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Un principe quasi perfetto

_Abominevole abbandono_

Sono da sempre stato un bravo ragazzo. Lo giuro.

Fin da piccolo sono stato considerato il figlio perfetto. Amato da tutti, con ottimi voti, rispettoso delle regole, ubbidiente e sempre rispettoso degli altri.

Il santo della situazione con i capelli biondi e gli occhi azzurri.

Il perfetto fidanzato che ti accudisce, che ti ama, che non tradisce.

Il bravo ragazzo da presentare ai tuoi. Che non fuma, non beve e guadagna bene.

Il ragazzo buono e gentile che tutti amavano.

Il perfetto principe azzurro.

Tutto funzionava, la mia vita era perfetta.

Poi incontrai lei, la mia anima gemella.

Avevo vent'anni e lei era così bella e dolce con i suoi capelli neri che sembrava quasi una bambola.

Lei era perfetta ed io almeno lo sembravo.

Avevamo intensione di sposarci sapete? Glielo chiesi sopra un ponte ricoperto di fiori che dominava la Senna. Era stato perfetto, così come lo eravamo noi due.

Tutto era programmato, tutto era organizzato e noi eravamo entusiasti...così felici.

Mi sentivo perfetto illuminato della sua luce riflessa, veramente perfetto per una volta nella vita.

Ma in tutte le storie c'è un ma, anche nella mia. Uno così doloroso che mi ha portato alla pazzia.

Ero sempre stato un ragazzo di buona famiglia e perfetto in tutti i sensi ma il destino decise di sconvolgere la mia vita nel più brutale dei modi, mettendo, per la prima volta, il primo però alla mia storia.

Un incidente causò la morte della bella fanciulla che mi aveva stregato il cuore, un incidente che avevo causato io.

Era tutta colpa mia, tutta colpa mia.

Ricordo ancora il suo bel viso di porcellana che mi guardava con dolcezza nel mentre che la macchina si schiantava contro il camion davanti a noi. Nel mentre che la luce inondava i suoi perfetti lineamenti.

Ricordo i suoi profondi occhi blu guardarmi con amore prima di spegnersi eliminando quella brillantezza che io tanto adoravo.

Le sue guance sempre arrossate erano diventate bianche nel mentre che il suo viso si spegneva e la morte la portava tra le sue candide braccia.

E fu così che il silenzio riempì la mia testa.

Non sentivo le sirene suonare, la gente urlare o la macchina fumare.

Sentivo il vuoto nel mentre che la piccola e fragile anima della mia amata veniva trasportata lontana da me, lasciando al mondo un bellissimo corpo fermo all'ultimo sorriso, fermo nell'ultimo istante di vita, costretto così dal tempo crudele che gli aveva impedito un ultimo respiro.

Sorrideva anche nella morte il mio piccolo angelo, il mio piccolo miracolo che aveva portato la vita nella mia normale e perfetta vita.

Non sentì il vociare delle persone, l'autoambulanza che veloce si avvicinava e nemmeno la polizia che era già arrivata. La mia mente era ferma in un surreale silenzio nel mentre che rivivevo tutti i momenti della mia vita. Stavo morendo e non potevo che esserne felice.

Ma non morì. Non mi era concesso.

Lei era morta, era davanti a me, mi guardava e io non potevo fare più niente.

Tuttora la vedo quell'immagine crudele, nel mentre che i medici mi allontanavano dall'auto appena esplosa.

Il Suo corpo era rimasto dentro quel veicolo così come il mio cuore e la mia anima.

Il silenzio era assordante, così surreale da farmi impazzire.

Sentì una risata, era pazza e completamente folle. Era la mia risata ma era così lontana e vicina allo stesso tempo. Come poteva la vita cambiare così in fretta?

C'era silenzio quel giorno.

Il giorno in cui decise di cambiare.

Era sempre stato un esempio da seguire, un ragazzo esemplare e comunque la vita lo aveva ripagato in quel modo.

E nella sua folle pazzia pensò che se avesse fatto tutto il contrario la vita lo avrebbe ricompensato donandogli la sua seconda possibilità.

Usciva, beveva, spacciava e fumava.

Era tutto così bello ora. La sua testa era leggera, il suo corpo si strusciava contro quello delle spogliarelliste senza pudore o vergogna, la vodka gli bruciava in gola e la musica riempiva le sue orecchie prendendo il posto di quel silenzio apatico che tanto odiava.

Sesso, soldi, potere.

Tutto era un concentrato esplosivo che lo portò a essere un assassino.

Nessuno aveva il diritto di vivere quando a Lei invece era negato.

Il sangue imbrattava le sue mani e le sue gambe e la follia albergava nel suo cuore.

Ma il silenzio continuava ad esistere dentro la sua mente ancora ferma a quel maledetto giorno.

La sua mente era apatica, vuota, tanto che nemmeno il senso di colpa riusciva a spezzare quel silenzio assordante.

Una voce però riuscì a scuotere quella mente, la Sua voce.

Proprio quando, di ritorno dall'ultimo atto dell'opera, quello che era stato un principe azzurro si ritrovò a passare in quel ponte dove tempo prima si era inginocchiato di fronte al suo angelo.

-James...- era un sussurro dolce e soave come il vento in primavera.

-James...-

-James....-

Quella voce era così bella ma così fastidiosa. Stava disturbando il suo silenzio, stava disturbando la sua apatia.

-James... mi manchi-

La voce continuava, era una melodica sinfonia che talmente era bella che disturbava la mente degli stupidi umani che avevano la rara occasione di percepirla.

-Isabelle...-

Uno sparo colpì l'uomo infido che meditabondo continuava a delirare di fronte ad uno dei suoi tanti trovati nemici venuto a reclamare vendetta.

Uno sparo che era la fine del silenzio e l'inizio dell'inferno.

E piccole lacrime cadevano e la luna illuminava quello stupendo miraggio della sua amata.

-Isabelle... sei venuta a prendermi-

e un sorriso comparve su quel volto cosparso di sangue. Il sangue delle sue vittime testimonianza delle sue colpe.

Il delirio di una mente già morta in un corpo morto da tempo.

-No James... ma mi manchi-

-Anche tu mi manchi amore mio... ti prego portami con te.- la voce supplicava ma era infima come quelle mani che avevano ucciso e toccato altre donne.

-No-

Fu un eco.

Ripetuto nel vuoto silenzio della sua mente.

-Come no?- un tono rabbioso uscì dalle sue labbra facendo spaventare il dolce e candido angelo.

-Non mi manca quello che mostravi di essere, mi manca quello che pensavo tu fossi James-

L'angelo era triste tanto che anche il cielo piangeva per lei.

Come poteva una creatura così bella e serena soffrire per un così infimo umano?

Come poteva un angelo puro piangere per un così vile uomo?

-Addio James... - disse e se ne andò lasciando il corpo di quell'uomo ancora fermo nel suo sguardo rabbioso.


Roma, 2002


Ringrazio tutti quelli che commentano, votano o semplicemente leggono in silenzio. 

Se vi piace il fantasy potete passare anche dall'altra mia storia"Selphilm". 

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