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CAPITOLO XIX.

Ennoshita si era appena svegliato quando sentì bussare alla sua porta.

Andò ad aprire, trovandosi di fronte Tanaka.

- Hey! Non ti ho svegliato vero? Stavo tornando a casa dopo essere passato da Daichi ed ho pensato di fermarmi a farti un salutó- dichiarò il rasato.

- Tanaka... Tu abiti dall'altra parte- gli fece notare Chikara.

- Lo so! Però ecco ho preso un'altra strada perché quella è bloccata per... Un'invasione di corvi che...-.

- Tanaka, se volevi passare a salutarmi bastava dirlo- rise Chikara.

- Ok, avevo voglia di vederti. Queste ricerche mi stanno facendo impazzire e... Tu sei l'unico che riesce a farmi stare tranquillo- ammise Ryunosuke.

Ennoshita fece un sorriso dolce.

- Entra; vuoi un caffè? Hai l'aria di uno che sta per addormentarsi in piedi-.

- Si grazie... Tu non hai sonno?-.

- Mi sono praticamente appena svegliato; tornato a casa sono crollato addormentato- raccontò Chikara, mentre i due andavano in cucina.

- I tuoi non ci sono?- gli chiese il rasato.

- Gestiscono un negozio, stanno poco a casa. Siediti pure- lo invitò Chikara.

Tanaka in un altro momento avrebbe insistito per aiutarlo, ma stava morendo dal sonno e probabilmente avrebbe finito per fare casini, per cui decise di sedersi come gli era stato detto.

- Come stanno andando le ricerche?- chiese Chikara, mentre metteva su il caffè.

- Abbiamo scoperto che c'è un gruppo di persone che sta creando scompiglio: ordinano agli alfa di attaccare persone specifiche, e pare abbiano fatto sparire un sottoposto di Oikawa per obbligarlo a sposarsi. Solo che non sappiamo chi siano- raccontò Ryunosuke.

- Chi farebbe mai una cosa simile...?- mormorò Chikara.

- Qualcuno che non vuole che la società cambi, immagino. Tsukishima, Kuuro e Bokuto sono membri dell'alta società: vederli trattare degli omega come loro pari non dev'essere piaciuto a chi vuole mantenere le cose come stanno. O almeno, questa è la teoria di Suga- spiegò Ryunosuke.

- E tu cosa ne pensi?- gli chiese Chikara.

- Che vorrei che la smettessero. Avevo già abbastanza da fare come messaggero tra Suga e Yaku, il suo amico di Theta; adesso che ci sono anche queste indagini da fare, avrò ancora meno tempo per stare con te ed i miei amici- si lamentò il rasato.

Ennoshita arrossì leggermente.

- Puoi fermarti qui per un po' se vuoi- dichiarò, mentre portava il caffè all'altro.

- Grazie. Sicuro che non disturbo?- gli chiese.

- Per me non è un problema; anzi, mi fa piacere vederti- dichiarò Chikara, sedendosi sulla sedia vicino a quella dell'alfa.

Tanaka sorrise.

- Dato che sei così felice, posso avere un bacio?- gli chiese.

Ennoshita si sentì arrossire nuovamente, ma annuì.

Si sporsero entrambi in avanti, unendo le loro labbra in un bacio.

Non erano ancora riusciti a vedersi dopo il loro appuntamento, se non per pochi minuti da Yamaguchi, ma erano entrambi troppo preoccupati e concentrati sulla situazione per pensarci.

Per un po' Ennoshita aveva temuto che ci sarebbe stato dell'imbarazzo tra di loro, eppure non fu così: anzi, era più che rilassato.

Tanaka appoggiò la mano sulla coscia dell'altro, accarezzandola lentamente; non con fare malizioso, voleva semplicemente poterlo toccare.

Sentirono il rumore di una porta che si apriva e si staccarono di scatto; pochi secondi dopo, i genitori di Ennoshita entrarono nella stanza.

- Ciao mamma, ciao papà; lui è Tanaka Ryunosuke, il ragazzo con cui sono uscito l'altra sera- presentó Chikara, completamente rosso.

- Salve, signori Ennoshita- disse Ryunosuke, rosso quasi quanto lui.

- Oh, sei il ragazzo che ha salvato mio figlio!- esclamò la donna, sorridendo.

- Be' si ma... Devo chiedervi scusa, l'ho anche messo in pericolo- mormorò Ryunosuke.

- Tu stavi solamente facendo qualcosa di carino per lui! Non devi scusarti!- la donna fece per andare verso di lui, ma venne interrotta dal braccio del marito.

- Ragazzo. Hai intenzione di mordere mio figlio?- chiese, con aria severa.

Ma Tanaka non era uno che si lasciava scoraggiare così facilmente.

- Dopo che avremo avuto modo per conoscerci meglio, se lui lo vorrà- dichiarò Ryunosuke.

Ennoshita si sentì arrossire nuovamente, ma non poté non sorridere a quelle parole.

Anche suo padre si rilassó leggermente.

- Capisco. Mi sembri un bravo ragazzo. Chikara, noi dobbiamo tornare al negozio, siamo passati solo a prendere delle cose; sii ospitale, va bene?-.

- Certo papà. A dopo-.

Si salutarono e i due adulti uscirono di casa.

- Scusami per mio padre. È molto severo, ma solo perché ha paura per me- sospirò il moro.

- Non preoccuparti, è più che comprensibile. Però penso davvero ciò che ho detto-.

- Ne sei sicuro? Non devi sentirti obbligato a dirlo- mormorò Chikara.

Gli aveva fatto piacere, ma non voleva che l'altro si mettesse a fare promesse che non era sicuro di poter mantenere.

- Ne sono sicuro. Chikara, so che sarebbe inutile farlo adesso; non voglio morderti solo per marchiarti e poi non riuscire a stare con te. Non che non voglia, ma in questo periodo è tutto un casino e non riuscirei a stare al tuo fianco come meriti. Voglio aspettare di essere più libero per poterlo fare. Però intanto... Mi piacerebbe che ci frequentassimo ufficialmente. Sempre se ti va, dopotutto non ci sono quasi mai, capirei se...-.

Ennoshita si sporse e gli diede un bacio sulla guancia, interrompendo il suo discorso.

- Stai lavorando per salvare gli omega e questo paese: non potrei che esserne più orgoglioso. E poi, sei corso da me appena hai potuto no?- gli fece notare con un sorriso.

Anche Tanaka sorrise.

- Quindi a te va bene?-.

- Mi va più che bene. E poi, hai già conosciuto i miei- ridacchiò il castano, facendo ridere anche l'altro.

- A proposito, tra non molto Noyassan sarà con i genitori di Asahi! Chissà come andrà...-.

- Tu sei nervoso, Asahi? Io non sono nervoso. Sono super a posto. Perfettamente rilassato. Insomma, ormai mi hai morso, quindi qualsiasi cosa dicano non si può tornare indietro, giusto? E non mi sembrano i tipi da obbligarti ad avere più omega. Spero. Be', comunque lo impedirei. E se andassimo in luna di miele senza tornare? Non è una fuga, solo un viaggio molto lungo. Che ne dici?-.

Asahi rise leggermente.

- Yu, ai miei piacerai tantissimo. E nessuno mi obbligherá a fare niente, va bene? Stai tranquillo- lo rassicurò.

- Io sono tranquillo-.

- Ti stai mettendo le scarpe al contrario-.

Nishinoya fissò per un attimo le sue scarpe.

- Volevo lanciare una nuova moda, ma mi sa che è scomoda- dichiarò, mettendo le scarpe al posto giusto.

La sua ansia non derivava dal pensiero di non piacere ai genitori di Asahi o cose simili; semplicemente, avrebbe voluto andarci d'accordo per evitare di mettere Asahi nella posizione di dover scegliere tra lui e la sua famiglia.

- Ciao nonno, io vado- Yu andò a dare un bacio sulla guancia all'uomo.

- Fai il bravo e divertiti. Asahi, prenditi cura del mio Yu-.

- Lo farò signore. Grazie ancora per l'ospitalità di questi giorni-.

L'uomo sorrise.

Nishinoya lo salutò un'ultima volta prima di seguire l'alfa fuori di casa.

- Ti porto io- dichiarò Ashai, fermandosi e chinandosi leggermente.

- Posso davvero?!-.

- Certo! L'ha detto anche tuo nonno di divertirti no?-.

Nishinoya sorrise, fece un paio di passi indietro, poi prese la rincorsa e spiccó un salto, atterrando sulla schiena dell'alfa.

- Partiamo! Verso casa tua!- esclamò, puntando il braccio in avanti.

- Andiamo!- Asahi riprese a camminare.

Per la prima volta, ignorò gli sguardi di tutti gli altri su di lui.

Non gli importava se pensavano che era spaventoso, o se trovavano strano che stesse facendo da mezzo di trasporto ad un omega.

Gli importava solo di sentire la risata di Nishinoya, mentre gli raccontava le avventure che aveva passato con Tanaka.

- Siamo arrivati- annunciò dopo un po', facendo scendere il ragazzo dalle sue spalle.

- Be', hai una casa molto carina- dichiarò Yu.

- Ti ringrazio- rispose Asahi, mentre bussava alla porta.

- Asahi! Benvenuti! Tu devi essere Nishinoya- li accolse la madre del ragazzo.

- Salve signora! Sono Yu Nishinoya! Molto piacere!- esclamò il ragazzo, diventando leggermente nervoso.

- È un piacere conoscerti. Entrate pure- la donna li fece accomodare in casa.

- Bentornato figliolo- li raggiunse anche il padre dell'alfa con un sorriso.

- Ciao papà-.

- Salve signor Azumane! Sono Yu Nishinoya!- si presentò il minore.

Sperava che quel nervosismo sparisse presto perché era consapevole di sembrare un pezzo di legno.

- È un piacere conoscerti! Spero che mio figlio si sia comportato bene a casa tua- commentò l'uomo.

- Benissimo! Un perfetto coinquilino- dichiarò Yu.

- Mi fa molto piacere. Ti fa male?- gli chiese, indicando leggermente il collo.

- Neanche un po', è solo un po' rosso- rispose.

- Nishinoya è molto forte, gli è passato praticamente subito- dichiarò Asahi.

- Mi fa piacere. Asahi, dai una mano a tua madre in cucina mentre io scambio un paio di chiacchiere con questi giovanotto- ordinò.

- Va bene; ci riuniamo tra poco- disse Asahi.

- Va bene!- Yu gli sorrise prima di seguire il padre dell'alfa.

- Allora Nishinoya, so della tua storia... Mi spiace per ciò che è accaduto- commentò l'uomo mentre si sedevano.

- La ringrazio. Ma ho avuto molte persone che mi hanno aiutato e ora sto bene- dichiarò il ragazzo.

- Mio figlio aveva ragione, sei davvero una persona forte- commentò l'uomo.

- Ti ringrazio!-.

- Ecco la cena- annunciò la madre di Asahi, entrando in cucina insieme all'alfa con dei piatti in mano.

La cena trascorse molto tranquillamente: i genitori di Asahi, proprio come il figlio, rimasero colpiti dalla vivacità di Nishinoya, e l'omega si trovò subito bene in loro compagnia.

Asahi pensò di essere davvero fortunato ad avere dei genitori che volevano la sua felicità; e soprattutto, ad aver trovato Nishinoya.

- Non sei obbligato ad aiutarmi a lavare i piatti, davvero-.

- Non si preoccupi, signora Azumane, per me è un piacere! E poi anche Asahi mi aiuta sempre in casa, non riesco a convincerlo a stare buono- ridacchiò Yu.

- Ti capisco, Asahi è sempre stato una persona gentile; sono davvero felice che abbia trovato qualcuno in grado di apprezzarlo. Temevo che qualcuno si sarebbe approfittato della sua bontà, ma purtroppo in tanti pensano che non sia buono solo per il suo aspetto... Ha sofferto molto... Sono felice che qualcuno sia riuscito ad andare oltre esso- dichiarò la donna.

- Penso che l'aspetto di suo figlio si sposi perfettamente con la sua personalità. E poi, non è importante ciò che si pensa ma ciò che si è- affermò Yu.

- Si, sei veramente un ragazzo d'oro-.

I due si sorrisero, poi ripresero a concentrarsi sui piatti.

Poco dopo, Asahi entrò correndo in cucina.

- Yu- lo chiamò, con tono leggermente tremante.

L'omega si voltò, e vide che l'altro sembrava piuttosto triste.

- È successo qualcosa?- gli chiese.

- Mi ha chiamato l'ospedale. Hanno chiamato me perché tu sei un omega, e dato che hai il mio morso io ora sono il tuo responsabile perché... Tuo nonno... Mi dispiace- non riuscì a finire la frase.

Sapeva che non sarebbe dovuto essere lui quello triste, ma aveva davanti a sé una persona che aveva appena perso l'uomo che l'aveva cresciuto e tenuto al sicuro per anni; non riusciva ad immaginare cosa stesse passando.

Nishinoya rimase per un attimo immobile.

Dopodiché, sorrise.

- Hai un bel sorriso, Agashi; dovessi sorridere di più- dichiarò Koutaro mentre camminavano.

- Come mai questo commento improvviso, Bokuto-san?-.

- Perché mi sembri triste, e vorrei vederti sorridere- affermò il bicolore.

- Non penso sia il caso, Bokuto-san-.

- Per ciò che è successo a Nishinoya?-.

Quella mattina avevano ricevuto la notizia della morte del nonno del ragazzo; il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale.

- Oltre ad essere triste la cosa in sé, trovo inconcepibile che non abbiano avvisato direttamente lui solo perché omega: era suo nonno dopotutto. E inoltre, dato che era il padre di una "ribelle", il numero di persone che potranno assistere alla sepoltura è limitato- mormorò Keiji.

- Lo so, è veramente ingiusto. Come sta Nishinoya?-.

- All'apparenza bene. O almeno, questo è ciò che Hinata ha detto a Kenma; lui e Tanaka sono andati da lui, ma pare che Nishinoya si comporti normalmente- spiegò Keiji.

- È un ragazzino forte dopotutto. Però tu dovresti essere felice per te Agashi: stai per pubblicare un altro articolo!-.

- Shh, abbassa la voce; nessuno può saperlo- gli ricordò Keiji.

Bokuto si portò le mani alla bocca e fece segno che sarebbe rimasto zitto.

Akashi quella sera stava andando a consegnare il suo secondo articolo; e sia per proteggerlo che per "non dover rinunciare a stare con il mio Agashi", Bokuto aveva deciso di accompagnarlo.

- Sei felice di questo?-.

- Preferirei non dover scrivere critiche ad una società così schifosa, ma sono felice che almeno qualcuno sia disposto ad ascoltarmi- dichiarò Keiji.

Bokuto sorrise.

- Sei fantastico Agashi- dichiaró, ricevendo in cambio un piccolo sorriso dall'altro.

- Il posto è questo. Devo entrare da solo perché nessuno deve sapere chi ci lavora, mi dispiace; non ci metteró molto- gli disse.

- Non preoccuparti. Io devo fare una chiamata con Tsukki, quindi mi allontano leggermente dato che qui non c'è campo; aspettami quando esci- si raccomandò il maggiore.

- Certo- Keiji si voltò ed entró nell'edificio.

- Buongiorno. Tu sei Akashi vero?- gli chiese un ragazzo biondo, andandogli incontrò.

- Salve. Lei è Yusuke Takinoue giusto? Il proprietario del giornale- Keiji si ricordava di aver già incontrato l'uomo la volta precedente, dato che era un amico del professor Ukai.

- Esatto. Seguimi pure-.

Akashi seguì il ragazzo in un'altra stanza, dove si trovavano altre tre persone.

- Oh Akashi, sei arrivato puntuale come sempre- commentò Keishin Ukai.

- È bello vederti fuori dalla scuola, Akashi- dichiarò Ittetsu Takaeda.

- È sempre bello averti qui- affermò Makoto Shimada.

- Grazie a voi per avermi dato quest'opportunità- rispose Keiji.

- Per noi è un piacere; i tuoi articoli sono molto interessanti. Ci dispiace solo non poter fare sapere a tutti che sei tu l'autore- gli disse Ittetsu.

- Non si preoccupi; a me basta poter tramandare questo messaggio, nient'altro- dichiaró Keiji.

- Ci dispiace metterti fretta, ma è sconsigliato che tu rimanga qui a lungo, dato che è un progetto segreto- ricordó Keishin.

- Nessun problema- Keiji si avvicinò alla scrivania di Shimada e tirò fuori una chiavetta.

In meno di cinque minuti, l'articolo era stato trasferito sul computer di Shimada, che ufficialmente apparteneva all'alfa Takinoue ma in realtà lo usava suo marito, e Akashi, dopo aver salutato, stava uscendo dalla struttura.

Si guardò intorno, ma non vide Bokuto.

Sapeva che il ragazzo era al telefono con Tsukishima perché dovevano parlare della sempre più vicina riunione sulla legge Delta, per cui decise di andare verso la direzione in cui il maggiore si era diretto quando si erano separati.

Pensava che pochi metri non fossero niente, ma non fu così: appena si allontanò dalla struttura, fu circondato.

- Ma guarda chi c'è, l'omega da compagnia di Bokuto Koutaro-.

Akashi sentì un ragazzo avvicinarsi alle sue spalle, ma non si voltò.

Non aveva abbassato la guardia: sapeva bene che la maggior parte degli alfa non erano come Bokuto.

Ricordava ancora come comportarsi.

Sentì l'alfa poggiargli la mano sul fianco, ma rimase immobile.

- Non preoccuparti, non vogliamo farti niente. Solo un piccolo morso, giusto per tenerti con noi una settimana, durante la quale non ti faremo alcun male, e poi sarai libero. Che ne dici?- propose, scostando leggermente il colletto della sua maglietta.

- Se è una proposta, preferirei rifiutarla- dichiarò Keiji.

Non era un ordine, non era obbligato ad eseguirlo.

Sentì la presa sul suo fianco serrarsi.

Aveva paura, ma rimase impassibile.

L'aveva promesso a sé stesso: potevano anche prendersi il suo corpo, ma non la sua mente.

Non avrebbe dato loro la soddisfazione di vederlo crollare.

- Preferisci che ti facciamo male ora?- ringhiò.

- Si, preferisco così- dichiarò.

- Peccato che a me non freghi un cazzo di ciò che pensi- ringhiò il ragazzo.

Akashi non poteva assolutamente farsi mordere, non avrebbe lasciato che succedesse.

Così, fece l'unica cosa che ancora poteva fare per sperare di salvarsi: rilasciò i suoi feromoni, spigionando un profumo di cocco che invase tutta la zona.

L'alfa scoppió a ridere.

- Mi stai pregando di scoparti? Cavolo, hai così tanta paura che Bokuto si arrabbi con te?- commentò.

- Bokuto-san non si arrabbierebbe mai con me; è più probabile che se la prenda con voi perché mi avete fatto del male- affermó Keiji, con aria sicura.

- Ma davvero? Allora chissà cosa farà quando lascerò un bel segno sul suo caro omega...- commentò l'alfa.

Akashi sentì il suo fiato sul collo, seguito da un paio di canini che gli sfioravano la pelle.

Chiuse gli occhi: non poteva lasciare che accadesse.

Ma cosa poteva fare? Se si fosse ribellato, probabilmente l'avrebbero ucciso, oppure gli si sarebbero scagliati addosso tutti insieme per morderlo.

Doveva arrendersi? Non poteva farlo.

Non ora che aveva trovato qualcuno a cui fosse poteva davvero donare la sua mente, senza paura che se la prendesse senza lasciargli niente.

Non poteva...

Un forte profumo di miele e delle urla gli fecero aprire nuovamente gli occhi: davanti a lui, Bokuto aveva appena messo al tappeto tre alfa.

- Non ci stai provando davvero- ringhiò.

Appena aveva sentito profumo di cocco, per qualche motivo aveva capito si trattasse di Akashi, nonostante non avesse mai sentito il suo odore.

Si era precipitato da lui, e se vedere che fisicamente stava bene l'aveva rassicurato, sapeva bene quanto Akashi odiasse il pensiero di essere morso da qualcuno che non voleva.

- Ma guarda un po', è arrivato il cavaliere a salvare la principessa. Sei in minoranza Bokuto, e il tuo ragazzo è tra le mie mani. E non pensare di potermi fare finire in prigione come quei tre idioti: ho qualcuno di molto potente a proteggermi- dichiarò il ragazzo.

- Non me ne frega un cazzo: tu ora lo lasci andare e sparisci- ringhiò Koutaro.

Aumentò il suo odore, tenendo lontani gli alfa che si stavano avvicinando a lui; Akashi invece lo annulló, in modo da non interferire in alcun modo con quello dell'altro.

- Il tuo odore non mi fa alcun effetto- dichiarò il ragazzo.

- Akashi. È un ordine. Liberati e vieni qui- ordinò Koutaro.

Dato che la presa su di lui non era forte, Akashi riuscì a scrollarsi la mano dell'altro di dosso e quasi corse verso Bokuto.

Il maggiore lo strinse tra le braccia, sollevato, ma subito tornò all'erta: li stavano circondando.

- E pensi che vi faremo fuggire?- commentò il ragazzo, avvicinandosi insieme agli altri.

- Volete davvero correre dei rischi attaccandomi?- ringhiò Koutaro.

- Tu ci hai portato via una preda, sei tu nel torto- dichiarò l'altro.

- Davvero? Da quello che ho visto, non avete dato alcun ordine a quell'omega-.

Un forte odore di pepe invase la zona; non forte come quello di Bokuto, ma abbastanza da fare voltare tutti gli alfa verso l'uomo biondo che andava minacciosamente verso di loro.

I ragazzi, spaventati dall'aria dell'uomo, decisero saggiamente di scappare.

- State bene?- chiese, rivolgendosi a Bokuto e Akashi; il primo strinse più forte il secondo, come per proteggerlo.

- Non preoccuparti, è un amico- lo rassicurò Keiji.

- Stiamo bene; grazie per l'aiuto, professor Ukai- disse poi, rivolto all'uomo.

- L'importante è che stiate bene. Dovrò avvisare Sawamura di questo ennesimo incidente... Stati attenti mentre tornate a casa, mi raccomando- disse Keishin, prima di voltarsi e tornare nella struttura da cui era venuto.

- Non pensavo fosse in contatto così diretto con Da...- Keiji non fece in tempo a finire la frase che si trovò le labbra di Bokuto sulle sue.

Sbarró gli occhi: non se l'aspettava.

Aveva sempre avuto paura di momenti simili, perché sapeva bene che per la maggior parte degli omega non erano piacevoli.

Eppure Bokuto lo stava stringendo con fare possessivo, ma il suo tocco era dolce: non gli avrebbe mai fatto del male, lo sapevano entrambi.

- Scusami- mormoró Koutaro, staccandosi - non volevo farlo all'improvviso, non volevo darti quell'ordine e non volevo che tu ti trovassi di nuovo in situazioni spaventose. Scusami-.

Akashi fece un sorriso dolce.

- Mi hai salvato, Bokuto-san: grazie- dichiarò, accarezzando la guancia dell'altro.

Bokuto sorrise.

- Sicuro di stare bene Agashi?- gli chiese, preoccupato che gli avessero fatto qualcosa prima del suo arrivo.

- Adesso si- dichiarò il moro, poggiando la testa contro il petto dell'altro ragazzo.

Si sentiva bene, si sentiva al sicuro con lui.

- Bokuto-san, la tua proposta... È ancora valida?- sussurrò.

- Quella di fare una maratona di film Marvel mentre mangiamo sushi?-.

Akashi rise leggermente.

- Non quella. Quella che mi fai da quando ci conosciamo-.

Bokuto impiegò un attimo a realizzare, poi sbarró gli occhi.

- Agashi! Vuoi farti mordere da me?!- esclamò.

Akashi annuì, facendo sorridere anche Bokuto.

- Certo che è ancora valida!- esclamò, baciando nuovamente l'altro con foga.

Akashi dovette aggrapparsi a lui per non cadere per via di quella potenza, ma sorrise: si, era sicuro di volerlo fare.

Lui poteva prendersi cura della sua mente.

Lui era quello giusto.

- Devo dirlo subito al mio Bro! Cavolo, devo chiamare Tsukki! Me ne stavo completamente dimenticando!-.

- Che è successo a Bokuto?- chiese Tadashi, vedendo che Tsukishima aveva chiuso la chiamata.

- Ha urlato il nome di Akashi ed ha chiuso- rispose Kei, voltandosi verso il ragazzo - come stai?-.

- Mi fa un po' male il corpo, ma sto bene- mormorò Tadashi.

- Sicuro di voler andare al funerale?- chiese Kei.

- Certo; voglio esserci per Nishinoya- dichiarò il verde.

- Però ti alzi appena dal letto da due giorni-.

- Questo perché tu me lo proibisci- gli fece notare Tadashi.

- Voglio solo assicurarmi che il tuo corpo si riprenda- dichiarò il biondo, alzandosi - vado a preparare qualcosa da mangiare-.

- Tsukki- lo richiamò Tadashi.

Tsukishima si voltò e l'altro sorrise.

- Grazie-.

- Taci Yamaguchi; ti ho già detto di non ringraziarmi- affermò Kei, uscendo dalla stanza.

Yamaguchi sorrise: era veramente felice che l'altro avesse deciso di prendersi cura di lui.

Sapeva di dover diventare più forte, l'aveva sempre saputo; solo che adesso aveva un motivo per farlo che andava ben oltre la semplice paura.

Voleva mostrare a Tsukishima che anche lui poteva essere forte, e che sarebbe riuscito a rimanere al suo fianco senza dover essere protetto.

Tsukishima aveva ormai deciso che si sarebbe preso cura di Yamaguchi finché fosse stato necessario.

Anche se il ragazzo sembrava stare bene, sapeva che era molto sensibile e probabilmente non si era ripreso del tutto.

L'avrebbe aiutato lui.

Quel ragazzo lo aveva seguito senza esitazioni, affidandosi a lui quando era spaventato, senza pretendere nulla da lui.

Adesso era il suo momento di fare qualcosa per l'altro.




























Non c'entra con la storia, ma domani sarà il compleanno del piccolo Fuyu di Tokyo Revengers!💙

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