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Capitolo 35

Da quella sera, il tempo incominciò a scorrere lentamente, come se non passasse mai. "Mi serve un mandato di arresto per Gordon Lloyd, adesso," ordinò Camila. "Lauren, hai parlato con Joe? Ci sono novità?"

"No Cam, non ho notizie né sue né di Scott," rispose la sua partner, tenendo la cornetta del telefono attaccata all'orecchio.

La Detective brontolò, per poi annuire con il capo. "Va bene, vado da Dinah, poi andremo insieme a casa di Bennett...cioè... di Lloyd e vediamo dove si sono cacciati tutti quanti," esclamò.

Lauren acconsentì a quella proposta e lasciò il telefono, seguendo la sua partner verso la sala multimediale, dove Dinah aveva incominciato a cercare le notizie relative all'incidente che aveva convolto il vero Aaron Bennett. "Ecco qui," disse Dinah, ingrandendo poi l'immagine che ritraeva un articolo di giornale.

"La barca di proprietà del giovane Bennett si è schiantata verso le tre del mattino, contro una scogliera a sud-est della costa. Il corpo è stato ritrovato dalla guardia costiera il giorno seguente," lesse Lauren. "Non ci sono testimoni. La Polizia ha catalogato il caso come incidente in mare, dopo aver accertato che la vittima non era sotto effetto di droghe né vi erano tracce di alcol nell'organismo,"

"Caspita," mormorò Camila, osservando poi sul monitor alcune foto relative all'incidente. La Detective assunse un'espressione confusa, nel mentre che cercava di ipotizzare nella sua testa le dinamiche dell'incidente. "E nessuno ha visto o sentito niente?"

Dinah scosse la testa. "Cam, è inutile indagare, è un caso chiuso. Pensi ci possa essere qualche collegamento con il nostro serial killer?"

Camila alzò lo sguardo e scosse piano la testa in risposta alla domanda. "No... non lo so, non credo. Sicuramente Gordon ha reagito molto male alla morte del suo amico, tanto da prendere poi la sua identità. Dobbiamo trovarlo,"

Le Detective organizzarono una squadra, dato che non avevano ricevuto nessuna notizia da parte di Joe e di Scott.
Dinah rimase alla base, tenendosi comunque in contatto con le sue colleghe in caso di bisogno. Le auto della Polizia sfrecciavano tra le strade di Miami, arrivando davanti all'indirizzo dell'ormai noto Gordon Lloyd in pochi secondi. Scelsero di tenere le sirene spente per non allarmare l'uomo affinché non facesse nulla di stupido. Tutti gli Agenti indossarono i giubbotti antiproiettile ma Camila si bloccò quando vide un'auto parcheggiata vicino alla casa. Era il furgoncino della Polizia che avevano preso Scott e Joe.

Camila fece un piccolo cenno con la mano alla sua partner, per poi radunare la squadra. "Voi controllate la casa, io e Lauren pensiamo al furgone. Fate attenzione," disse.

Le due Detective si avvicinarono lentamente al veicolo, tenendo il calcio della pistola alto. Una volta abbastanza vicine, Lauren puntò l'arma dritta verso le porte posteriori, in modo tale da coprire Camila che doveva occuparsi invece di aprirle. La ragazza diede un colpo forte con il pugno contro la carrozzeria. Nulla. Non sentirono niente, nessun rumore.

Camila spostò lo sguardo verso la sua partner, non sapeva cosa fare in quel momento e l'adrenalina mista alla paura la paralizzava leggermente.
Gli Altri agenti, nel frattempo, sfondarono la porta dell'edificio e incominciarono con la perlustrazione alla ricerca di Gordon.

Improvvisamente però, ci fu un piccolo bisbiglio. Un rumore, quasi impercettibile che proveniva da dentro il veicolo. Lauren strinse la pistola e fece un leggero passo in avanti nel mentre che Camila mise una mano sulla maniglia. Con un gesto secco, esattamente come si fa con i cerotti per non sentire più il dolore, aprì la porta.

Ci fu un piccolo sussulto, quasi involontario, da parte di entrambe le Detective. Imbavagliati e con le mani legate dietro la schiena c'erano i loro colleghi, Scott e Joe. Il secondo aveva un taglio sulla testa ad altezza del sopracciglio e cercava senza successo di liberarsi le mani. Scott invece era privo di sensi in un angolo del furgone.

"Ma scherziamo?" esclamò Lauren, che abbassò la pistola.

"Detective, non c'è nessuno. La casa è libera," disse un Agente della squadra, avvicinandosi a Camila. Lauren, nel frattempo, si precipitò dentro il furgone a liberare i due.

Con un rumoroso sospiro la ragazza annuì. "Va bene, chiamate la scientifica, vediamo se riusciamo a trovare almeno qualcosa che ci dica dove si è nascosto," la Detective accennò un piccolo sorriso di ringraziamento verso il suo collega, per poi tirare fuori dalla tasca il telefono e compose velocemente il numero dell'ambulanza.

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"Ci ha presi alle spalle. Siamo andati a chiamarlo in casa e lui ci ha detto di aspettarlo in macchina, che doveva cambiarsi e sarebbe arrivato," disse Joe, stando seduto nel letto dell'ospedale. "Non l'ho visto arrivare, mi ha colpito con qualcosa, forse con il calcio della pistola, onestamente non saprei. Poi ci ha legati e messi nel retro del furgone."

Camila ascoltò attentamente le sue parole, rimanendo seduta sulla sedia vicino al letto. "Quando vi siete presentati alla sua porta era spaventato? Vi ha detto qualcosa di strano?"

Joe scosse la testa. Aveva un cerotto molto grande che copriva la ferita sopra il sopracciglio. "Scott gli ha detto che c'erano delle novità e dovevamo portarlo al Distretto per una deposizione,"  il ragazzo fece una piccola pausa, scuotendo piano la testa poco dopo. "Era tranquillo, se avessimo notato qualcosa di strano avremmo reagito Camila, te lo assicuro,"

"Lo so Joe, non è colpa tua," rispose la Detective, appoggiando una mano sul suo braccio per tranquillizzarlo.

"Come sta?" chiese il ragazzo, riferendosi a Scott. Da quando erano arrivati in ospedale non aveva più ricevuto sue notizie.

Camila gli rivolse un piccolo sorriso e si passò una mano tra i capelli, alzandosi dalla sedia. "Starà bene, ora riposati."

La Detective lo salutò, per poi dirigersi verso la porta della stanza. "Detective," disse Joe, facendola fermare e girare verso di lui. "Prendetelo," aggiunse dopo aver guardato la ragazza negli occhi per qualche secondo.

"Sarà un immenso piacere," rispose Camila per poi andare via.

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Era notte fonda ormai, ma Camila, Lauren e Dinah decisero di rimanere al Distretto. Dotate di una buona scorta di caffè e tanta, tantissima buona volontà, le ragazze continuarono a portare avanti le indagini. "Ho allertato tutte le stazioni di Polizia, se dovesse lasciare la città saremo i primi a saperlo," disse Camila.

"E se fosse nell'altra casa? Quella dove abbiamo trovato il corpo di Lucy?" chiese Lauren.

Camila scosse la testa, tamburellando con una penna sulla guancia. "No, la stiamo tenendo sotto controllo, ci sono due Agenti a sorvegliarla e stanno bene, ho chiamato qualche minuto fa per precauzione,"

"Ho fatto qualche ricerca," esordì Dinah, appoggiando il computer portatile tra le due Detective che stavano lavorando sulla stessa scrivania. "A nome di Aaron Billy Bennett risultano soltanto le due case che conosciamo. La famiglia del vero Aaron Bennett abitava sulla Ocean Drive. Ho già controllato e hanno traslocato in Alaska quando il figlio è morto,"

"Alaska?" mormorò Camila, arricciando le sopracciglia in un'espressione confusa. "Strana scelta,"

"Lo so, ma non è questo il punto. La casa è stata venduta ad un'altra famiglia, quindi è da escludere che Gordon si possa nascondere lì," disse Dinah, indicando poi qualcosa sul monitor del suo computer. "Sotto il nome di Gordon Lloyd ho trovato una casa che appartiene alla banca adesso,"

Lauren osservò il monitor, per poi guardare la sua collega. "Come... e la sua famiglia?"

"Viveva con la nonna," disse Camila, ricordando le parole che aveva detto Patrick Khloer quando lo avevano interrogato.

"So anche questo," esclamò Dinah, continuando a indicare il suo computer. "La nonna è morta due mesi fa e la banca ha pignorato la casa subito dopo. Pare che non pagassero le tasse da almeno quattro anni," Dinah ruotò il busto verso le sue colleghe e appoggiò entrambe le mani sulla loro scrivania. "Ad ogni modo è impossibile che si trovi lì, perché l'edificio è stato distrutto proprio qualche giorno fa per dare inizio alla costruzione di un centro per anziani,"

Camila sospirò, appoggiandosi contro lo schienale della sedia. "Da qualche parte dovrà pur essere," Dinah riprese in mano il suo computer, per poi spostarsi si allontanò verso la sua scrivania. Lauren, invece, continuò a sparpagliare i fascicoli del caso sul tavolo, in modo tale da poterli analizzare tutti. "Però non riesco a capire questo suo secondo nome... da dove lo ha preso?"

Lauren si strinse leggermente nelle spalle. "Potrebbe essere un soprannome del liceo?"

"Non lo so, ma questa domanda mi sta uccidendo," esclamò Camila alzandosi in piedi e incominciò a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza. "Potremmo parlare di nuovo con Patrick, lui sembra sapere molto, magari ha delle risposte,"

"Provo a fare qualche ricerca io," disse Dinah dalla sua scrivania.

Camila annuì di poco alle sue parole, per poi fermare la sua camminata. "Comunque domani voglio andare a ispezionare la casa di Gordon, non ci credo che sia vuota," la Detective si passò una mano tra i capelli. "Pensateci bene, vuole essere catturato. Ci ha fornito la soluzione dall'inizio. Ha manipolato la situazione da subito, controllandoci tutti dal primo secondo," sentiva la rabbia crescere sempre di più dentro di lei.

"Camila, lo prenderemo. Ormai ci siamo," mormorò Lauren, cercando di tranquillizzare la sua collega.

La tensione era forte. Tutte le ragazze erano stanche e stressate. Si sentivano così vicine alla soluzione ma allo stesso tempo avevano paura. Quei giorni si rivelarono devastanti, sia fisicamente che emotivamente.

Lasciarono il Distretto alle prime luci dell'alba, soltanto per concedersi una doccia calda, un cambio d'abito e una colazione decente.

XV giorno

Camila e Lauren si ritrovarono qualche ora dopo davanti alla casa di Gordon Lloyd. "La scientifica non ha trovato nulla di significativo," disse Camila, sistemandosi la giacca sulle spalle. "Cosa facciamo?"

"Come prima cosa entriamo e diamo un'occhiata, poi... non lo so, improvvisiamo, come abbiamo sempre fatto," le rispose la ragazza accennando una piccola risatina nervosa probabilmente dovuta a tutto il caffè che aveva bevuto nelle ultime dodici ore. "Hai la pistola?"

"Sì... perché?" chiese Camila corrugando le sopracciglia.

"La mia l'ho dimenticata in ufficio," borbottò Lauren, stringendosi poco dopo nelle spalle. "So che non ci servirà oggi, spero, ma mi sento impotente senza," aggiunse e accennò subito dopo una piccola risatina.

Le due Detective si mossero verso l'ingresso, che era stato precedentemente sbarrato dalla Polizia. Superarono con facilità le transenne e si guardarono intorno. La casa era in legno e molto vecchia. Sembrava cadere a pezzi da un momento all'altro. Le pareti erano rivestite in parte da una bizzarra carta da parati bianca, che in alcuni punti si era ingiallita.

La casa era già stata ispezionata e messa a soqquadro dagli altri Agenti, ma le due Detective incominciarono ad analizzare il tutto dall'inizio. Camila aveva portato con sé le foto relative ad alcuni degli elementi rinvenuti sul posto da parte della scientifica, per conoscere meglio i fatti e dare un ordine cronologico.

Lauren si guardò intorno, sistemandosi meglio i guanti di plastica nelle mani. Camila le fece cenno di ispezionare il soggiorno, nel mentre che lei andava al piano di sopra. Le scale scricchiolarono rumorosamente, come se fossero quasi sul punto di spezzarsi. La ragazza le salì lentamente e con un po' di timore. "Ma come faceva a vivere qui?" esclamò Camila annusando poi l'aria. Non c'era per nulla un buon odore. Era un mix di muffa e scarpe puzzolenti. La Detective non riusciva a identificarlo.

"È vecchia e malandata ma almeno è in ordine," disse Lauren dal piano di sotto. "O almeno così hanno detto i ragazzi della scientifica,"

"La camera da letto è pulita," affermò Camila. Nel piano dove stava lei c'erano solo due stanze: il bagno e la camera da letto, appunto. La Detective lasciò il vano, camminando per quel piccolo corridoio che separava le scale dalle stanze.

Anche la sua partner lasciò la cucina, non avendo trovato nulla di interessante nascosto nei cassetti o tra le stoviglie. "Anche la cucina, i piatti sono tutti lavati," rispose Lauren dal piano di sotto, spostandosi poi nel salone.

"Perché ci aiuta sapere che ha lavato i piatti prima di scappare via?" farfugliò Camila ridacchiando e sentì Lauren borbottare in risposta e capì che probabilmente le stava facendo il verso. Uscì dalla stanza ma qualcosa sotto ai suoi piedi scricchiolò in modo strano. La Detective si fermò nei suoi passi, ripetendo quel movimento diverse volte. Il pavimento rumoreggiava soltanto in un punto preciso. "Lauren, puoi venire un momento?" I passi della sua collega echeggiavano nell'aria. Camila la osservò salire le scale e le indicò poi il pavimento sotto di lei. "Senti?" chiese.

Lauren si sporse in avanti e chiuse gli occhi, così da concentrarsi meglio. La sua partner si spostò ed eccolo di nuovo, un rumore leggero e secco. "C'è qualcosa qui," disse la ragazza dopo qualche minuto di riflessione. "Il pavimento scricchiola solo qui e nelle scale," osservò guardandosi intorno. "E fa questo rumore perché..."

"Perché non c'è nulla sotto," continuò Camila, per poi abbassare lo sguardo. Le due Detective si inchinarono, afferrando due lembi del tappeto che ricopriva una piccola porzione del pavimento e lo spostarono di lato con un movimento secco e veloce. Restando in ginocchio, Camila esordì battendo il pugno della mano contro il legno che scricchiolò appena, restituendole un suono secco, che rimbombava sotto di lei.

Le due capirono. C'era un qualcosa simile a una stanza sotto di loro. Uno sgabuzzino, forse una cantina, ma comunque era un qualcosa che nessuno prima di loro aveva notato o segnalato. Incominciarono a cercare un modo per aprirla, ma sembrava inutile, non voleva smuoversi. Poi Camila lo vide. A pochi centimetri dal suo viso, piccolo, minuscolo, quasi invisibile, c'era un foro simile ad una serratura. Con un ampio sorriso lo indicò alla sua partner. Era felice perché sapeva che nessuna porta poteva rimanere chiusa e nessuna serratura poteva impedirle di scoprire che cosa ci fosse lì dentro.

"Chiamiamo la scientifica, mi sa che hanno dimenticato di controllare qualcosa," osservò Lauren e guardò la sua collega con un piccolo sorriso soddisfatto sulle labbra.

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