CAPITOLO XXIII.
L'argentato sentì un lieve aroma di cioccolato invadere la stanza ed aprí gli occhi.
Sorrise nel vedere il volto di suo marito addormentato di fronte a lui.
Da quando faticava a dormire per via della gravidanza, Daichi cercava sempre di farlo rilassare con il suo odore, e funzionava a meraviglia.
Ma anche il castano era stanco: soprattutto ora che Sugawara faticava a fare certe cose, si era trovato con il doppio delle responsabile, e per quanto fosse un ragazzo forte e volenteroso anche lui aveva bisogno di riposare.
Suga si avvicinò di più a lui, poggiandogli la testa sul petto.
Daichi da quando si era sposato aveva il sonno leggero: voleva potersi svegliare ogni volta che Suga aveva bisogno di lui.
Così, quando il marito lo sfiorò, aprì gli occhi di scatto.
- Stai bene? È successo qualcosa? Il bambino sta bene?- gli chiese; non si era neanche accorto di essersi addormentato.
Sugawara sorrise dolcemente.
- Va tutto bene, e il bambino scalcia come al solito. Torna a riposarti- gli rispose.
- Devo andare a controllare come stanno di sotto- mormoró, facendo per alzarsi.
- Daichi, sei stanchissimo; rimani a letto. Vado io, va bene? E non guardarmi in quel modo: so attraversarlo un corridoio- dichiarò, alzandosi.
- Sei sicuro?- gli chiese Daichi.
Era veramente stanco, ma non voleva assolutamente che l'altro si sforzasse troppo.
Sapeva che Suga era forte e giudizievole, forse anche più di lui, ma aveva troppa paura di perderlo per stare tranquillo.
Un tempo non aveva paura, quando avevano appena iniziato con la loro attività: pensava che insieme avrebbero sicuramente cambiato il mondo.
Ma le difficoltà erano sempre maggiori, e suo marito aspettava un bambino: non doveva accadergli nulla.
- Tu riposati- Koushi gli diede un bacio sulla fronte e rilasció un lieve odore di vaniglia per fare rilassare l'altro.
- Va bene- sussurrò Daichi, chiudendo gli occhi e riaddormentandosi subito.
Sugawara lo osservò per un attimo con sguardo dolce, prima di uscire dalla stanza e chiudere delicatamente la porta alle sue spalle.
Si diresse verso il soggiorno, dove si erano riuniti tutti gli altri.
Sul divano al centro, Asahi ed Ennoshita parlavano tranquillamente, come se non ci fossero Nishinoya, seduto sulle gambe del primo, Tanaka, vicino al secondo, e Yamamoto, in mezzo a loro, che facevano più casino di un gruppo di tifosi allo stadio.
Akashi stava usando il computer in un angolo, con di fianco Kenma che giocava sul telefono e Kunimi che li osservava in silenzio.
Yamaguchi stava parlando tranquillamente con Inuoka e Shibayama, mentre Iwaizumi se ne stava seduto di fianco alla finestra a guardare fuori.
- Suga! Che ci fai in piedi?- Ryunosuke si alzò e fece per andare verso di lui.
- Ho appena messo a letto un marito, non procurarmene un altro e stai con Ennoshita- lo riprese Koushi, con un tono che non ammetteva repliche.
Tanaka tornò seduto e Suga si guardò intorno.
- Hinata non è ancora arrivato?- chiese, leggermente preoccupato.
Proprio in quel momento, suonò il campanello.
Il silenzio caló nella stanza mentre Inuoka si allontanava per andare ad aprire.
- Buongiorno a tutti! È qui la festa?!- chiese Satori, entrando in casa.
- Ciao Tendou; Semi e Shirabu non sono con te?- gli chiese Koushi.
- Non li ho visti, mi ha detto il piccoletto arancione di venire qui- rispose Satori, mentre Inuoka richiudeva la porta.
- Hinata?- chiese Tadashi, e Kenma alzò lo sguardo dal telefono per seguire la conversazione.
- Esatto-.
- Dov'è adesso?- gli chiese Yu.
- Un alfa ci ha sentiti parlare e se n'è andato arrabbiato; il piccoletto mi ha detto di venire qui e l'ha seguito- raccontò Satori.
Una brutta sensazione si fece largo dentro tutti gli amici di Hinata, che conoscendo il suo passato avevano paura di fare quella domanda.
- Come si chiama l'alfa?- chiese Keiji, capendo che nessun altro l'avrebbe fatto.
- Era Tobio Kageyama-.
- Kageyama aspetta!-.
Il moro continuò a camminare, ignorando i richiami del più piccolo.
Aveva deciso di voler stare con lui, aveva deciso di provare a rinunciare al suo piano per rimanere al suo fianco, aveva cambiato idea solamente per rimanere con lui.
E allora perché? Perché Hinata voleva andarsene?
- Kageyama!- Shoyo fece uno scatto e si paró davanti all'altro.
- Cosa vuoi?- gli chiese il moro, in tono duro.
- Possiamo parlarne?-.
- Non c'è niente di cui parlare- Tobio cercò di riprendere a camminare, ma l'omega gli afferrò il polso e lo bloccò.
- Ho sopportato per giorni i tuoi comportamenti senza insistere per una spiegazione, hai fatto ciò che volevi con me fin quando non sei stato obbligato a dirmi che diamine volessi da Oikawa. Il minimo che tu possa fare ora è provare ad ascoltarmi- dichiarò.
Kageyama non avrebbe voluto, ma sapeva che il discorso di Hinata era sensato.
E soprattutto, voleva capire cosa stesse succedendo.
- Seguimi- ordinò, liberandosi dalla sua presa e riprendendo a camminare.
Erano vicini al tetto in cui andavano insieme durante il giorno; fu lì che Kageyama si diresse, seguito dall'arancione.
Come al solito, i due si sedettero sul tetto, l'omega tra le gambe dell'alfa, che lo teneva stretto a sé.
- Te ne andrai davvero?- sussurró.
Proprio adesso che stava iniziando a trovare qualcosa di più importante del potere che desiderava, qualcuno a cui teneva davvero... Se ne sarebbe andato.
- Io... Sento che qui non c'è niente per me. Ho sempre cercato di sorridere ed essere felice per la mia sorellina ed i miei amici, sperando che un giorno sarei riuscito ad esserlo felice. Quando mi è stata offerta l'opportunità di andarmene... Ho capito che era la cosa giusta da fare. Non è per te, davvero-.
- Però mi stai lasciando comunque- sussurrò Tobio.
- Sei l'unico motivo per cui vorrei rimanere- ammise Shoyo.
- Allora perché...-.
- Ma non posso farlo. Non sarebbe giusto nei miei confronti. Io con te sto bene ma... Il mio futuro non è qui-.
- Quindi non è con me-.
- Non sei tu il problema Kageyama-.
- Allora portami con te-.
Hinata si voltò di scatto, per vedere se stesse scherzando, ma il corvino era incredibilmente serio.
- Perché?-.
- Non sei l'unico ad odiare la vita qui. Suona strano, detto da un alfa?-.
Hinata ripensò alla situazione di Oikawa e Iwaizumi e scosse la testa.
- No, non suona strano-.
- Te l'ho detto, neanche la mia vita qui è facile. Adesso che sei arrivato tu, la parte di me che punta solo al potere si sta rimpicciolendo sempre di più. Non perché non mi interessi più, ma perché sento che non avrebbe senso se non lo condivido con te- ammise Tobio.
Hinata sentí il cuore sussultare appena: non pensava di contare così tanto per l'altro.
- Il mio metodo non è molto... Legale. Se si sapesse, metterei nei guai tutti i miei amici- sussurrò Shoyo, abbassando leggermente lo sguardo.
- Piccolo. Guardami-.
Hinata alzò di scatto la testa, più per la sorpresa del nomignolo che per "l'obbligo" in sé.
Kageyama uní dolcemente le loro labbra.
- Parla con chi devi parlare. Non sono una minaccia, te lo giuro: non voglio più fare niente che possa ferirti. Anzi, forse posso anche aiutarvi. Se c'è una possibilità di venire con te... Voglio sfruttarla- dichiarò.
Hinata sorrise e lo bació nuovamente: era la prima persona che mostrava così tanto di tenerci a lui.
Certo, aveva i suoi amici; ma finalmente, sentiva di avere anche qualcuno con cui provava quel qualcosa di diverso.
E non voleva rinunciarvici.
Kagayema affondò una mano tra i suoi capelli ed approfondí il bacio, ma in quel momento il cellulare di Hinata suonò.
- Non puoi rispondere dopo?- si lamentò il moro, mordendogli appena il labbro inferiore.
Hinata ansimò lievemente mentre la bocca dell'altro passava a baciargli il collo.
- Potrebbe essere importante- sussurrò, tirando fuori il cellulare dalla tasca.
Kenma.
Si affrettó a rispondere.
- Pronto Kenma?-.
- Shoyo. Vieni qui. Ora-.
Hinata si alzò di scatto.
- È successo qualcosa?- chiese, preoccupato dal tono serio dell'amico.
- Dobbiamo parlare- dichiarò.
Hinata si sentì gelare il sangue nelle vene: aveva pensato fosse accaduto qualcosa di grave, ma era palese che l'amico ce l'avesse con lui.
- Adesso?- chiese, lanciando un'occhiata a Kageyama, che si era alzato a sua volta.
Per un attimo, non ottenne risposta.
- Shoyo. Sappiamo che sei con Kageyama- affermò Yu.
Hinata non rispose. Non voleva mentire ai suoi amici, non gliel'aveva tenuto nascosto per un motivo preciso; è solo che...
- Si, sono con lui- dichiarò Tobio.
Si sentì qualche mormorio dall'altra parte della stanza.
- Se gli hai fatto qualcosa ti uccido- ringhiò Yu.
- Ragazzi, non mi ha fatto niente, lo giuro. È che ha sentito che voglio andarmene e... Ma non gli ho detto niente! Non l'avrei mai fatto senza di voi-.
- So che mi odiate. Ma non rinuncerò a lui per questo- dichiarò Tobio.
- Io ti...-.
- Yu, risolviamola con calma, ok?- Asahi riuscì a malapena a calmare il suo ragazzo, mentre Ennoshita teneva buoni Tanaka e Yamamoto.
Sugawara prese il telefono.
- Hinata, venite qui. In ogni caso sarebbe stato pericoloso farti venire da solo. Poi ci racconti bene cosa succede e vediamo come agire, va bene?- propose.
- Va bene, arrivo. Non so se Iwaizumi-san sia lì, ma in caso... Potresti dire loro ciò che sai?- mormorò Shoyo.
Ci fu un attimo di silenzio.
- Va bene- disse infine l'interpellato.
- Grazie mille. Ci vediamo tra poco- Shoyo mise giù la chiamata e si voltò verso Kageyama.
- Meglio muoverci, o ti ammazzano davvero- dichiarò.
- Non li biasimo. Ma questo non mi fermerá- affermò Tobio.
Hinata sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
- Vedrai che ti apprezzeranno anche loro come sto facendo io- sussurrò, prima di iniziare a scendere dal tetto.
Kageyama lo osservò; chiunque altro non l'avrebbe mai perdonato, eppure lui non solo l'aveva fatto, ma era anche rimasto con lui.
Una volta scesi dal tetto, Kageyama prese Hinata per mano.
- Fammi strada- ordinò.
Hinata sorrise ed iniziò a camminare.
Sperava solo che i suoi amici capissero la situazione... E sperava anche, che con il consiglio andasse tutto bene.
Ushijima, non appena entrò nella stanza, capí subito che qualcosa non andava.
Innanzitutto, era l'ultimo, cosa che non accadeva mai.
Tsukishima arrivava sempre in perfetto orario, Bokuto e Kuuro arrivavano lì di corsa perché si erano fermati da qualche parte a parlare, e Oikawa faceva la diva che arrivava per ultima.
Invece, erano già tutti lì; e se di solito prendevano quelle riunioni abbastanza sottogamba, quel giorno sembravano seri.
Ushijima si sedette al suo posto.
Aspettarono qualche minuto, fino all'ora ufficiale dell'inizio del consiglio.
- Possiamo iniziare. La riunione di oggi è sulla legge Delta: avete tutti il foglio con scritta la legge vero?- chiese Toru.
Tutti annuirono e osservarono i fogli che avevano davanti.
In realtà, Ushijima era l'unico che lo stava guardando; gli altri sapevano già cosa dicesse.
Il ragazzo avrebbe voluto capire cosa ci fosse che non andava, ma decise di aspettare.
Finito di leggere, appoggiò il foglio sul tavolo.
- Ushijima. Abbiamo una questione seria di cui parlarti- dichiarò Toru.
- Lo avevo immaginato-.
Il castano lo guardò male; lo aveva sempre trovato parecchio irritante, ma quel giorno non poteva permettersi una litigata.
- Noi tutti in realtà eravamo già a conoscenza della legge Delta. Intendiamo rifiutarla e fare in modo che anche il Consiglio lo faccia, o almeno che la rimandi, per fare capire al Lambda che è una follia; ma per farci sentire da loro, abbiamo bisogno anche del tuo voto- affermò Tetsuro.
- Non capisco. Questa legge potrebbe risolvere molti problemi: essendo obbligati a trovarsi presto un omega, gli alfa matureranno molto prima- fece notare Wakatoshi.
Gli altri tre lanciarono un'occhiata a Tsukishima.
- Sarebbe corretto se tutti gli alfa avessero buonsenso; ma questa legge obbliga solo gli omega a trovare un alfa permanente entro i diciannove anni. Questo significa che gli alfa non hanno alcun vincolo, anzi ci saranno degli omega che non avranno mai l'occasione di trovarsi un alfa-.
Ushijima rimase sorpreso dal fatto che fosse stato il biondo, solitamente sempre silenzioso, a parlare, ma non lo fece vedere.
- Pensavo fossi d'accordo con me sul fatto che gli omega devono sapersela cavare da soli. Il nostro compito è mandare avanti le nostre stirpi, non proteggere gli omega-.
- Si, su questo hai ragione. Ma basta guardarsi intorno per notare che sono proprio gli alfa a negare la protezione agli omega. Magari noi cinque non lo facciamo, ma rappresentiamo tutta la comunità dei giovani alfa e in quanto tali siamo colpevoli quanto loro. Non ti è mai capitato di vedere il trattamento riservato ad un omega e pensare che fosse ingiusto?-.
Il pensiero di Ushijima corse subito a Tendou.
Con lui, l'aveva pensato: che lo trattavano in modo più che ingiusto.
Ma aveva anche pensato di non poterci fare niente... Non più di quanto avesse fatto almeno.
Tsukishima decise di continuare.
- Inoltre, questa legge va a danno anche della nostra città. Matrimoni tra giovani significa che molti inizieranno a procreare prima, e questo porterà non solo un aumento della popolazione che Beta ed i villaggi intorno non possono sostenere, ma anche un aumento di alfa che pretenderanno di entrare a fare parte delle famiglie nuove. La possibilità che nasca un alfa è più alta se i genitori sono giovani: il ruolo della nobiltà sarebbe completamente compromesso. Tra l'altro, visto che è un obbligo solo per gli omega, gli alfa superata l'età dei diciannove anni potrebbero usare come scusa il fatto che gli omega siano più piccoli per non sposarsi mai, e questo va contro anche alle tue convinzioni personali-.
Ushijima fissò i quattro ragazzi nella stanza: erano più che decisi.
Potevano respingere la legge anche senza di lui, ma senza il suo voto a sfavore il consiglio non li avrebbe mai ascoltati; avevano bisogno di lui.
Sapeva che gli stavano nascondendo qualcosa, e avrebbe voluto capire cosa.
Osservò la legge che aveva davanti e gli venne in mente Tendou: un ragazzo che, nonostante il modo in cui era stato trattato, credeva ancora in un amore vero e forte.
Un ragazzo che, se quella legge fosse stata approvata, sarebbe stato costretto a fare una scelta: sposarsi con qualcuno a caso, o vivere come stava facendo ora per il resto della sua vita.
E data la sua reputazione, dubitava che qualcuno l'avrebbe sposato così su due piedi.
Si trovò a pensare che probabilmente c'erano molti altri Tendou, lì fuori: ragazzi con ancora delle speranze, che sarebbero state infrante con l'attivazione di Delta.
Tsukishima aveva ragione: quella legge era una follia.
- Non la approverò- dichiarò Wakatoshi.
- Grande Tsukki! L'hai convinto!- esclamò Koutaro, sollevato.
- Aspetta Bro- mormorò Tetsuro: aveva capito che non era finita, e le espressioni serie di Tsukishima e Oikawa glielo confermarono.
- La mia decisione non cambierà, ma voglio sapere cosa sta succedendo: come facevate a sapere della legge? Cosa state organizzando? Bokuto, Kuuro: voi due non siete mai stati troppo attenti alle regole: perché proprio ora?- chiese Wakatoshi.
- Abbiamo incontrato delle persone speciali per noi- affermò Tetsuro.
- Persone che noi terremo al sicuro, ma sappiamo che molti altri non hanno questa fortuna. E vogliamo aiutarli il più possibile. L'amore non è qualcosa che può essere obbligato da una legge: arriva quando arriva. Non è giusto che gli omega debbano andare alla disperata ricerca di qualcuno che li voglia solo per non dover continuare a subire per tutta la vita ingiustizie con chi convivono già per troppo tempo. È già sbagliato di base che gli alfa facciano agli omega tutto ciò che vogliono: se la situazione peggiorerà ancora... Questa non si potrà più definire una società di esseri umani- dichiarò Koutaro.
A Kuuro sfuggì un sorriso; solitamente era lui a fare i discorsi seri, ma sapeva che quando la si buttava sul sentimentale il suo migliore amico era molto più convincente.
Per un semplice motivo: Bokuto non ci pensava troppo, diceva semplicemente ciò che pensava.
I suoi erano sentimenti puri e genuini, era impossibile non rendersene conto e non trovarsi d'accordo con lui.
Infatti, Ushijima annuì; aveva una mentalità diversa dai due alfa, ma capiva cosa intendessero.
Si voltò verso Oikawa.
- Questa legge sarebbe vantaggiosa per te. Hai sempre puntato ad avere un branco di omega al tuo servizio: sapendolo, molti verrebbero da te a chiederti aiuto, una volta finito il tempo a loro disposizione. Perché non te ne approfitti?-.
Il castano fece una smorfia.
- Il potere è bello, ma c'è una cosa a cui tengo molto più del potere-.
- A Oikawa Toru-.
- A Hajime Iwaizumi. Sei stato il primo a scoprirci, quindi non fingere che la cosa ti stupisca; non lo facciamo per gioco Ushijima, noi ci amiamo davvero. Le persone non dovrebbero rinunciare a stare con chi amano-.
Uhsijima, ancora più di Kageyama, era l'ultima persona a cui Oikawa avrebbe rivelato i suoi sentimenti.
Ma non poteva rischiare, doveva essere sincero. Per poter stare con lui.
- Siete due alfa-.
- E allora? Potrai anche dirmi che per procreare c'è bisogno di un alfa e un omega; ma procreare e amare sono due cose diverse-.
A questo, Ushijima non poté ribattere.
Dopotutto, neanche lui avrebbe mai creduto di trovarsi a mordere un omega senza l'obiettivo di mandare avanti la sua stirpe.
Ma quando quel ragazzo dai capelli rossi era andato da lui a chiedergli aiuto, non era riuscito a resistere.
Sua madre non avrebbe mai approvato... Gli lasciava libertà, è vero, ma l'aveva sentita criticare più volte persone come Tendou e dubitava che l'avrebbe accettato, anche se lui sapeva per certo che il rosso non era una brutta persona, anzi.
- E tu, Tsukishima? Non ti è mai importato molto della società- continuò Wakatoshi, spostando lo sguardo sul biondo.
- Si, è vero: fino a poco fa, mi era indifferente. Ma hanno attaccato un innocente solo per dare fastidio a me; volevano farlo per divertirsi, eppure hanno procurato dei traumi ad un ragazzo che non ha mai fatto del male. Penso anch'io che gli omega debbano riuscire a combattere da soli, e io, in quanto Kei Tsukishima e non come rappresenta degli alfa, non ho mai fatto nulla contro di loro, per cui sono a posto con la coscienza. Ma alcuni di loro hanno bisogno d'aiuto, di una spinta, perché da soli non possono farcela: in quanto rappresentante degli alfa, non posso più passarci sopra-.
Tsukishima parlò con il suo solito tono, quello di una persona che parla solo tramite i fatti senza badare ad altro.
Eppure, lo notarono tutti: c'era qualcosa di diverso, Tsukishima aveva parlato anche per rabbia, tristezza, voglia di aiutare quel ragazzo di cui alcuni di loro sapevano il nome, di non vederlo più soffrire.
Ushijima rimase per un attimo in silenzio.
Di nuovo, aveva pensato a Tendou: era vero, lui non aveva fatto niente di male, ma ancora più degli altri si trovava a vivere l'inferno.
E lui lo stava aiutando.
Quindi perché loro non potevano fare lo stesso per persone a cui tenevano?
- So che c'è ancora molto che mi state nascondendo, ma non indagheremo oltre. Vi ringrazio per aver risposto alle mie domande. Possiamo votare o c'è altro di cui discutere?- chiese Wakatoshi.
- Io ho un'ultima domanda- dichiarò Tetsuro - non è che tu sai qualcosa dei recenti attacchi?-.
- Attacchi?-.
- In meno di una settimana, quattro omega del nostro gruppo sono stati attaccati da degli alfa, uno anche mentre era in compagnia di un alfa... E l'alfa che ha morso l'omega che avrebbe dovuto sposare Oikawa è sparito. Abbiamo il giusto sospetto che ci sia qualcuno dietro tutto questo, che qualcuno voglia metterci i bastoni tra le ruote nel nostro... Piano protezione omega, diciamo. Tu ne sai qualcosa?- gli spiegò il corvino.
Ushijima ci pensò un attimo.
- Non so niente. A dire la verità, l'unico attacco di cui sono a conoscenza è stato quello contro Tsukishima-.
- Yamaguchi. Hanno attaccato Yamaguchi- ribatté il biondo.
Ushijima lo fissò per un attimo.
- Contro Yamaguchi. Perché pensate che io sappia qualcosa?-.
- Be', per organizzare così facilmente attacchi ed essere sicuro che non verrai arrestato devi essere molto sicuro di te. Devi avere un grande potere, essere un semplice alfa non basta: e noi sappiamo per certo che nessuno di noi cinque ha commissionato gli attacchi. Rimane sono da pensare che sia qualche alfa aristocratico nuovo che sta per diventare puro- spiegò Toru.
- Veramente, c'è un'altra possibilità- rispose Wakatoshi.
- E quale sarebbe?- gli chiese Koutaro.
- Le famiglie pure ufficiali sono cinque da tempo, ma a volte, per discutere le questioni più importanti, quando non si riesce a prendere una decisione definitiva, viene chiamata un'altra famiglia. Una che non è completamente pura, ma sta per diventarlo o ha qualche particolarità che la rende forte- spiegò il primo.
- E ce n'è una anche adesso?- chiese Koutaro.
- C'è sempre, anche se viene chiamata poco- rispose Tetsuro.
- Quella che c'è adesso è piuttosto potente- mormorò Toru.
- Pensavo che quella famiglia non contasse più da tempo; non avevano avuto dei problemi ed era stata sospesa dalla carica?- commentò Kei.
- Si, avevano commesso un crimine non da poco: l'omicidio di un alfa, per di più di una famiglia aristocratica nuova; si pensa l'abbiano fatto perché temevano che rubassero il posto alla loro- spiegò Wakatoshi.
- Ho sentito questa storia. Erano i gemelli alfa, no? Sono stati eletti proprio perché è raro avere due gemelli alfa- commentò Tetsuro.
- Oh, ne ho sentito parlare anch'io! Tsukki com'è che si chiamavano?-.
- I gemelli Miya-.
I gemelli Miya, rientrati in città dopo anni di esilio per l'omicidio di un'alfa; non si fermano davanti a niente, pur di ottenere il potere e salire al governo.
- Proprio loro dovevano capitarmi davanti?- mormorò Yutaro.
Tossí, sentendo male alla gola; era quasi disitratato, lo nutrivano appena.
Chiuse gli occhi: era stanco, e allo stesso tempo aveva paura di dormire.
Era buio. Da quanto tempo era lì? Troppo.
Ma almeno, a lui non avevano fatto del male.
- Akira, spero che tu stia bene- sussurrò, prima di addormentarsi.
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