Capitolo 18
Al Distretto, in assenza delle due Detective, l'indagine andò avanti e Denny Mccoy venne portato al distretto. Dinah e Joe avevano avuto l'incarico dal Capitano Lopez di interrogarlo e sicuramente arrestarlo per aggressione a pubblico ufficiale.
"Sei abituato a questo, no?" disse Dinah, girando intorno al ragazzo. "Quella poliziotta che adesso si trova in ospedale è mia amica."
Denny stava seduto con le mani ammanettate dietro la schiena. Si limitò ad alzare le spalle, tenendo lo sguardo fisso sull'agente. "Non doveva mettersi sulla mia strada,"
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso di Dinah. Con velocità si scagliò contro il ragazzo e premette la sua guancia contro il tavolo, tenendogli una mano tra i capelli. "Ah sì?! Dillo ancora forza,"
"Dinah! Dinah," Joe la spinse via, bloccandole la mano. "So che fa male, ma così non aiuti." L'Agente si sistemò nuovamente davanti a Denny, per poi appoggiare sul tavolo due sacchetti con dentro due pistole diverse. "Queste sono state ritrovate nella tua auto. Sai che posso accusarti di porto d'armi abusivo, che equivale a un'accusa di 3° grado e sette anni di reclusione? Arriveresti a dieci anni tondi tondi,"
Il ragazzo abbassò lo sguardo sulle due pistole, per poi rialzarlo sul Detective. "Non sono mie, quella non l'ho mai vista in vita mia,"
Dinah accennò una risata per la banalità della risposta. "Certo. Le hanno casualmente sistemate nella tua auto," ruotò gli occhi per poi sbattere entrambi i palmi delle mani contro il tavolo. "Perché hai aggredito Cammie Gonzales,"
"Non so chi sia." rispose il ragazzo freddamente.
Joe fece scivolare le immagini delle telecamere sotto ai suoi occhi. "A no, non sei tu questo vero?"
Denny rimase qualche secondo in silenzio, osservando le immagini che, palesemente, lo riprendevano. "Mi hanno detto di farlo,"
"Chi?" disse Dinah velocemente, assumendo un espressione confusa. "Che cosa stai dicendo?"
"Ho ricevuto una chiamata verso l'ora di pranzo. Una voce registrata mi ha detto farmi trovare nella zona di Biscayne Bay dopo il negozio della Apple. Ha lasciato 500$ sotto ad una panchina e mi ha detto semplicemente di correre via, fino alla fine della strada. Io ho pensato; 'Cavolo, per 500 bigliettoni è fantastico' e ho fatto ciò che ha chiesto."
Dinah rimase sempre più confusa da quelle parole. "Chi? Chi ti ha chiesto di farlo?" la rabbia era evidente nel su tono di voce.
"Non lo so! Non l'ho visto in faccia. Mi ha dato le indicazioni al telefono e io ho fatto solo quello che ha detto," il ragazzo alternava lo sguardo da un Detective all'altro, per poi scuotere la testa. Joe gli prese il telefono come prova, mentre Dinah cercava ancora di elaborare le sue parole.
"Non ci vedo chiaro," disse la Detective, per poi incrociare le braccia sotto al petto."Per adesso sei accusato di Aggressione a Pubblico Ufficiale e concorso in omicidio. Ti farai qualche notte qui, nelle prigioni del distretto, ma sono sicura che i miei colleghi, specialmente la ragazza che hai mandato in ospedale, non si faranno scrupoli ha mandarti al Dade Correctional Institution fino alla fine del caso,"
Dinah bussò contro il vetro e due Agenti entrarono per prendere e portare via Denny. "Sono già stato dentro," disse lui, mentre si alzava in piedi.
La Detective rise. "Ti prego, quello era un carcere minorile. Sei grande adesso, scoprirai che cosa sia il Dade Correctional Institution presto, non preoccuparti,"
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Camila si svegliò di soprassalto nel divano di casa sua. La testa le faceva male e dovette impegnare tutte le sue forze per mettere a fuoco gli oggetti che la circondavano e rendersi conto effettivamente di dove era. Quando si portò il braccio sinistro sul viso, sentì un cerotto che copriva la parte superiore e inferiore del sopracciglio. Con uno sguardo più attento, vide anche una garza nello stesso braccio, poco sotto il gomito. Ricordava poco e nulla di quello che era successo.
Cerco di mettersi in piedi, ma una voce la bloccò, mentre una figura avanzava verso di lei. "Calma, Rambo," disse. "Tieni bevi," quando quella figura si abbassò sul suo campo visivo, Camila poté riconoscerla. Lauren si sedette nel posto libero del divano.
"Tu...io...che cosa..?" farfugliò Camila, stanca e alquanto debole.
Lauren allungò il bicchiere verso le labbra di Camila aiutandola a bere. "Cam, tranquilla. Abbiamo avuto un incidente, ricordi?" chiese la ragazza, abbassando lo sguardo sulla sua collega. "Ci hanno portato in ospedale e tenuto lì per qualche ora. Visto che nessuna delle due aveva nulla di grave ci hanno fatte tornare a casa,"
Camila rimase immobile, alla ricerca nella sua testa di quel ricordo. Era come quando sei al computer e stai cercando una determinata foto in diverse cartelle. Poi improvvisamente comparve. L'auto. Il rumore delle ruote nell'asfalto. Il volante ruvido sulle sue mani. I vetri infranti dai colpi di pistola.
"Lo...lo avete.." incominciò Camila, ma Lauren la bloccò.
"Sì, lo hanno preso e interrogato. Ma adesso non ci pensare, riposati un po'," quando Lauren si alzò per andare a prendere una coperta, Camila notò che anche nel suo braccio sinistro c'era una garza. Lauren indossava una maglietta corta e senza maniche, quindi la visuale sulle sue braccia era libera.
Camila aspettò che ritornasse vicino a lei per parlare. "Stai bene?" chiese tutto d'un fiato.
Lauren incominciò a sistemare la coperta sul corpo della ragazza, sorridendo alle sue parole. Annuì più volte con la testa. "Sto bene. Stiamo bene entrambe, Cam. Non preoccuparti,"
Quelle parole furono abbastanza per tranquillizzare Camila che, lentamente, cadde in un sonno profondo.
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VI giorno
"Come sta Camila?" chiese Ally a Lauren, mentre entrambe presero l'ascensore per arrivare al piano. Dopo pranzo, Ally era andata al distretto per dare gli ultimi risultati sul corpo di Rosalyn e anche per avere qualche informazione in più sulla sua collega. "Stavo pensando di andare a trovarla stasera dopo lavoro, magari per portarle il pranzo o non so,"
Lauren si strinse nelle spalle, accennando un piccolo sorriso. "Sta bene...meglio. Ha un brutto taglio sul sopracciglio ma nulla di grave, contando quello che è successo poteva andare molto peggio. Penso che tornerà a lavoro Lunedì e..." l'ascensore si aprì, le due ragazze incominciarono a incamminarsi verso le scrivanie e videro Camila comodamente seduta al suo solito posto. "Ed è qui," concluse Lauren con un espressione confusa sul volto.
Camila aveva la testa bassa su quello che stava leggendo. Il cerotto sul suo sopracciglio era stato rimosso e la sua solita giacca in pelle copriva la fasciatura del braccio. Dopo diversi minuti, intravedendo due figure in piedi vicino a lei, alzò lo sguardo. "Lauren, Ally, buongiorno."
"Cam che ci fai qui? Pensavo tornassi Lunedì!" disse Lauren.
La ragazza accennò un piccolo sorriso, alzando leggermente le spalle. "C'è un caso da risolvere," fu tutto ciò che disse.
Ally appoggiò una mano sulla sua spalla, accarezzandola di poco. "Sono felice che tu stia bene, Mila." le rivolse un ampio e largo sorriso.
"Grazie, Ally. Come mai sei qui?" chiese Camila piegando la testa da un lato.
Ally ridacchiò, per poi staccarsi dalla ragazza e tirare fuori un fascicolo da dentro alla borsa. "Devo consegnare questo al Capitano,"
Camila annuì leggermente, puntando lo sguardo su quello che la ragazza teneva in mano. "Oh, va bene. È nel suo ufficio, stamattina è arrivato presto." dopo quelle parole Ally si incamminò verso l'ufficio del Capitano Lopez, lasciando le due Detective. "Andiamo, Lauren, non guardarmi così."
"No, Camila. Devi riposare, hai avuto un incidente, cazzo. Perché sei qui? Sai che possiamo farcela, che posso farcela."
Dinah entrò nella stanza con un computer portatile tra le mani, camminando verso la sua scrivania. "Ci ho provato anche io Lauren, è tutto fiato sprecato," accennò una piccola risata, sentendo lo sguardo di entrambe le Detective su di lei.
Lauren ruotò gli occhi e sbuffando si diresse verso la sua scrivania, gettando la borsa per terra.
"È un piacere sentirsi accolta da voi, ragazze." Camila tornò con lo sguardo sul tavolo, leggendo il fascicolo sull'interrogatorio di Denny Mccoy. Sentì diverse volte lo sguardo di due occhi su di lei, ma non distolse mai l'attenzione dal testo. Dentro di se, si sentiva non voluta dalle sue compagne, sapeva che lo facevano per il suo bene e la sua salute, ma era dispiaciuta perché non capivano quanto fosse importante concludere il caso. C'era un assassino a piede libero. Uno che non aveva scrupoli. Doveva essere fermato.
Camila era distrutta. Si sentiva indolenzita, contando che aveva dormito poco e nulla, la testa le faceva male e aveva difficoltà a muoversi. Quella mattina anche solo indossare la maglietta aveva avuto un alto livello di difficoltà. Ma sapeva che continuare ad indagare era la cosa più giusta da fare. Più tardi poi si sarebbe presa tutti i giorni di riposo possibili.
A distoglierla dai suoi pensieri fu la voce del Capitano Lopez che la riportò alla realtà. "Detective Cabello," incominciò, sbucando di poco fuori dal suo ufficio. "Vorrei parlare con lei, può venire qui un momento?"
Camila annuì, alzandosi dalla sua sedia e avviandosi a grandi passi verso l'ufficio. Una volta entrata chiuse la porta. "Signore, se deve dirmi anche lei che dovrei stare a casa e riposarmi, con tutto il rispetto le rispondo di no-"
"Detective," la interruppe lui, invitandola a sedersi nella sedia libera. "Ammiro la sua scelta di tornare a lavoro dopo lo spiacente incidente di ieri. L'ho convocata qui per dirle che il distretto le ripagherà l'auto e per il momento può utilizzare una di quelle della scorta. Per quanto riguarda il caso, invece, deve sapere che per il momento il signor Denny Mccoy si trova nelle carceri del distretto per aggressione a pubblico ufficiale e concorso in omicidio, ma sono sicuro che i suoi colleghi sapranno aggiornarla per il meglio."
Camila annuì, alzandosi e girandosi per andare verso la porta. La aprì ed esitò prima di uscire. "Io non credo che Denny Mccoy sia il nostro uomo, Signore," si girò di poco per guardarlo.
"E allora trovi il nostro uomo, Cabello."
La ragazza annuì e richiuse la porta alle sue spalle.
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"Abbiamo controllato il cellulare del ragazzo e ha effettivamente ricevuto una telefonata verso l'ora di pranzo," disse Dinah, sistemandosi in piedi di fronte a Camila che invece stava seduta nel divano della stanza. "La chiamata è arrivata da un telefono usa-e-getta, rintracciarlo è praticamente impossibile."
Camila annuì, bevendo poi un sorso dalla sua bottiglietta d'acqua. Sospirò appoggiandola poi sul tavolo. "Qualche novità sui registri? Avete trovato qualcosa?"
Dinah si mordicchiò di poco il labbro. "Dato il tuo incidente abbiamo rimandato la ricerca e..." la ragazza alzò leggermente le spalle, sentendo Camila sospirare più forte.
"Va bene, ci andremo adesso allora," disse la Detective, passandosi una mano tra i capelli. "Nella zona dove sono stati messi i soldi non c'erano telecamere, quindi il nostro assassino conosce la strada. Martin è rientrato nella casa subito dopo che Cammie è stata aggredita, se in casa non abbiamo trovato nessun segno alle finestre, come è scappato?"
Dinah assunse un espressione confusa, nel mentre che elaborava le parole di Camila. "O è scappato in contemporanea all'arrivo di Martin o.." la ragazza arricciò le labbra, cercando di pensare ad un'altra soluzione probabile. "O si è nascosto da qualche parte nella casa."
"E ha aspettato che noi ce ne andassimo per poi andare via. Questa ipotesi mi piace, mando una squadra a ispezionare il palazzo. Puoi cercare Lauren e avvisarla che stiamo per andare nella scuola? Da quando sono tornata mi ignora," Camila si alzò dal divano, dirigendosi verso la porta della stanza.
"E fa bene," disse Dinah, accennando un piccolo sorriso sulle labbra nel mentre che seguiva la ragazza.
Camila ruotò gli occhi, girandosi verso la ragazza che prendeva la sua direzione opposta e fece qualche passo camminando all'indietro. "Ti prego Dinah, non adesso."
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Le quattro ragazze camminavano per l'archivio senza sosta, spostando documenti, fogli e cartelle e raggruppando tutto in un angolo. Sembrava come quando devi fare spazio in soffitta, sposti scatole e scatoloni ma trovi tutti più incasinato di prima. Stavano sperimentando il cosiddetto 'look for a needle in a haystack'.
"Ma il 2008 è un anno proibito? No perché non trovo nulla." Normani continuava ad aprire e richiudere cartelle, spostandole poi da sinistra verso destra.
Lauren rise, scuotendo di poco la testa. "Non sei l'unica."
Si sentì un tonfo e urlacchiarono, guardando la fonte del rumore. Camila accennò un piccolo sorriso, ritrovandosi con sei occhi puntati contro. "Scusate," bofonchiò in imbarazzo. "Non pensavo che quella mensola si rompesse così facilmente,"
"Dio, Cam," disse Dinah portandosi una mano sul petto. "Mi si è congelato il sangue. Non farlo mai più." accennarono una piccola risata per poi tornare a rovistare.
Erano passate più di tre ore e mezza e ormai era notte fonda. Se prima era inquietante entrare in una scuola la sera tardi, adesso era terrorizzante. Ogni singolo rumore le faceva sussultare, anche se erano consapevoli che era solo il vento. "Siamo Agenti di Polizia e ci spaventiamo per queste cose, andiamo," disse Dinah cercando di sdrammatizzare.
"Ehi, ho trovato qualcosa," disse Normani, catturando l'attenzione di tutte. La delusone però arrivò velocemente quando la ragazza capì di che cosa si trattava. "Ah no, falso allarme. Questo è un attestato di partecipazione alle gare di chimica di Dylan Hill. La scuola conserva davvero queste cose?" la ragazza accennò una risata, decidendo comunque che quel documento era uno da mettere nella pila, ancora inesistente, delle cose da 'portare al distretto'.
"Servono per i crediti," disse Camila, prendendo uno scatolone e togliendolo dallo scaffale. Rimase senza fiato per qualche secondo e si sedette sul gradino della scala a riposare.
Lauren si avvicinò piano a lei, appoggiando una mano sulla sua spalla. "Dovresti riposare," sussurrò lentamente mentre Camila si strofinava di poco le tempie.
"Lauren..."
"Penso dovremmo riposare tutte." si intromise Dinah, sentendo la discussione tra le due. "È tardi e siamo tutte stanche, domani la scuola è chiusa e potremmo tornare anche di pomeriggio. So che non è esattamente la cosa più giusta da fare, ma credo che sia meglio se andiamo a fare una bella dormita adesso,"
Essendo quasi tutte d'accordo con le sue parole, presero le loro cose e lasciarono l'edificio. Questa volta fu Lauren a guidare e Camila si sentì stranamente scomoda nel sedile del passeggero. Rimase a fissare la strada che le scorreva davanti, illuminata da poche luci. Il viaggio fu veloce e silenzioso, così quando toccò a Camila scendere dall'auto, le sembrò di essere appena entrata. Si ricordava di aver salutato e dato la buonanotte a Dinah e Normani, ma le sembrava tutto un sogno o un illusione.
Prese la sua borsa, sistemandola su una spalla e si preparò ad uscire. "Grazie del passaggio, Lo. Buonanotte," disse, accennando un piccolo sorriso.
Lauren tenne il motore acceso e abbassò il finestrino quando Camila chiuse lo sportello. "Hai bisogno di qualcosa?" chiese la ragazza, abbassando di poco la testa per riuscire a vederla.
Camila scosse la testa, mantenendo un piccolo sorriso sulle labbra.
La Detective si morse il labbro, annuendo lentamente per la risposta della collega. "Ti prego, chiamami se dovessi cambiare idea. Non mi disturbi, non metterti problemi," alzò gli angoli delle labbra a formare un sorriso, per poi uscire dal parcheggio e sfrecciare via verso casa sua.
Camila rimase per qualche secondo immobile, osservando l'auto andare via e sparire in fondo alla strada, per poi aprire la porta di casa sua, entrare e richiudersela alle spalle.
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