CAPITOLO VIII.
- Terra chiama Tanaka. Terra chiama Tanaka. Ci sei?-.
Tanaka sussultò quando Yamamoto gli mosse una mano davanti al volto.
- Che succede?! Ci hanno scoperti?- si guardó freneticamente intorno, sull'attenti.
- Ma che scoperti, siamo arrivati... Ti ho richiamato perché hai la testa tra le nuvole- dichiarò Taketora.
Tanaka sospirò.
- Scusami, la stanchezza del viaggio-.
- Da quando Ennoshita si chiama "la stanchezza del viaggio"?-.
Tanaka si sentì arrossire e si voltò di scatto verso l'amico.
- Non pensavo ad Ennoshita!- mentí.
- Certo, e la palla è rettangolare-.
- Così sarebbe impossibile giocarci- fece notare Ryunosuke, ricevendo un pugnetto sul braccio dall'amico.
- Allora? Che ti prende?- insistette Taketora.
- Ok, pensavo a Ennoshita: vorrei rivederlo- ammise Ryu.
Gli era davvero dispiaciuto non poter uscire con lui quel pomeriggio, e purtroppo non aveva molto tempo libero.
Grazie alle chiamate di gruppo di Nishinoya aveva ottenuto il suo numero, e ogni tanto si scrivevano, ma voleva vederlo.
E sentire ancora il suo profumo: il ricordo di quell'odore di margherite non sembrava voler lasciare la sua mente.
Però non era sicuro farlo: lui aveva un'altra missione da compiere.
- Una volta che avremo sistemato questa faccenda e saremo più liberi, potrai farlo- dichiarò Taketora.
- Allora muoviamoci- Ryu alzò il braccio e suonò il campanello.
All'apparenza, l'edificio in cui stavano per entrare era un posto normalissimo: un bar molto in periferia, quasi staccato dalla città, un po' nascosto in mezzo alla foresta, con sopra la casa dei due proprietari.
A quell'ora del pomeriggio erano chiusi, ma la porta sul retro conduceva a delle scale che permettevano di arrivare in casa, per cui potevano contattarli tranquillamente.
Infatti, poco dopo la porta venne aperta da un ragazzo moro, che rivolse ai due un sorriso stanco.
- Hai fatto shopping?- commentò Ryunosuke, indicando le borse sotto agli occhi dell'altro.
- Spiritoso... Entrate- Daichi aprí la porta ed i due fecero come gli era stato detto.
Invece che in casa, Daichi li portò nel locale, ora vuoto, e si sedettero su uno dei tavoli rotondi nella stanza.
- È andato tutto bene?- chiese Daichi.
- Il viaggio si- confermò Taketora.
- E... Le informazioni?-. Erano la parte che tutti e tre temevano di più.
Tanaka fece un respiro profondo.
- Yaku ci ha confermato che i primi posti per il progetto Gamma saranno pronti entro un mese-.
Quella era una buona notizia, ma dato lo sguardo serio dell'altro Daichi non se la sentí di gioire.
- Ma ha anche detto che vogliono anticipare il progetto Delta. Verrà comunque confermato dopo l'apertura di Gamma, ma solo di pochi giorni... Se non lo anticipano ancora- spiegò.
Daichi poggiò i gomiti sul tavolo, congiungendo la mani tra loro per potervi appoggiare sopra la fronte.
- Me l'aspettavo... Ma speravo di avere più tempo- mormorò.
- Cosa facciamo?- chiese Taketora - se attivano Delta prima che abbiamo potuto espandere Gamma, sarà stato tutto inutile-.
- Allora basta ritardare l'approvazione di Delta-.
Tutti si voltarono verso la porta che avevano superato poco prima per entrare nel bar, dove c'era un ragazzo con i capelli chiari
- Tesoro, dovresti rimanere a letto- Daichi si alzò; d'un tratto, sembrava meno stanco.
- Non mentre tu sei qui a provare a salvare tutti. Ciao Tanaka, ciao Yamamoto- salutó Koushi.
Daichi lo raggiunse e gli diede un lieve bacio sulle labbra, prima di aiutarlo a camminare fino al tavolo.
- Hai messo su qualche chilo eh?- commentò Ryunosuke ridendo.
- Idiota- Koushi gli fece la linguaccia mentre si sedeva.
- Quanti mesi sono ormai?- chiese Taketora.
- È appena iniziato il settimo- dichiarò Daichi, accarezzando con amore la pancia del marito, che gli sorrise in modo dolce.
Poi diventò improvvisamente serio.
E tutti sapevano che Sugawara Koushi quando è serio fa più paura di un gruppo di alfa in calore.
- C'è un modo per ritardare l'approvazione di un progetto così grande: le famiglie di alfa nobili non devono essere d'accordo. Forse non per sempre, ma se decidono di non approvare il progetto potremo almeno rimandarlo. Ora, qui sopraggiunge un problema: abbiamo una sfiga pazzesca- dichiarò l'omega.
- Non l'avrei mai detto...- mormorò Ryunosuke.
- Parli dei cinque giovani aristocratici?- gli chiese Daichi.
- Esatto. Non abbiamo alcuna speranza di entrare in contatto con gli adulti, per cui dobbiamo puntare al Consiglio Giovanile. Ma per avere qualche influenza, dobbiamo avere tutti e cinque i voti contrari al progetto Delta-.
- Tre praticamente li abbiamo: Kuuro e Bokuto accetteranno senza problemi, e possono aiutarmi a convincere Tsukishima- dichiarò Ryunosuke.
- Loro sono il problema minore; l'unico motivo per cui non li abbiamo informato di Gamma è che non volevamo parlarne troppo- gli spiegò Daichi.
- Il vero problema sono Oikawa e Ushijima. Il secondo è molto ligio alle regole, e anche se non l'ho mai visto attaccare degli omega non penso andrebbe mai contro ad una legge. E il primo... Sappiamo bene tutti quanto sia imprevedibile Oikawa. Dobbiamo trovare una motivazione per convincerlo- aggiunse Koushi.
Nella stanza caló per un attimo il silenzio.
- Stai pensando a quello Ryu?- chiese Taketora.
- Eh già...- sospirò Ryunosuke.
Daichi e Suga si scambiarono uno sguardo confuso.
- Sai qualcosa su Oikawa?- chiese il primo.
- Non esattamente. Ma conosco un omega che è stato per un po' al suo servizio; conoscete il metodo di Oikawa no?-.
I due annuirono.
- Morde gli omega per dare loro protezione senza però legarsi a nessuno, accrescendo così il suo prestigio- riassunse Koushi.
- Esatto. Questo ragazzo era al servizio di Oikawa; se n'è staccato perché proprio quest'ultimo gli ha fatto incontrare l'alfa con cui sta da un anno ormai. Ma forse sa qualcosa- spiegò Ryunosuke.
- Piccolo dettaglio: lui odia Ryu- aggiunse Taketora.
- È lui che ha un caratteraccio!-.
- Qualcosa mi dice che avete un carattere simile- ridacchiò Koushi.
- Però almeno è un inizio. Tanaka, io farò in modo di parlare con Kuuro e Bokuto; tu inizia a vedere se riesci a contattare questo tuo amico. Per Tsukishima ci penseremo quando avremo i primi due; Yamamoto, vorrei commissionarti delle ricerche su Ushijima. Vedi se esiste un modo per convincerlo- ordinò Daichi.
- Agli ordini- risposero i due ragazzi.
- Dite che vale la pena provare con le dinastie di nobili nuove?- chiese Ryu.
- Ci stavo pensando, ma probabilmente loro sono i primi a volere più potere. Per ora meglio concentrarsi sugli altri- rispose Daichi.
- Ora andate a riposarvi, sarete stanchi- disse loro Koushi.
- Suga, per la lista...- mormorò Ryu, poi si bloccó.
Era davvero così egoista da fare quella richiesta?
- Lo so Tanaka. Nishinoya è già dentro ma per gli altri... Dobbiamo ancora vedere- rispose Koushi.
Tanaka annuì.
- Grazie- rispose; lui e Yamamoto si alzarono, salutarono gli altri due ed uscirono dalla stanza.
- Volevi chiedere per Ennoshita?- chiese Taketora.
- Sarebbe ingiusto. Daichi e Suga stanno rischiando molto; devo attenermi al piano e non essere egoista- dichiarò Ryunosuke.
Yamamoto gli mise una mano sulla spalla
- Oppure lui puoi proteggerlo tu- dichiarò.
Tanaka si sentì avvampare.
- E piantala idiota!- gli diede una leggera spinta e l'altro scoppiò a ridere.
- È bello che non abbiano perso la loro vitalità- commentò Daichi, mentre aiutava il marito a salire le scale.
- Servono persone come loro al mondo- dichiarò Koushi, raggiungendo la camera da letto.
Si sdraiò sul materasso e chiuse gli occhi, cercando di riprendere le forze.
- Come ti senti?- gli chiese Daichi, sedendosi al suo fianco e spostandogli un paio di ciuffi da davanti al volto.
- Solo stanco, tranquillo- rispose lui con un sorriso, aprendo gli occhi per guardare il marito.
- Lo hai fatto cercare?-.
- Si: ha detto che crede di poterci riuscire-.
- È una buona notizia no?-.
Koushi annuì.
- Sto pensando di metterlo nella lista- ammise.
- L'ho lasciata a te per un motivo. So che compirai le scelte migliori- dichiarò Daichi, lasciandogli un bacio sulla fronte prima di alzarsi.
- Dovresti riposarti un po'- gli fece notare Koushi.
- Tra poco devo aprire, è meglio che inizi a sistemare- dichiarò il moro - tu riposati, va bene?-.
- Sicuro di non volere una mano?-.
- Fai già troppi sforzi per le condizioni in cui sei-.
- Sono incinto, non malato- ridacchiò Koushi.
- Lo so; quindi prenditi cura del nostro futuro bambino, va bene?- Daichi gli diede un ultimo bacio prima di uscire dalla stanza.
Nonostante la stanchezza, sorrise: era veramente felice di avere quel ragazzo al suo fianco.
Dalla prima volta che l'aveva visto, se ne era subito innamorato: aveva paura, ma non rinunciava ad essere gentile con chiunque, anche con gli alfa.
Era intelligente, a volte un po' infantile, e proprio per questo riusciva sempre a tirare su di morale gli altri.
Molti gli avevano dato del folle a sposarsi a sedici anni, ma a lui non era importato: amava Suga e sarebbe stato per sempre così.
Inizió a preparare il locale per l'apertura, ma prima mandò un messaggio ad Asahi.
Stasera lavori giusto?
Perché non porti
Kuuro e Bokuto?
Quando il castano lo ricevette, capì che doveva essere successo qualcosa.
Ovviamente Daichi non poteva spiegarglielo per messaggio, anzi; sapeva bene che quando gli chiedeva di "lavorare" intendeva che doveva andare al locale.
E non a quello ufficiale.
- Tutto bene?- gli chiese Yu, notando il suo sguardo assorto.
- Si, un messaggio di Daichi-.
Gli occhi di Nishinoya si illuminarono.
- Perché non andiamo da lui stasera?- propose, a voce bassa, in modo che solo l'altro potesse sentirlo.
- Ecco stasera avrei... Un... Diciamo impegno... Al locale-.
- Nessun problema; so essere silenzioso quando voglio-.
Asahi capí che non sarebbe riuscito a farlo desistere, così annuì.
- Evvai!- esclamò Yu.
- Io devo andare- dichiarò Kei, alzandosi.
- Ma come, di già Tsukki?!- si lamentò Koutaro.
- Io studio, vostro contrario. Vieni o torni da solo?- chiese il biondo, rivolto a Yamaguchi.
- No io... Si, in effetti dovrei tornare anch'io- mormorò, guardando i suoi amici.
- Ci sentiamo quando arrivi a casa- dichiarò Shoyo, facendogli capire che per tutti andava più che bene se andava solo con l'altro.
Per quanto Tsukishima gli desse sui nervi, a lui bastava che trattasse bene il suo amico.
- Allora ci vediamo ragazzi- salutò Tadashi, alzandosi a sua volta e seguendo il biondo, che stava già uscendo dal locale.
- Sicuro che non ti dispiaccia accompagnarmi?- chiese.
- Mica posso farti tornare a casa da solo. Ma se preferivi potevi rimanere con i tuoi amici- dichiarò Kei.
Yamaguchi scosse la testa.
- Loro li conosco da tempo, con te posso starci poco- rispose.
Tsukishima lo fissò per un attimo, ma senza dire niente.
Non aveva senso cercare di capire come mai l'altro ci tenesse a passare del tempo con lui: dopotutto, neanche lui sapeva come mai non riuscisse a staccarsi dal verde.
Aveva una gentilezza quasi fastidiosa, non la smetteva mai di ringraziarlo e scusarsi, e sembrava privo di carattere.
Però, si sentiva quasi in dovere di proteggerlo.
Sapeva che l'altro era a conoscenza delle difficoltà del loro mondo, ma allo stesso tempo sembrava ingenuo e fin troppo innocente.
Si fermarono di fronte alla casa dell'omega.
- Grazie per avermi accompagnato Tsukki- gli disse Tadashi.
Si chiese se avesse sbagliato a usare quel soprannome, ma dopo averlo sentito da Kuuro e Bokuto gli era sembrato troppo carino.
Tsukishima allungò la mano ed il verde sbarró gli occhi.
Allungò anche lui leggermente la mano, titubante; cosa stava succedendo?
Il biondo alzò gli occhi al cielo.
- Dammi il cellulare idiota- disse.
- Oh! Si, certo... Il cellulare...- Tadashi, completamente rosso, iniziò a frugare nelle sue tasche alla ricerca del telefono.
Tsukishima dovette trattenersi dal ridere nel vedere la sua impacciataggine.
Tornò alla sua solita espressione seria quando Yamaguchi riprese a guardare verso di lui, porgendogli il suo telefono.
L'alfa vi registrò il proprio numero, poi glielo restituí.
- Non sono il tuo protettore. Ma chiami se hai bisogno- ordinó.
Yamaguchi riprese il cellulare, guardandolo come se fosse un oggetto mistico.
- Grazie mille!- fece un inchino e Tsukishima sbarró gli occhi.
- Mica c'è bisogno di inchinarsi così!- Kei cercò di non ridere.
- Ora vado- dichiarò, allontanandosi.
Yamaguchi rimase a fissarlo mentre si allontanava con il sorriso; rientrò in casa solo quando non riuscì più a vederlo.
- Devo andare anch'io; tra non molto mia sorella torna a casa- dichiarò Shoyo, alzandosi.
- Da solo? Sei sicuro?- gli chiese Chikara.
- Direi che non gli si avvicinerá nessuno- affermó Tetsuro, tirando fuori un piccolo fatto che stavano tutti cercando di ignorare.
- Ce ne siamo accorti- mormorò Kenma.
- Shoyo, sono felice che tu sia più al sicuro, ma non mi fa piacere sapere che gli alfa non ti si avvicineranno solo perché hai addosso il profumo di Kageyama- affermò Yu, esprimendo il pensiero di tutti gli amici dell'arancione.
- Eh? Ho il suo odore addosso?- chiese Shoyo.
Ormai si stava talmente abituando a quel profumo di latte che non se n'era neanche accorto.
- Non te n'eri accorto? Volevi tornare a casa da solo senza sicurezza?- gli chiese Keiji, confuso.
- Non abito così lontano...-.
- Shoyo. Il fatto che un alfa si sia mostrato... Gentile, se la sua si può definire gentilezza, nei tuoi confronti, non significa che il mondo sia diventato improvvisamente un posto sicuro- lo rimproverò Kenma.
- Lo so. Però... Non voglio dover sempre essere con qualcuno per poter camminare tranquillamente. Fatemi provare, solo questa volta. Se non vi scrivo che sono a casa entro quindici minuti potete venire a picchiarmi, va bene?-.
I suoi amici lo fissarono: sapevano che non avrebbe cambiato idea.
- Se non ci scrivi non saremo più amici- dichiarò Kenma, riprendendo a giocare con il cellulare.
Hinata sorrise.
- Non preoccupatevi; ci sentiamo presto!- salutò tutti quanti ed uscì dal locale.
Si sentiva stranamente tranquillo.
Aveva sempre avuto paura ad uscire di casa per via di ciò che sapeva sarebbe potuto accadere.
Eppure, il mondo gli stava mostrando che potevano succedere molte altre cose.
Adesso c'erano degli alfa gentili insieme ai suoi amici, che non gli avrebbero mai fatto del male, anzi, li stavano aiutando.
E il ragazzo che per anni aveva tormentato i suoi incubi... Be', ancora non aveva capito bene cosa fosse successo con Kageyama.
Non è che si fosse esattamente scusato, ma il suo gli era parso come un modo per rimediare a ciò che gli aveva fatto passare anni prima.
Ma perché l'aveva fatto?
Hinata non riusciva a spiegarselo.
Sapeva solo che, per la prima volta, riusciva a camminare da solo con il sorriso.
- Quanto ne sapete voi su Kageyama?- chiese Chikara, preoccupato per il suo amico.
- In realtà non molto, non viviamo nella stessa zona- rispose Tetsuro.
- Neanche io ci sono entrato molto in contatto... Però so che, da quando ha scoperto di essere un alfa, è diventato prepotente anche con gli altri alfa- aggiunse Asahi.
- Tsukki dice sempre che è un montato che si crede forte e per questo non troverà mai nessuno che l'accetti. Ma a Tsukki stanno antipatici tutti- commentò Koutaro.
- Pensate voglia qualcosa da Hinata?- chiese Keiji.
- Non ne ho idea. Se volete possiamo indagare- propose Tetsuro.
- Non serve. Se farà di nuovo soffrire Hinata, si troverà sottoterra- dichiarò tranquillamente Yu.
- Questo ragazzino mi piace- dichiarò Koutaro, ridendo - ma non quanto Agashi!- aggiunse, facendo arrossire lievemente il corvino.
- Mi sa che tra poco dobbiamo andare anche noi- mormorò Chikara.
- Allora sarà il caso di avviarci- dichiarò Tetsuro, alzandosi, seguito dagli altri.
Pagarono ed uscirono dalla struttura.
Si avviarono tutti ad accompagnare Kenma e Akashi al dormitorio.
Nishinoya aveva voluto allungare la strada, invece di lasciare i due con Kuuro e Bokuto, per stare di più con Asahi; l'alfa invece aveva bisogno di parlare con i due senza la presenza degli altri omega.
Ennoshita si sentiva un po' il settimo incomodo, ma non era abbastanza sicuro di sé stesso per tornare a casa da solo, così andò con loro.
- Sei preoccupato per il tuo amico?- chiese Tetsuro, notando che Kenma stava stringendo il cellulare talmente forte che probabilmente si sarebbe spezzato presto.
- È normale no? Anche se non penso che voi lo possiate capire- mormorò il biondo.
- In realtà capisco abbastanza bene. Sono amico di Bo da quando eravamo piccoli; lui una volta ha scherzato sul fatto che se fosse stato un omega non si sarebbe mai fatto mordere da me, e ha iniziato a venirmi il panico al pensiero che il mio amico potesse davvero essere un omega. Non che pensi ci sia qualcosa di male, ma preferivo saperlo al sicuro. Anche se non fosse stato un alfa, avrei cercato un modo per proteggerlo- dichiarò il moro.
Kenma lo osservò con la coda dell'occhio: era sincero.
- E tu? Ti saresti fatto mordere da lui?- chiese.
- No. Così come non l'avrei morso, se non per assoluta necessità-.
- Perché no? Così sareste stati insieme per sempre- gli fece notare Kenma.
- Non ho certo bisogno di un segno per sapere che sarò amico di quell'idiota a vita. Il morso è... Un simbolo speciale, qualcosa che dimostri chi è la persona di cui ti sei innamorato e con cui vuoi stare per sempre. Non ha senso farlo o riceverlo se non si è convinti dei propri sentimenti- spiegò Tetsuro.
Kenma lo guardò, e per un attimo fu come se lo vedesse per la prima volta.
Le sue parole non sembravano quelle di qualcuno che sapeva di poter avere tutto, ma di un semplice ragazzo desideroso di trovare qualcuno di speciale per lui.
Kuuro si accorse di quello sguardo e sorrise.
- Ti sei accorto che anch'io sono umano, Kitty?- commentò.
- Guarda che so bene che sei umano- borbottò Kenma.
Il suo telefono vibrò e lui si affrettó a guardare la notifica.
- Shoyo è a casa sano e salvo!- urlò Yu.
- Meno male- commentò Tetsuro, e Kenma sorrise.
- Ma come, siamo già arrivati?- si lamentò Koutaro.
- Il dormitorio è praticamente attaccato alla scuola, ci abbiamo messo anche troppo- ribatté Kenma.
- Bro sicuro che ti piaccia uno così scontroso?- borbottò Koutaro.
- Devo compensare con la tua idiozia- dichiarò Tetsuro.
Kenma distolse lo sguardo.
Piacere? Ma se aveva scoperto quel giorno il suo nome.
- Io comunque volevo rimanere ancora con Agashi...- mormorò Koutaro.
- Tanto verrai da me domani no?- gli fece notare il corvino.
Il sorriso di Bokuto si allargò.
- Agashi! Ma allora ci tieni che venga!- esclamò.
Akashi non rispose.
- Andiamo Akashi, ho sonno- Kenma inizió a camminare; Akashi salutò gli altri e lo seguì.
- Sicuro che ti vada bene se quello ti occupa la camera tutti i giorni? Sembra una persona fastidiosa- chiese il biondo.
- In realtà è... Piacevole stare con lui- ammise Keiji.
- Mi manca già- si lamentò Koutaro.
- Dai Bro, torneremo qui domani- dichiarò Tetsuro.
- E tu rimarrai di nuovo fuori- ridacchiò Yu, guadagnandosi un'occhiataccia.
- Prima o poi mi farà entrare- dichiarò.
- In quale senso?- gli chiese Koutaro.
- In tutti- i due si batterono il cinque.
- Potete venire con noi?- chiese loro Asahi, approfittando del fatto che Nishinoya ed Ennoshita si fossero allontanati leggermente.
- Oh, sembra la frase di un rapimento!- esclamò Koutaro.
- Dove vuoi portarci, nostro rapitore?- gli chiese scherzosamente Tetsuro.
- Ho due amici che vorrebbero... Parlarvi-.
No, Asahi non era decisamente adatto a parlare.
- Sempre disponibili a nuove amicizie- dichiarò Koutaro.
- È un modo per dire che veniamo- affermó Tetsuro.
Asahi si sentì rassicurato da quello.
- Allora andiamo- disse.
I ragazzi ripresero a camminare e, dopo aver riaccompagnato Ennoshita a casa, seguirono Asahi, che si diresse verso casa di Daichi e Suga.
- Anche il piccoletto è un rapitore eh? Chi se lo aspettava- commentò Kuuro.
- Visto da fuori, sembrate voi i rapitori- ridacchiò Yu.
In effetti, oltre ad essere alfa, i tre erano fisicamente molto più grossi di Nishinoya, che però sembrava trovarsi a più agio di Asahi in quella situazione.
- Non essere nervoso! Ci sono io con te no?- ricordó infatti Yu al maggiore.
- Ma non dovevo essere io a tenerti al sicuro?- mormorò Asahi.
- Tu tieni lontani gli alfa, io penso al resto- dichiarò Yu; rallentò di un paio di passi, spiccó un salto ed atterrò sulla schiena dell'altro.
- Piccoletto, perché non convinci anche Kenma a fare così con me?- gli chiese Tetsuro.
- Primo: non chiamarmi piccoletto. Sono diversamente alto. Secondo: Kenma a malapena mi sopporta, gli unici con cui parla davvero sono Shoyo e Akashi. Con Yamaguchi ed Ennoshita va d'accordo perché sono calmi, ma io sono l'ultima persona a poterti consigliare su di lui- raccontò l'omega.
- Il mondo è contro di te Bro- rise Koutaro.
- Ma io non mi arrendo! Conquisteró quel tenero gattino!- esclamò Tetsuro.
Quello che non sapeva era che Nishinoya avesse appena registrato quella frase per mandare un vocale all'amico.
Sapeva che conquistare Kenma era un'impresa praticamente impossibile, ma quei ragazzi gli stavano simpatici e voleva che l'altro prendesse almeno in considerazione l'idea di stare con qualcuno che a lui ci teneva davvero.
Intanto, erano entrati in una zona decisamente più periferica; una in cui un omega non avrebbe mai avuto possibilità di entrare senza la protezione degli alfa.
Per fortuna Nishinoya era sempre stato scortato lì da Tanaka, e anche in quel momento l'odore degli altri tre stava fortunatamente coprendo il suo.
Arrivarono a quello che da fuori era un semplice locale e vi entrarono.
Nonostante l'esterno, dentro in realtà era un locale molto calmo: la musica era bassa, si riusciva a parlare tranquillamente, e c'erano sia alfa che omega all'interno.
- Seguitemi- Asahi fece scendere Nishinoya dalle sue spalle e si diresse verso il bancone.
- Ciao Daichi- salutó.
Il ragazzo dietro al bancone si voltò e sorrise.
- Asahi! Nishinoya! È un piacere vedervi; siete qui per lavorare?- chiese.
Ovviamente i due non lavoravano lì, ma non potevano destare sospetti.
- Esatto. Loro sono due ragazzi che vorrebbero farsi assumere- dichiarò Asahi.
Kuuro e Bokuto si scambiarono uno sguardo confuso, ma decisero di stare al gioco.
- Kuuro Tetsuro-.
- Bokuto Koutaro- si presentarono.
- Io sono Sawamura Daichi. Se volete farvi assumere vi faccio parlare con mio marito, si trova nel retro... Ragazzi, li accompagnate voi?- chiese il castano.
- Volentieri. Seguiteci- Asahi riprese a guidare il gruppo, superando il bancone ed aprendo la porta che conduceva alle scale per la casa di Daichi e Suga.
Quello che in pochi sapevano era che, nascosta nella parete, c'era un'altra porta.
Asahi l'aprí ed iniziò a scendere le scale.
- Wow, sembra sempre di più una missione segreta!- esclamò Koutaro.
- Già... Credo sia più serio di quanto pensiamo- mormorò Koutaro, notando che anche Nishinoya aveva assunto un'espressione seria.
Si fermarono di fronte ad una porta e Asahi bussò.
Al centro c'era uno spioncino che permise al ragazzo dall'altra parte di vedere chi ci fosse.
Dopo un attimo, la porta si aprì.
I quattro si trovarono in un altro locale: molto più allegro di prima, pieno di persone che ballavano liberamente, sia alfa che omega, che sembravano andare tutti più che d'accordo, pieno di musica e risate.
Nishinoya sorrise e si voltò verso i due nuovi arrivati.
- Benvenuti allo Stigma-.
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