino all'apertura dell'altro ed inseriva un dito.
Hinata era troppo concentrato sull'eccitazione che gli stava provocando il moro per fare caso al dolore.
Kageyama approfittò di questo fatto per inserire le altre due dita, tenendo l'altro braccio serrato intorno alla vita dell'omega per tenerlo più stretto possibile a sé.
Inizió a baciargli il collo ed Hinata buttò la testa all'indietro, tenendo un braccio attorno al collo dell'altro ed iniziando ad ansimare.
Ormai, il profumo di latte non gli dava più alcun fastidio, anzi, aumentava solo lo stato d'eccitazione in cui si trovava.
- Hai un profumo buonissimo- sussurrò Tobio, leccandogli appena la pelle del collo.
Hinata non riuscì a rispondere, ma sorrise.
Kageyama sfilò le dita e fece girare Hinata, riprendendo a baciarlo.
L'arancione agganciò le gambe attorno alla sua vita mentre Kageyama si sedeva sul letto.
Hinata sentí il membro dell'altro premere contro la sua entrata e fece un sorrisetto.
- Scommettiamo che sono più veloce io a scendere che tu a salire?-.
Kageyama ricambiò il sorriso, e con un colpo secco si spinse dentro di lui.
Hinata rilasciò un urlo a metà tra il dolore ed il piacere e poggiò la fronte contro la spalla dell'altro.
- Non vale, questa è una falsa partenza- mormorò.
- Ops. Dovrò farmi perdonare allora. Ma tu vedi di non trattenerti- rispose Tobio, iniziando a muoversi.
Diede un paio di spinte lente, per assicurarsi che l'altro si fosse abituato; quando sentì Hinata aggrapparsi alle sue spalle ed iniziare a gemere, prese a muoversi più forte.
- Ancora ti trattieni?- sussurrò Tobio, stringendo la sua natica e baciandogli il collo.
Hinata perse il poco autocontrollo che ancora aveva e gemette ancora più forte, senza controllo.
Ormai era completamente in preda al piacere, avvertiva solo Kageyama che si spingeva dentro di lui ed il suo profumo di latte che inibiva tutti i suoi sensi.
- Piccolo?-.
- Mhhh?-.
- Gemi se starai con me per sempre- sussurrò.
- Non vale così- gemette Shoyo.
Kageyama sorrise; ormai anche lui non ce la faceva più.
Aumentò ancora il ritmo, completamente sopraffatto dal profumo dell'altro e dalla sua voce.
Lo strinse forte a sé: ormai, lo aveva con lui.
Non lo avrebbe più lasciato andare.
Hinata rilasciò un ultimo urlo di piacere mentre veniva, seguito poco dopo da Kageyama.
Rimasero un attimo immobili, fermi a riprendere fiato.
Kageyama iniziò a dargli dei piccoli baci sul volto e Hinata sorrise.
- Tobio?-.
- Mhhh?-.
- Vorresti... Mordermi?- mormorò.
- Non ancora. Non finché non potrò essere sicuro di poter stare al tuo fianco- rispose Tobio.
Hinata sorrise e gli diede un bacio dolce.
- Non preoccuparti, nessuno ci separerà mai- dichiaró.
- Quando saremo al sicuro, allora sarai completamente mio- Tobio sfiorò con le labbra la spalla dell'altro.
Prima o poi, lì ci sarebbe stato il suo morso.
E non era l'unico a voler lasciare un segno simile su qualcuno.
- Kuuro, fammi chiamare-.
- Kitty, sono certo che stiano facendo ciò che abbiamo appena finito di fare noi... Vuoi davvero disturbarli?- gli fece notare Tetsuro, continuando a baciargli la schiena nuda.
- Appunto! Quello lì...-.
- Kitty. Capisco il tuo odio verso Kageyama, e il pensiero che abbia provato a fare del male anche a te mi manda in bestia. Però non penso che Hinata sia talmente idiota da stare con lui se non è certo che non farà più niente di simile... Se gli farà qualcosa, andremo tutti insieme a picchiarlo. Ma adesso cerca di stare tranquillo, va bene?- propose Tetsuro.
Kenma sospirò e si voltò verso di lui.
- Non dirmi di stare tranquillo quando non lo sei neanche tu- lo riprese.
Kuuro rimase sorpreso dal fatto che se ne fosse accorto.
- Sei troppo intelligente, Kitty- dichiarò.
Kenma si tirò leggermente su e si mise sopra a Kuuro, tenendo la testa sollevata per guardarlo negli occhi.
- Cosa c'è che non va?- gli chiese.
Kuuro gli accarezzò dolcemente la guancia.
- Abbiamo convinto Ushijima, ma la questione non è affatto risolta... Anzi, siamo più in pericolo di prima. Ho sempre pensato di essere potente, di non avere alcun problema; ora che vorrei proteggerti... Non so come fare- mormorò.
Aveva sempre pensato che, grazie alla sua posizione, avrebbe potuto passare l'adolescenza a divertirsi con il suo Bro senza doversi preoccupare di nulla.
Adesso si era accorto di aver sbagliato tutto: il mondo era pieno di persone che non potevano neanche sorridere.
E lui ne aveva trovata una di cui voleva vedere il sorriso a tutti i costi.
Ma non sapeva se poteva farcela.
- Non dirmi che hai paura di quei due gemelli alfa- commentò Kenma.
- Certo che no! Ma ho paura che facciano del male a te-.
- Però ci sei tu con me no? Tu... Non permetterai che nessuno mi tocchi, vero?- mormorò Kenma.
Si fidava di lui, sapeva che l'avrebbe protetto.
Kuuro sorrise.
- Certo che no Kitty: nessuno ti farà più del male- dichiaró.
- Lo so. Allora, sei pronto?- gli chiese.
- Per cosa?-.
- Non dirmi che hai dimenticato il nostro patto-.
- Certo che no. Però... Non sono riuscito a sistemare niente. Siamo ancora in pericolo- mormorò il moro.
- Ti avevo detto di sistemare il consiglio; avete votato tutti contro, e vedrai che tra poco il consiglio dei vostri genitori vi chiamerà per discuterne. Ne sono sicuro. Hai fatto ciò che dovevi: adesso, voglio che mi mordi- dichiarò.
Kuuro uní le labbra alle sue.
- Fa male. Sei sicuro?- gli ricordó.
Kenma annuì.
- Anche se farà un po' male, farai in modo che ne valga la pena no?- gli fece notare.
- Certo. Ne varrà la pena- gli diede un altro bacio.
Kenma annuì ed appoggiò la fronte alla spalla di Kuuro.
- Stringiti a me. Come hai fatto ieri... Ho ancora i tuoi graffi- ridacchiò Tetsuro.
- Sei tu che mi hai detto di farteli- borbottò il biondo, ma intrecciò comunque la mano con quella di Kuuro.
- Tranquillo, amo averli. Puoi segnarmi tutte le volte che vuoi- dichiarò il corvino, accarezzandogli dolcemente la schiena.
- Stai cercando di farmi rilassare?- mormorò Kenma.
- Si: se sei teso, ti farà più male del dovuto. Stai tranquillo: sono io- sussurrò.
Kenma annuì e chiuse gli occhi, facendo dei respiri profondi.
Odiava il dolore.
Ma l'ultima volta che Kuuro gliene aveva fatto provare, dopo ne era valsa veramente la pena, proprio come aveva detto.
Si fidava di lui.
Si sentì leggermente più rilassato.
- Fallo- mormorò, aprendo gli occhi.
Kuuro annuì e poggiò le labbra nel punto tra la spalla ed il collo che avrebbe morso.
Gli lasciò qualche bacio, giusto per farlo rilassare il più possibile, prima di decidersi.
I suoi canini diventarono più appuntiti; appena li sentí contro la sua pelle, Kenma sussultò leggermente e strinse la mano di Kuuro, che continuò ad accarezzarlo.
Tornò a rilassarsi e il corvino capí che era il momento.
Senza esitare, affondò i denti nella carne dell'omega.
Kenma sentì un dolore lancinante invadergli il petto: il suo primo impulso fu di scappare, ma era come paralizzato.
Sentì le lacrime uscire dai suoi occhi e strinse più forte la mano di Kuuro.
Dopo pochi secondi, il dolore cessò; al suo posto, lo invase una sensazione quasi di pace, di tranquillità.
Kuuro si staccò dal morso.
- Tutto ok Kitty?- mormorò.
In risposta, Kenma lo baciò.
- Più che bene- sussurró.
Kuuro sorrise e lo strinse a sé.
Kenma si lasciò avvolgere: tra le sue braccia, si sentiva davvero al sicuro.
Adesso ne era sicuro: non se ne sarebbe andato per nessun motivo al mondo.
- Sei sicuro di non voler andare?-.
Ennoshita guardò male il ragazzo sdraiato sul letto al suo fianco.
- Perché dovrei farlo?-.
- Per te è pericoloso stare qui. C'è ancora posto sul furgoncino per Tetha... Praticamente ci andranno più alfa che omega. Dovresti metterti al sicuro- gli spiegò Ryunosuke.
- Io non me ne vado- dichiarò Chikara.
- Pensavo avessi detto che non volevi andare per lasciare ad altri il posto, però alla fine non potremo espanderci oltre al nostro attuale gruppo... Per te sarebbe meglio...-.
- Tanaka. Non hai capito. Io non ti lascio qui da solo-.
L'alfa si voltò verso di lui, sorpreso.
- Rimani per me?-.
- Non solo per te: voglio aiutare i nostri amici, voglio poter fare qualcosa per gli altri, voglio combattere. Tu ci stai mettendo tutto il tuo impegno: voglio farlo anch'io. Voglio combattere al tuo fianco- affermò Chikara.
Tanaka sorrise.
- Sei più forte di quanto sembri, Chikara. Hai iniziato a sottovalutarti di meno eh?- commentò.
Ennoshita arrossì appena.
- Non è che sono più forte. Solo... Voglio riuscire ad aiutarti- mormorò.
Tanaka si sporse verso di lui e lo bació, ed Ennoshita fu felice di ricambiare.
Il rasato mise la mano sulla schiena dell'altro e lo tirò verso di sé, facendo aderire i loro corpi.
- Sono felice di averti incontrato- ammise.
Tanaka aveva sempre cercato di combattere per i suoi amici, aiutando il più possibile, facendo ogni commissione che gli veniva affidata; ed era felice quando si rendeva utile.
Però, ogni tanto sentiva il bisogno di staccare, di prendersi una pausa, di rilassarsi un po' in un posto tranquillo; e quel posto lo aveva trovato tra le braccia di Ennoshita.
- Anche io. In qualche modo, mi hai dato più coraggio di quanto pensassi di averne- affermò Chikara.
- Tu sei coraggioso. Devi solo essere un pochino più sicuro di te stesso- rispose Ryunosuke.
- Non so quanto funzionerà ma... Ci proverò- mormorò Chikara.
La fiducia non era qualcosa che si acquisiva da un giorno all'altro, ma lui sapeva di aver già fatto passi avanti e non intendeva vanificare i suoi sforzi.
- Chikara ascolta, io al momento non posso stare davvero con te; siamo praticamente sotto attacco, e appena la situazione tornerà ad essere sicura riprenderò a lavorare per Daichi e Suga e avremo meno tempo per vederci. Però, una volta che la questione sarà sistemata, quando potrò starti vicino come meriti... Mi piacerebbe...- Ryunosuke aveva pensato a quel discorso tante volte, eppure in quel momento non riuscì a dirlo.
Aveva paura che l'altro rifiutasse, che non volesse aspettare, o che semplicemente si rendesse conto che non era ciò che desiderava.
Ennoshita allungò la mano e strinse quella di Tanaka.
- Rifammi questa proposta quel giorno, va bene? Ti assicuro che la risposta sarà positiva- dichiarò.
Se c'era una persona con cui voleva stare, qualcuno da cui voleva farsi mordere, quello era proprio Tanaka.
Il rasato sorrise e strinse l'altro a sé.
Ancora poco, e sarebbe stato libero di rimanere al suo fianco.
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