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CAPITOLO III.

Hinata si guardò intorno: non sembrava esserci nessuno, per fortuna.

Tra non molto sarebbe entrato in calore ed era dovuto uscire a comprare gli inibitori; solitamente andava sua madre, ma in quei giorni non stava bene.

Per fortuna, quel giorno sembrava tranquillo, per cui in teoria non avrebbe avuto problemi a tornare a casa.

O almeno, così pensava fin quando non sentì dei rumori provenienti da un vicolo vicino.

Si affacciò, e vide un ragazzo biondo camminare stancamente verso di lui.

Shoyo annusò leggermente l'aria; non aveva il fiuto sviluppato come gli alfa, ma riconobbe che ce n'erano alcuni in avvicinamento.

Sapeva che sarebbe dovuto starne fuori; sua madre si era raccomandata di andare al negozio, prendere gli inibitori e tornare subito a casa.

Però, in quel momento aveva l'opportunità di intervenire prima che accadesse qualcosa; nulla sarebbe andato storto giusto?

Velocemente, si avvicinò al biondo, che quando lo notò alzò lo sguardo.

- Che vuoi?- mormorò il biondo.

- Ti stanno inseguendo vero?-.

Lui annuì.

- Vieni con me- Shoyo lo prese per mano ed iniziò a camminare velocemente.

- Hey... Aspetta! Chi sei?!- gli chiese il biondo, confuso.

- Hinata Shoyo- rispose lui con un sorriso.

L'altro sembrava ancora sorpreso.

- Kenma Kozume- mormorò.

- Se prendi questa strada dovresti finire in un posto più affollato e in teoria di lasceranno stare- dichiarò Shoyo, fermandosi di fronte ad un vicolo che portava ad una delle piazze più affollate.

- Grazie... Shoyo- mormorò Kenma, mentre l'altro gli lasciava la mano.

Shoyo sorrise.

- Figurati. Ci vediamo!- lo salutò.

Kenma lo salutó con la mano, prima di avviarsi velocemente verso la via principale.

Shoyo, felice di aver compiuto una buona azione, fece per tornare sui suoi passi, ma si scontró contro qualcuno.

Sbarró gli occhi quando realizzò chi si trovasse davanti: un alfa.

Un ragazzo più alto di lui, moro, con gli occhi azzurri e l'aria arrabbiata.

Shoyo cercò di arretrare, ma l'altro lo afferrò per un polso ed iniziò a trascinarmi.

- Hey lasciami!- protestò Shoyo.

- Taci- ringhiò l'altro, mentre entrava in un vicolo.

Shoyo si ritrovò ad essere sbattuto contro il muro, con l'altro ragazzo che gli teneva il polso bloccato contro la parete.

- Che vuoi?- gli chiese Shoyo, cercando di mantenere un'aria sicura.

- Mi hai fatto sfuggire la preda. Adesso la pagherai- ringhiò il moro, portando la mano sul bottone dei suoi pantaloni.

- Non puoi usare questa come scusa per fare tutto ciò che vuoi!- sbuffò Shoyo, arrabbiato.

- Certo che posso: sono un alfa. Sono in calore e tu mi hai fatto incazzare-.

Shoyo aveva sentito parlare del calore degli alfa.

Mentre quello degli omega erano circa cinque giorni in cui il loro organismo emetteva un odore fin troppo forte per attirare chiunque potesse sentirlo, quello degli alfa erano solo giorni in cui erano ancora più arrapati del solito.

Non che ad un omega sembrasse diverso, ma gli alfa avevano molta più difficoltà a mantenere il controllo in quelle occasioni.

- Lasciami- mormorò Shoyo, mentre l'altro si abbassava i pantaloni.

- Te lo scordi. Nella prossima vita, nasci alfa- il moro strattonò Shoyo, facendolo finire in ginocchio, mentre si abbassava anche i boxer.

- Forza, fai il tuo lavoro- ordinó.

Shoyo sapeva di non potersi opporre: nessuno lo avrebbe potuto salvare.

Nessuno avrebbe impedito ciò che stava succedendo.

L'unica speranza di Shoyo era che l'altro si stufasse in fretta e lo lasciasse in pace.

Così, ingoiò il groppo che aveva in gola ed aprí la bocca.

Prese in bocca il membro dell'altro, che non esitó a spingersi di più nella sua bocca.

Shoyo sentí salirgli il vomito, ma lo ricacció indietro: doveva resistere.

Iniziò a fargli un pompino; poteva sentire l'altro rilasciare gemiti sommessi, e sperava davvero che quello gli bastasse perché lui invece stava per piangere.

Avvertí la mano del moro stringere i suoi capelli e tirarli leggermente, ma ignorò il dolore ed andò avanti.

Cercò di isolare la sua mente, non pensando a tutto il dolore e l'umiliazione che stava vivendo.

Era quello che significava essere un omega? Non contava niente ciò che voleva o pensava? Avrebbe passato la sua vita così? Non c'era veramente niente che potesse fare per evitarlo?

Sentì qualcosa di semiliquido invadergli la bocca e per poco non soffocò, ma si trattenne dal tossire.

- Però, non sei così male- ghignó il moro, mentre gli tirava la testa all'indietro, togliendo così il suo membro dalla bocca dell'altro.

Shoyo rimase a terra, immobile, mentre l'altro si rimetteva i boxer ed i pantaloni.

- Vedi di non intrometterti più nei miei affari- il moro si chinò, in modo da arrivare con il volto all'altezza di quello dell'altro.

L'arancione rimase immobile, in attesa di sapere in che modo volesse ancora farlo soffrire.

Il moro annusó leggermente l'aria.

- Profumi d'arancia- sussurrò, prima di tirarsi su ed allontanarsi.

Shoyo rimase ancora un attimo a terra, cercando di rimandare indietro le lacrime che minacciavano di uscirgli.

Sentì qualcuno appoggiarli la mano sulla spalla e girò la testa; non si era neanche reso conto che qualcuno lo aveva raggiunto.

- Kenma...?- mormorò, sorpreso.

- Non me la sentivo di lasciarti solo, ma sarei dovuto tornare prima. Scusami- sussurrò il biondo.

A Shoyo sfuggí un sorriso.

- Non preoccuparti, sto bene!- dichiarò, alzandosi.

Kenma lo guardò, poco convinto.

- Sicuro?-.

- Ma certo! Se proprio vuoi fare qualcosa, perché non diventi mio amico?!- gli chiese.

- E va bene- sospirò Kenma, anche se non capiva esattamente cosa stesse succedendo.

- Evviva!- esclamò Shoyo.

- Mi ricordi un ragazzo della mia classe- borbottò Kenma.

- Allora devo assolutamente conoscerlo- dichiarò l'arancione.

Kenma lo fissò per un attimo, poi annuì.

Frugó nella tasca e tirò fuori un fazzoletto, che porse all'altro ragazzo.

- Sei un po' sporco- mormorò, senza specificare di cosa.

- Grazie- Shoyo prese il fazzoletto e si pulí la bocca.

Inevitalmente, annusó lievemente l'aria che aveva intorno.

In quel momento, non profumava più d'arancia: odorava di latte.

- Shoyo. Stai giù- mormoró Kenma.

Ma Hinata non riusciva a muoversi: era completamente paralizzato.

- Hinata va tutto bene?- gli chiese Tadashi, mentre Tsukishima tirava di nuovo la corda.

- Tsukishima, quello non è Kageyama?- chiese Asahi, fissando un ragazzo moro che si era fermato poco al di là della corda.

- Intendi seguirmi fino a casa, re?- commentò sarcasticamente il biondo, voltandosi.

Il moro si avvicinò, fino a trovarsi di fronte alla corda.

Kenma si alzò in modo da affiancare Hinata, ancora immobile.

Yu non aveva mai visto il moro, ma sapeva cosa fosse successo al ragazzo due anni prima e dalla sua reazione immaginó che quello lì centrasse qualcosa, per cui affiancó anche lui l'amico.

- Ryu, chi è quello?- chiese, con aria dura.

- Kageyama Tobio. L'ho visto poche volte, ma so che lui e Tsukishima erano in classe insieme e si detestano perché derivano da due tipi di nobiltà diverse-.

Esistevano due tipi di nobiltà: quella pura e quella nuova.

In quella pura, tutti i membri, ad eccezione degli omega che dovevano procreare, erano alfa, come per Tsukishima.

In quella nuova, da un omega messo in cinto e lasciato da solo dell'alfa o da una famiglia con figli omega nasceva un alfa, come per Kageyama.

Quell'alfa era importante perché, se era stato abbastanza forte da nascere in quella situazione, si pensava avrebbe potuto fare nascere una nuova dinastia molto potente.

Naturalmente questo valeva solo se, una volta procreato, avesse avuto figli alfa; in caso contrario, gli sarebbe stato tolgo ogni privilegio rispetto agli altri alfa.

Kageyama odiava Tsukishima perché aveva avuto una vita agevolata da solo, mentre Tsukishima odiava Kageyama semplicemente perché lo trovava insopportabile ed arrogante.

- Chiami me re, ma sei tu che hai preso un privè o sbaglio?- commentò Tobio

- Ryu, fallo mandare via- ringhiò Yu.

- Non mi sembra siano affari tuoi- ribatté Kei.

- Non pensavo ti interessasse avere un harem privato- Kageyama fece vagare lo sguardo sugli omega dietro la corda, fino a soffermarsi su quello che cercava.

Fece un ghigno mentre l'aria si riempiva di un nuovo odore di latte.

Shoyo si sentì invadere da una situazione di vomito.

- Ma chi si rivede; sapevo che ti avrei visto qui. Ho sentito il tuo odore d'arancia dall'altra parte della stanza-.

Hinata invece non aveva proprio voluto pensare all'eventualità di rivederlo lì; aveva preferito dimenticare quell'incubo e concentrarsi sui suoi amici.

Ma lo aveva raggiunto.

- Bastardo- Yu fece per scattare in avanti, ma venne bloccato da qualcuno.

- Puoi andare via per piacere, Kegayama? Non sei richiesto qui- la voce di Asahi era calma mentre parlava, tenendo fermo Nishinoya per evitare che facesse qualche cavolata.

- Perché non me lo chiedi tu di andarmene? O vuoi replicare l'ultima volta?- ghignó il moro, rivolto ad Hinata.

- Lasciami, gli faccio vedere io!- urló Yu, mentre Kenma e Yamaguchi tiravano Hinata indietro.

- Nishinoya, se vai lì fuori sarai finito. Lascia che ci pensiamo noi-.

La voce di Asahi sembrava calma, ma questa volta Yu la sentì: c'era rabbia nelle sue parole.

Smise di dimenarsi mentre Tanaka e Yamamoto si spostavano di fronte ad Hinata in modo da interrompere il contatto con Kageyama.

- Te ne vai? Il tuo latte rancido sta contaminando la mia zona- sbuffò Kei.

- Perché non mi obblighi?-.

Per un attimo l'odore di latte si fece più intenso, ma quasi subito venne sostituito da un'altra fragranza: limone.

Per qualche motivo, quel profumo tranquillizzó leggermente Yamaguchi, che ora era preoccupato non solo per la situazione ma anche per il suo migliore amico.

- Tutti questi feromoni mi fanno girare la testa- mormorò Kenma, poggiando la testa alla spalla di Hinata, mentre i due odori si facevano sempre più forti.

Nella zona intorno a Kageyama stava iniziando a crearsi il vuoto: sia alfa sia omega si stavano allontanando, i primi per non finire nello scontro, i secondi per evitare di stare male per i troppi feromoni.

Qualcuno però si stava avvicinando: un ragazzo alto, grosso, con i capelli di uno strano castano misto a verde e l'aria severa.

- Kageyama. Tsukishima. Non siano qui per combattere tra di noi: smettetela immediatamente- ordinò.

I due però non accennavano a smettere.

- Kageyama sta provando ad invadere la mia zona; io la sto difendendo- affermò Kei.

- Kageyama-.

Al nuovo richiamo del ragazzo, Tobio inizió a diminuire i suoi feromoni, seguito da Kei.

- Oh andiamo, perché li hai interrotti? Era così divertente!- si lamentò Tooru, avvicinandosi insieme ad Iwaizumi.

Anche Kuuro andò verso di loro per osservare meglio la scena.

- Non siamo qui per una guerra tra alfa Oikawa, ma per conoscere gli omega-.

- Sempre così ligio al dovere- borbottò il castano.

- Be', tutto è bene ciò che finisce bene no?!- commentò la voce squillante di Tetsuro.

- Ci rivedremo- dichiarò Tobio, rivolto in direzione di Hinata, prima di allontanarsi.

La folla tornò a fare ciò che stava facendo, e anche Oikawa ed Iwaizumi si allontanarono, non prima che anche il castano lanciasse un'occhiata all'oggetto dell'attenzione di Kageyama.

Kuuro, notando che Kenma lo stava guardando, gli fece l'occhiolino prima di allontanarsi a sua volta.

Ushijima aspettó che tutto fosse tornato a posto prima di fare lo stesso.

- Ma che ragazzo forte- commentò una voce, facendo voltare il verde, che si trovò di fronte un paio di occhi rossi.

- Satori Tendou- disse Wakatoshi, come per confermare l'identità del ragazzo che aveva davanti.

- In persona!- esclamò lui, spalancando le braccia.

Ushijima lo squadró per un attimo: aveva la camicia aperta e le calze strappate, ma sembrava indenne.

- Sei incuriosito dal fatto che non abbia morsi?- gli chiese il rosso con un sorriso.

Ushijima non rispose.

- Diciamo che agli alfa interessa molto di più un altro prodotto- dichiarò Satori facendo passare una mano sul suo fondoschiena ed assumendo un'espressione maliziosa - ti interessa?-.

- Non sono qui per il sesso- rispose Wakatoshi.

- Davvero?! E come mai sei qui?!-.

- Per conoscere un omega in grado di dare dei futuri alfa alla famiglia Ushijima- rispose Wakatoshi.

- Eh? Davvero? E come pensi di conoscerlo in mezzo a questo caos?!- chiese Satori, allargando le braccia.

- Vale sempre la pena di provare. Ora scusami, devo andare in bagno-.

Tendou lo osservó mentre si allontanava e sorrise.

- Vale sempre la pena provarci eh?- commentò.

Sentì l'odore di alfa che si avvicinavano e sospirò.

- Bene Satori: è ora di rimettersi al lavoro. Ma sappi che ci rivedremo, Wakatoshi-kun- dichiarò, prima di voltarsi.

- Stai bene Hinata?- chiese Chikara, avvicinandosi al ragazzo.

- Ora si- sospirò lui.

Vide che Kenma aveva lo sguardo basso e gli poggiò una mano sulla spalla, facendogli un sorriso.

- Sei ancora mio amico no?- affermò, e al biondo sfuggì l'accenno di un sorriso.

- Grazie per aver tenuto Nishinoya Asahi, io ero troppo arrabbiato per farlo- commentò Ryu.

- Figurati- rispose il castano.

- Sai Noyassaan, Asahi ha l'aria da pappamolle, ma in realtà fa paura proprio perché anche quando è arrabbiato riesce a mostrare una calma incredibile. Ma è più forte di me- affermó Ryu.

- Eh? Davvero?! Ma sei fantastico Asahi-san!- esclamò Yu, facendo arrossire leggermente l'altro.

- Non è niente di che...- mormorò.

Intanto, Yamaguchi si era avvicinato a Tsukishima.

- Grazie per l'aiuto- mormorò.

- Non l'ho fatto per voi: detesto quel ragazzo- rispose Kei, voltandosi verso di lui.

- Sembri stare meglio- commentò.

- Si, grazie- Tadashi effettivamente stava meglio da quando aveva sentito quella fragranza al limone, ma non lo disse.

- Akashi ancora non è tornato- mormorò Kenma.

- Tranquillo, sta sicuramente bene- dichiarò Taketora.

Si, ma cos'era successo a Bokuto ed Akashi dopo che il maggiore aveva trascinato il corvino verso le scale?

I due si erano diretti verso una delle stanze; una volta per entrati, Bokuto chiuse a chiave e si sedette sul letto, a gambe incrociate, con Akashi in piedi di fronte a lui.

- Spogliati- gli ordinò.

Be', Akashi non si aspettava niente di diverso.

Si portò una mano alla cerniera della camicia e la abbassò.

Bokuto sbarró gli occhi.

- Aspetta, lo stai facendo davvero?!- gli chiese.

- Mi hai dato un ordine- fece notare Akashi, mentre iniziava a sfilarsi la camicia.

- Mi rimangio l'ordine! Rivestiti pure!-.

Akashi era un po' confuso, ma annuì e si riallacciò la camicia.

- No ma davvero, esegui gli ordini di tutti gli alfa che ti ordinano qualcosa?- gli chiese Koutaro.

- Gli omega sono obbligati ad obbedire agli ordini degli alfa- dichiarò Keiji.

- Ah cavolo, vero... Be', allora siediti di fianco a me- Koutaro picchiettò la mano sul materasso al suo fianco, facendo un sorriso.

Akashi si sedette, con la sua solita espressione impassibile.

- Parlami un po' di te- ordinò.

- Mi chiamo Akashi Keiji, vado in seconda Liceo, sono un omega- inizió il corvino, ma venne quasi subito interrotto.

- Io mi chiamo Bokuto Koutaro, sono in terza e un potente alfa!- esclamò il bicolore, allargando le braccia ed assumendo un'espressione che diceva "solo un alfa e ne ne vanto".

- Vuoi che continui?- gli chiese Keiji.

- Trovi che sia giusto che voi dobbiate ubbidire a persone di cui non sapete neanche il nome?- la risposta del bicolore fu un'altra domanda.

- No-. Keiji non era famoso per i suoi lunghi discorsi parlati, ma lo sguardo dell'altro lo stava incoraggiando a continuare.

- Trovo sia ingiusto che, solo perché possiamo procreare, veniamo trattati come esseri inferiori. Non è vero che gli alfa sono più forti degli omega, conosco degli omega molto forti, semplicemente non hanno l'opportunità di mostrarlo. Non trovo corretto che il massimo a cui possa aspirare un omega sia lavorare per un alfa o finire in casa sua ad accudire i suoi figli; non trovo corretto che un omega debba aver paura ad uscire di casa perché se incontra un alfa quasi certamente esso abuserà di lui; non trovo corretto che gli alfa sfruttino la loro superioritá e non si ribellino ad una legge che sanno essere ingiusta, ma dopotutto per loro è comoda, per cui perché dovrebbero andarci contro?-.

Keiji aveva sempre pensato una cosa: gli alfa poteva prendersi il suo corpo, la società poteva prendersi il suo futuro, ma non avrebbe mai lasciato che qualcuno prendesse la sua mente, i suoi pensieri, la sua personalità.

Eppure, parlare con quell'alfa dall'aria tanto stramba gli usciva semplice, come se sapesse che i suoi pensieri non sarebbero usciti da quella stanza.

Bokuto lo fissò mentre parlava.

Aveva ascoltato e letto molti discorsi fatti dagli omega su quanto fosse ingiusta la loro situazione.

Una volta ne aveva anche parlato con il suo migliore amico: loro non intendevano certo abusare del loro potere, per quanto fosse divertente averne.

Lui e Kuuro avevano deciso che avrebbero usato i loro privilegi per divertirsi, ma senza mai fare del male a nessuno.

Sicuramente, non avrebbero mai toccato un omega che non lo volesse.

Eppure, era la prima volta che quel discorso lo scuoteva nel profondo.

Aveva sempre saputo che era in giusto, ma sentendo parlare Akashi per la prima volta aveva avvertito tutto il dolore e la rabbia del ragazzo, per ciò che stavano subendo lui ed i suoi amici.

- Ho un'idea- dichiarò Koutaro.

Akashi voltò il viso verso di lui e lo guardó, in attesa.

Bokuto sorrise ed avvicinò il volto al suo.

- Perché non ti lasci mordere da me?-.

Akashi sbatté un paio di volte le palpebre, confuso.

- Come scusa?-.

- Se ti mordo gli altri alfa sapranno che mi appartieni e ti lasceranno in pace no? Così sarai tranquillo- dichiarò.

Akashi serrò le labbra.

- È un obbligo?-.

- No, una proposta-.

- Allora rifiuto-.

Bokuto assunse un'espressione triste ed Akashi non poté non notare che anche i suoi capelli si erano leggermente abbassati insieme alla sua bocca.

- Perché? Ti sto antipatico?- mormorò.

- Non ha senso farsi mordere in questo modo: il morso dura finché durano i sentimenti. Non voglio farmi mordere da qualcuno che non prova niente per me. Non perché pensi che tu sia una cattiva persona, ma voglio conservare quella minima parte di me che crede ancora di poter trovare qualcosa di vero in questo mondo- spiegò il corvino.

- Capisco...- mormorò Koutaro, anche se ci era rimasto comunque male.

Akashi si sentí in dovere di dire qualcosa per tirarlo su di morale, ma venne interrotto da qualcuno che bussava alla porta.

- Bro, si sta avvicinando l'orario in cui possono tornare a casa; riportiamolo dai suoi amici-.

Bokuto tornò a sorridere e corse ad aprire la porta.

- Ciao Bro! Andata bene stasera?- esclamò, spalancandola, e Akashi potè vedere che dall'altra parte c'era il moro che prima aveva salvato Kenma.

- Erano tutti terrorizzati e ho lasciato perdere- rispose Tetsuro, mentre Akashi si alzava.

Quando Kuuro alzò lo sguardo su di lui, Akashi fece un piccolo inchino.

- Grazie per aver salvato il mio amico- gli disse, lasciando i due maggiori sorpresi.

- Non c'è mica bisogno di inchinarsi, tranquillo- commentò Tetsuro.

- Con noi puoi rilassarti Agahshi!- esclamò Bokuto.

- È Akashi- lo corresse il minore.

- Agahshi è più divertente. Ti riportiamo dai tuoi amici!- Bokuto gli mise un braccio attorno alle spalle e lo fece uscire dalla stanza.

- Se proprio vuoi ringraziarmi... Perché non mi dici il nome del tuo amico?- gli chiese Tetsuro.

- Sono obbligato?-.

- No-.

- Allora no. Lui non vorrebbe- dichiarò Keiji.

- Ci hai provato Bro. Fai prima a chiederglielo- ridacchiò Koutaro.

- Non me lo dirà mai- si lamentò Tetsuro.

Intanto erano tornati nella stanza principale, eppure Keiji si sentiva più tranquillo; quei due ragazzi erano alfa, ma erano diversi.

Sembravano persone normali.

- Oh, Akashi!- esclamò Shoyo, vedendolo arrivare in lontananza.

- Come promesso, lo abbiamo riportato sano e salvo- dichiarò Tetsuro, mentre Bokuto lasciava il corvino per fargli superare la corda.

- Grazie- disse Ryu.

- Stai bene?- chiese Keiji a Kenma, che annuì.

- Tu?-.

- Non mi ha fatto niente-.

- Tra poco potrete tornare a casa, felici?- chiese Tetsuro, rivolto ai sei omega.

- Non ne hai idea!- esclamò Shoyo.

- E dire che le feste dovrebbero essere divertenti- si lamentò Yu.

- Ma lo sono! Bisogna solo trovare le feste giuste!- dichiarò Koutaro.

- Li riportate a casa voi?- chiese Tetsuro.

- Si; gli alfa rimangono in giro di solito, mandarli da soli non è prudente- rispose Asahi.

- Ma voi siete quattro. E loro sei. Ma se ci unissimo... Saremmo sei- Koutaro contó i numeri sulle dita, poi sorrise e si scambiò uno sguardo d'intesa con Kuuro.

- Loro due li riportiamo a casa noi- dichiararono in coro, indicando Kenma e Akashi.

Il biondo si nascose dietro l'amico.

- Vi ringrazio, ma non preferite rimanere alla festa?- chiese Keiji, notando il disagio dell'amico.

- Stare con voi è più divertente!- esclamò Koutaro.

- Oppure...- Tetsuro fece un sorriso furbo - volete che vi obblighiam... Ahia! Tsukki non picchiarmi!- guardò male il biondo, che gli aveva tirato uno schiaffo sul braccio.

- E tu non terrorizzare la gente-.

- Però avrebbe senso. Ci saranno molti alfa in giro, soprattutto ubriachi- commentò Ryu.

- Che palle, volevo bere anch'io- sbuffó Yu.

C'erano sia cibo che alcool in quella stanza, ma dubitavano che qualche omega fosse riuscito ad avvicinarsi.

- Be', questi due sono bravi ragazzi, anche se non sembra- commentò Taketora.

- Come non sembra...?- borbottò Tetsuro, mentre Bokuto assumeva un'espressione offesa che quasi fece intenerire Akashi.

- Dovete sentirvela voi- dichiarò Asahi, voltandosi verso Kenma e Akashi.

Keiji guardò l'amico, che sospirò.

- L'idea non mi piace, ma è la più sicura- mormorò.

- Accettiamo il vostro aiuto- dichiarò Keiji, voltandosi verso i due ragazzi.

- Evviva!- esclamò Bokuto, mentre Kuuro sorrideva.

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