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CAPITOLO VI.

Tanaka continuava a fissare il telefono, indeciso su cosa fare.

- Oh andiamo, da quando sei così pappamolle?- mormorò.

Fissò ancora un attimo l'aggeggio, poi l'afferrò; velocemente, prima che potesse cambiare idea, compose il numero e la chiamata partì.

- Pronto? Tanaka?-.

- Hey Ennoshita, come va?! Scusa se ti disturbo, ma oggi non abbiamo ricevuto alcuna chiamata assurda da Nishinoya e mi sembrava quasi vuota come giornata!-.

Si diede mentalmente dello stupido: era quello il modo di iniziare una conversazione?!

In quel giorni, grazie alle chiamate del suo migliore amico in panico per il suo primo appuntamento, aveva potuto parlare molto con Ennoshita ed aveva scoperto di trovarsi piuttosto bene con quel ragazzo.

Era serio, ma non per questo rompiscatole o noioso, anzi, sapeva essere molto divertente.

Tanaka quella mattina era quasi rimasto deluso dal fatto di non averci potuto parlare; poi si era ricordato che l'appuntamento di Nishinoya era quel giorno, e quindi se voleva avere l'opportunità di conversare con il moro doveva crearsela lui.

Ma non pensava di certo di iniziare in quel modo.

Mentre cercava un palo su cui sbattere la testa, sentí la risata di Ennoshita dall'altro lato del telefono.

- Si, in effetti ormai mi ci ero abituato-.

Tanaka sorrise: forse non era tutto perduto.

- Sai, sono venuto a Beta per vedere se Nishinoya avesse bisogno d'aiuto con il suo appuntamento, ma sono arrivato tardi e ho pensato di aspettare il suo ritorno per vedere come fosse andata. Sono più o meno a metà tra le vostre case, ti andrebbe di vederci e aspettare insieme?-.

Ryu non si era mai sentito così nervoso nel fare una proposta; eppure ci aveva provato con tante ragazze nella sua vita.

- Volentieri- rispose Chikara.

Tanaka sorrise.

- Perfetto!- esclamò.

Poi, uno strano odore arrivó alle sue narici.

- Forse però è meglio cercare un luogo riparato... C'è odore di pioggia- dichiarò.

- Pioggia? Ma il cielo è sereno, e il meteo non annuncia pioggia...- mormorò Chikara.

- Già, strano... Eppure sembra proprio un temporale- Ryu non sapeva cos'altro dire, non se ne intendeva molto di metereologia.

Sentì silenzio dall'altra parte.

- Ennoshita? Tutto bene?- chiese.

- Tanaka...- la voce di Chikara tremava leggermente.

- Che succede?- gli chiese Ryu, improvvisamente sull'attenti.

- Nishinoya odora di temporale-.

Nishinoya ormai stava perdendo tutte le forze, ma si muoveva ancora; non voleva arrendersi.

Ma quegli odori gli stavano facendo veramente male, sentiva la testa esplodergli.

Ormai era certo che non potesse più fare nulla, anzi, probabilmente di lì a poco sarebbe avvenuto.

Ma non voleva: lui avrebbe continuato a lottare.

Lui non si fermava mai.

Lui...

D'un tratto, quegli odori vennero sovrastati da un altro profumo: acero.

Sembrava quasi di trovarsi sommerso da delle foglie d'acero.

Avvertí i suoi sensi tornare a farsi leggermente più acuti mentre le mani che tenevano fermo il suo corpo allentare la presa.

Quando la vista gli tornò normale, poté vedere cosa stava succedendo.

Asahi troneggiava sui tre alfa che l'avevano attaccato, emanando dei feromoni potentissimi che avevano ormai coperto l'odore di Nishinoya, e che stava terrorizzando i tre ragazzi.

- Andatevene- ringhiò.

I tre alfa non provarono neanche a ribellarsi; in quel momento si che faceva paura.

Ma non a Nishinoya.

Il più piccolo, con le poche forze che aveva, si mise seduto e si tirò su i pantaloni.

- Stai bene?- il tono di Asahi sembrava duro, ancora non aveva smesso di emanare il suo odore.

Asahi stava ancora cercando di controllare i suoi istinti.

Ma non appena Nishinoya si era allontanato, aveva realizzato che lasciarlo andare in giro in quello stato era troppo pericoloso e l'aveva seguito.

Era arrivato prima che accadesse il peggio ma... Era comunque accaduto troppo.

- Si. E tu?- rispose Yu, mettendosi in piedi.

Asahi stava cercando di usare il suo odore per contrastare quello di Nishinoya, ma non funzionava bene come sugli altri alfa.

- Sai perché gli alfa hanno iniziato a prendere sempre più potere? Perché quando sono attratti dall'odore di un omega in calore e non possono averlo... Soffrono. E non riescono più a controllarsi-.

Asahi lo guardò negli occhi.

- Mi dispiace, ma devi andare. O finirò per... Farti ciò che stavano per fare loro- sussurrò.

Perché? Perché Nishinoya non gli sembrava minimamente spaventato?

Il minore fece un passo verso di lui.

- Allora fallo. Te l'ho detto: a me interessi. Se sei tu a farlo... Allora va bene- dichiarò.

Asahi sbarró gli occhi e scosse la testa.

Allungò una mano e la poggiò sulla spalla dell'altro.

- Nishinoya, ascoltami. Non deve... Succedere così. Tu meriti molto più di questo, capito?-.

Nishinoya rimase sorpreso a quelle parole.

Era per quello che stava cercando di resistere?

Asahi sentiva di stare per cedere; provò ad aumentare ancora i suoi feromoni, ma l'odore stava diventando troppo forte anche per Nishinoya, che ebbe un capogiro e fu costretto ad aggrapparsi al suo braccio per non cadere.

- Noyassan!-.

Nishinoya sentì un paio di braccia che lo sostenevano, ma non era Asahi.

- Ryu, cosa ci fai qui?- mormoró, chiudendo gli occhi.

Tanaka alzò lo sguardo su Asahi mentre sosteneva l'amico, ormai privo di forze.

- Che è successo?-.

- Tanaka, allontana Nishinoya da me e... Anche da te. Il suo odore è troppo forte- lo pregò Asahi.

- Ma ti si è fritto il cervello?! Noya è il mio migliore amico! Non potrei mai fargli niente!- ringhiò Ryu.

Asahi rimase sorpreso da quella frase.

- Mi stai dicendo che... Non sei attratto dal suo odore?-.

- Certo che il mio senso di alfa è attratto, ma chissenefrega. Non gli potrei mai fare del male! Per cui, noi adesso lo riportiamo a casa e intanto mi spieghi che diamine è successo. Intanto tu ti calmi, chiaro?-.

Senza aspettare una risposta, Tanaka si caricò Nishinoya sulle spalle ed iniziò a camminare.

- Io forse non dovrei venire- mormorò Asahi.

- Se non ti troverá al suo risveglio Nishinoya si arrabbierà, quindi vedi di muoverti- lo ammoní Ryu.

Asahi esitó ancora un attimo, ma poi lo seguì.

Mentre camminavano, raccontò a Tanaka cosa fosse successo.

Forse era lo stare parlando con qualcuno, o la preoccupazione per lo stato di Nishinoya, ma Asahi ora si sentiva meglio.

Aveva mantenuto attivi i suoi feromoni, in modo che nessuno si avvicinasse, e il suo corpo stava iniziando a placarsi.

- Ryunosuke! Che è successo?!- il nonno di Nishinoya aprì la porta non appena li sentí arrivare.

- Salve signor Nishinoya. Non si preoccupi; Yu sta bene- dichiarò Tanaka, entrando in casa.

Asahi si bloccó sulla soglia, indeciso su cosa fare; era probabilmente che l'anziano non lo volesse in casa.

Invece, l'uomo si voltò verso di lui.

- Non entri? Yu ti sta sicuramente aspettando- dichiarò.

Asahi annuì ed entró in casa.

Su indicazione del vecchio, raggiunse la stanza di Nishinoya.

Osservò Tanaka sistemare l'amico sul letto, e non poté fare a meno di pensare a quanto dovesse essere forte il loro legame se neanche i desideri più istintuali dell'alfa erano riusciti a farlo vacillare.

Osservò Nishinoya, che dormiva beatamente.

Anche lui non voleva più rischiare di fargli del male, ma non aveva idea di come fare.

- Lo affido a te- dichiarò Ryu, avvicinandosi a lui.

- Cosa?!- esclamò Asahi, sorpreso.

- Sai che non posso rimanere, ma mica possiamo lasciarlo solo. Salutamelo, va bene? Ci vediamo amico. Arrivederci, signor Nishinoya- Ryu salutó tutti ed uscì dalla casa.

Mentre camminava, tiró fuori il cellulare.

- Tanaka, hai scoperto qualcosa?- gli chiese Chikara, con la voce carica di preoccupazione.

- Nishinoya è a casa, sta bene; ho lasciato Asahi con lui. Mi dispiace che dovremo rimandare la nostra uscita, ma purtroppo devo tornare anch'io-.

- Non preoccuparti. E... Grazie per Nishinoya-.

Ryu sorrise.

- Per un fra questo e altro- dichiarò.

Anche se era certo che, anche se non si fosse trovato nei paraggi, Asahi sarebbe riuscito a salvare Nishinoya da solo, anche da sé stesso.

Purtroppo, quella stessa fortuna non l'aveva avuta un'altra persona.

Hinata in quei giorni era rimasto a casa.

Sua madre era al lavoro, così lui ne approfittava per passare del tempo con sua sorella.

Sperava con tutto il cuore che, una volta raggiunta l'adolescenza, lei scoprisse di essere un alfa; ma questo avrebbe anche significato che non avrebbe più vissuto con lei, dato che sarebbe stata portata nei villaggi intorno a Beta, per cui voleva passarci più tempo possibile.

Inoltre sapeva che Yamaguchi era a letto per il calore, Kenma e Akashi non amavano interagire e sicuramente non sarebbero usciti finché non fosse svanita la loro momentanea protezione, e Nishinoya era troppo concentrato sul suo appuntamento; anche Hinata aveva partecipato un paio di volte alle chiamate e si era divertito a prendere in giro il suo amico insieme a Tanaka.

Quel giorno però, proprio mentre due dei suoi amici erano fuori, Akashi era con Bokuto e Kenma aveva appena malamente rifiutato Kuuro, Hinata si trovava da solo.

Sua sorella era appena uscita per andare alla festa di una sua amica, e inoltre lui era al primo giorno di calore, quindi non poteva fare molto.

Però si stava annoiando, e anche tanto.

Stava anche prendendo in considerazione l'idea di iniziare a fare i compiti delle vacanze, pur di non rimanere immobile in casa, quando sentì suonare il campanello.

Aggrottò la fronte e lanciò uno sguardo all'orario; di sicuro non aspettava visite, quindi sicuramente era sua sorella che si era dimenticata qualcosa ed era tornata a prenderlo.

- Natsu pasticciona che hai scor...- quando aprì la porta, Shoyo si immobilizzó.

Quello davanti a lui non era Natsu.

Era un alfa, un alfa che conosceva fin troppo bene.

- Ma sei idiota?! Sei in calore e aprì così tranquillamente?!- Tobio lo spinse all'interno della casa ed entrò a sua volta, rilasciando un lieve odore di latte per cancellare quello d'arancia dell'altro.

Hinata sentí la testa pulsargli leggermente, ma non si sarebbe arreso.

Non questa volta.

- Che diamine ci fai qui?! Esci da casa mia!- urló.

Kageyama lo guardò con un ghigno divertito.

- Non penso tu possa darmi ordini. Aspetto da giorni che tu sia in calore, quindi ora merito una ricompensa no?-.

Hinata sbarró gli occhi.

- Ma quali problemi hai?! Questa è violazione di domicilio!-.

- Hai aperto la porta e liberato un odore d'arancia che non si è espanso nel raggio di kilometri solo grazie a me, quindi dovresti dire piuttosto "grazie"-.

- Preferisco che tutti gli alfa della zona sappiano che sono in calore piuttosto che farmi stuprare di nuovo da te!-.

Il sorriso di Kageyama svanì.

"Merda" pensò Hinata. Ora si che era nei guai.

- Andiamo- Tobio lo afferrò per un braccio e si diresse verso le scale.

- Dove diamine vai?-.

- In camera tua-.

- E tu come cazzo sai qual'è camera mia?-.

- Te l'ho detto prima che ho aspettato per giorni, sei sordo o idiota?-.

Hinata sbarró gli occhi: quindi con "aspettato" intendeva "rimasto appostato fuori da casa tua".

- E tu sei uno stalker oltre che uno stupratore!-.

Kageyama non rispose ed entrò in camera del più basso.

Hinata provò a liberarsi dalla sua presa, ma il moro gli afferó entrambe le braccia e quasi lo lanciò sul letto, per poi mettersi a cavalcioni su di lui.

- Levati immediatamente!- urlò Shoyo, provando a colpirlo con un pugno.

Ma era fisicamente più piccolo e Kageyama non ebbe difficoltà a bloccargli entrambi i polsi con una sola mano, tenendoglieli fermi contro il petto, mentre con l'altra gli abbassava i pantaloni, impresa non difficile dato che erano quelli della tuta, per cui erano piuttosto larghi e senza cerniere o bottoni.

- Vuoi stare fermo? Rendi tutto più difficile- sbottò Tobio.

- Pensavi che te l'avrei resa facile?!-.

- Dovresti-.

- SECONDO QUALE LOGICA DOVREI FACILITARE IL MIO STUPRO?-.

- LO STO FACENDO PER TE BOKÈ!-.

Hinata lo guardó male.

- Cioè mi stai stuprando per me? E poi sarei io l'idiota?-.

- La pianti con sto stupro? Cos'è la tua parola preferita?-.

- Veramente lo odio, come ogni persona sana di mente!-.

- E allora smettila di nominarlo!-.

- Ma se mi stai stuprando!-.

- Non ti sto stuprando!-.

- Sesso contro la volontà dell'altra persona è stupro!-.

- E allora smettila di non volerlo!-.

- Ma sei coglione? Solo perché l'hai già fatto una volta pensi che accetterò di farlo ancora?!-.

- Non voglio fare come l'altra volta!-.

- E allora che diamine stai facendo?-.

- Voglio ricambiare il favore-.

Hinata smise per un attimo di muoversi, anche perché ormai era inutile: mentre discutevano, Kageyama gli aveva completamente abbassato anche i boxer.

- Ma di che diamine per parli?- sbuffò.

Kageyama non rispose ed iniziò ad abbassare la testa, aprendo leggermente la bocca.

- Non pensarci nemmeno!- Shoyo provò a dimenarsi di nuovo, ma la presa dell'altro era troppo forte.

- Hinata cazzo vuoi stare fermo?- sbuffò Tobio.

Hinata si immobilizzó.

- Come sai il mio nome?- mormorò.

Era certo di non averglielo mai detto, e lui stesso aveva scoperto il nome dell'alfa solo durante la Partita.

- Senti, ho aspettato per anni, quindi puoi per favore smetterla di dimenarti? Se non ti rilassi non ti piacerà mai- sbuffò Tobio.

- Piacermi?- Shoyo era confuso, non capiva cosa l'altro stesse cercando di dirgli.

- Rilassati, va bene?- mormorò Tobio, tornando ad abbassarsi e sfioragli il basso ventre con le labbra.

- Ti prego, smettila...- Shoyo sentí le lacrime agli occhi, ma non voleva piangere.

- Non ti farò niente- sussurrò il moro, poggiando le labbra sulla pelle candida dell'altro.

- Lo stai già facendo- mormorò Shoyo.

Sapeva già che avrebbe sofferto, ne era certo: l'unico ruolo di un omega durante il sesso era fare divertire l'alfa, loro non potevano divertirsi.

Eppure, il tocco di Kageyama era gentile, non gli dava fastidio, anzi, era quasi... Piacevole?

- Finalmente ti sei rilassato- sussurrò Tobio; scese leggermente con la bocca, carezzando con la lingua la zona intorno all'intimità dell'altro.

Dato che Hinata aveva smesso di ribellarsi, gli lasciò i polsi.

Le braccia dell'omega ricaddero sul materasso, mentre quella di Kageyama si spostò sotto la maglietta dell'altro e gli accarezzò dolcemente il fianco.

La lingua dell'alfa entró in contatto con la punta del membro di Hinata, che chiuse gli occhi.

Non era più piacevole e rilassante come prima, il suo corpo stava iniziando ad avere delle strane reazioni: sembrava come se fosse attraversato da qualcosa di elettrico.

Non faceva male, ma allo stesso tempo faceva paura: sentiva come se dovesse liberarsi in qualche modo, ma non riusciva a capire come.

- Lasciati andare; non sei fatto per trattenerti- sussurrò Tobio, prima di aprire la bocca e avvolgerla intorno al membro dell'altro.

Hinata sentí quella sensazione di piacere mista a paura crescere dentro di lui; era bello, ma in un certo senso faceva male.

Più l'altro muoveva la lingua e le labbra, più la sua situazione peggiorava.

Come si faceva a non trattenersi?

Per la prima volta, fu lui stesso a obbligare la sua mente a tornare al giorno del suo primo incontro con Kageyama.

Strinse il lenzuolo, sentendo il dolore affievolirsi, anche se di molto poco, e ricordó come il moro avesse stretto i suoi capelli quella volta.

Ricordó un'altra cosa: i gemiti che uscivano dalle sue labbra.

Così, aprì leggermente la bocca: senza che potesse controllarli, ne uscirono alcuni gemiti che pian piano eliminarono ogni sensazione spiacevole.

Kageyama sapeva già che sarebbe successo, ma quando sentì nuovamente la fragranza d'arancia emessa dall'altro dovette metterci tutta la sua buona volontà per non assalirlo in altri modi.

Aveva il profumo migliore di qualunque altro omega avesse mai incontrato nella sua vita; gli faceva venire voglia di morderlo.

Ma non era lì per quello.

Hinata inarcò la schiena ed i suoi gemiti aumentarono di volume.

Ormai si era quasi dimenticato della situazione in cui era, di chi fosse a provocargli tutto quel piacere.

Sentiva ancora l'odore di latte emanato dall'alfa, ma unito al suo era piacevole.

Anzi, più che piacevole: ne era quasi risucchiato.

Sentì l'eccitazione aumentare, tanto che neanche i gemiti o la sua mano stretta al lenzuolo sotto di lui riuscivano a placarla.

Non ce la faceva più.

- Kage... Yama...- doveva dirgli di fermarsi, non poteva più sopportare tutte quelle scariche, per lui era troppo.

Ma anche Kageyama aveva dei limiti: un conto era sentire l'altro gemere, un conto era sentirgli dire il suo nome.

Aumentò i movimenti della sua bocca, stringendo con forza la coscia dell'altro per cercare di trattenersi e rimanere concentrato.

- Kage...- Hinata, non riuscendo più a parlare, allungò una mano verso l'altro, nel tentativo di fermarlo.

Invece, Kageyama intrecciò le dita con le sue ed appoggiò le loro mani sul materasso.

Aveva la bocca occupata, quindi non poté dire niente, ma Hinata recepí comunque il messaggio: "non avere paura, lasciati andare".

Hinata chiuse gli occhi ed inarcò ancora di più la schiena, quasi urlando dal piacere mentre Kageyama aumentava nuovamente il ritmo.

Hinata sentí come se tutte quelle emozioni lo stessero abbandonando, raggruppandosi nel suo basso ventre.

Kageyama fu il primo a capire che l'altro stava venendo, ma quando sentì qualcosa di semiliquido invadergli la bocca non si tirò indietro.

In qualche modo, anche quello sapeva d'arancia.

Non si fermò neanche quando ebbe la bocca piena ed inizió ad ingoiare, come aveva obbligato Hinata a fare anni prima.

Il corpo dell'omega si riappoggió completamente sul letto, ormai privo di forze, mentre Kageyama si sfilava il suo membro della bocca.

Doveva andarsene: il profumo di Hinata era troppo forte, e non solo per il calore, ma anche per quello che era appena successo.

- Adesso siamo pari- dichiarò, lasciandogli la mano e rialzandosi.

Hinata rimase immobile, con gli occhi semichiusi e il respiro spezzato, mentre l'altro usciva dalla stanza.

Quella era una situazione completamente nuova; non pensava che gli omega potessero provare piacere durante il sesso, non era come gli avevano sempre detto.

Ciò che gli aveva fatto Kageyama anni prima rimaneva chiaro nella sua mente, ma in quel momento non riusciva ad odiarlo.

Per la prima volta, quella fragranza di latte non lo fece stare male.

Kageyama si era praticamente fiondato fuori dalla casa, chiudendo la porta alle sue spalle.

Doveva allontanarsi, ma non prima di aver sparso i suoi feromoni nella zona, in modo che coprissero il profumo fin troppo intenso ed allettante di Hinata.

Se ne andò il prima possibile: non voleva essere un pericolo per quel ragazzo, non più.

Era così concentrato che non si accorse di essere seguito; in un altro momento avrebbe riconosciuto subito l'odore di un omega, ma complici la sua confusione mentale e il fatto che quell'omega aveva un morso sul collo, non se ne accorse.

L'omega osservò Kageyama allontarsi dopo aver rilasciato il suo odore e iniziò anche lui a camminare, diretto da un'altra parte.

Camminava con sicurezza, gli altri omega lo guardava con invidia mentre gli alfa lo lasciavano stare.

Quel morso, per quanto di breve durata, gli garantiva protezione e lo faceva sentire bene, forte.

Controllando che nessuno lo vedesse, entrò in quello che agli occhi di tutti sembrava un edificio abbandonato, ma che per lui era come una casa.

Dentro, c'erano altri omega che avevano il suo stesso odore.

E davanti a loro, seduti su un divano, due alfa.

- Watari, sei tornato-.

L'omega ignorò l'alfa moro, che lo stava fissando, e si rivolse invece al castano, che gli aveva appena parlato.

- Ho seguito Tobio Kageyama, proprio come mi avevi chiesto- raccontó brevemente ciò che era appena successo.

- Tsk, odio quando le tue previsioni sono così accurate- sbuffò l'alfa moro.

- Non prendertela Iwa-chan, lo sai che sono il migliore- Toru si alzò, dirigendosi verso Watari, che a quel gesto sentì una strana eccitazione crescere in lui.

Oikawa gli poggiò una mano sulla spalla e sorrise.

- Sei stato bravo. Quando questo morso sarà sparito, se vorrai te ne lascerò un altro- affermò.

Watari sorrise.

- Ti ringrazio-.

Iwaizumi storse la bocca.

Conosceva Oikawa Toru più di chiunque altro: a lui non interessava il potere "fisico" che gli dava la legge; lui voleva un altro genere di forza.

Lui voleva che le persone desiderassero possedergli, che lo pregassero di comandarli.

Così, si era creato come un "branco": andava da qualunque omega gli sembrasse utile e facevano un patto.

Lui l'avrebbe morso, tenendolo al sicuro per un po', e gli avrebbe chiesto dei favori in cambio: che fosse pedinare qualcuno o cucinargli il pranzo, accettava chiunque gli potesse essere utile o gli chiedesse aiutato.

Il morso dura in base a quanto sono forti i sentimenti dell'alfa.

Nessuno aveva mai rifiutato.

Alcuni lo avevano fatto poche volte per avere un po' di respiro, e poi se n'era andato.

La maggior parte, erano lì da anni.

Iwaizumi era incredibilmente irritato dal seguito di Oikawa, e allo stesso tempo attratto dalle sue capacità di manipolatore e da come sfruttava gli altri.

Non che il castano fosse uno stronzo che non teneva agli altri; sicuramente non avrebbe mai fatto del male senza motivo.

Ma i suoi obiettivi erano talmente chiari che quasi gli omega non si accorgevano di essere "manipolati"; per loro, diventava una cosa normale.

- Siete tutti preziosi per me, ragazzi- dichiarò Toru.

Quella frase resse felici tutti gli omega, riempiendo l'aria di un odore che si poteva definire solo in un modo: ceca devozione.

Iwaizumi sorrise mentre Oikawa tornava verso di lui, andando però a sedersi non sul divano, bensí sulle mie gambe.

Il moro era certo che l'altro pensasse veramente quelle parole.

Ma era certo che gli omega, soprattutto quelli come Watari, che era lì da tre anni, fossero troppo presi dalla magnificenza del loro possessore per notare una cosa che ad Hajime non poteva sfuggire: in tutto quel tempo, la durata del morso di Oikawa su di loro non era aumentata nemmeno di un giorno.

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