[2]
Mingi
Mi aggiravo tra i corridoi e le stanze della mia casa, in cerca delle cose che quel giorno avrei portato a lavoro. Fare il barista non era mai stato il mio sogno nel cassetto, sicuramente non in un bar scarso che lavorava dalle cinque del mattino fino alle sei di pomeriggio e fungeva anche da tabacchi, ma almeno era qualcosa, e mi dava una buona paga, essendo in due a lavorarci dentro.
Certo, il padrone mi sfruttava e mi faceva fare tutti i giorni le mattine, non permettendomi quindi di avere un mio meritato riposo o comunque una vita notturna da passare insieme ai miei amici, ma era sicuramente meglio di niente.
Dopo aver fatto una doccia ed essermi messo i panni del lavoro, presi portafoglio, chiavi di casa, quelle del bar e quelle della macchina, per infine uscire dal mio appartamento e prendere le scale, dato che ero al secondo piano non mi pesavano per niente. Una volta fuori dal mio edificio mi diressi verso la mia auto parcheggiata davanti l'intero stabile e una volta dentro accesi subito l'aria calda, essendo in pieno gennaio e stando già morendo dal freddo.
Fortunatamente il tragitto da casa mia al mio posto di lavoro era molto breve, per questo dopo soltanto dieci minuti fui fuori dal bar mentre aprivo la porta principale, per poi infilarmici dentro appena in tempo per l'arrivo della pioggia.
Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai, avvertendo subito il gelo attraverso il mio giubbotto e il maglione che quel giorno indossavo. Mi piaceva il freddo, si, ma preferivo di gran lunga l'estate, il sole sulla pelle e il calore nelle ossa.
Presi subito iniziativa e controllai cosa dovessi fare, notando con mio dispiacere che il mio capo quando aveva staccato il giorno prima non aveva nemmeno lavato le stoviglie, e questo mi rendeva obbligato a farlo di mia iniziativa.
Iniziai a lavare alcuni piatti e ad asciugarli, mentre altri li misi dentro la lavastoviglie, dato che sapevo perfettamente che non avrei avuto molti clienti a cui dover pensare e quindi non sarebbero servite troppe stoviglie da utilizzare.
Mentre continuavo a lavorarci su sentii la porta aprirsi, lanciai subito un'occhiata all'orologio appeso sulla parete e notai che ancora non era l'orario di apertura, e che quindi avrei dovuto far uscire queste persone il prima possibile.
«Siamo chiusi.»affermai allora, credendo che ciò sarebbe bastato per far uscire chiunque fosse entrato, ma ovviamente non andò secondo i miei piani, anzi, andò in un certo senso peggio rispetto a quel che volevo.
«E io voglio un cornetto.»sentii dire e quando alzai gli occhi notai che proprio davanti a me c'erano i miei tre migliori amici che adesso mi guardavano con dei sorrisetti.
«Che ci fate voi tre qui? Non dovreste star dormendo le vostre otto ore di sonno per prepararvi al lavoro?»chiesi infatti loro, stupito dal fatto che fossero svegli a quest'ora: dopotutto, ero io che avevo un lavoro del cazzo, non di certo loro.
«Io avevo il turno di notte, devo ancora andare a dormire.»spiegò il più piccolo del nostro gruppo, con un braccio attorno alle spalle del suo ragazzo, e vedendo l'espressione assonnata dell'altro non potei far altro che lasciarmi sfuggire un commento.
«Mi chiedo come voi due facciate ad andare d'accordo e a trovare i momenti in cui scopare.»dissi allora, e sentii immediatamente il terzo ridacchiare mentre gli altri due mi rivolsero uno sguardo micidiale, che io tradussi subito come un "fatti gli affari tuoi".
«Ancora con questa storia?»chiese uno dei due, facendosi avanti e venendo a mettersi seduto su uno degli sgabelli davanti a me, e io scrollai le spalle non curante, mentre continuavo a pulire alcune tazzine.
«Ovvio! Voglio dire, Jongho fa più turni la notte che di giorno, mentre tu hai la sveglia alle cinque per truccarti e farti bello per lavorare dietro lo sportello in banca.»mi diede man forte il più grande e io gli feci un gesto come a volerlo ringraziare dell'appoggio che mi stava dando.
«Cosa avete contro la nostra daily routine?»chiese dopo un po' Jongho. Lui era un poliziotto, ed era anche bravo nel suo lavoro. Essendo un novellino però gli facevano fare per la maggior parte delle volte il lavoro sporco, ed era per questo motivo che aveva degli orari assurdi.
«Nulla, solo che non ci capacitiamo come tu e Yeosang riusciate a trovare del tempo per voi nonostante tutto.»rispose il più basso, avvicinandosi anche lui al bancone e appoggiandocisi con un gomito, per poi mettere il suo viso nella mano e guardando prima me e poi gli altri due, i quali non avevano chiaramente voglia di intavolare quella conversazione.
«Lo troviamo proprio come fanno Mingi e Soyon.»aggiunse Yeosang, e io corrucciai immediatamente le sopracciglia, non capendo a cosa si stesse riferendo. Yeosang invece lavorava in banca, principalmente dietro ad un computer a gestire lo sportello per le persone che ritiravano soldi e creavano conti bancari.
«Che c'entra Soyon adesso?»chiesi io di rimando, facendo cadere gli ultimi cucchiaini che stavo lavando nel lavello e prestando la mia completa attenzione a loro tre, che adesso avevano un nuovo soggetto da giudicare.
«Le hai chiesto di andare a vivere insieme?»mi domandò Jongho e io mi irrigidii. Io e Soyon ci conoscevamo da circa un anno e stavamo insieme da circa dieci mesi. Era la mia prima relazione seria e in realtà non sapevo bene se ci fosse qualcosa di importante e profondo tra noi due, ma lei mi faceva stare bene, perciò andava di conseguenza bene anche a me.
«Non ancora, io...non sono sicuro di volerlo.»dissi a voce bassa e portando di nuovo l'attenzione sulle ultime stoviglie rimaste da lavare, sapendo perfettamente cosa avrebbero detto gli altri. Stare con Soyon, dopo quello che era successo, era la cosa migliore da fare, la via più semplice da prendere. Ma per me non era affatto facile, anzi, tutto il contrario.
«Mingi, ci risiamo...»borbottò il più grande sottovoce e io non riuscii a trattenere i miei pensieri nella mia testa, per questo sbattei le mani sopra il lavello e sbottai contro di loro, anche se sapevo che, in fin dei conti, non fosse affatto colpa loro il motivo per cui in quel momento ci trovavamo in quella situazione del cavolo.
«Lo so che devo farlo per la squadra e ricostruirmi una vita mi farebbe bene, ma perchè allora non lo fa anche Hongjoong?»dissi infatti, indicando quest'ultimo che ovviamente non aveva seguito il suo stesso consiglio e che quindi dopo quello che era successo era comunque rimasto single, assillando me nel trovarmi una ragazza che avrebbe potuto distogliere ogni mio problema da quelli veri del nostro passato.
«Che c'entro io ora?»domandò quest'ultimo. Hongjoong faceva il fotografo, era il capo del nostro gruppo ed anche il più grande tra di noi. Cambiava più spesso colore di capelli che mutande, e da quando era successo quel che era successo li teneva neri per passare inosservato, dicendoci che non aveva bisogno di una relazione per svagare la mente.
«Hongjoong è giustificato, è come se fosse un padre divorziato con tre figli, tu ce la faresti ad avere una relazione nei suoi panni?»commentò Yeosang ridendo alla fine e come al solito io rimasi in silenzio: era sempre così, io cercavo di far capire loro che nemmeno io avevo bisogno di una relazione per stare meglio, e loro mi convincevano del contrario. Erano i miei migliori amici ma certe volte mi facevano davvero venire il nervoso.
«Il punto è, che farebbe bene anche a te riniziare da capo, soprattutto con una bella persona come Soyon.»aggiunse Jongho e io sospirai profondamente. Sapevo che Soyon fosse una bellissima persona e che probabilmente in un altro mondo o universo avrei potuto credere che lei fosse quella giusta, ma per come la vedevo io adesso per me era impossibile pensare ad altro, e mi sentivo anche in colpa visto che in un certo senso la stavo soltanto usando.
«Ci devo pensare, va bene?»dissi infine io e loro tre annuirono, capendo che non avessi più voglia di parlarne e quindi non dissero più nulla, rimanemmo quindi in silenzio per un po' fino a quando non fui di nuovo io a parlare.
«E poi, perchè voi due siete in piedi?»domandai infatti, riferendomi ad Hongjoong e Yeosang, i quali ovviamente non avevano turni la notte essendo i loro lavori più tranquilli e quindi senza orari improponibili.
«Io dovevo occuparmi di uno shooting notturno, e Yeosang ha la giornata libera, quindi è andato a prendere Jongho.»affermò Hongjoong spiegandosi in breve e io annuii semplicemente, credendo di capire come potesse Yeosang aver voglia di perdere così tante ore di sonno solo per passarle insieme al sul ragazzo. Forse non lo capivo perchè non provavo quello che loro provavano: io non ero in grado di amare.
«Vorrei tanto avere la possibilità di far quel che voglio per almeno un giorno.»si lamentò Jongho lasciando cadere la testa all'indietro e poi abbracciando il suo ragazzo da dietro, appoggiando infine il mento sulla sua spalla e lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia; mi fecero venire voglia di vomitare di primo mattino.
«Lascia il lavoro.»lo prese ironicamente in giro Yeosang, anche se tutti noi sapevamo che sotto sotto c'era un velo di realtà: non era di certo un segreto quello del moro, riguardante una vita tranquilla col suo ragazzo e una convivenza altrettanto pacifica con quest'ultimo.
«Vi prego non iniziate con questa discussione, di nuovo.»li implorai io ricordando perfettamente tutte le volte in cui si era aperta questa conversazione ed era sempre finita male, essendo Jongho contento del suo lavoro e Yeosang volenteroso che passasse un po' più di tempo insieme a lui e non sempre alla caserma di polizia.
«Non succederà, anche perchè sappiamo tutti e quattro benissimo che non posso licenziarmi.affermò Jongho e ovviamente nessuno di noi gli diede torto, anche se dal suo tono di voce potevamo notare una punta di amarezza che tutti noi provavamo e, per fortuna di Jongho, lui sentiva meno di noi.
«Dobbiamo rimanere uniti, ragazzi, lo sapete.»ricordò infine il più grande, riprendendo in mano la situazione e facendoci poi ricordare il motivo per cui ci trovavamo lì: far calmare le acque e vivere in un momento di tranquillità, un momento che però non sapevamo quanto sarebbe potuto durare.
Rimanemmo per un po' in silenzio, soltanto il rumore dell'acqua che scorreva nel lavandino e di me che pulivo i vari cocci delle stoviglie, questo fino a quando non vidi la porta aprirsi nuovamente e stavolta notai che l'orario di apertura era ben che passato, quindi avrei dovuto servire queste persone.
«Bene, io devo continuare a lavorare.»affermai infatti e loro tre annuirono, iniziando ad alzarsi dai loro posti e iniziando ad andarsene, mentre io iniziavo già a sentire cosa volessero questi clienti.
«Ci vediamo.»sentii infine dire da Yeosang prima che la porta si aprisse di nuovo e loro tre furono fuori, lasciandomi tra le mani di queste due persone che già mi stavano facendo saltare i nervi visto che non sapevano cosa prendersi da mangiare.
Un po' di confusione, as usual delle mie storie
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