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Capitolo 33

XIII giorno

Sabato mattina Camila si alzò terribilmente stanca e soprattutto... in ritardo. Si vestì praticamente in mezzo minuto e dopo due era già in macchina. Ma si sa, i mali vengono tutti insieme. Il suo più grande nemico, il traffico, era lì ad aspettarla, proprio dietro l'angolo.

La giornata non era delle migliori. Alcune nuvole oscuravano il sole e faceva un freddo terribile.

Si legò i capelli in una coda abbozzata nel mentre che aspettava che le auto davanti a lei avanzassero.
E tra una strombazzata di clacson e qualche automobilista arrabbiato che si sporgeva dal finestrino a sbraitare contro gli altri, finalmente, Camila arrivò al Distretto.

Parcheggiò nel solito posto e si affrettò verso l'entrata dove già c'era un grande via vai di poliziotti. Affamata e ancora assonnata, la ragazza si diresse verso l'ascensore, salutando alcuni colleghi che incontrava per i corridoi. Quando arrivò al suo piano, notò che Dinah e Lauren erano già a lavoro.

"Che onore!" incominciò Dinah, quando, dopo aver alzato lo sguardo, vide arrivare in fetta e furia la sua collega. "Camila Cabello si è unita a noi gente, festeggiamo!"

"Smettila Dinah, ho delle novità," farfugliò Camila, trascinandosi verso la sua scrivania. Distrutta si lasciò cadere nella sedia, riprendendo fiato. "Datemi solo un secondo e vi dico tutto," sistemò la borsa sulla scrivania, tirando fuori l'annuario dentro la bustina di plastica.

Le due ragazze lasciarono quello che stavano facendo, attirate dalle parole di Camila e si riunirono intorno a lei. "Hai trovato qualcosa?" disse Dinah, con un piccolo tono eccitato e quasi commosso.

"Beh, lo avrei detto se non fosse stato così?!" borbottò Camila, prendendo poi l'annuario e lo incominciò a sfogliare velocemente, cercando quel qualcosa che aveva visto. Continuò a dire delle parole incomprensibili, date dalla stanchezza e dall'ansia del momento, per poi fermarsi su una pagina. "Ecco guardate! Guardate qui!"
Camila indicò una foto di classe. "Non l'avevo notata quando l'ho analizzato la prima volta, perché non avevamo ancora i nomi di tutte le vittime, però sono loro," passò poi l'annuario alle sue colleghe, segnalando con il dito la pagina che dovevano guardare. "Facevano tutti parte della classe di Chimica Avanzata, ci sono delle persone in più, quindi penso che il nostro assassino stia mirando a quelle. Dinah potresti rintracciare dove vivono o qualsiasi informazione possibile?"

La ragazza annuì, segnandosi poi i nomi in un foglio e si allontanò velocemente.

"Faccio una copia della foto e incominciamo con le ricerche, va bene?" disse Camila, racimolando le forza per alzarsi. "Bisogna mandare delle pattuglie a casa di Aaron Billy Bennett, c'è anche lui nella foto," la ragazza si stiracchiò lentamente, per poi afferrare l'annuario e spostarsi verso la fotocopiatrice, seguita dalla sua partner. "Dobbiamo cercare qualcuno che avesse qualcosa contro questa classe, so che è praticamente impossibile ma abbiamo una buona pista,"

"È un'ottima pista Cam," esclamò Lauren, aiutandola poi ad azionare la fotocopiatrice. "Pensi a qualche insegnante?"

La Detective prese il foglio e si avviò nuovamente verso il loro ufficio e in particolare verso la lavagna. "Non lo so. Mi sevirebbero più informazoni su quella scuola e classe in particolare," mormorò, rimanendo a fissare per qualche secondo in silenzio la foto di classe. "Parlerò con la Preside per farmi dare l'indirizzo del Professore, magari lui può aiutarci,"

Lauren arricciò il naso leggermente, facendo una piccola smorfia che Camila trovò alquanto divertente. "Non mi piace tanto quella donna, oltretutto ha una fedina penale piuttosto sporca," allo sguardo interrogativo della sua partner, Lauren si avvicino al suo computer, cercò nel database e ruotò poi lo schermo così che anche Camila potesse osservare. "Due rapine a mano armata che risalgono a dieci anni fa e due anni più tardi le hanno sequestrato la patente per guida in stato di ebrezza,"

"Non male per una Preside di una scuola prestigiosa e rinomata," disse Camila, imitando la voce della donna. Le due Detective scoppiarono in una rumorosa risata liberatoria. "Farò fare dei controlli anche su di lei."

Lauren spostò lo sguardo verso la lavagna. Camila aveva incominciato a cerchiare con un pennarello rosso i nomi delle persone che ancora erano in vita e a cancellare con una X quelli che non c'erano più. "Quanti ne rimangono?" chiese la ragazza con voce bassa e un po' rattristita.

"Quattro," le rispose Camila.

Lauren serrò di poco la mascella. Ancora non riusciva a credere che un essere umano, sempre che quel mostro criminale si potesse definire così, fosse in grado di organizzare e ideare una cosa del genere. "Dobbiamo metterli al sicuro prima che quel pazzo li trovi,"

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Camila riuscì ad ingurgitare velocemente un french toast nella caffetteria del Distretto. Non era il massimo, ma almeno le permetteva di non svenire per le prossime dodici ore.

"Pane inzuppato in uova sbattute e in seguito fritto, hai idea di quante calorie siano?" disse Ally, guardando la sua amica come se fosse una sorta di animale raro.

Camila ruotò gli occhi, proteggendo il suo piatto come se qualcuno volesse portarglielo via da un momento all'altro. "Non sto seguendo nessuna dieta, Ally. E comunque ho fame, dato che è tardi per la colazione rimedio con questo,"

"Ma ti fa male," mormorò il Medico Legale.

"E pazienza!" esclamò Camila, ruotando il viso verso la ragazza. "Se dovessi morire ti assicuro che tornerò sotto forma di french toast gigante e ti tormenterò nei tuoi sogni,"

Ally rise, scuotendo poi la testa. "Sei terribile,"
Le due ragazze si erano date appuntamento alla caffetteria per parlare un po' e per prendere una piccola pausa dalle indagini.

"Io, terribile? Ti ricordo che è da tredici giorni che aspetto che la mia amica, nonché Medico Legale Capo del Dipartimento di Polizia, sveli quale enorme segreto mi sta nascondendo," Camila alludeva a quando, due settimane fa, Ally si era presentata al Distretto per un permeso da parte del Capitano Lopez, dicendo alla Detective solamente un 'poi capirai,'  ma ancora non aveva capito.

Camila addentò un altro pezzo di pane, sostenendo lo sguardo della sua amica che mugolò alle sue parole. "Non posso dirtelo," borbottò Ally.

"Ma perché?" brontolò la Detective. "È una cosa brutta?"

"No!" esclamò Ally velocemente, alzando il tono di voce. Si portò poi una mano sulle labbra realizzando di aver parlato con troppa enfasi. "È solo che... preferisco dirvelo quando sarà tutto finito, okay?"

Camila sbuffò. Non le piaceva aspettare. Soprattutto odiava che le sue amiche avessero dei segreti. "E va bene," mormorò la ragazza, pulendosi le labbra con un fazzoletto. "Ma ti giuro che davvero verrò a tormentarti tutte le notti travestita da french toast. Sai quelli che hanno le fette impanate, dopo essere state immerse nelle uova sbattute e nella salsa di soia, servite poi con burro e sciroppo? Ecco, sarò il tuo incubo peggiore,"

Le due ragazze risero rumorosamente, tanto che qualche poliziotto si girò ad osservarle, ma loro non ci fecero caso.

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"Abbiamo detto che rimangono quattro ex-studenti di quella classe," mormorò Camila spostandosi poi verso la lavagna per indicare alla sua squadra i volti dei quattro. "Due di loro sono in volo per arrivare qui e rilasciare una deposizione. Abbiamo raddoppiato la sorveglianza negli aeroporti e tutte le telecamere di sicurezza sono sotto controllo. Aaron Billy Bennett è stato rintracciato e verrà qui accompagnato da una scorta anche lui, tutto chiaro?" la Detective guardò la sua squadra che rispose in modo affermativo, andando a sistemarsi poi nei loro vari incarichi.

"Quando arriveranno qui?" chiese Lauren, osservando la sua partner che riordinava alla sua scrivania, stracolma di fascicoli.

"Stasera," rispose Camila velocemente. "Quando arriveranno ci sarò io a interrogarli, non preoccuparti, non mi sono scordata della tua cena in famiglia," aggiunse poi, ridacchiando a bassa voce. Lauren, però, incominciò a tamburellare la mano sulla sua scrivania, meditando se spostare quel suo impegno o no, ma Camila, che la conosceva bene, quando incrociò il suo sguardo pensieroso scosse la testa. "No, non pensarci neanche," le disse, guardandola dritta negli occhi. "Chiederò a Dinah di rimanere e se dovesse succedere qualcosa di davvero importante sarai la prima che avviserò,"

Lauren rilasciò un piccolo sospiro amaro e annuì alle parole della sua collega, incrociando poi le braccia sotto al seno. "Va bene, Capo."

"Hai parlato con Dinah?" le chiese Camila. "Non la vedo da stamattina,"

"No," rispose la ragazza scuotendo la testa. "So che doveva riportare il computer al proprietario dell'Internet Point. Non è riuscita a sbloccare le immagini né a scoprire qualcosa di nuovo," disse Lauren, per poi ruotare leggermente la sedia, così da riuscire ad accavallare le gambe. "Però non farglielo pesare, sai quanto tiene a stupirti e a fare bene il suo lavoro."

Camila sorrise, pensando a quanto la sua amica fosse tagliata per questo mestiere. Si impegnava sempre al massimo, dava il 200% ogni giorno. "Tranquilla," mormorò la ragazza, guardando poi dritto verso la sua collega. "Non è mia intenzione farlo,"

"Però ho parlato con Ally," disse Lauren e nel mentre si sforzò per non scoppiare in una rumorosa risata. "Era un po' strana... ha parlato di french toast e mi ha detto di dirti che ti odia,"

La Detective ridacchiò, afferrando alcuni fascicoli e li spostò dall'altra parte della scrivania. "Adoro quella ragazza," sorrise, per poi scuotere la testa divertita.

Il telefono di Lauren vibrò rumorosamente e nel mentre che la ragazza leggeva il messaggio, l'attenzione di Camila si focalizzò su lei e in particolare sul viso della sua partner.

"Mia mamma sta prendendo troppo sul serio questa cena, mi ha mandato un messaggio stamattina per chiedermi se lo avessi dimenticato, e uno adesso, per essere sicura che non lo dimenticassi," Lauren ruotò gli occhi, appoggiando con un tonfo rumoroso il telefono sulla scrivania. "Non è normale tutto questo,"

"È solo felice, Laur, come puoi biasimarla?" le disse Camila, avvicinandosi a passo lento verso la sua scrivania. "I suoi figli sono di nuovo tutti riuniti. E poi è tua madre... anche quando eravamo in Accademia ti chiamava più o meno quattro volte al giorno," le due Detective risero ricordando quei momenti passati. "Lo so bene perché se tu non rispondevi poi chiamava me,"

Lauren si coprì il viso, ridendo rumorosamente. Si ricordava perfettamente quando aveva dovuto chiamare la madre dal telefono di Camila, perché il suo era scarico, e da allora Clara si era salvata il numero e lo utilizzava tutte le volte che la figlia non rispondeva. Era fatta così. Si preoccupava un po' troppo, ma era estremamente dolce e disponibile.

Camila continuò a sorridere e ridacchiare, divertita da tutte le immagini che stavano affiorando nella sua memoria.

"Hai ragione," mormorò Lauren, appoggiando una mano sulla pancia. "Ma non finirà mai di stupirmi. Ricordami che devo cancellare il tuo numero dal suo telefono,"

"Conoscendola lo avrà imparato a memoria o scritto nei numeri da chimare in caso di emergenza," le fece notare Camila, che appoggiò poi i gomiti sul tavolo, reggendosi la testa sui palmi di entrambe le mani. "Sai... quelli che si appendono sul frigo..."

Lauren scosse la testa e si batté il palmo della mano sulla fronte. "Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima," disse, ironicamente, ridendo.

Camila spostò l'attenzione verso l'orologio appeso nella parete di fronte a lei. Si stava facendo tardi. "Sarà meglio metterci a lavoro adesso," esclamò la Detective dopo diversi secondi di silenzio. "Abbiamo parecchie cose da fare."

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La sera arrivò troppo presto, troppo velocemente. Lauren lasciò le sue colleghe al Dipartimento e si andò a preparare per la cena.

La casa della famiglia Jauregui si trovava sulla SW 21st Road, in direzione della costa. L'appartamento era diviso in otto piani, ma soltanto quattro erano occupati da diverse famiglie. Vi era anche un piccolo giardino interno dove il pomeriggio i bambini si divertivano a giocare con la palla.

Clara e Mike Jauregui, i genitori di Lauren, abitavano al quarto piano e avevano cresciuto i loro tre figli sotto quel tetto.
Ed era proprio a tutti quei bei momenti che pensava Lauren ogni volta che si ritrovava ad osservare le foto appese sopra il camino o alle pareti delle varie stanze. Momenti di gioia e divertimento.

Rimase ad osservare una fotografia che la ritraeva vestita da poliziotta insieme a suo fratello, che indossava un costume da cowboy. Avevano pressapoco sei e quattro anni. "Te la ricordi?" chiese Clara, appoggiando una mano sulla spalla di sua figlia. "Avevano regalato il distintivo e la pistola a Chris, ma volevi a tutti i costi usarli tu,"

Lauren ridacchiò, annuendo alle parole di sua madre. "Lo ricordo come se fosse ieri," disse, stendendo le labbra in un ampio sorriso. "Lui non li usava mai, solo quando li avevo in mano io allora impazziva,"

"E guarda dove siete arrivati adesso," mormorò Clara, rilasciando un piccolo sospiro. "Sei sempre stata brava a prenderti cura di loro, un'ottima sorella maggiore,"

"Ho sempre saputo che Chris adorava imitarmi, fare tutto quello che facevo io, possibilmente meglio. Non mi stupisce che sia entrato nell'Accademia di Polizia subito dopo il college," disse Lauren, accennando una piccola risata nel mentre che continuava ad osservare le fotografie. "Adesso che è lì a Los Angeles un po' mi dispiace non abitare più con lui, anche se a casa non c'era mai," ed era vero, lei lo sapeva bene. La vita in Accademia era dura, e solitamente era consentito tornare a casa solo nel fine settimana e a seconda della buona condotta.

"Mi fischiano le orecchie, si parla di me?" esclamò Chris, entrando nella sala da pranzo con un pezzo di pane in mano, rubato dal cesto che stava in cucina.

Clara, avendo visto ciò che il figlio teneva in mano, si affrettò a dargli un piccolo colpo sulla spalla. "Ti avevo detto di aspettare!" borbottò.

"Sei sempre il solito guastafeste," disse Lauren, accennando una rumorosa risata nel vedere l'interazione tra i due. Suo fratello si era fatto leggermente più alto e muscoloso dall'ultima volta che lo aveva visto. I suoi capelli castani erano sempre corti e spettinati, il suo viso era rilassato, nessuno riusciva mai a togliergli il sorriso dalle labbra.

"Ma se ti ho appena sentito dire che ti manco... anche tu mi sei mancata sorellona!" il ragazzo incominciò ad avvicinarsi sempre più a lei, stritolandola poi in un abbraccio nel mentre che Lauren si dimenava per scappare via. "Vieni qui,"

"Lasciami stare," borbottò Lauren, stretta tra le braccia del fratello. Diede poi una pacca sulla sua spalla e dopo aver sospirato sconfitta, ricambiò il suo abbraccio. "E solo per precisare, non mi manchi."

Chris e Clara risero rumorosamente e la donna ritornò lentamente in cucina, lasciando i due fratelli da soli a stuzzicarsi come avevano sempre fatto.

Intanto, dall'altra parte della città, c'era qualcuno che non dormiva per attuare un piano.

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