Indaco
4 novembre
La sua mano mi accarezza lenta la mia guancia destra. Cerco di non sorridere e resto con gli occhi chiusi, facendo finta di dormire ancora. La carezza al quel punto, diventa più insistente e lamentandomi, mi giro dall'altro lato del letto.
«Dai, Mario. Apri gli occhi!» mi sussurra all'orecchio e mi scocca lì un leggero bacio.
Claudio si abbassa ancora un po' e le sue labbra iniziano a lasciarmi baci sul tutto il viso. Fronte, palpebre, naso, mento. Mi lascio scappare un sospiro e lui ferma la sua corsa.
Non mi sono ancora abituato. Non mi sono abituato a lui che la mattina mi sveglia dolcemente, a lui che mi fa ridere, mi fa stare bene.
«Allora sei sveglio!» ride, e porta le mani suoi miei fianchi, iniziando a solleticarmi.
Mi dimeno dalla sua stretta e «Okay, okay, sono sveglio. Basta» sussurro scorbutico come sempre, cercando di contenere le risate.
È ancora presto. Tra un po' passeranno la colazione ma noi abbiamo preso questa strana abitudine di svegliarci sempre un po' prima, e il primo che apre gli occhi va a svegliare l'altro. Ci ritagliamo un po' di tempo per stare insieme, senza gli occhi indiscreti degli altri.
Apro gli occhi, finalmente e il sorriso di Claudio anche oggi è la prima cosa che vedo. Subito vengo investito dai suoi diamanti che sono come sempre fissi su di me. Non smette mai di guardarmi, neanche per un secondo. «Buon giorno» bisbiglio, con la voce ancora impastata di sonno.
«Buon giorno, dormiglione» ricambia il mio saluto lui, e si spiega col il volto per toccare le mie labbra e prendersi l'ennesimo bacio. Ricambio volentieri quel piccolo bacio a stampo, e gli faccio spazio sul letto per farlo sdraiare accanto a me.
Non dormiamo insieme ogni sera, un po' per paura di essere sgamati un po' perché questi letti sono davvero piccoli e Claudio è un armadio a sei ante che ha il brutto vizio di occupare tutto il letto.
Non se lo fa ripetere due volte, e si stende al mio fianco, stringendomi tra le sue braccia. Sospiro e appoggio la testa sul suo petto. «Che ore sono?» domando sbadigliando.
«Abbiamo ancora mezz'ora» mi sussurra, e mi dà un bacio sulla testa.
«Vorrei che ne avessimo un po' di più» mi lascio scappare e mi stringo ancora più forte a lui.
«Oh, oh mi stai diventando sentimentale» mi prende in giro lui. Sbuffo e gli do un pizzicotto sul fianco e «Scemo» gli dico.
Ride, nascondendo il volto tra i miei capelli per poi ritornare serio. Mi fissa e io so già cosa sta per dirmi.
«Tanto è per poco ancora. Quando saremo liberi potremo viverci a pieno»
Non rispondo. Mi sciolgo dal suo abbraccio e mi metto seduto. «È meglio che ci alziamo, è tardi»
La sua mano mi ferma per il braccio e io chiudo gli occhi. Non ce la faccio.
«Mario, ti prego...»
E lo so cosa vuole dirmi e lo so che mi sta chiedendo di parlargli, di digli la verità, perché continuo a scappare, ma non ci riesco.
Gli occhi mi cadono sul calendario. Sono già trascorsi quasi due mesi. Avrò Claudio per me solo per un altro mese e io non sono pronto a lasciarlo andare.
«Perché non ti fai aiutare?» mi domanda ancora lui.
«Claudio. Non rendere le cose più difficili di quelle che sono»
«Puoi fidarti di me. Perché non lo capisci?»
«Chi me la dà la certezza che posso fidarmi?»
Restiamo a guardarci negli occhi e in quel momento sentiamo i primi rumori nelle altre celle. Il rumore stritolo del bastone battuto sulle sbarre del cancello, segna l'inizio di un nuovo giorno. Claudio mi guarda ancora, mi chiede di restare, un'espressione triste sul suo volto e poi in silenzio scivola giù dal mio letto e si nasconde nel suo.
*
Dopo la colazione, non ho proprio nessuna intenzione di andare a fare sport. Vorrei solamente dormire per scacciare via quei pensieri assurdi che mi tormentano e non mi lasciano mai in pace.
Mi sdraio sul mio letto, ma non ho neanche il tempo di appoggiare la testa sul cuscino, che Claudio è già lì con un nuovo sorriso sulle labbra.
E mi dispiace, perché prima l'ho trattato di merda, eppure lui è sempre qui con me, non si arrende, è ostinato a farmi cambiare idea e a starmi accanto. E io cedo perché davvero anche se lo nego a me stesso, sento la necessità di averlo al mio fianco.
«Abbiamo iniziato col piede sbagliato stamattina, ma davvero Mario. Non mi va di rovinare le nostre giornate. Godiamocelo giorno a giorno, no? È quello che si eravamo promessi.» mi sussurra, passandomi le mani tra i capelli. Ha una fissa con i miei capelli.
Annuisco e gli sorriso.
«Ora alzati.» mi ordina.
«Non mi va» protesto, nascondendo la testa sotto il cuscino.
«Oggi devo farti vedere una cosa» continua lui, e la sua mano finisce dietro al mio collo.
Ecco se c'è una cosa che non sopporto di lui, è il suo essere così tanto bambino dentro e il fatto che punta sempre sulla mia curiosità per ottenere ciò che vuole.
Boccheggio e «Cosa?» gli chiedo, sapendo già in partenza che non me lo dirà mai fino a quando non appoggio i piedi per terra.
«Se non ti alzi non lo saprai mai.» ribadisce e ride.
Infastidito, lo prendo per un lembo della maglia per tirarlo a me.
Gli do un bacio, un semplice bacio a stampo su quelle labbra rosse e ispiro il suo profumo che è capace di calmarmi sempre.
«Giuro, Claudio che se non fossi così bello ti avrei già mandato a fanculo.» gli punto un dito contro e lo lascio andare. Dobbiamo stare attenti. Non possiamo farci vedere, dobbiamo tenere ogni emozione, ogni gesto, ogni bacio, lontano dagli spettatori, soprattutto ora che gli altri detenuti sono svegli, ora che le guardie passano per controllarci.
«Sei un dito, comunque» lo insulto, mentre mi metto in piedi.
E lui di risposta ride ancora più forte. «Si me lo hai già detto»
«Fastidiosissimo» ribadisco.
«Che però ti piace» si lascia scappare con quel sorrisino e giuro gli toglierei a morsi.
«Io non ho mai detto che mi piaci, bestiolina» e gli faccio l'occhialino, afferrando la sua mano. «Dai, portami dove devi portarmi. Perché ti prego, niente corsa.» lo supplico, sapendo quanto sono una frana nell'attività sportiva.
E lui proprio come un bambino, si porta una mano al cuore e «Giurin, giurello, promessa del pastorello» recita convinto, e solo quando vede la mia espressione sconvolta, mi chiede con la sua infinita innocenza. «Non lo guardavi Heidi da piccolo?»
E scoppio a ride, mentre gli butto le braccia al collo e mi sento felice, leggero, mentre il mio cuore batte forte dal petto.
Batte amore, per lui.
*
«L'ho ascolta mesi fa. E pensavo che sarebbe stato bello dedicarla a qualcuno un giorno. E quel qualcuno sei tu» mi sussurra mentre mi porge una cuffia e si mette lui l'altra. Mi ha portato nell'aula creativa della casa. È un luogo dove non ho messo molto spesso piede. In genere ci vanno colore che hanno amici, che sono riusciti a socializzare e io non avevo nessuno prima di Claudio.
Sospiro mentre appoggio al mio orecchio la cuffia che mi porge. Siamo in pochi e questo mi rende un po' più tranquillo. Le cuffie sono collegate a un lettore mp3 che non aveva mai visto.
«Come hai fatto ad averlo?» gli chiedo, stupito.
Mi sorride e «è sempre stato qui. Possiamo usarlo.»
Poi prende un foglio bianco e un pennarello blu e da il play.
Piccola anima
che fuggi come se
Ascolto le prime note e riconosco subito la canzone. Mi volto verso ma lui sta scrivendo qualcosa sul foglio. Sta scrivendo quelle parole: Piccola Anima.
Cerco spiegazioni, ma lui mi posa un dito sulle labbra chiedendomi silenziosamente di lasciarlo fare e di ascoltare le parole.
fossi un passero
spaventato a morte
Lo guardo con gli occhi sbarrati ma lui sta ancora scrivendo. La sua mano scivola veloce sul foglio e riscrive le parole che il cantante sta dolcemente cantando. Mi indica la scritta e il mio cuore perde un battito.
Qualcuno è qui per te
se guardi bene ce l'hai di fronte
Indica me e poi indica sé stesso, scrivendo stavolta con un pennarello rosa "Noi." Ricordo la prima volta che lo incontrai due mesi fa, ricordo come mi ero sentito debole e spogliato dai suoi occhi, ricordo quanto l'ho odiato solo perché lo volevo troppo.
fugge anche lui per non dover scappare
Ricordo le lacrime che bagnavano il cuscino, ricordo me che lo consolavo. Sì, stava scappando anche lui. Sì, ci siamo fermati insieme.
se guardi bene, ti sto di fronte
se parli piano, ti sento forte
Riprende di nuovo il colore blu, che più che blu è indaco e scrive ancora "Sono qui, sono accanto a te."
Quello che voglio io da te
Disegna due omini che si tengono per mano, ricopiando il testo della canzone. Mi sento debole, fragile, perché lui mi sta aprendo il suo cuore e io ho le gambe che vacillano.
non sarà facile spiegare
No, non è facile, capire cosa ci sta succedendo, ma è qualcosa di estremamente forte che ci ha travolti entrambi.
non so nemmeno dove e perché, hai perso le parole
ma se tu vai via, porti i miei occhi con te
Disegna un sole e scrive accanto il mio nome. Mi sta dicendo che sono io il suo sole, io che e fino a pochi mesi fa era solo la notte. E lui che mi segue, i suoi occhi che ormai sono parte di me.
Piccola anima
la luce dei lampioni ti accompagna a casa
innamorata e sola
quell'uomo infame non ti ha mai capita
Traccia le lettere di "Lui" e poi lo taglia con una X. Mi sta dicendo ancora di parlargli del mio passato, mi sta chiedendo ancora di lottare insieme.
è l'amore che ti tiene in vita
Gli occhi mi si riempiono di lacrime insieme ai suoi. Ci guardiamo in silenzio mentre le gocce salate ci rigano il volto. Non muoviamo un muscolo, persi nell'oceano delle nostre irridi. E so che non posso tornare indietro, perché reprimere questo sentimento mi ucciderebbe troppo, e lo vedo, lo vedo che per lui è la stessa cosa.
È amore, non c'è soluzione.
Camminare fa passare ogni tristezza
'ti va di passeggiare insieme?'
meriti del mondo ogni sua bellezza
Mi prende la mano e la porta vicino al suo cuore. Sul foglio una domanda. "Vuoi continuare a camminare con me?". Annuisco, incapace di dire altro, e la stretta delle sue dita di fa più ferrea.
dicono che non c'è niente di più fragile di una promessa
ed io non te ne farò nemmeno una
"Non ti prometto la luna, ma solo il mio cuore." Leggo e scuoto la testa con un sorriso, per scacciare via quelle lacrime che adesso non vogliano andare più via.
Quello che voglio io da te
non lo so spiegare
ma se tu vai via, porti i miei sogni con te
Guardo Claudio e capisco che sì, è lui. Non importa quanto sarà difficile, non importa che sia quasi impossibile, non importa quanto io sia rovinato dentro e quanto lui sia puro. È lui. Adesso ho la certezza. Avevo paura che fosse un amore unilaterale e invece lui mi sta facendo capire che coinvolto tanto quanto me, forse anche di più. Eccola la certezza che posso fidarmi.
E poi si avvicina mi dà un foglietto piegato in quattro nelle mie mano, e mi bacia una guancia.
«Piccola anima,
tu non sei per niente piccola» mi sussurra con un sorriso. E poi si alza, asciuga una lacrima, toglie le cuffie e va via.
Lo guardo mentre si allontana da me e non capisco. Non trovo la forza di seguirlo, troppo sconvolto da tutte le emozioni che ho appena provato. Trascorre un minuto e la canzone è finita, ma di lui nemmeno l'ombra.
E ancora capisco, mi sta lasciando i miei spazi, mi sta lasciando riflettere per prendere poi la decisione giusta.
Socchiudo gli occhi e ancora una volta penso cosa abbia fatto nella mia vita per meritarmelo. E poi mi accorgo che tra le mani ho ancora quel pezzo di carta che mi ha lasciato.
Un colpo. Parole dentro il mio cuore.
"Non sono bravo con le parole, non lo sono mai stato quando si parla di sentimenti. Penso di aver detto poche volte ai miei genitori di volergli bene e non perché non provo affetto nei loro confronti, ma perché mi impappino e faccio sempre un casino. Mi piace esprimermi attraverso i gesti o i testi delle canzoni, mi piace parlati canticchiandoti le canzoni che amo all'orecchio.
Ho capito che hai una strana fissa per i colori, l'ho capito mentre mi regali quel bracciale e il valore affettivo che gli hai attribuito. Beh, mi sono informato anch'io. Quando ti guardo, Mario, vedo tutte le sfumature nel mare in tempesta. E io amo poche cose al mondo come il mare. Sei tutte le sfumature del blu, dalle più buie alle più chiare. Ho capito sai, che qualcuno ti ha spezzato, e ho capito perché sei tanto diventato di ghiaccio dentro. Ma anche il ghiaccio non è nient'altro che acqua, acqua che fa parte delle onde del mare.
Oggi sei come l'indaco. Guardi con superiorità il mondo, come se tutto il resto non valga nulla, ma poi se ti guardo un po' di più, vedo nei suoi occhi solo malinconia e voglia di tornare a vivere. L'Indaco è quel colore che cerca l'appagamento al tormento, che cerca la sicurezza nella tempesta. Che cerca amore, anche se fai di tutto per negarlo.
Non ti lascio, Mario. Non mi arrendo. Per tutte le volte che tu mi chiuderai la porta in faccia, io sarò lì a riaprirla. Voglio camminare insieme a te, voglio dirti che non sei solo, voglio conoscere tutto di te, come voglio che tu conosca tutto di me.
Non ti libererai, e sai perché?
Perché io un'anima non ce l'ho più.
Tu, hai imprigionato la mia anima."
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