Capitolo 27
Lo Shopping Center Dolphin Mall sorgeva nei pressi dell'Aeroporto Internazionale di Miami, 11401 NW 12th St, e rappresentava una delle mete principali sia per gli abitanti della città, sia per i turisti. Ma non si vive di soli negozi, anche perché per sostenere un'intera giornata di shopping c'è bisogno di tanta energia: al Dolphin Mall il problema non esisteva. La 'Food Court', l'area dedicata alla ristorazione, aveva più di 800 posti a sedere e si trovava di tutto: dai fast food americani ai ristoranti giapponesi, fino ovviamente a Starbucks, dove gustarsi un frappuccino con doppia panna.
Quando Camila e Lauren arrivarono sul posto, un negozio di giocattoli del primo piano era stato sequestrato dalla Polizia e la squadra della Scientifica era già a lavoro.
Ally si alzò lentamente da terra, sfilandosi i guanti blu dalle mani. "Maschio. Elijah Burns, 28. Aveva un biglietto aereo in tasca e alcuni Agenti sono andati a controllare il check-in e hanno scoperto che è arrivato a Miami da Londra con il volo delle 9:55. Il suo orologio si è rotto nel mentre che cadeva a terra dopo lo sparo, e si è fermato alle 10:37, quindi suppongo che quella sia l'orario del decesso." disse la ragazza alle due Detective.
Il ragazzo disteso per terra sul pavimento del negozio aveva i capelli scuri e i tratti Ispanici. Camila rimase a fissarlo per qualche minuto. Era vestito in giacca e cravatta, con una camicia bianca e una giacca blu. Sembrava un uomo d'affari. "Quanti?" chiese la Detective.
"Due, sempre negli stessi punti," rispose velocemente Ally, indicando i due fori di proiettile sul corpo del ragazzo. "Attaccato alla sua valigetta c'era questo," il medico legale allungò una bustina trasparente, con dentro un foglio.
'When you're at the end of the road, and you lost all sense of control '
"E via all'interpretazione," disse Lauren in tono sarcastico, osservando con attenzione il pezzo di carta.
"Ci penseremo più tardi," Camila lasciò la bustina nelle mani di Lauren, avvicinandosi di più al medico legale per continuare la conversazione. "Sappiamo altro su di lui?"
Ally annuì con il capo, sistemando dentro la sua valigetta alcuni oggetti che aveva utilizzato poco prima. "Ho mandato alcune tracce di DNA a Dinah, per vedere se riesce a trovare qualcosa su di lui. Sappiamo che lavorava per la Hooker Furniture Corporation, probabilmente era qui per un viaggio di lavoro."
Camila incrociò le braccia al petto, ascoltando con attenzione le parole della ragazza. Quando sentì il nome dell'azienda, alcune immagini le si fecero chiare nella mente. "Ecco dove lo avevo già visto! Lui è quel ragazzo che è stato assunto relativamente da poco. Il più giovane della compagnia," la ragazza si girò per incontrare lo sguardo delle altre due e rimase qualche secondo ad osservare le loro espressioni confuse. "Qualche giorno fa ho visto un servizio della CBS su di lui. Praticamente ha finito il college in due anni ed è riuscito a farsi assumere in quella azienda a soli 28 anni come Amministratore Delegato."
"Una sorta di genio," disse Lauren, tenendo ancora con entrambe le mani la bustina con dentro il foglio di carta. "Una persona così potrebbe non essere amata da tutti."
Le due Detective salutarono Ally e incominciarono ad incamminarsi verso la macchina. "Penso che parlare con il capo dell'azienda si rivelerà alquanto complicato. Potremmo far venire qui la famiglia, magari loro sanno qualcosa," disse Camila nel frattempo che sfilava le chiavi dell'auto della tasca.
"Andiamo da Dinah e vediamo se ha qualcosa da dirci," una volta che la ragazza sbloccò la macchina, Lauren si infilò dentro, chiudendo con forza lo sportello.
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Quella mattina di Martedì sembrava la più infinita di tutte. Lo stomaco di Camila brontolava tanto che la ragazza si dovette fermare alle macchinette e comprare uno dei tanti snack. Quando ritornò verso la stanza, Lauren e Dinah avevano già incominciato a parlare della loro nuova vittima; Elijah Burns.
"Elijah aveva una moglie e due figlie. Al telefono non ha detto molto, ma ha preso il primo volo per venire qui a parlare con noi," le informò Dinah, lasciando il tempo a Camila di entrare nella stanza e prendere posto a sedere. "Stiamo cercando di contattare l'Amministratore dell'azienda qui a Miami, ma sembra occupato e irraggiungibile."
"Qualche informazione sulla Hooker Furniture Corporation?" chiese Lauren, accavallando le gambe e appoggiando il gomito sulla scrivania, tenendosi la testa sul palmo della mano.
Dinah fece dello spazio sulla scrivania, spostando una serie di cartelle e fogli, così da poterci appoggiare due fascicoli. "Beh, è la più grande azienda che vende mobili in tutta l'America. Ha diverse sedi nel Nord, come per esempio in Texas, Colorado, New York e Washington e nel Sud, Cile, Perù e Argentina. Ultimamente stava cercando di ampliarsi anche in Europa, aprendo alcune sedi a Londra, in Russia e in Francia." nel mentre che parlava, Dinah aprì uno dei due fascicoli, indicando quello che stava dicendo alle due Detective con la punta della penna. "Elijah era a capo dell'Azienda a Londra." Camila allungò il collo, così da riuscire a vedere quello che Dinah stava indicando con la penna.
Un volta che l'Agente finì di parlare, Camila ingoiò velocemente il boccone. "E immagino che lo scopriremo solo parlando con...-" fece una piccola pausa per leggere il nome segnato da Dinah nel fascicolo. "Conrad Wolf." concluse, alzando lo sguardo sulla sua collega, che annuì energicamente in risposta. "E se provassimo a contattare la sua azienda a Londra? Qualcuno dovrà per forza saperne qualcosa,"
"Sarebbe molto più lungo e complicato, Mila," disse Dinah, alzandosi dalla sedia. "Gli interrogatori europei sono differenti dai nostri e se troviamo qualcosa non potremo metterlo agli atti, visto che non si tratta di territorio americano."
Lauren fece una piccola smorfia arricciando le labbra, per poi portarsi due dita contro il labbro inferiore, pensando. "Non riusciremmo nemmeno a portare tutta l'azienda qui, o ad andare noi," mormorò, ancora assorta dai pensieri. "Penso che sia meglio parlare con la compagnia di Miami. Se qualcosa va storto, proveremo con quella Europea."
"Concordo," esclamò Dinah, annuendo con la testa più volte per le parole della sua collega e incominciò a camminare lentamente per la stanza.
Anche Camila annuì, finendo di mangiare il suo snack. "Questa è un'indagine di omicidio. Sono sicura che il Signor Wolf troverà del tempo per noi."
"Prima che mi dimentichi," disse Dinah, sfogliando velocemente alcune pagine del fascicolo che aveva aperto precedentemente. "Conrad Wolf odia la Polizia e i giornalisti. Non vuole essere ripreso o importunato a casa sua né a lavoro se non è strettamente necessario-"
"Dinah, è strettamente necessario," le rispose Camila seriamente, interrompendola.
"Lo so, Mila. Ma non collaborerà con voi se vi presentate lì come Detective della Omicidi. Cercate un piano, una sorta di copertura e cercate di scoprire qualcosa senza dare nell'occhio. Rivelate la vostra identità solo se la situazione degenera," disse, chiudendo poi il fascicolo.
Lauren alzò gli angoli delle labbra a formare un sorriso sghembo, per poi far schioccare la lingua contro il palato. "Penso di avere un idea,"
Entrambe le due ragazze si girarono verso di lei, osservandola con un espressione confusa. Dinah si schiarì la voce, scuotendo velocemente la testa, divertita per l'espressione sul viso della sua collega. "Comunque," iniziò, richiamando l'attenzione di Camila. "Non fare scemenze," mormorò proprio rivolta a lei. "Io, Chad e Martin vi ascolteremo dal furgone e saremo pronti ad entrare in azione se succede qualcosa. Sono seria Mila, Conrad Wolf è un uomo difficile, non si scherza con uno così."
"Non preoccuparti Dinah," la tranquillizzò Camila, alzandosi in piedi e appoggiando una mano sulla sua spalla. "Ho capito con chi abbiamo a che fare, sarà un gioco da ragazzi. Andiamo a pranzo adesso?"
*****
Dopo aver pranzato nella loro solita tavola calda, Puerto Sagua, le tre ragazze tornarono al Distretto per prepararsi. Dinah indossò il giubbotto anti-proiettile e si preparò per andare insieme agli altri due Agenti nel furgoncino. Camila e Lauren, invece, nascosero il giubbotto anti-proiettile sotto la maglietta, sistemandosi anche dei microfoni per riuscire a comunicare con il furgone senza dare nell'occhio e per far sì che gli altri Agenti le sentissero.
Dalle notizie che avevano avuto, Conrad Wolf girava spesso con delle guardie del corpo. Negli anni passati, per due volte, aveva rischiato di essere ucciso da alcuni suoi dipendenti e concorrenti sul mercato. Andava a lavoro tutti i giorni, tranne la Domenica e stava chiuso nel suo ufficio. Camila e Lauren dovevano riuscire ad arrivare nel suo ufficio per parlargli. Solo allora avrebbero svelato di essere delle Detective della Omicidi e lo avrebbero interrogato. Camila sperava che, una volta spiegata la situazione, il Signor Wolf avrebbe collaborato senza creare problemi o opporsi.
Una volta d'avanti al Hooker Furniture Corporation, Camila esitò, fermandosi e guardandosi intorno. Lauren, notando che la ragazza non era più al suo fianco si fermò e si girò ad osservarla. "Cam, che succede?" disse, vedendo che la sua collega non aveva intenzione di muoversi.
"Non sono sicura di questo piano," mormorò a bassa voce, fissando l'entrata dell'edificio.
Lauren in risposta ruotò gli occhi, afferrando la sua collega per un braccio. "È l'unico che abbiamo e dobbiamo muoverci, Conrad tra poco staccherà da lavoro." disse decisa, camminando con Camila verso la porta.
L'edificio della Hooker Furniture Corporation era composto da più piani, dove in ognuno di essi si vendevano diversi mobili e oggetti di arredamento. Nel primo le cucine, nel secondo i bagni, nel terzo le camere da letto, nel quarto oggetti per il giardino e così via. Gli uffici, compreso quello di Conrad Wolf, erano sotto, al piano -1. Dinah era riuscita ad hackerare il sistema di sicurezza, scaricando una mappa dell'edificio così da poter guidare le due Detective una volta dentro.
Lauren si avvicinò all'orecchio di Camila, incominciando a bisbigliare. "L'ascensore non scende ai piano di sotto, dobbiamo usare le scale e-"
"Salve! Come posso aiutarvi?" le due ragazze sobbalzarono, sentendo una voce maschile parlare alle loro spalle. Quando si girarono, videro un commesso con un sorriso smagliante, vestito con una maglietta rossa a strisce bianche e dei pantaloni neri. "Il mio nome è Ross. Posso-"
"Stiamo solo dando un'occhiata, grazie." disse velocemente Lauren, rivolgendo al ragazzo un piccolo sorriso, prima di dirigersi verso un corridoio a caso.
"Se avete bisogno sono a vostra completa disposizione!" urlò il ragazzo alle loro spalle, osservandole sparire senza però seguirle.
"Certo, certo." borbottò Camila in risposta, assicurandosi che l'uomo non potesse sentirla. "Okay Dinah, siamo dentro. Dicci dove dobbiamo andare,"
Fuori dall'edificio, Dinah stava dentro il furgone, con un computer sulle gambe e diversi altri monitor attaccati alla parete interna del furgone. "Prendete le scale. Per andare al sotto livello con l'ascensore ci vuole un codice e non riesco a decifrarlo." rispose, continuando a digitare velocemente i tasti del suo portatile. "Le scale sono di fronte a voi, ma c'è una guardia."
"Riesci a creare un diversivo?" mormorò Lauren portandosi la manica della maglietta contro le labbra così da avvicinare il microfono alla bocca e farsi sentire. Le due ragazze incominciarono a guardarsi distrattamente intorno, facendo finta di essere interessate a un certo tipo di lavandino piuttosto che ad un altro.
Camila toccò lentamente il rubinetto, giocherellando di poco con la manopola dell'acqua calda. "La vedi?" disse rivolta a Lauren, che in risposta annuì, alzando di poco lo sguardo così da intravedere la guardia che stava vicino alle scale.
"Sorveglia quelle che portano di sotto, logicamente." bisbigliò la Detective, appoggiando poi il palmo della mano sul bancone.
Camila si guardò intorno, notando alcuni dipendenti fermi a sistemare degli scatoloni. Erano abbastanza vicini alla porta e probabilmente avrebbero potuto notarle se avessero sceso le scale. "Dinah," mormorò nuovamente Camila, spostandosi di lato per aprire il mobiletto sulla sua testa, fingendosi interessata. "Riesci a spegnere qualche luce? Ho bisogno che quelli del settore 6 si spostino."
Dinah con poche e semplici mosse veloci selezionò l'area indicata da Camila, facendo la stessa cosa con alcune più lontane rispetto alla posizione delle due Detective.
Bastarono pochi secondi e subito qualcuno alla cassa chiamò; "Riunione del personale al secondo piano. Ripeto, il personale autorizzato deve recarsi subito al secondo piano." Lauren vide due dei tre dipendenti adocchiati prima dalla sua collega, lasciare gli scatoloni e recarsi velocemente verso le scale. La guardia rimase ancora immobile vicino alle scale, guardandosi di tanto in tanto intorno per controllare la situazione.
"Ci sto lavorando," borbottò Dinah al microfono, muovendo furiosamente le dita contro i tasti del suo computer. "Ancora un attimo..." mormorò e quando sullo schermo apparve 'Confirmed' esultò di poco, dandosi una pacca immaginaria sulla spalla.
Le due ragazze sentirono l'Agente esultare e si guardarono confuse. Ma prima di chiedere spiegazioni, Camila vide la guardia di sicurezza portarsi una mano all'orecchio tenendosi l'auricolare contro di esso e alzare poi la manica, portandola contro la bocca e rispondendo velocemente, per poi sparire al piano di sotto.
"Muoviamoci. " disse Camila, chiudendo il mobiletto aperto in precedenza e fece uno slalom veloce tra alcuni tavoli e sedie. Le due ragazze si fermarono dietro lo scaffale proprio vicino alla porta. Un dipendente, l'unico che non aveva seguito gli altri, stava sistemando alcune nuove forniture, togliendole dall'imballaggio delle scatole.
Lauren abbassò lo sguardo, vedendo un piccolo luccichio arrivare da vicino al suo piede. Una ruota si era staccata dalla base di un carrello e nessuno sembrava ancora averlo notato. Le venne un'idea. Si inchinò per afferrarla e la fece rotolare verso il ragazzo, ma con una diversa angolazione.
Quando la ruota si scontrò contro la base di una cucina in legno, provocando un piccolo tonfo, il dipendente spostò lo sguardo e rimase immobile per qualche secondo. Poi, con un'espressione ancora confusa sul volto, si diresse verso la fonte del rumore, dando le spalle alla porta.
Camila e Lauren, con una sorta di balzo felino, superarono la soglia della porta e si precipitarono verso le scale, scendendole velocemente. "Fate piano," le ammonì Dinah, seguendo tutti i loro movimenti dal suo computer e da altri monitor presenti nel furgone.
"Dicci dove andare Dinah," disse Camila una volta finita la rampa di scale. Il corridoio si divideva i due direzioni e dopo che l'Agente rispose di prendere la destra, le due Detective si mossero velocemente verso quella indicata.
Lauren stava leggermente dietro Camila e nel mentre che camminavano in punta di piedi attraversando il corridoio, portò una mano a tastare il fodero della sua pistola, come per controllare se ci fosse ancora.
Dinah alzò lo sguardo verso i filmati delle telecamere che stavano inquadrando diverse aree del negozio e del corridoio dove si trovavano Camila e Lauren. Improvvisamente vide due guardie di sicurezza camminare nello stesso corridoio delle due ragazze, avvicinandosi a loro. I due camminavano lentamente e chiacchieravano animatamente, ma Dinah doveva sbrigarsi ad avvisare le sue college. "Camila, Lauren, spostatevi da lì. Stanno arrivando due guardie. Vengono verso di voi."
Il sangue nelle vene di Camila incominciò a scorrere congelato, provocandole dei piccoli brividi di freddo. La ragazza si guardò intorno velocemente, intravedendo dietro di lei Lauren fare la stessa cosa. In un corridoio completamente dritto non c'erano molte vie di fuga o per nascondersi. Con un secondo sguardo sempre veloce ma più accurato, vide una porta semi aperta quasi davanti a loro. Afferrò il braccio di Lauren e senza pensarci due volte la spinse dentro, entrando poi subito dopo. Socchiuse la porta leggermente, così da avere una piccola visuale sul corridoio ma senza essere vista. "Sshh" sussurrò diretta a Lauren, portandosi l'indice contro le labbra, facendole segno di rimanere silenzio quando sentì due voci farsi sempre più vicine.
"Sono stato chiamato qui giù per un problema, ma non sembra esserci nulla." disse una voce maschile, mentre Camila vide l'ombra dei due farsi sempre più vicina.
"Sarà stato uno di quei soliti test voluti dal Signor Wolf per vedere chi lavora e chi no." rispose un'altra voce sempre maschile. Le due ragazze si assottigliarono contro la parete quando intravidero le due guardie oltrepassare la porta e continuare a camminare tranquillamente nel corridoio, non notando la loro presenza. "Hai visto la partita ieri sera? LeBron era in grandissima forma,"
"Cosa possiamo aspettarci dal The Chosen One," i due risero per poi sparire dalla visuale di Camila.
Quando non sentirono più nemmeno le voci, le due ragazze emisero un rumoroso sospiro di sollievo. Aspettarono qualche secondo ancora, per poi uscire dalla stanza, che Lauren, con una veloce ispezione, aveva appurato essere lo stanzino dove si tenevano le cose per le pulizie.
Le due Detective, sotto direttive di Dinah, si muovevano agilmente nel corridoio, superando aree riservate senza essere notate.
"La prossima porta è l'ufficio di Conrad Wolf, dovrebbe essere dentro," sentirono dire da Dinah all'interno dell'auricolare.
L'Agente stava osservando la piantina digitale dell'Hooker Furniture Corporation da dentro al furgone.
Camila svoltò a destra, seguita da Lauren poco dietro di lei. In fondo al corridoio e poco distante dalle due ragazze c'era una porta in legno di faggio bianco. "Dovrebbe, o è?! I dettagli in questo momento sono molto importanti Dinah, non posso-"
"Posso aiutarvi?!" le due ragazze sussultarono quando sentirono una voce maschile dietro alle loro spalle. Si girarono solo per dare conferma alle loro ipotesi. Una guardia di sicurezza, vestita con un completo nero con tanto di occhiali da sole, stava di fronte alle due ragazze, con le braccia incrociate. Camila percepiva il suo sguardo nonostante gli occhiali. Le guardava come se sapesse.
"Siamo qui per l'annuncio sul giornale, sa...nuove commesse.." fu Lauren a prendere parola, gesticolando leggermente con le mani, facendosi coraggio. Sentiva dentro di sé il cuore battere all'impazzata, tanto da rimbombarle nelle orecchie.
La guardia continuò a studiarle attentamente. "Non dovreste essere qui. Avete sbagliato area, la sala colloqui è dall'altra parte. Vi faccio strada, venite." il suo tono di voce era minaccioso e del tutto poco rassicurante.
Le due esitarono e prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Camila si avvicinò all'uomo, sferrandogli un calcio nella pancia. La guardia si piegò in avanti, parando però un successivo colpo da parte della ragazza e spingendola contro il muro della parete. Infilò una mano per prendere una sorta di walkie-talkie, ma Lauren fu più veloce di lui e lo gettò a terra, tirando un pugno in pieno viso dell'uomo.
Con molta forza, Camila spinse l'uomo per terra, incominciando a sferrargli poi una serie di calci tra il petto e le costole. Quando la guardia perse i sensi, Lauren si inchinò sulle ginocchia, colpendo fortemente l'uomo sul viso con un pugno. "Muoviamoci," mormorò quasi senza fiato. "Questo non lo terra K.O. per molto,"
Le due ragazze camminarono velocemente verso la porta dell'ufficio. L'adrenalina era alle stelle e Camila stava incominciando a provare un sentimento strano e nuovo, per certi versi; paura.
Sentirono un rumore acuto ma troppo lontano rispetto a loro, sembravano le sirene di un allarme. "Camila...Lauren..." la voce di Dinah attraverso l'auricolare delle ragazze arrivò metallica e spezzata, come se la linea fosse disturbata. "Le... telecamere..."
Camila ignorò le parole della sua collega, non capendo, comunque, quello che stava farfugliando. Appoggiò la mano sulla maniglia della porta, applicando una leggera pressione per aprirla. La spalancò senza pensarci un attimo.
Quello che trovò dentro, non era quello che si era aspettata.
Quattro uomini tenevano delle pistole puntate contro di lei e Lauren, mirando dritte alla testa. "Detective Cabello, Jauregui. Vi stavamo aspettando," disse un Conrad Wolf comodamente seduto sulla poltroncina dietro la sua scrivania e con un sogghigno sulle labbra.
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