CAPITOLO XXII.
Il ragazzo inciampò e cadde nuovamente; rimase un attimo con le mani e le ginocchia appoggiate all'asfalto, e quando la testa smise di girargli si tirò su nuovamente.
Vedeva il mondo storto e non riusciva a camminare dritto, ma continuò ad andare avanti.
Voleva arrivare alla sua meta.
Ne aveva bisogno dopo...
Soffocò un singhiozzo. Non gli importava che lo vedessero, tanto l'avrebbero guardato male comunque.
Voleva solo arrivare.
Aveva bisogno di quel tocco gentile, di sentirsi, per una volta, importante.
Aveva bisogno di lui.
Aveva bisogno d'aiuto.
Rischió di cadere nuovamente, ma vedendo la casa a cui si stava dirigendo poco distante riuscì a rimanere in piedi.
Continuò a barcollare, ma non cadde più e riuscì ad arrivare davanti alla porta.
Suonò il campanello, ignorando il fatto che se ci fosse stata la madre probabilmente l'avrebbe mandato via; lui non l'avrebbe fatto, non lui.
- Chi è?-.
Per fortuna, fu proprio il ragazzo ad aprire la porta.
- Wakatoshi-kun!- Satori praticamente si lanciò in braccio all'alfa, sentendosi subito meglio.
- Tendou? È sangue quello?-.
Per la prima volta, Ushijima si sentiva veramente preoccupato: Tendou aveva il labbro spaccato, la maglietta strappata e un taglio piuttosto profondo sulla spalla, da cui usciva del sangue.
- Non è importante il sangue! È importante che adesso siamo insieme!- esclamò Satori, mentre, senza staccarsi da Ushijima, chiudeva la porta alle sue spalle con un calcio.
- Vieni, te lo disinfetto- Wakatoshi non fece in tempo a fare un passo che si trovò le labbra di Tendou sulle sue.
Tendou sapeva bene come baciare, lo aveva imparato da tempo, ma a colpire Ushijima non fu quello: l'omega stava tremando.
- Tendou- lo chiamò.
- Cosa c'è, Wakatoshi-kun? Non dirmi che non ti è mai venuta voglia di testare la mia bravura- commentò il rosso, in tono seducente.
- Tendou. Sei venuto qui per il sesso?-.
Il rosso continuò a sorridere per qualche istante, poi il sorriso gli svanì dalle labbra ed abbassò la testa.
- Sei stato l'unico ad usare un tocco gentile con me, a trattarmi come una persona. Avevo bisogno di vederti- ammise.
Ushijima annuì; anche se non lo mostrava, era sollevato dal fatto che l'altro gli avesse detto la verità.
- Vieni- gli disse, voltandosi ed iniziando a camminare.
- Non disturbo?- gli chiese Satori, seguendolo.
Dopotutto, era tarda notte.
- Questo dovresti chiederlo prima di entrare in casa di qualcuno. Comunque, mia madre è fuori: domani ci sarà un consiglio importante e devono discuterne- spiegò Wakatoshi.
- E a te? Disturbo?- gli chiese il rosso.
- Sono sempre disponibile per aiutare- rispose l'alfa, mentre entravano in bagno.
- Siediti. Riesci a toglierti la maglietta?- gli chiese Wakatoshi, mentre prendeva il necessario per disinfettare le ferite e dell'altro.
- Quello che ne rimane- commentò Satori, iniziando a levarsi la maglietta.
Ignorò il dolore di alcuni tagli: la sbronza aiutava a non pensarci.
Ushijima tornò verso di lui.
- Farà male- lo avvisó.
- Ci sono abituato- rispose Satori.
Come prima cosa, Ushijima gli disinfettó il taglio che aveva sulla spalla, per poi fasciargliela.
Dopodiché, passó ai tagli sparsi in giro per il corpo.
- Non sei curioso di sapere cosa sia successo?- gli chiese Satori.
- Se ti va di raccontarmelo, ti ascolteró- dichiarò Wakatoshi.
In realtà, era stranamente curioso: voleva capire cosa fosse successo a quel ragazzo, come avesse fatto a ridursi così, ma non voleva obbligarlo a parlarne.
- Per gioco- dichiarò Satori.
Ushijima si fermò per un attimo ed alzò lo sguardo.
- Gioco?-.
- Agli alfa piace giocare con gli omega. Hanno pensato che fosse una buona idea vedere quanto impiegassi ad ubriacarmi. Dopo ricordo solo la presenza di un coltello e di essermi risvegliato da solo-.
Era certo di non essere svenuto durante il rapporto, ma probabilmente dopo era crollato per la stanchezza e la sbronza.
- Perché non gli hai chiesto di fermarsi?-.
- Mi avrebbero ascoltato?-.
Ushijima non rispose: conosceva la risposta.
- Shirabu mi ha detto che tu non mordi gli omega- commentò Satori.
- Conosci Shirabu?-.
- L'ho conosciuto. All'apparenza è un po' scontroso, ma è un bravo ragazzo... Semi semi invece è proprio gentile!- esclamò il ragazzo.
- Vero- concordò Wakatoshi.
Aveva conosciuto quei due ragazzi anni prima, e Semi era nella sua classe; era sempre piacevole passare del tempo con loro.
- Come mai?-.
- Trovo insensato legare a te qualcuno senza motivo. Il mio obiettivo è mandare avanti l'eredità della famiglia. Non critico chi come Oikawa si crea dei seguaci, ma lo trovo poco utile al mantenimento della stirpe- spiegó l'alfa.
- Non lo faresti neanche per proteggere qualcuno?-.
- Come mi aveva chiesto Shirabu? Non avrebbe senso. Gli omega dovrebbero proteggersi da soli. Io ho bisogno di qualcuno di forte che mandi avanti la mia stirpe, non di qualcuno da proteggere- ribatté Wakatoshi.
- Cosa ne pensi del mio potere magico?-.
Ushijima non impiegò molto a capire che parlava della sua capacità di capire se una persona fosse alfa o omega prima del tempo.
- Che è utile conoscere prima certe informazioni, per potersi organizzare in tempo. Se per esempio i Kunimi avessero saputo che il figlio sarebbe stato un omega, avrebbero organizzato l'unione con gli Oikawa prima e Oikawa non avrebbe avuto il tempo di trovargli un altro alfa- commentò Wakatoshi.
- Mi sembri molto informato su Oikawa-.
- È il nobile più imprevedibile: Tsukishima segue le regole, Kuuro e Bokuto si danno più libertà ma sanno come funziona; Oikawa è l'unico a fare qualcosa di... Diverso-.
Tendou preferí non continuare con l'argomento Oikawa.
- Quindi, trovi il mio potere utile? Anche se non per mandare avanti la tua stirpe... Mi riterresti utile al tuo fianco?-.
Tendou sapeva bene che gli Ushijima non avrebbero mai scelto una puttana con una reputazione orribile e "poteri" strani come marito per il figlio; ma solo con Ushijima si sentiva al sicuro e apprezzato, e stava iniziando a pensare di non voler rinunciare a quelle sensazioni.
- Pensavo non volessi farti mordere- gli fece notare l'alfa.
- Si ma tu sei speciale. Perché non facciamo un periodo di prova? Puoi chiedermi di fare ciò che vuoi e lo farò- dichiarò il rosso.
- Se vuoi protezione, chiedila ad Oikawa-.
- Non voglio Oikawa. Voglio te-.
Uhisjima lo guardò negli occhi.
- Perché?-.
- Perché mi fai sentire speciale- ammise Satori.
- E non pensi che farti mordere a caso in una sera qualunque elimini questa nozione di "specialità"? È una situazione piuttosto normale- gli fece notare Wakatoshi, voltandosi per ritirare il disinfettante.
Tendou non si era neanche accorto che aveva finito; si era più concentrato sul "qualcuno si sta prendendo cura di me".
Tendou si alzò e, quando l'alfa si girò, gli appoggió le braccia sulle spalle.
- Non ho mai fatto niente di normale. Voglio sentirmi speciale... Facendo qualcosa di normale. Che ne dici, Wakatoshi-kun?- sussurrò, prima di poggiare nuovamente le labbra sulle sue.
Questa volta, Ushijima ricambiò il bacio, poggiando inoltre le mani sui fianchi dell'altro.
Era rimasto sorpreso dalla semplicità dell'altro, dai suoi desideri, da come era riuscito a fargli pensare che ciò che stava per fare fosse giusto.
Amava la sincerità, e non voleva che l'altro mentisse; per questo lo allontanò leggermente da sé, staccandosi dal bacio.
Lo fissò con sguardo di rimprovero, come a dirgli "non devi fingere che ti piaccia solo per convincermi a morderti".
Ma lo sguardo di Tendou era tranquillo, il suo sorriso era vero: "non sto fingendo".
Con forza, ma sempre con gentilezza, Ushijima tirò Tendou verso di sé e si chinò verso la sua spalla.
Senza esitazione, lo morse.
Tendou chiuse gli occhi e il suo sorriso aumentò: faceva male, ma era il dolore più bello che avesse mai provato.
Quando finì, Ushijima tornò a guardarlo negli occhi.
- Cosa vuoi ordinarmi di fare, mio alfa?- gli chiese Satori.
- Devi vivere per te stesso, Tendou- dichiarò Wakatoshi, sottraendosi alle braccia dell'altro.
Tendou rimase piuttosto sorpreso da quella frase.
- Stanotte dormi qui, ormai è tardi. Ti preparo il futon- l'alfa sparì dalla stanza.
Tendou si voltò verso lo specchio ed osservò il morso.
Un amore vero... Probabilmente, Ushijima non avrebbe mai ricambiato.
Ma almeno, prima di andarsene, aveva potuto realizzare il suo amore.
Uscì dal bagno ed andò verso la camera da letto.
- Domani devo andare al consiglio, quindi dovrai tornare a casa- lo informó l'alfa.
- Nervoso?-.
- Ce n'è motivo?-.
Non c'era motivo di essere nervosi, eppure Tsukishima non riusciva a prendere sonno.
Sapeva bene che convincere Ushijima dipendeva da lui, ma sapeva anche di potercela fare.
Però, quello che stava succedendo in giro lo preoccupava: e soprattutto, lo preoccupava lasciare Yamaguchi.
Non si era ancora ripreso del tutto dall'attacco, anche se diceva di stare bene.
Inoltre, in quei giorni era rimasto a casa sua, ma non sarebbe potuto essere sempre al suo fianco: doveva aiutarlo a trovare un modo per combattere anche da solo.
Chiuse nuovamente gli occhi: doveva dormire o il giorno dopo non sarebbe riuscito a combinare niente.
Qualcosa però interruppe nuovamente il suo tentativo di prendere sonno: dei singhiozzi.
Tsukishima si alzò di scatto; erano in casa in due, quindi sapeva bene a chi appartenevano, anche perché non era la prima volta che succedeva.
Entrò nella stanza di Yamaguchi: lo trovò sdraiato, con gli occhi chiusi, il corpo sudato che si dimenava mentre con le mani stringeva le coperte.
- Yamaguchi- raggiunse l'omega e provó a chiamarlo, ma l'altro non lo sentì.
- Tadashi, svegliati- lo scosse leggermente per una spalla e Yamaguchi sbarró gli occhi.
Si guardò per un attimo intorno, e si tranquillizzó vedendo che era nella sua stanza e c'era solo Tsukishima con lui.
- Scusami Tsukki, ti ho svegliato?- gli chiese.
Tsukishima alzò gli occhi al cielo.
- Taci Yamaguchi, ti ho già detto che non devi scusarti e ringraziare per tutto-
- Scusami Tsukki-.
Il sorriso del verde era talmente sincero che il biondo non replicò.
- Il solito incubo?- gli chiese.
Yamaguchi annuì.
- Però alla fine arrivi sempre tu a salvarmi, Tsukki; mi tiri sempre fuori da lì. Grazie- sorrise nuovamente e Tsukishima si sentì quasi arrossire.
Quasi.
- Vediamo se riesco ad evitare che tu ci finisca- superó il letto e andò dall'altro lato, dove c'era un po' più si spazio, e si sdraiò di fianco al verde.
Yamaguchi arrossì.
- Sicuro? Se sei più comodo puoi tornare di là- gli propose.
- Dormi Yamaguchi- rispose Kei.
Yamaguchi annuì e chiuse nuovamente gli occhi.
- Sei nervoso per domani?- gli chiese.
- No. Tu?-.
- Se tu sei tranquillo, so che posso stare tranquillo-.
- Non dovresti fidarti così tanto, appena mi conosci- gli fece notare Kei.
- Però mi stai aiutando. Grazie, Tsukki-.
Quella volta, il biondo non ribatté.
- Dormi, Yamaguchi- iniziò a rilasciare una lieve fragranza al limone che tranquillizzó subito l'omega.
- Buonanotte, Tsukki- sbiascicó, prima di addormentarsi.
Non stava emettendo feromoni, ma Tsukishima sentì comunque un lieve odore di fragola.
Chiuse gli occhi e riuscì ad addormentarsi anche lui.
- Non sono praticamente riuscito a dormire- borbottò Kenma.
- Perché mi guardi come se fosse colpa mia...?-.
- Chi è che continuava a palparmi il culo?-.
- E chi continuava a profumare di torta di mele?-.
- E chi mi ha proibito di prendere gli inibitori fino a stamattina?-.
- Hai un profumo troppo buono! E poi, mi ero appena scaricato, ero certo che non ti sarei saltato addosso- dichiarò Tetsuro.
- Anche perché il mio corpo ha dei limiti- borbottò il biondo.
- Vedremo di superarli- dichiarò il moro, facendo passare un braccio attorno alla vita del minore e tirandolo verso di sé.
Si fermò di fronte alla farmacia.
- Sicuro che tu non possa entrare da solo?- mormorò Kenma.
- Io non posso rimanere incinto. Lo sai: per averla ci devono essere sia l'alfa che l'omega- dichiarò Tetsuro.
Un omega non poteva richiedere la pillola per abortire se non era in compagnia di un alfa: anche se nessuno dei due voleva il bambino, l'alfa poteva disfarsene le mani semplicemente non mordendo l'omega.
C'era un'altra regola: se un bambino nasceva mentre l'omega aveva un morso, automaticamente il figlio diventava dell'alfa a cui apparteneva il morso, anche se aveva un altro padre.
- Facciamolo- Kenma si sentiva un po' più sicuro se aveva Kuuro di fianco.
Il corvino gli diede un bacio sulla testa prima di aprire la porta della farmacia.
Si diresse verso il bancone, senza lasciare la vita di Kenma.
- Buongiorno. Vorremmo una pillola abortiva- disse, a voce bassa, in modo che solo la commessa con cui stava parlando lo sentisse.
Sapeva che Kenma si sarebbe imbarazzato ancora si più se avesse parlato a voce alta.
La commessa guardò il biondo, che si strinse leggermente a Kuuro.
- Lei sarebbe il presunto padre?- gli chiese.
- Si-.
Probabilmente in un altro caso sarebbe servita una conferma, ma dato che tutti conoscevano Kuuro Tetsuro, la commessa si limitò a prendere la pillola.
Obbligò Kenma a prenderla lì, ma il biondo sapeva già che era obbligatorio, per cui non ebbe problemi.
- Aspetteremo ancora un po' per un baby Kenma- dichiarò Tetsuro mentre uscivano.
- Chi ti dice che io voglia un figlio?- gli chiese Kenma.
- Avremo tempo per parlarne. Ma per adesso, ti porto a divertirti- affermò il moro, fermandosi.
- Non sono un cagn...- Kenma si bloccó quando vide dove fossero.
- Ma questa... È una sala giochi?!- esclamò, voltandosi verso Kuuro.
- Esattamente. So che non ti piace stare in mezzo alle persone, ma di giorno solitamente c'è poca gente, inoltre qui si possono provare i giochi che usciranno tra poco per cui...-.
Kuuro non riuscì a finire perché Kenma letteralmente gli saltó in braccio e lo bacio.
- Grazie- sussurrò.
È vero, odiava stare in mezzo alla gente, ma aveva sempre voluto provare a visitare uno di quei posti.
E con Kuuro, si sentiva al sicuro.
- Entriamo!- esclamò, prendendo Kuuro per mano e dirigendosi all'ingresso.
Il suo entusiasmo venne smorzato dalla guardia all'ingresso.
- Quest'omega la sta importunando?- chiese a Kuuro.
- Neanche un po'. Può farci entrare, per favore?- rispose il moro.
L'uomo squadrò Kenma da capo a piedi.
- Non ha il morso- fece notare.
- Penso si senta abbastanza bene il mio odore su di lui. E poi, quest'assenza durerà ancora per poco- dichiarò Tetsuro.
- Kuuro!- Kenma, ignorando completamente la presenza dell'uomo, fulminò il corvino con lo sguardo.
- Che c'è Kitty? L'hai detto anche tu no?- gli ricordó.
Kenma arrossì leggermente.
- Lei è il figlio dei Kuuro?-.
- Esatto. Ci fa passare ora o devo andare a parlare direttamente con il suo capo?- gli chiese Tetsuro.
- Entrate pure- rispose l'uomo.
- Bene- Tetsuro serrò la presa sulla mano di Kenma ed andò verso la sala principale.
- Divertiti pure Kitty: ci penso io a proteggerti- gli disse.
Kenma, preso dall'emozione, gli lasciò un bacio sulla guancia prima di lasciargli la mano ed andare in giro per la sala.
- Guarda, questo è l'ultimo modello! Pensavo uscire tra sei mesi! Non ci credo, hanno aggiunto altre skill? Ma quello è il mio personaggio preferito!-.
Kuuro non poté fare a meno di sorridere mentre osservava Kenma correre in giro per la stanza.
I pochi alfa che c'erano dentro continuavano a guardarlo, ma bastava la presenza di Kuuro per tenere tutti lontani.
Per la prima volta in vita sua, Kenma riuscì a divertirsi in un luogo pubblico senza avere paura.
- Com'è divertente!- esclamò Yu, ridendo, aggrappato alle spalle di Asahi.
- Ci hai preso gusto ad usarlo come mezzo di trasporto?- rise Ryu, che camminava di fianco a loro con un braccio attorno alle spalle di Ennoshita.
- È comodo- dichiaró Yu, poggiando la testa su quella di Asahi.
- Com'è la convivenza?- chiese Chikara.
- I miei genitori adorano Nishinoya e lui aiuta molto in casa- rispose Asahi.
Si erano trovati subito bene a vivere insieme, e anche se pensavano di trasferirsi solo loro il prima possibile, era bello che Nishinoya andasse così d'accordo con i suoi futuri suoceri.
- Però ammettilo che i tuoi momenti preferiti è quando siamo in camera da soli- gli disse Yu, e Asahi arrossì leggermente.
- Qualcuno qui ci da dentro eh?- rise Ryu.
- E voi? Quando inizierete?- ribatté Yu, facendo arrossire sia Tanaka che Ennoshita.
- Yu, lasciagli i loro tempi- gli disse Asahi.
- Agli ordini- gli sussurrò Yu all'orecchio, con un tono alquanto sensuale che fece arrossire anche lui.
- Ciao ragazzi. Nishinoya, come mai sei in giro con tre pomodori?- chiese Taketora, vedendoli arrivare da lontano.
- Io sono innocente- dichiarò Yu, scendendo dalle spalle di Asahi.
- Si, come no- borbottò Ryu, poi si voltò verso Yamamoto - ci sono già tutti?-.
Avevano deciso che, mentre gli alfa puri erano al consiglio, loro sarebbero andati tutti a casa di Inuoka e Shibayama, in modo che nessuno rimanesse solo.
- Kuuro e Bokuto hanno appena portato Kenma e Akashi. Oikawa tra poco dovrebbe uscire, sta finendo di "salutare" Iwaizumi, e hanno portato anche Kunimi. Tsukishima invece è andato da un po'. Ci sono di sopra anche Daichi e Suga, ma la mamma sta riposando quindi non fate troppo casino; avevano invitato anche Semi e Shirabu, ma sono andati a cercare Tendou, dato che non risponde ai messaggi da un po'-.
I ragazzi fecero un rapido calcolo.
- Manca Hinata- dichiarò Yu - qualcuno ha sue notizie?-.
- Dato che abita qui vicino e sa la strada, ha detto che sarebbe venuto con la madre e la sorellina, che devono passare di qui per andare a fare compere. Ha scritto poco fa a Kenma che sta arrivando- gli rispose Taketora.
In effetti, l'idea di Hinata era andare da loro mentre accompagnava la madre e la sorella.
Però, una volta uscito di casa aveva incontrato qualcuno che aveva cambiato i suoi piani.
- Hinata Shoyo! Ciao piccoletto!-.
Hinata rimase sorpreso nel trovarselo davanti.
- Ciao Tendou!- lo salutò.
- Shoyo. È un tuo amico?- gli chiese dolcemente la madre.
- Si mamma. Voi andate pure, dopo mi accompagna lui- in realtà Shoyo non sapeva se sarebbe stato così, ma sentiva che l'altro aveva qualcosa di diverso.
- Va bene. A dopo tesoro-.
- Ciao ciao fratellone!-.
- Ciao, ci vediamo domani- le salutó Shoyo.
- Come mai quella bugia piccoletto?- gli chiese Satori.
- Non potevi parlare liberamente davanti a mia mamma. Noi, tutti quelli che... Sanno del piano, diciamo, sono a casa di un amico oggi, mentre gli alfa puri sono al consiglio. Semi e Shirabu ti hanno cercato per chiederti se volessi venire, ma non sono riusciti a contattarti- gli spiegò Shoyo.
- Ho lasciato il telefono a casa. Però vengo volentieri!- esclamò Satori.
- Ne sono felice! Ma... Quello è un morso?- Shoyo sbarró gli occhi.
Aveva sentito che Tendou faceva ciò che faceva per evitare di essere morso, invece adesso...
Però, anche Akashi non voleva; eppure quella mattina Kenma l'aveva chiamato per dirgli che l'amico e Bokuto si erano messi insieme... E anche lui e Kuuro.
Hinata aveva praticamente urlato dalla sorpresa e promesso all'amico di tempestarlo di domande, una volta che fossero stati tutti insieme da Inuoka.
Poi però, chiusa la chiamata, si era sentito un po' vuoto; perché non era riuscito a dire all'amico di Kageyama.
Per qualche motivo, aveva paura: paura che dicendolo lo avrebbe reso ancora più reale.
Paura che questo gli avrebbe impedito di andarsene.
Si trovava bene con Kageyama, per qualche motivo, però sentiva di dover andare via.
Aveva ancora poco tempo per decidere.
- Esatto! Bellissimo vero? Mi sta bene? Pensavo di provare almeno una volta, prima di andare via- dichiarò Satori.
- Felice di poterlo fare eh?- gli chiese Shoyo.
Sapeva che sentire parlare l'altro di quanto fosse emozionato al pensiero di andarsene lo avrebbe solo aiutato a convincersi ancora di più, ma lui voleva davvero farlo.
- Non sai quanto!-.
In realtà, Tendou ora avrebbe avuto un motivo per provare a restare; ma sapeva che sarebbe stato inutile.
Per la prima volta, aveva camminato per le strade della città senza che nessuno gli chiedesse di fermarsi per... Be', per divertirsi.
Qualcuno l'aveva guardato, ma sentivano su di lui il marchio il Ushijima e non avrebbero mai osato avvicinarsi.
Non avrebbe potuto contare su Ushijima per sempre, doveva riuscire a trovare il suo modo per essere tranquillo.
Iniziava già ad assaporare la libertà che avrebbe potuto vivere anche lontano da lì, senza quel segno.
Ed era magnifica.
E finalmente, avrebbe potuto mostrare a tutti quanto fosse forte, quanto fosse incedibile, quanto valesse; anche lui poteva essere utile.
E l'avrebbe dimostrato.
- Sono davvero felice per te!- esclamò Shoyo - finalmente potrai mostrare a tutti i tuoi magnifici poteri!-.
- Esatto! E tu sarai tra i primi a vederli; vai via anche tu no?-.
- Che cosa?-.
Hinata si voltò di scatto.
Era così concentrato sui suoi pensieri che non l'aveva visto arrivare.
Sentì gli occhi dell'altro gelidi su di sé, come non lo erano mai stati.
Il moro fece un passo verso di lui; non sembrava arrabbiato, e questo fece ancora più paura ad Hinata.
Non l'aveva mai visto così.
- Kageyama...- mormoró.
- È vero? Tu... Te ne andrai?-.
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