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CAPITOLO I.

Mentre camminava per le strade di Beta, il ragazzo non poteva fare a meno di guardarsi continuamente intorno; quella mattina sembrava tutto tranquillo, ma per lui non era mai abbastanza prudente.

Non quando girava con la sua sorellina.

In realtà, lei ancora non si era sviluppata: non sapevano se fosse alfa o omega, quindi paradossalmente era molto più in pericolo lui, nonostante fosse più grande.

Si fermò davanti alla scuola e si chinò all'altezza della bambina.

- Fai la brava a scuola Natsu, va bene?- si raccomandò.

- Certo fratellone. Tu non farti mordere!- ribattè la bambina, prima di dargli un bacio sulla guancia.

- Certo che no!- rise il ragazzo, scompigliandole i capelli prima di lasciarla andare.

Nella sua famiglia usavano scherzare su quella storia, in modo che la bambina non si preoccupasse troppo prima del tempo.

Non volevano capisse già da piccola quanto quel mondo fosse ingiusto e doloroso.

E dato che suo fratello, nonostante il pericolo che correva tutti i giorni, riusciva comunque a rimanere sempre solare e sorridente, non era tanto difficile.

Il ragazzo riprese a camminare verso la sua scuola, non molto distante da quella della bambina.

- Shoyoooooo!- si sentì chiamare e si voltò, sorridendo nel vedere chi gli stesse venendo incontro.

- Noyassan!- esclamò, allargando le braccia mentre l'altro ragazzo si fermava di fronte a lui.

I contatti tra gli omega in luoghi pubblici erano vietati, per cui i due si limitarono a tenere le braccia aperte per qualche secondo.

- Come va Shoyo?- chiese Yu, mentre superavano il cancello dell'ingresso scolastico.

- Tutto bene! Tu a che piano sei oggi?-.

- Al secondo ovviamente, come sempre. Ci vediamo a ricreazione!- esclamò Yu.

Entrambi salirono la prima rampa di scale, poi Nishinoya dovette andare verso la sua classe.

Nel passargli davanti, abbassò molto il tono.

- Tutto sistemato per la Partita- mormorò, prima di salire le scale.

Shoyo sorrise, rassicurato.

- Ciao Ennoshita- Shoyo salutò il ragazzo, che era appena comparso dalle scale.

- Ciao Hinata. Hai visto Nishinoya? Solitamente quando non mi aspetta è perché sale con te- commentò il moro.

- Si, è appena andato in classe. A proposito, sai dov'è la classe di Kenma?- gli chiese Shoyo.

- È quella in fondo al corridoio. Vedi di non fare tardi, tra poco suona- gli ricordó.

- Certo! A dopo!- lo salutó Shoyo, iniziando a correre verso la classe del suo amico.

- Kenma!- urlò, affacciandosi alla porta della classe.

Il ragazzo biondo sussultò appena mentre alzava lo sguardo dalla console che aveva in mano, prima di voltarsi verso la porta per guardarlo male.

Nessun altro della classe ebbe reazioni: ormai erano abituati a quelle incursioni di Hinata nella loro classe.

L'unico che, oltre a Kenma, si avvicinò a Hinata fu un ragazzo moro, unico amico del biondo in quella classe.

Non che fuori ne avesse molti altri, ma di sicuro Hinata era tra quelli.

- Shoyo, quante volte ti ho detto di non urlare?- lo riprese Kenma.

- Altrimenti mi avresti ignorato per continuare a giocare! Ciao Akashi, come va?-.

- Tutto bene, a te?- rispose l'altro ragazzo.

- Tutto alla grande! Alla grandissima!- sottolineó quella frase mentre fissava Kenma negli occhi.

- Ho capito. Ci vediamo dopo- mormorò il biondo.

Hinata fece un ultimo sorriso e un cenno di saluto prima di allontanarsi.

- Non mi sembri rassicurato- commentò Keiji, a bassa voce, mentre tornavano ai loro posti.

- Neanche tu- gli fece notare Kenma.

- Avere protezione nella notte più difficile non cambierà le cose- disse solamente Keiji.

Kenma annuì, afferrò la sua console e riprese a giocare.

Intanto, Hinata aveva salito anche l'ultimo piano di scale.

Si stava preparando a entrare nella sua classe, quando notò la figura di un ragazzo dai capelli verdi accucciato di fianco alla porta.

Un ragazzo che tra l'altro conosceva.

- Hey Yamaguchi, tutto bene?- gli chiese, accucciandosi di fianco a lui e cercando di scrutare il volto dell'amico.

- Si, tranquillo- mormorò l'altro, senza alzare lo sguardo.

- Certo, e io sono un alfa. Che succede?-.

Tadashi sollevò appena lo sguardo, e Shoyo poté notare che aveva gli occhi leggermente rossi.

- Sei in calore?- gli chiese Shoyo, ricordandosi che periodo del mese fosse.

Tadashi annuì.

- Hai preso gli inibitori?-.

- Si, ma non penso basteranno- mormorò il verde.

Shoyo si guardò intorno: non c'era nessuno.

- Sono riuscito a organizzare quella cosa di cui ti avevo parlato. Be', in realtà è stato Nishinoya, ma hai capito. Saremo protetti, va bene?- lo rassicurò.

Yamaguchi si sentì un pochino più rilassato.

- Dici davvero?-.

- Certo: tu stammi vicino e non ti accadrà niente- dichiarò Shoyo, alzandosi e porgendogli la mano mentre gli rivolgeva un sorriso.

- Andiamo in classe?- gli propose.

Yamaguchi annuì e afferrò la mano dell'amico, mettendosi in piedi.

- Hey voi! È vietato toccarsi!-.

I due ragazzi sussultarono e si lasciarono la mano, voltandosi verso la donna che stava andando furiosamente verso di loro.

- Ci scusi professoressa Ono, lo stavo solo aiutando ad alzarsi!- spiegò Shoyo.

- Non è capace di farlo da solo?!- sbuffò la donna.

- Ho appena preso gli inibitori e sono un po' debole. È colpa mia professoressa, Hinata è stato solo gentile- mormorò Tadashi, con il capo chino.

La donna stava per dire altro, ma venne interrotta da una voce maschile alle sue spalle.

- Professoressa, questi ragazzi sono alla mia lezione in quest'ora- dichiarò.

La donna si voltò.

- E allora veda di tenerli più sott'occhio- sbuffò, prima di allontanarsi lungo il corridoio.

L'uomo sospiró e guardo i due ragazzi.

- Stai bene Yamaguchi? Preferisci andare in infermeria?- gli chiese.

Shoyo sorrise: quello era di gran lunga il suo professore preferito.

Tutti i professori erano alfa, gli unici omega presenti nella scuola erano i collaboratori scolastici e gli assistenti di alcuni professori.

Ma nonostante questo, il professor Ukai si comportava diversamente rispetto a tutti gli altri.

Invece di usare il suo status di alfa per fare il superiore, cercava di aiutare e capire i ragazzi, togliendogli quando riusciva dalle grinfie degli altri professori che si comportavano decisamente poco bene nei confronti di quegli alunni "di rango inferiore".

L'uomo inoltre era l'ennesima prova del detto "l'apparenza inganna": con i suoi capelli tinti di biondo e i pearcing, non aveva all'apparenza l'aria molto gentile.

Invece, in tutta la scuola era l'unico a schierarsi dalla parte dei ragazzi... Nei limiti del possibile, perché non poteva rischiare di farsi licenziare, anche se gli alunni non ne conoscevano il motivo.

- No grazie professore, sta iniziando a passare- Tadashi accennò un sorriso e l'uomo annuì.

- Allora entrate in classe- disse, voltandosi e precedendo i due nell'aula proprio mentre suonava la campanella.

Gli omega non erano mai particolarmente allegri, data la paura che vivevano tutti i giorni: il rischio che un alfa entrasse a caso in città solo per divertirsi e li aggredisse era alto, e anche a scuola, dove i professori erano tutti alfa, non si poteva mai stare veramente tranquilli.

Eppure, grazie alla presenza del professore Ukai, di solito in quelle ore i ragazzi della classe di Hinata e Yamaguchi erano più allegri del solito.

Tranne quel giorno: quel giorno, gli animi di tutti sembravano quasi essersi spenti.

- Ciao a tutti!- salutó Shoyo con la sua solita gioia, cercando di ignorare l'aria triste e tesa che regnava tra i suoi compagni.

Ottenne in risposta qualche sorriso, ma oggi neanche la sua vivacità poteva fare molto.

- Buongiorno ragazzi. Se ci siamo tutti, direi di iniziare le lezioni- il professore decise di fingere che fosse tutto normale, nella speranza che i ragazzi permettessero alla quotidianità di rilassarli e distrarli per un attimo.

Purtroppo però, il suo piano non funzionó.

Finché, come accadeva sempre, era solo Hinata a distrarsi poteva lasciare correre, ma con un'intera classe che non seguiva la lezione e sussultava ad ogni rumore proveniente dall'esterno era impossibile anche solo pensare di poter fare lezione.

- Ok, ascoltatemi- il professore chiuse il libro e poggiò le mani sulla cattedra, ottenendo finalmente l'attenzione di tutti gli studenti.

- So che siete preoccupati per la Partita, e posso immaginare quanto voi siate spaventati. E purtroppo, immagino anche che alcuni di voi abbiano già provato il terrore di essere circondati da un branco di alfa. E non nego che sarà così anche stasera. Ma ci sarà una differenza: anche voi sarete in branco. Non potete sottrarvi agli ordini degli alfa, ma potete aiutarvi a vicenda a sopravvivere fino alla fine. Questo sistema è sbagliato, ma se partite con l'idea che non cambierà mai continuerete a soffrire. Per cui adesso, in quanto alfa e vostro professore responsabile, vi darò un ordine- l'uomo sorrise.

- Lottate. Fatelo sempre. Chiaro?-.

- Chiarissimo!- esclamò Shoyo, prima di voltarsi verso Yamaguchi, che gli sorrise.

Qualcun altro reagì alle parole del professore, che felice di essere riuscito a tranquillizzarli decise di lasciare loro il resto dell'ora per studiare o rilassarsi.

- Senti ma... Quanti saranno?- chiese Takashi a Hinata, che si era voltato ed aveva appoggiato il libro sul banco dell'amico per "studiare" assieme.

In realtà Hinata non aveva mai studiato molto, anzi lo trovava parecchio inutile.

Non avrebbe mai potuto fare un lavoro importante, anzi era già positivo a pensare di trovarne uno.

Yamaguchi pensava che sarebbe stato chiuso in casa di qualche alfa prepotente per il resto della sua vita.

Hinata gli ripeteva sempre che se erano riusciti ad arrivare vergini ai sedici anni voleva dire che la fortuna era dalla loro.

Yamaguchi non era molto convinto, ma nonostante quello studiava più di Hinata.

In realtà, l'unica materia che contava davvero era "Omega": lezioni intere in cui veniva spiegato loro come comportarsi nei confronti degli alfa, che prospettive avevano per il futuro e che servivano solo per procreare. Senza contare che gli Omega si erano obbligati ad andare a scuola fin quando non trovavano un Alfa: i ragazzi in quella classe ormai avevano tutti diciotto anni, eppure erano ancora bloccati lì, e quella materia era l'unica che gli venisse ancora veramente insegnata.

Nel resto delle materie, se andavi male era solo una scusa per i professori per poterti screditare davanti a tutti.

Solo chi aveva voti veramente eccellenti poteva essere notato dal preside, e aspirare a diventare l'omega di qualche famiglia nobile.

Sempre in schiavitù, ma in mezzo alla ricchezza.

Hinata però era uno di quelli che, come aveva detto loro di fare il professore, non si arrendeva e continuava a lottare.

- Almeno tre o quattro. E pare che uno di loro sia di una famiglia piuttosto conosciuta- rispose Shoyo.

- Ma noi siamo in sei no?- fece notare Tadashi.

- Il problema non è tanto che siamo in sei, un alfa può prendersi più omega lo sai bene... Il problema è che Kenma e Akashi entreranno da una porta diversa. Dobbiamo cercare di essere veloci a raggrupparci- mormorò Shoyo.

- Quel posto è immenso, penso che ci riusciremo?- chiese Tadashi.

- Dobbiamo riuscirci- mormorò Shoyo.

Quando Nishinoya gli aveva detto che aveva trovato un modo per tenerli al sicuro durante la Partita, Hinata non aveva esitato a tirare dentro i suoi amici più cari nel piano.

Era comunque rischioso, e nessuno doveva sapere come Nishinoya l'avesse organizzato, neanche Hinata ne era a conoscenza, per cui non avevano potuto dire a molte persone della loro ancora di salvezza.

Erano in sei: Hinata, Yamaguchi, Nishinoya, Ennoshita, Kenma e Akashi.

Hinata aveva conosciuto Yamaguchi perché erano in classe insieme, e in quei tre mesi erano diventati grandi amici.

Aveva conosciuto Kenma quando era ancora alle medie: lo aveva aiutato a fuggire da un alfa, e alla fine il biondo gli aveva presentato Akashi, con cui era inseparabile.

Kenma aveva inoltre parlato di un ragazzo della sua età che aveva la stessa vivacità di Hinata; l'arancione aveva voluto conoscerlo ed era diventato così amico di Nishinoya e poi di Ennoshita.

A scuola durante la pausa pranzo stavano sempre tutti insieme, e se uno doveva uscire facevano in modo che almeno un altro andasse con lui.

Quella sera, sarebbero dovuti rimanere uniti per sopravvivere.

A pranzo, si incontrarono tutti insieme al tavolo in giardino dov'erano soliti mangiare tutti insieme.

- Qual'è il piano?- sussurró Keiji, a bassa voce, rivolto a Ennoshita.

Nishinoya e Hinata stavano parlando ad alta voce in modo che nessuno potesse sentirli, ma in realtà erano attenti anche loro.

- Avete presente com'è fatto il luogo della Partita?- chiese il moro.

Gli altri annuirono.

Il luogo della Partita era un'enorme struttura a due piani; la parte sotto era uno spazio libero molto grande, in grado di contenere tutti gli omega e gli alfa liceali di Beta e dei dintorni, mentre il piano sopra era pieno di camere da letto e altre stanze che gli alfa potevano usare se volevano avere più privacy.

- A lato, ci sono delle zone "privè" comprate dagli alfa più importanti; in una di esse c'è il nostro contatto. Si tratta di un semplice filo, ma può essere superato solo dalle persone autorizzate. Una volta superato, nessun alfa senza permesso potrà entrare. La parte difficile sarà entrarci senza essere braccati prima... Voi due siete a un'entrata diversa giusto?- chiese Chikara.

Akashi e Kenma annuirono.

Sembravano entrambi quasi impassibili, e in un certo senso Akashi lo era veramente: si era arreso da tempo a come fosse fatto quel mondo, ma non per questo intendeva smettere di combattere.

Kenma, al contrario, aveva paura: odiava giá di suo il contatto fisico e stare in mezzo alla gente, ma fingeva non gli importasse perché non voleva che i suoi amici si preoccupassero.

Ma Akashi sapeva bene quanto fosse terrorizzato e non aveva intenzione di lasciarlo solo.

- Capito. Allora aspetteremo che veniate a prenderci- dichiarò il corvino, e gli altri annuirono.

- Dopo facciamo una bella videochiamata!- esclamò Shoyo.

- Dopo dobbiamo prepararci- gli fece notare Chikara.

- Possiamo farlo in chiamata!-.

- Io voglio giocare- affermò Kenma.

- Lo farai in chiamata-.

- Io ci sto!- esclamò Yu, come sempre d'accordo con il suo amico.

- I solito casinisti- commentò Tadashi, divertito.

- Ciao ragazzi!- si voltarono tutti di scatto quando videro qualcuno fermo di fianco al loro tavolo.

Era un ragazzo alto, con i capelli rossi e uno strano sorriso in volto.

- Ciao Tendou- lo salutò educatamente Keiji.

- Come va?! Pronti per stasera?!- chiese il rosso; sembrava quasi emozionato.

- Sempre carichi!- rispose Shoyo.

- Anche tu mi sembri pronto!- commentó Yu.

- Sono sempre disponibile per queste cose- il ragazzo allungò le braccia, aprendo gli indici e i medi a formare due V, come per confermare le sue parole.

- Allora ci vediamo stasera- affermó Chikara con un sorriso.

- Certo! A stasera!- Satori si allontanò, dirigendosi a un altro tavolo per porgere anche agli altri la stessa domanda.

- Questa sera farà una brutta fine...- mormorò Kenma.

- Ognuno ha il suo modo per affrontare il mondo- commentó Keiji.

Tendou aveva un metodo decisamente diverso da quello di tutti loro: lui accettava tutto, anzi, quando capiva che un alfa lo voleva era il primo ad andargli vicino.

In quel modo, riusciva a ottenere un minimo di potere, a mostrare quella sicurezza in sé stesso che alcuni alfa apprezzavano abbastanza da decidere di divertirsi un po' e poi lasciarlo andare senza morderlo.

Aveva deciso che si sarebbe stato comportato così dopo essere stato attaccato durante il suo primo calore, quando aveva appena scoperto di essere un omega.

Sapeva bene che anche gli altri della sua specie lo trovavano strano e non lo avvicinavano, così nel tempo aveva smesso di provarci.

- Non possiamo tirare dentro anche lui Shoyo, mi dispiace- disse Yu.

- Lo so- a Shoyo dispiaceva non poter proteggere più persone, ma se avessero espanso il gruppo non sarebbe riuscito a proteggere nessuno e non poteva permetterselo.

La campanella suonò e tutti furono costretti a tornare in classe.

Quel pomeriggio però, come proposto da Shoyo, effettuarono una chiamata di gruppo.

In realtà Kenma stava giocando e Akashi si stava dedicando alla sua attività preferita, che però gli altri non conoscevano.

Ennoshita e Yamaguchi stavano facendo i compiti, nonostante quello fosse stato l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, mentre Hinata e Nishinoya parlavano tranquillamente.

Almeno fin quando non arrivò il momento di cambiarsi.

- Io quella cosa non la metto- dichiarò Kenma.

Non erano liberi di vestirsi come volevano per la Partita, anzi, a inizio settimana tutti loro avevano ricevuto l'abito da utilizzare in quell'occasione.

Una maglietta bianca, anzi praticamente trasparente, molto aderente, con una cerniera davanti e una dietro; dei pantaloncini molto corti e facili da sfilare, con integrate delle calze a rete che coprivano veramente poco le gambe; un paio di scarpe eleganti e facilmente toglobili.

Insomma, tutto adatto a essere strappato via facilmente; e dato che avrebbero usato gli indumenti solo in quell'occasione, avevano tutti l'impressione di poterli strappare solo guardandoli.

- Ti capisco- mormorò Tadashi.

- Almeno saremo dei fighi- commentò Shoyo.

- Ben detto Shoyo! Mettiamoci sti cosi!- gli diede man forte Yu.

Erano entrambi postivi sul fatto che il loro piano avrebbe funzionato, ma in fondo avevano paura.

Se qualcosa fosse andato storto, si sarebbero trovati in situazioni che non ci tenevano assolutamente a rivivere.

Erano arrivati alla loro età vergini, ma non indenni.

I sei ragazzi si cambiarono in chiamata, con Hinata e Nishinoya che ogni tanto facevano qualche battuta per cercare di sdrammatizzare.

Rimasero in chiamata fino all'ultimo, quando dovettero uscire di casa.

Kenma e Akashi erano gli unici a vivere al dormitorio scolastico, per questo sarebbero arrivati da un'altra entrata.

I genitori erano obbligati a prendersi cura dei figli fin quando non scoprivano la loro classe di appartenenza; dopodiché, se erano omega potevano decidere di trasferirsi con loro a Beta o lasciarli al dormitorio e rimanere nei paesi intorno a Beta, dove vivevano tutti gli alfa che non svolgevano lavori in città.

I dormitori erano molto pericolosi, perché gli alfa potevano fare incursione, ma a differenza del rimanere a casa avevano meno strada da fare per arrivare a scuola.

Hinata, avendo una sorellina piccola, era potuto rimanere a casa con sua madre; il nonno di Nishinoya e i genitori di Yamaguchi ed Ennoshita avevano delle attività lì, quindi i quattro ragazzi avevano una casa.

- Shoyo, sono arrivati i tuoi amici!- urlò sua madre, poco dopo che il ragazzo aveva chiuso la chiamata.

- Arrivo!- Shoyo scese le scale e si trovò davanti la madre e la sorella.

- Stai bene fratellino!- esclamò Natsu.

- Grazie piccola!- Shoyo la abbracció e gli diede un bacio sulla testa, poi guardò la madre.

La donna probabilmente avrebbe voluto dire molto, ma sapeva bene quanto fosse terribile quel mondo e non poteva mentire al figlio.

- Fai attenzione- gli disse solamente.

Shoyo sorrise e le diede un bacio sulla guancia.

- Ci vediamo guardo torno!- salutó, prima di uscire di casa, dove lo aspettavano Nishinoya ed Ennoshita.

Non potevano farsi accompagnare alla Partita, ma nessuno avrebbe protestato il fatto che il padre di Ennoshita aveva dato uno strappo al figlio e a Nishinoya fino a casa di Hinata.

- Wow Noyassan, sei un figo!- esclamò Shoyo.

- Vero?! Sto bene con qualsiasi cosa!- esclamò Yu, sorridendo.

- Dai andiamo- li spronó Chikara, e iniziarono a camminare.

Non che avessero una gran voglia di andare, ma se arrivavano prima potevano essere spinti al centro una volta aperte le porte; questo significava che gli alfa prima di arrivare a loro sarebbero passati da molti altri omega e avrebbero impiegato più tempo.

Hinata suonò il campanello della casa di Yamaguchi, che era sulla strada per arrivare a scuola.

Il ragazzo uscì poco dopo e rivolse ai suoi amici un flebile saluto e un sorriso forzato.

- Ti fa male lo stomaco?- gli chiese Hinata.

Gli inibitori facevano spesso brutti effetti a Yamaguchi, ma già era un suicidio pensare di aprire la finestra senza averli presi, figuriamoci andare alla Partita.

Gli alfa avevano un ottimo fiuto, migliore del loro, e potevano sentire l'odore di un omega in calore a kilometri di distanza.

Gli inibitori erano l'unico modo per attutire quell'effetto, anche se questo ovviamente non li teneva al sicuro.

- Leggermente, ma sto bene- dichiarò Tadashi, mentre riprendevano a camminare.

Hinata e Nishinoya come sempre cercavano di rimanere allegri e fare sorridere anche gli altri, che cercavano di non farsi prendere dal nervosismo.

Arrivarono tra i primi alla palestra e si misero subito davanti a una delle porte che di lì a breve sarebbe stata aperta dai professori; professori che, dopo aver svolto quel compito, se ne sarebbero andati lasciando i loro allievi alla completa mercé degli alfa.

- Loro sono già arrivati?- chiese Chikara, riferendosi a Kenma e Akashi.

- Non saprei, il loro odore è coperto da quello degli alfa che si avvicinano- mormorò Yu.

- Penso di aver sentito l'odore di Kenma- disse invece Shoyo.

- In ogni caso, non sono persone che arrivano in ritardo, quindi saranno sicuramente già qui- commentò Tadashi.

Intanto, il luogo aveva iniziato a riempirsi di omega.

Tutti si zittirono quando videro i professori arrivare e posizionarsi davanti alle porte.

Non era un silenzio d'attesa: erano tutti terrorizzati.

L'odore della loro paura iniziò a mischiarsi con qualcos'altro: eccitazione.

Gli alfa stavano arrivando.

Le campane iniziarono a suonare mentre un gruppo di giovani vestiti bene e con dei ghigni in volto si avvicinava a loro arrivando da ogni direzione.

Le porte si aprirono, permettendo ai primi omega di correre dentro per cercare un riparo.

Era iniziato l'inferno.

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