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Capitolo 3

Lauren Michelle Jauregui Morgado,
34,
Miami,
Accademia delle Forze Armate; FBI - Training Academy,
Squadra Speciale 12 (2007-2012),
Promossa Detective con un punteggio di 97/100; Agente Speciale Detective della Omicidi.

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Lauren e Camila erano le uniche due Agenti rimaste al bar. Tutti gli altri, Dinah compresa, avevano lasciato il locale una buona mezz'ora prima.

Le due donne continuavano a ordinare bicchieri di vino e salatini. "Per un attimo ho creduto davvero che la Detective Karla Camila Cabello Estrabao si fosse dimenticata di me," disse Lauren portandosi alle labbra un salatino.

"Impossibile," le rispose Camila, afferrando poi il bicchiere con dentro un po' di birra che aveva appoggiato sul tavolo.

Lauren accennò una roca risata e si passò la mano libera tra i capelli portandoli tutti all'indietro. "Ti ricordi anche quella volta che ti ho stesa al tuo terzo incontro di boxe?"

Camila sgranò gli occhi e un largo sorriso si fece largo sulle sue labbra. "Oh, beh, non ti ricordo solo per quello. E comunque non mi hai steso, ero completamente distrutta per tutta la prova in se e alla fine aveva vinto la mia squadra, quindi," Camila alzò leggermente le spalle ridacchiando sonoramente. "Sono passati quattro anni, sei cambiata moltissimo."

"E tu ti sei fatta sempre più bugiarda," rispose Lauren scuotendo la testa. "Sono leggermente più alta e sì, forse un po' più... donna,"

"Parecchio," aggiunse Camila provocando una rumorosa risata della Detective al suo fianco.

"Sei cambiata tanto anche tu, ti ho riconosciuta solo quando mi è stato affidato il caso e ho letto il tuo nome," ammise Lauren, arricciando il naso. "Anche se devo ammettere che hai gli stessi dannatamente belli occhi marroni e lo stesso sorrisetto beffardo di quando hai ragione."

"Oh, grazie Jauregui."  rise Camila facendo l'ultimo sorso del vino che aveva versato nel bicchiere. "È bello tornare a lavorare insieme, anche perché lì a Quantico eravamo sempre contro."

"Hai trovato qualcosa di utile nella mia cartella?" chiese Lauren piegando di poco il viso da un lato.

Camila sgranò di poco gli occhi e per poco non sputò il contenuto del bicchiere che aveva in bocca. "Come sai che l'ho presa?" si guardò distrattamente intorno, mordendosi di poco il labbro inferiore.

"Me lo hai appena detto tu, e poi avrei fatto esattamente la stessa cosa. Non sai che ho fatto tutti questi anni, perché sono stata trasferita.Non ti fidi, è normale," disse Lauren alzando le spalle per poi annuire leggermente con il capo.

Camila continuò a tenere uno sguardo basso, annuendo di poco una volta sentita la ragazza parlare. "Oh.." sussurrò quasi mormorando, per poi accennare una piccola risata.

"Forza Agente, sarà meglio andare prima di finire ubriache." rispose Lauren, appoggiando il suo bicchiere vuoto e alzandosi dalla sedia, incominciando a raccogliere le sue cose per andare via.

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II giorno

Camila si svegliò prima del suono della sveglia quel Martedì mattina. Era come se la sua mente non vedesse l'ora d'incominciare la giornata. Il suo corpo un po' meno, anzi, implorava umilmente almeno un'altra ora e mezza di sonno.

Compiuti tutti quei passaggi che sono necessari per svegliarsi, Camila afferrò il suo giubbotto preferito di pelle e lo infilò, assicurandosi di aver preso tutto quello che le sarebbe servito a lavoro quella mattina.

Prese il telefono, componendo velocemente il numero della sua collega, Lauren. Il loro legame si stava rafforzando e Camila sapeva che per compiere bene un lavoro, bisognava essere in armonia con tutti i colleghi. Ma sapeva benissimo anche che Lauren non era una semplice 'collega'. Quando però non ricevette nessuna risposta dall'altra parte del telefono, pensò che fosse già in macchina, o che stesse ancora dormendo. Nel mentre che si augurava vivamente per la sua salute e per il suo posto di lavoro che fosse già lì, Camila uscì dal suo appartamento.

Tenendo conto di essere puntuale, stranamente, Camila prese tutte le scorciatoie possibili per evitare un eventuale traffico.
Aveva passato quasi tutta la notte a cercare indizi o qualcosa che le era sfuggito. Piegata su quell'unica cartella che aveva, Camila cercava informazioni, cercava di più. Era passato solo un giorno, ma era anche la prima volta che si ritrovava a non avere praticamente nulla in mano. Un corpo e nient'altro. Un omicidio e il nulla.

Nel mentre che percorreva quelle strade che faceva abitualmente, la mente di Camila era stracolma di pensieri.

Chi era la vittima? Dove era stata uccisa? Perché? Perché era stata scelta proprio quella casa dove scaricarla?

Queste domande non la lasciavano in pace. Era particolarmente coinvolta nel caso, forse perché sembrava così difficile da risolvere? O forse perché era una sfida, e lei adorava le sfide.

Arrivata sotto la stazione di polizia e dopo aver parcheggiato, si prese comunque dieci minuti per pensare alla sua giornata. Fermarsi e fare il punto della situazione aveva sempre aiutato Camila a non impazzire nelle situazioni difficili. Era una cosa che le avevano insegnato in Accademia, ma che in generale era abituata a fare spesso.

Un leggero bussare contro il finestrino della sua macchina e la figura di Lauren sorridente che la salutava, la svegliò dai suoi pensieri, ricambiando con la mano quel piccolo gesto di saluto.

Camila scese dalla macchina, richiudendo lo sportello dietro le sue spalle. "Ehi, Jauregui," disse con un sorriso sulle labbra. "Non ti aspettavo qui così presto."

Lauren sorrise. "Di solito, io e l'orologio non siamo esattamente migliori amici, ma oggi ero motivata a venire a lavoro,"

"Oggi," rimarcò, ridendo, Camila. Insieme le due Detective si avviarono verso l'ingresso dell'edificio, salutando di tanto in tanto alcuni altri agenti del loro piano che probabilmente stavano andando nella zona caffetteria. Incredibile ma vero, a qualcuno piaceva davvero il caffè del distretto.

"Tieni," disse Lauren, allungando verso Camila una tazza di caffè Starbucks. "Non sapevo quale fosse il tuo gusto preferito, così ho preso solo un doppio caffè," sorride guardando la sua collega, stringendosi nelle spalle.

Camila prese la tazza dalle sue mani, con un ampio sorriso sulle labbra "Oh, grazie. Mi hai rubato il ruolo però!" disse, notando che Lauren nel contenitore da dove aveva estratto la sua tazza di caffè ne aveva un altro paio. "Di solito sono io che porto il caffè alla squadra, quando posso."

Insieme si diressero verso gli ascensori. Lauren si schiarì di poco la voce prima di parlare. "Mi dispiace, non lo sapevo." si scusò.

"Scherzo," le disse Camila con una risata. "Possiamo organizzarci e fare i turni, ma non preoccuparti," ridacchiò ancora nel mentre che entravano nell'ascensore in direzione del loro piano.

Una volta arrivate, sia Lauren che Camila uscirono dall'ascensore con un largo sorriso sulle labbra. Lauren si era scusata per tutto il tragitto, scuse assolutamente inutili sotto gli occhi di Camila.

Il Team era al completo, Dinah, come al solito, stava dietro la sua scrivania, chiacchierando con Normani. Le due si avvicinarono alle ragazze, salutandole calorosamente nel mentre che Lauren porgeva loro il caffè.

"Scott e la squadra sono andati a prendere Aaron, dovrebbero essere qui a momenti," disse Dinah sorseggiando il caffè. "Oggi siamo tutti in anticipo, vero Cabello?" disse ironicamente facendo ridere le ragazze intorno a se.

Camila grugnì in direzione della ragazza, spostandosi dal gruppo per buttare la sua tazza del caffè vuota.

Pochi secondo dopo, si senti il rumore dell'ascensore che si apriva. Il 98% delle volte, chi veniva portato in centrale per essere interrogato, urlava, scalpitava, si tirava indietro e cercava di scappare via. Aaron invece sembrava calmo e a suo agio. Seguiva in modo composto le guardie guardandosi di tanto in tanto intorno.

Indossava dei pantaloni corti, stretti nella vita, poi sopra una maglietta con una scritta che veniva coperta però da un giaccone grigio in pelliccia.

Le altre ragazze rimasero a guardarlo leggermente sbalordite, fino a che non sparì dalla loro visuale, andando verso la porta della stanza degli interrogatori.

Camila sospirò, sapendo che sarebbe dovuto toccare a lei. Infatti, non ci volle molto prima di sentire la sua collega Dinah chiamarla, svegliandola dai suoi pensieri. "Andiamo," sussurro più a se stessa che alle sue colleghe.

"Ai nuovi arrivati non è permesso stare nella stanza degli interrogatori per la prima deposizione, se la vuoi seguire devi andare dietro al vetro," informò Dinah e Lauren annuì.

Il Detective in realtà stava andando già nella stanza apposita. "Conosco il protocollo!" disse Lauren.

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"Signor Bennett, lei è il proprietario della casa dove è stata ritrovata la nostra vittima e dalla sua fedina penale possiamo dire che la sua coscienza non è proprio pulita." disse Camila appoggiando una mano sul tavolo.

"Senta Detective io gliel'ho già detto. Uso quella casa solo d'estate-" iniziò Aaron, ma fu praticamente subito interrotto.

"E allora come spiega la donna delle pulizie che ha mandato proprio a pulire quella casa che non usava?" incalzò Dinah, nel mentre che Camila si alzava dalla sedia camminando avanti e indietro per la stanza.

"Appunto perché non la uso da molto tempo volevo pulirla, affinché fosse pronta per il mio ritorno. Ho mandato la domestica per questo." disse con molta calma e tranquillità.

Camila continuò a camminare per poi appoggiarsi contro il finto muro, da dove dietro Lauren ascoltava l'interrogatorio. Erano nella stanza da un'ora e non avevano ricavato nulla. "Non possiamo trattenerla solo perché non abbiamo prove sufficienti, ma le chiediamo di collaborare con il caso e di non lasciare la città. Comunque è un sospettato."

Aaron si alzò lentamente dalla sedia. "Non lo farò, sono a vostra completa disposizione, Detective." e detto ciò, uscì dalla stanza.

Camila sbuffò rumorosamente scuotendo la testa. "Non abbiamo un cazzo, sta andando sempre peggio."

"Calma Mila, troveremo qualcosa come sempre," disse Dinah alzandosi dalla sedia e incominciando ad uscire fuori dalla sala interrogatori.

Anche Lauren aveva raggiunto le due ragazze vicino alla porta, con uno sguardo pensoso sul viso. Ma prima che potesse aprire la bocca per parlare, un giovane agente si avvicinò a loro. "Hanno trovato dell'altro ispezionando la casa."

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