CAPITOLO XVIII.
- Mamma, sono a casa- dichiarò Toru.
- Sei da solo?-.
La domanda giusta sarebbe stata "Iwaizumi è con te?".
- Si-.
L'ultima cosa che Oikawa voleva era vedere la persona più importante della sua vita essere mandata via da sua madre.
Aveva chiesto a Iwaizumi di andare a casa; l'avrebbe chiamato non appena avesse risolto quella questione.
Sapeva che l'amico stava male, ma per riuscire a non vedere più dolore nei suoi occhi doveva risolvere quella questione.
- Sali pure: è in camera tua- dichiarò la donna.
Oikawa non se lo fece ripetere due volte e salí in camera sua.
Spalancò la porta, ed il ragazzo moro che era accomodato sulla sua sedia si alzò velocemente.
- Kunimi, che diamine è successo? Pensavo di avere risolto la questione un anno fa- affermò il castano, chiudendo la porta alle sue spalle.
La famiglia di Kunimi aveva perso il suo prestigio quando il ragazzo, secondogenito della famiglia, al contrario dei fratelli era risultato omega.
Aveva pensato di ottenere prestigio facendo sposare il figlio con l'erede degli Oikawa, ma Kunimi Akira non aveva minimamente intenzione di sposarsi con uno a caso.
A lui non piaceva quel mondo, non gliene fregava niente di ciò che gli succedeva, voleva solamente potersi riposare.
Così, Oikawa non aveva impiegato molto ad accordarsi con lui per annullare il matrimonio.
- Non dirmi che non hai più il morso- Toru si avvicinò, scostando leggermente il colletto della camicia dell'altro.
Il morso era ancora lì, profondo e ben visibile.
- Ovvio che c'è. Il problema è un altro- sbuffò Akira.
- Che è successo?- chiese Toru, lasciandolo.
Kunimi serrò le labbra.
- Yutaro è sparito. I miei non hanno esitato un attimo a dire che è morto e mi hanno portato qui con la scusa di muoversi in anticipo. Vogliono che ci sposiamo appena il morso sarà andato via- spiegò.
Oikawa aggrottò la fronte.
- Sparito?-.
- Doveva venire da me, ma non è mai arrivato. Però so che è vivo; deve essergli successo qualcosa, non mi avrebbe mai lasciato solo in questo modo- dichiaró Akira.
Oikawa lo sapeva bene; dopotutto, era stato lui a presentarli.
Kindaichi all'apparenza era duro e attaccabrighe, ma da quando si era innamorato di Kunimi tutto ciò che faceva ruotava attorno al fare in modo che l'altro stesse bene.
Non dimenticava mai di avvisarlo di qualcosa, di scrivergli, passava con lui più tempo possibile, l'aveva anche portato nella loro scuola.
Non sarebbe mai sparito senza dirgli nulla.
- Ok, se il morso non se ne andrà, abbiamo tempo. Farò cercare Kindaichi- dichiarò Toru, tirando fuori il telefono.
Mandò un messaggio a Watari, che aveva conosciuto Kindaichi, chiedendogli di dire anche agli altri di cercarlo.
Dopodiché, decise di scrivere anche ad un'altra persona: Sugawara.
Era strano che il ragazzo che aveva praticamente impedito il suo matrimonio sparisse proprio quando lui iniziava ad avere un piano per andarsene.
Contando le aggressioni a Ennoshita e Yamaguchi, era una coincidenza troppo grande.
- Tu fammi sapere se scopri qualcosa; se hai bisogno chiamami- ordinò Toru.
- Tu trovalo- si limitò a dire Akira, prima di uscire dalla stanza.
Anche se in apparenza non si sarebbe detto, Kunimi era veramente preoccupato: amava Kindaichi con tutto sé stesso, con lui si sentiva completamente libero e al sicuro, non avrebbe saputo come andare avanti senza il moro al suo fianco.
Aveva sempre preferito pensare che agire, ma sarebbe stato disposto anche a mettersi a cercarlo lui stesso pur di riaverlo al suo fianco.
Oikawa aspettó che Kunimi se ne andasse, poi uscì a sua volta.
Sapeva che avrebbe risolto anche quella; era Oikawa Toru, dopotutto.
Ma c'era un motivo se riusciva sempre ad essere così calmo, così manipolatore, così tranquillo e calcolatore.
Tutti hanno bisogno di una valvola di sfogo.
E lui aveva bisogno della sua.
Suonò il campanello, e la porta venne aperta poco dopo.
- Che ci fai qui Shittikawa? Dovresti essere con Kunimi- affermò Hajime, sorpreso che il ragazzo ci avesse messo così poco.
- Kindaichi è sparito. Ho detto a Watari di farlo cercare; tra poco dobbiamo andare alla base- dichiarò Toru, mentre entrava in casa.
- Sparito?-.
- Si. Sta sicuramente succedendo qualcosa. C'è qualcuno in casa?-.
- No nessuno ma...- Hajime non fece in tempo a continuare la frase perché si trovò le labbra dell'altro premure sulle sue.
- Toru...-. Odiava averlo lì e sapere che presto se ne sarebbe dovuto separare di nuovo.
- Ho bisogno di te Iwa-chan. Per favore...- sussurrò il castano, poggiando la testa al suo petto.
Sapeva che l'altro soffriva a casa sua; neanche lui avrebbe sopportato di sapere che l'amore della sua vita un giorno avrebbe dovuto sposare un altro.
Per questo stava facendo di tutto perché non accadesse.
Ma per continuare a combattere, aveva bisogno di lui al suo fianco.
Iwaizumi gli circondó il corpo con le braccia e lo tirò verso di sé, stringendolo in un abbraccio.
- Lo sai che sarò sempre con te- sussurrò.
Oikawa fece un piccolo sorriso e si lasciò cullare della stretta dell'altro.
In quel momento, era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Un'altra persona che sentiva di aver bisogno di un abbraccio era Hinata: dopo che Tsukishima aveva dichiarato che sarebbe rimasto a casa di Yamaguchi, Nishinoya e Asahi avevano riaccompagnato lui ed Ennoshita a casa, in attesa di capire cosa fare.
Kuuro e Bokuto avevano riaccompagnato Suga, approfittandone così per fare un giro con Kenma e Akashi prima di riportarli al dormitorio.
Hinata aveva pensato di farsi una bella dormita, dato che era rimasto a casa dell'amico praticamente tutta la notte, ma non si sentiva stanco.
Qualcos'altro aveva catturato la sua attenzione: profumo di latte.
Per un attimo, il pensiero che Kageyama fosse passato a casa sua gli fece venire una grande voglia di vederlo.
Così, senza pensare troppo alle conseguenze, iniziò a camminare seguendo quel profumo.
Che Kageyama fosse andato da lui senza trovarlo? Anche se era strano lo facesse di mattina presto... E se l'avesse atteso tutta la notte? Dopotutto la prima volta non aveva avuto problemi a stare per giorni fuori da casa sua.
Però perché era tornato? Ancora non sapeva cosa volesse effettivamente da lui... Magari quel giorno si sarebbe deciso a chiederglielo.
Sorrise: quel profumo stava diventando sempre più forte.
Era certo si trovasse nella via dopo; bastava svoltare l'altro e...
Si bloccó e senti come un peso cadergli addosso.
Idiota. Era stato solo un idiota a pensare che l'altro potesse essere lì per lui.
Lo aveva dato per scontato, eppure il moro aveva già specificato che aveva già avuto tutto ciò che voleva da lui.
Però pensava che il fatto che fosse tornato significasse qualcosa.
Quel momento che avevano avuto sul tetto... L'aveva fatto sentire talmente bene che aveva pensato potesse essere importante, ma non aveva ragionato sul fatto che magari l'aveva avvertito solo lui.
Così, non si era neanche chiesto come mai l'odore di Kageyama fosse così forte.
E ora stava assistendo alla scena del moro insieme ad un altro omega.
Lo stava toccando sotto la maglietta, con una voracità bisognosa molto più rude del tocco che usava con lui; ma lo stava anche baciando, come con lui non aveva mai fatto.
Arretrò, ma nel farlo urtò qualcosa con il piede che fece casino, attirando l'attenzione dei due.
Kageyama sbarró gli occhi: cosa ci faceva lì Hinata?
- Scusatemi, non volevo interrompervi- mormorò, voltandosi ed iniziando a correre.
Sentiva le lacrime agli occhi, ma non voleva piangere.
Non sapeva neanche dove stesse correndo.
All'improvviso, urtò contro qualcuno.
- Scusami- mormorò, tenendo lo sguardo basso.
- Eh? Ma tu non sei il piccoletto arancione?-.
Alzò lo sguardo.
- Oikawa-san, Iwaizumi-San, che sorpresa- mormorò.
- Sorpresa? Sei praticamente nella mia zona... Che ci fai qui?- gli chiese Toru.
- Ecco io... Sto... Scappando da un alfa- mormorò Shoyo.
- Shittikawa, si sta avvicinando- affermò Hajime.
Non specificò chi, ma Oikawa lo capì comunque.
- Vieni con noi- ordinò ad Hinata, iniziando a camminare verso il suo rifugio.
Un piano per farla pagare a Kageyama stava iniziando a formarsi nella sua mente.
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla.
Hinata li seguì; non sapeva cos'avessero in mente, ma non aveva molta altra scelta.
E poi, non voleva assolutamente rischiare di vedere Kageyama.
Il moro intanto si era lanciato alla ricerca dell'arancione, lasciando da solo l'omega di cui non ricordava manco il nome.
Era andato semplicemente alla ricerca di un modo per sfogarsi, ma non credeva di beccare quel ragazzo.
Aveva sbagliato ad andare così vicino a casa sua... Sapeva di dovere girare alla larga da Hinata, ma non ci riusciva.
Più provava ad allontanarsi, più se ne sentiva attratto
Non sapeva perché lo stava raggiungendo, ma doveva farlo: sentiva il bisogno di dirgli che quel ragazzo non era nessuno, che era il suo odore che voleva sentire, e non quello di un altro.
Peró per farlo doveva trovarlo.
Si diresse verso casa sua, sperando di trovarlo lì.
Ma Hinata era da tutt'altra parte: era appena entrato nel covo "segreto" di Oikawa e Iwaizumi.
Molti omega l'avevano guardato male, ma non gli era importati: ne era abituato.
Iwaizumi lo portò in un'altra stanza mentre Oikawa ascoltava le informazioni che avevano raccolto gli omega.
- Sembrano tenerci molto a Oikawa-san- commentò Shoyo, che non aveva mai visto tanti omega essere così felici di stare con un alfa.
Iwaizumi assunse un'espressione a metà tra "si, ed è parecchio irritante" e "lo so, ma tanto a lui frega solo di me".
- Oikawa offre loro protezione, e loro alla fine gli diventano fedeli e fanno di tutto per lui. Risulta comodo, in situazioni d'indagine come questa- spiegó.
- Capisco...- mormorò Shoyo, mentre Oikawa li raggiungeva.
- Kindaichi è stato portato via da alcuni alfa, ma non si sa chi. Continueranno ad indagare- dichiarò.
Hinata non capiva di cosa stessero parlando, ma pensó che non fosse il caso di intrometterti.
- Meglio così- affermò Hajime.
Oikawa gli si avvicinò; mise entrambe le mani sul suo fondoschiena e lo tirò verso di sé, facendo scontrare le loro labbra.
Hinata si voltò, leggermente a disagio; ma dopotutto, quei due ragazzi non avevano la libertà di stare insieme in pubblico, quindi era normale che approfittassero di quei momenti.
- In quanto a te-.
Hinata si voltò sentendo la voce di Oikawa richiamarlo.
- Puoi stare qui per un po'; ma attento a non avvicinarti agli omega senza di noi, sono un pochino possessivi- dichiarò Toru.
Iwaizumi gli strinse il fianco, come a ricordargli che anche lui era possessivo, e Oikawa gli diede un bacio sulla guancia.
Hinata sorrise.
- Vi ringrazio!- esclamò.
Era stato proprio fortunato ad incontrarli.
Valutó l'idea di mandare un messaggio ai suoi amici, ma ancora loro non sapevano di Kageyama e preferiva non disturbali.
Con quello che era successo, anche loro avevano bisogno di riposarsi.
Anche se Kenma non si stava esattamente rilassando.
- Vai a destra! Più a destra! Ora è troppo! Ma sai qual'è la destra?!-.
- Io sto provando ad andare a destra, ma c'è quel coso che mi blocca!-.
- Puoi saltarlo!-.
- E come?-.
- Così- Kenma praticamente si lanciò su Kuuro, riuscendo a premere in tempo il tasto giusto e poi tornare sulla sua console.
Aveva provato a fare con Kuuro un gioco in coppia, ma come aveva previsto l'altro non era alla sua altezza e aveva finito per arrabbiarsi.
Il corvino rimase un attimo senza fiato nel trovarsi l'altro addosso, ma dato che voleva evitare di essere castrato riprese subito a giocare.
- Per un pelo- sospirò Kenma.
- Bravo, abbiamo vinto grazie a te- dichiarò Tetsuro.
- Ovvio che abbiamo vinto grazie a me! Che fine hanno fatto i tuoi riflessi oggi?- borbottò Kenma.
- Scusami, sono un po' stanco per non aver dormito-.
Kenma si ricordò in quel momento che Kuuro aveva passato la notte con il consiglio per il caso di Yamaguchi.
- Vuoi dormire un po'? Ti presto il mio letto- gli chiese.
- Non dovresti riposare anche tu? Sei sveglio dal mio stesso tempo- gli fece notare Tetsuro.
- Io ci sono abituato per giocare. E poi non passo le giornate in giro come te- ribattè Kenma.
- Però hai gli occhi stanchi-.
- I miei occhi sono i miei occhi-.
- Riposati con me-.
- Non dormiró con te-.
- Dormo per terra-.
- Ma sei scemo?-.
- Allora dormi con me-.
- No-.
- Se dormi con me quando ci svegliamo ti porto in un bel posto-.
- Non mi interessa-.
- Neanche se riguarda i videogiochi?-.
Kenma diventò improvvisamente interessato.
- Che posto è?-.
Kuuro sorrise.
- Dormi con me e lo scoprirai-.
Kenma alzò gli occhi al cielo, poi si alzò ed andò in bagno.
Quando tornò in stanza, aveva addosso il pigiama.
- Se non ne vale la pena, non ti farò mai più entrare qui. E non osare toccarmi- intimò.
- Agli ordini- Tetsuro sorrise e si alzò.
Si sistemarono entrambi sui due estremi del letto, Kuuro girato verso Kenma, che gli dava la schiena.
Il corvino si addormentó quasi subito, ma il biondo era troppo nervoso.
Sentiva che stava per accadere qualcosa, che c'era in ballo qualcosa di molto più grande di un semplice gruppo di ragazzi che voleva combattere per cambiare le regole.
Lui aveva sempre voluto solo un po' di tranquillità e tempo per poter giocare ai videogiochi: non chiedeva altro.
Eppure si era trovato dentro a qualcosa di molto più grave.
Però, non si era mai sentito così al sicuro; ed era tutto merito di...
Girò leggermente la testa e osservò il volto rilassato di Kuuro mentre dormiva.
Sembrava così innocuo... E in effetti, lo era.
Kenma sapeva che non aveva motivi per aver paura di lui, che era una brava persona nonostante fosse un alfa, e che l'aveva protetto in più occasioni.
Però, rimaneva forte in lui l'istinto di rimanere chiuso in sé stesso e non fidarsi di nessuno.
Ma forse, di quel ragazzo avrebbe dovuto farlo...
Si voltò completamente e si avvicinò leggermente a Kuuro; emanava un tepore molto piacevole.
Kenma sentí improvvisamente la stanchezza calargli addosso e chiuse gli occhi, riuscendo ad addormentarsi.
- Bokuto-san, dovresti dormire; ti si stanno chiudendo gli occhi- fece notare Keiji.
- No l'olio she tuelio- sbiascicò Koutaro.
Akashi impiegò poco a tradurlo in "non voglio se tu sei sveglio".
Ogni tanto, quando era stanco oppure particolarmente preso da un'emozione, Bokuto iniziava a mangiarsi le parole, per cui Akashi doveva attivare il suo "traduttore per Bokuto" interiore per capire cosa dicesse.
Ormai ci aveva preso l'abitudine.
- Voglio finire l'articolo, adesso che ho ancora le idee fresche. Ma tu puoi prenderti il mio letto-.
- No-.
Akashi alzò gli occhi al cielo, ma sapeva di non poterlo convincere.
Tornò a concentrarsi sull'articolo: c'era qualcosa che non lo convinceva.
Lui covava un risentimento profondo per quella società, per il modo in cui gli alfa governavano senza tenere conto degli omega, per il fatto che nessun alfa avesse mai pensato di rinunciare a quel potere per aiutare gli omega.
Eppure, non riusciva a scriverlo nel modo più adeguato; cosa gli mancava? Cosa lo bloccava? Cos'era cambiato?
Sentì un paio di mani posarsi sulle sue spalle.
- Sei un bravissimo scrittore Agashi, non devi essere così teso: sono sicuro che verrà benissimo. Anche io che capisco poco rimango sempre affascinato da ciò che dici. Cerca di rilassarti, va bene?- gli suggerí Koutaro.
Akashi chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
Cercalo: qual'è l'elemento che stona? Cos'era successo?
- Perché sei bloccato? Su cosa non riesci ad andare avanti? Se ti va me ne puoi parlare; posso provare ad aiutarti. Non sono una cima o bravo nella scrittura, ma magari ti aiuta comunque-.
E d'un tratto, Akashi capì cosa ci fosse di diverso, cosa fosse cambiato.
- Sei tu- mormorò.
Koutaro aggrottò la fronte.
- Sono io? Cosa sono?- chiese, confuso.
- Sei tu ad avere cambiato le cose. Finché pensavo che tutti gli alfa fossero uguali e da odiare, era un conto. Ma poi abbiamo conosciuto te e gli altri e... Non riesco più a pensarla così. Non è che abbia iniziato a pensare che sono tutti buoni ovviamente, ma so anche che c'è qualcuno come voi e non so come poterlo esprimere- ammise.
Non aveva mai parlato a nessuno di quei suoi pensieri, anche se i suoi amici sapevano che odiava quanto loro quella società e Kenma era anche a conoscenza dell'articolo.
Ma parlare con Bokuto gli usciva spontaneo, come se lo facesse da sempre.
- Agashi, io non credo che questo cambi le cose. Tu parli della società in generale, non di noi. Quando ho letto il tuo articolo mi sono fatto un lavaggio di coscienza, e anche se non ho mai fatto del male a nessuno ho deciso che potevo fare molto di più. Ci saranno sempre persone che criticheranno ciò che scrivi, ma perché a ognuno arriva un messaggio diverso in base a come si sente: l'importante, è che tu senta di aver detto ciò che per te è giusto- dichiarò il maggiore.
Era un discorso semplice, eppure aiutò Akashi più di qualsiasi altra cosa avesse pensato lui stesso.
Sorrise.
- Ti ringrazio, Bokuto-san- di voltò e lasciò un bacio sulla guancia al maggiore.
L'alfa rimase talmente di sasso che Akashi ebbe tutto il tempo per voltarsi e finire l'articolo.
Di recente, degli alfa sono finiti in prigione per aver voluto ferire un altro alfa tramite un attacco ad un omega. Tutti parlano del torto subito dall'Alfa, ma nessuno ha pensato di provare a mettersi nei panni di un omega innocente che ha subito delle violenze senza motivo.
Perché è questo che sono gli omega: innocenti. Non hanno alcuna colpa se sono nati omega, eppure gli alfa si comportano come se l'avessero scelto loro. Come se avessero deciso loro di essere inferiori.
Ma sapete qual'è la verità? È che gli omega non sono inferiori. Sono solo diversi. Ma non per questo senza valore. Senza di loro, senza qualcuno in grado di partorire, neanche gli alfa potrebbero continuare ad esistere. Così come senza qualcuno in grado di provocargli una gravidanza non potrebbero esistere gli omega.
Siamo nati tutti con la convinzione che il fatto che ci siano due tipi diversi di persone indichi per forza che una è inferiore all'altra, ma è sbagliato: sono due specie che si completano a vicenda. L'una senza l'altra non potrebbe esistere.
Forse gli alfa dovrebbero rendersi conto che gli omega sono esattamente come loro. Anzi, hanno qualcosa in più: la gratitudine.
Perché quando una persona, dopo anni di ingiustizie, trova qualcuno che si prenda davvero cura di lei, che le ami per come è fatta, allora sarà in grado di donarle tutto sé stesso.
E quando qualcuno a cui tieni si dona completamente a te, è una delle sensazioni più belle del mondo: ancora più del potere o del pensiero di essere superiori.
Forse dovremmo concentrarci più sul trovare qualcuno di cui essere grati che sul sembrare i migliori.
Perché migliori lo siamo solo quando siamo insieme.
- Finito- dichiarò Keiji.
- È un articolo bellissimo- affermò Koutaro, che non si era perso una parola di ciò che l'altro aveva scritto.
- Ti ringrazio. Adesso possiamo riposare un po'- il corvino spense il computer e si alzò.
- Agashi-.
Si voltò verso Bokuto.
- Tu prima... Si insomma... Ecco quello- iniziò a gesticolare.
Il gesto di Akashi l'aveva lasciato sorpreso, ma in senso molto positivo.
- Mi hai aiutato molto, sono riuscito a finire grazie a te- affermó Keiji.
- Quindi era una... Ricompensa?- Koutaro era un po' deluso: per un attimo aveva sperato che...
- No, non era solo per quello- rispose Keiji.
Bokuto tornò a sorridere.
- Agashi! Hai deciso di farti mordere da me?!- esclamò, sorridendo.
- Non ancora. Però... Sei sulla buona strada- dichiarò Keiji.
Gli occhi di Bokuto si illuminarono.
- Andiamo a letto Agashi!- esclamò, saltellando fino al letto del più giovane.
Gli circondó la vita con un braccio e si lanciò sul letto, portando l'altro con sé.
- Bokuto-san, fammi almeno cambiare...- inutile, si era già addormentato.
Akashi sospirò e chiuse gli occhi a sua volta.
Adesso, poteva veramente riposarsi.
- Non riesco a dormire- si lamentò Yu.
- Stasera siamo a cena dai miei, vuoi rischiare di addormentarti con la faccia nel piatto?-.
- Mi hai convinto-.
Asahi ridacchiò mentre Nishinoya praticamente si arrampicava su di lui, usando il suo petto come un cuscino.
- Secondo te cosa sta succedendo?- mormorò.
Era preoccupato per i suoi amici: avrebbe voluto poter fare qualcosa in più per loro, ma non sapeva cosa.
- Non ne ho idea; ma puoi star certo che lo scopriremo. Domani andiamo a parlare con Daichi per vedere se ha qualcosa da farci fare per aiutarli, va bene?- propose Asahi, accarezzandogli la schiena.
Sapeva bene quanto l'altro fosse impaziente e desideroso d'agire, e intendeva rimanere al suo fianco qualsiasi decisione avesse preso.
- Grazie- sussurrò Yu.
- Non devi ringraziarmi. Adesso però riposati, che tra qualche ora dobbiamo andare- gli ricordó Asahi.
- Agli ordini, mio alfa- scherzó Yu, alzando la testa per dargli un bacio.
- Non sfidarmi, sono ancora in calore- sussurrò Asahi, facendo scivolare una mano sulla sua natica.
Nishinoya sbarró gli occhi: non se lo aspettava per niente.
Ma gli piaceva quel lato di Asahi, che usava solamente a letto... E soprattutto gli piaceva il modo in cui arrossiva dopo.
- Domani daremo sfogo al tuo imbarazzo- dichiarò, facendogli l'occhiolino.
Asahi arrossì ancora di più.
- Dormiamo?- propose, giusto per trovare qualcosa da fare che lo calmasse.
- Va bene- Yu gli diede un altro bacio prima di tornare ad appoggiare la testa sul petto dell'alfa, che gli circondó il corpo tra le braccia.
Chiusero entrambi gli occhi e si addormentarono, felici di essere riusciti a trovarsi.
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