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Capitolo 22

La sera arrivò in fretta e Lauren, Dinah, Normani e Camila si ritrovarono dentro la stanza dell'archivio della Howard D. McMillan Middle School. Alcune luci della stanza si erano fulminate, e gli Agenti avevano dovuto munirsi di torce, oltre che di tanta buona volontà.

L'unico problema della luce delle torce era dato dal fatto che creava delle strane ombre degli oggetti illuminati, che faceva scatenare la fantasia delle Agenti. Molto spesso sentivano rumori di passi, bisbiglii, il ticchettio dell'orologio o il rumore del gorgoglio delle tubature che le faceva  sussultare, ma si ripetevano che era solo frutto della loro immaginazione e continuavano con le ricerche.

"Prima troviamo i registri, prima scopriamo qualcosa su questo misterioso G-come-si-chiama e prima possiamo andarcene via da questo posto infernale," borbottò Dinah, sistemandosi sulle punte dei piedi per riuscire ad afferrare un paio di registri.

Normani stava cercando di scrollarsi un grumo di lanetta di polvere dalla mano, agitandola e scuotendola velocemente. "Il problema è trovarli, Dinah. Bleah," sussurrò la ragazza, pulendosi il palmo della mano contro la maglietta.

Camila chiuse uno scatolone, sollevando una piccola nuvola di polvere misto a terra. Fece un passo indietro, cercando di toglierla da davanti alla faccia con un movimento della mano e si coprì di poco il naso con la punta delle dita. "Alla prima che trova qualcosa offrirò la colazione, lo giuro."

Dinah tossì, afferrando finalmente i registri. "Solo? Mila, ci vuole molto più di una colazione dopo tutto questo," disse la ragazza, appoggiandosi al muro per controllare ciò che aveva preso. Se ne pentì immediatamente quando vide un piccolo pezzo di intonaco staccarsi da vicino a lei e cadere per terra, rompendosi in tante piccole parti.

Camila aprì la bocca per protestare a quelle parole, quando un rumore vicino a lei la bloccò. "Cos'era?!" esclamò facendo un balzo all'indietro.

Le quattro si guardarono intorno, avevano sentito anche loro il rumore ma non sapevano che cosa lo avesse provocato. "Io non sono stata," disse Lauren, appoggiando sopra un tavolo i documenti che aveva in mano. "Sarà caduta qualche cartella, non preoccupiamoci." Quando il rumore si sentì nuovamente poco più forte, la ragazza si morse il labbro, sentendo dei brividi percorrerle la schiena. "Okay, preoccupiamoci!"

Normani si girò di scatto, incominciando poi ad indietreggiare. "Va bene, smettetela. Non è divertente." disse con tono serio ma leggermente spaventato.

Dinah rimase vicino al muro, tenendo salda la presa sui registri e afferrò con la mano libera la torcia, illuminandosi intorno. "Io non sto facendo nulla!" alzò di poco la voce, sentendo una morsa allo stomaco.

Camila tirò fuori la torcia dalla tasca, facendo qualche passo verso dove credeva fosse arrivato il rumore. Con la mano che tremava, la ragazza si fece forza pensando che non poteva essere nulla, ma la sua mente visualizzò l'immagine di ragni giganti e altri tipi di insetti schifosi. La Detective puntò la torcia nell'angolo più lontano e buio della stanza e prima che potesse vedere qualcosa, le tre altre ragazze urlarono.

"AAAAHHH!!!"

Camila fece un salto, sentendo il cuore battere velocemente e il sangue congelarsi nelle vene. "Ma siete pazze! Non c'è nulla-" quando lo scatolone si mosse e da dietro di esso zampettò via un topo, Camila si unì all'urlo delle ragazze. "Che schifo!" disse, mentre teneva la luce della torcia puntata a seguire il ratto, che si infilò in un buco del muro.

"Non vedo l'ora di andare via da qui," Lauren rabbrividì, assumendo un espressione schifata sul volto.

"Ragazze," disse Camila, puntando la luce della torcia di nuovo contro la scatola dietro la quale era sbucato il topo. Un piccolo '08'  si intravedeva scritto con un pennarello rosso ormai sbiadito sul lato della scatola.

Dinah mise via i registri che aveva in mano, avendo appurato che non le rivelavano nulla che le servisse. "Mila, se stai per dirci che ci sono altri topi o animali strani risparmiatelo. Sto per scappare via,"

Camila emise un piccolo mugolio, facendole cenno di avvicinarsi. "Ho trovato qualcosa!" esclamò, per poi farsi strada verso quello scatolone. Le tre ragazze si voltarono di scatto verso la Detective, avvicinandosi a lei. Camila si inginocchiò, incominciando a sfregare la manica contro il lato di questo, togliendo così la polvere e rivelando la scritta '2008'.

Le quattro emisero un piccolo gridolino felice. "Ci sarà tutto?" chiese Normani, nel mentre che Camila afferrava la scatola da sotto, sollevando un'altra nuvola di polvere.

"Non lo so," mormorò Camila trattenendo di poco il fiato. Quello che c'era dentro pesava e voleva portarlo via al più presto, così da lasciare l'edificio. "Ma è già qualcosa."

****

Camila si sedette sul davanzale della finestra chiusa, osservando la Luna alta nel cielo. Teneva tra le mani una tazza di camomilla e mescolava lo zucchero per addolcirne il sapore. Il rumore del cucchiaino di metallo contro i bordi della tazza era l'unico che si percepiva a quell'ora della notte.

La vista della finestra della sua camera da letto dava sull'ingresso della casa e la ragazza rimase ad osservare come la Luna si rifletteva contro i finestrini della sua auto di scorta.

Rimaneva spesso incantata dalla bellezza della Luna. Così luminosa e in quel momento così grande da riuscire a intravedere i suoi crateri. Camila si era chiesta spesso che cosa si provasse ad andare sulla Luna. Voleva essere importate come Neil Armstrong, essere ricordata per sempre magari per una sua famosa frase.

« That's one small step for man, but giant leap for mankind. »

La Terra si vedeva davvero come nelle foto dei satelliti? E gli altri pianeti? Le stelle? Camila appoggiò la testa contro il muro, bevendo un sorso della sua camomilla. Pensò a quell'Astronauta che aveva scritto le iniziali della figlia sulla superficie lunare e a tutte quelle orme che, con esse, sarebbero rimaste lì per sempre. Anche lei voleva lasciare un segno, magari non in un posto dove hai bisogno del telescopio per vederlo.

Era da parecchio tempo che la ragazza non si fermava ad osservare le stelle. Aveva questa passione fin da piccola e per una buona parte della sua vita aveva pensato di diventare un Astronoma. Ma catturare i cattivi e battersi per la giustizia avevano poi preso il sopravvento, facendola entrare nell'Accademia di Polizia.

Appoggiata al vetro della finestra, Camila chiuse gli occhi, lasciando che i ricordi del passato si fecero strada nella sua testa.

Flashback

Cojímar, Cuba, 14 Aprile 2000.

Camila appoggiò il suo modellino in scala del sistema solare sul tavolo della cucina, dandogli un'ultima e rapida sistemata.

"Mija?" la chiamò suo padre Alejandro, osservando la sua piccola alle prese con il progetto per la scuola. "Ti serve una mano?" chiese, appoggiandosi al bancone della cucina.

"No Papà," rispose velocemente la bimba, tenendo il barattolo della colla in mano. "La nostra insegnante ci darà dei punti in più se facciamo tutto da soli!" Camila si sistemò sulle punte, così da riuscire ad arrivare a sistemare i cerchi di Saturno. "Saturno è il sesto pianeta del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole ed il secondo pianeta più massiccio dopo Giove. Con Giove e Urano, è classificato come gigante assoso." ripeté la bambina sistemandosi davanti al modellino.

"Gassoso, mija," ridacchiò il padre, ascoltando l'esposizione della figlia. "Ti ricordi anche quella parte che ti ho insegnato ieri?" Alejandro si sedette sulla sedia della cucina, lasciando che Camila si avvicinasse a lui, prendendola per i fianchi e facendola sedere su una gamba.

La bambina annuì più volte con la testa, saltellando di poco sulla gamba del papà. "Saturno ha tre satelliti ghiacciati; Teti, Dione e...Rea! L'ombra di Teti si può osservare sull'emisfero sud del Pianeta," recitò Camila, indicando con il dito il puntino nero che aveva disegnato sul suo modellino di Saturno, insieme alle tre palline bianche che stavano a rappresentare i satelliti.

Alejandro sorrise, vedendo la cura che sua figlia aveva messo in ogni singolo dettaglio di quel modellino. "Hai fatto un ottimo lavoro," le disse, accarezzandole la testa e scombinandole di poco i suoi lunghi capelli castani. "E adesso forza, a scuola! Finisci di ripetermi il resto in macchina, va bene?"

Camila scese con un balzo da sopra la gamba del padre e corse verso il suo zainetto, sistemandolo sulle spalle. Ad Alejandro toccò prendere il modellino, sotto gli occhi attenti di sua figlia che lo pregava silenziosamente di non farlo cadere.

"Mija non preoccuparti. Questo è un piccolo passo verso la macchina, ma un grande balzo verso un bel voto!"

La piccola Camila rise alle parole del padre, sfilando le chiavi della macchina dalla sua tasca e correndo verso di essa per facilitare il lavoro di Alejandro, continuando poi a tenere lo sguardo sul suo prezioso modellino.

Fine Flashback

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