7. La contessa
«Perdonate la mia irriverenza, posso sapere il vostro nome?» domandai alla vampira che avevo di fronte.
Lei per un breve attimo sembrò rilassarsi; forse quella cortesia antica le faceva piacere, personalmente la odiavo dal 1800 .
Pensai che fosse sicuramente più antica di me come non-morta, ma mi chiesi di quanto.
«Sono la contessa Eastin Van Velsen, il piacere è solo tuo» disse laconica, porgendomi annoiata la sua piccola mano.
«Incantato, milady» mi limitai a dire facendole il baciamano.
«Il mio titolo è decaduto da oltre trecento anni, ma mi piace usarlo lo stesso. Puoi chiamarmi come preferisci, basta che tu sia rispettoso» ribatté, accavallando le gambe snelle.
«Quando volete possiamo parlare di affari, sono pr-» affermai, per poi essere maleducatamente interrotto.
«Contessa, sono onorato di rivederla, è sempre un piacere poter posare lo sguardo su di voi» esordì Randhal con il suo solito fare da playboy del cazzo.
Più passavano gli anni e più quel tizio diventava irritante e fastidioso.
Seline roteò gli occhi e incrociò le braccia sotto al seno, osservando scocciata la scena.
Io lo fulminai con lo sguardo e la Contessa rimase interdetta nel vederlo comparire dal nulla.
«Non pensavo ci fossi anche tu, Randy, avrei sicuramente rifiutato l'incarico se l'avessi saputo» sorrise mestamente la bionda, inclinano l'angelico viso di lato.
Un ghigno mi si dipinse sul viso quando lo vidi completamente annichilito per la prima volta da quando lo conoscevo.
Seline ebbe la stessa reazione mia e ridere insieme, mentre i nostri sguardi si incrociavano, mi fece stare bene.
«Non c'era bisogno di...» mormorò L'Antico, ma una mano aperta della Contessa lo zittì.
«Se ti evito da secoli un motivo c'è» sentenziò lei, solenne.
«Personalmente i motivi per evitarlo sono molteplici, se desiderate la mia modesta opinione» intervenni audace con un breve inchino.
Tutti i presenti rimasero gelati dalla mia affermazione.
«A pelle tu mi piaci, andiamo: abbiamo affari di cui parlare» spezzò poi il silenzio la Contessa, sotto lo sguardo stranito di Seline e la rabbia che era dipinta sul viso di Randhal.
Mi limitai a seguire Eastin, mentre andava a cercare Lucien, il proprietario, che subito mollò le tre tizie con cui stava filtrando fiondandosi verso di noi per parlare con la mia nuova alleata.
«Contessa, sono sempre onorato di avervi al Flux, comandate pure!» intervenne il vampiro.
Lucien era alto, atletico e con i capelli scuri, era ben rasato e con i tratti del viso molto duri. Mi ricordava quei bellocci delle telenovele sudamericane.
«Mi tratti sempre bene, non vedo perché non tornare. Senti, caro, mi servirebbe il privè al terzo piano, vorrei un po'di privacy» asserì la bionda.
«Il tempo che salirete le scale e sarà libero!» si congedò Lucien con un breve cenno del capo, mi passò poi vicino e mi fece un occhiolino e il pollice verso l'alto, credendo che la Contessa fosse una mia conquista.
Ricambiai il sorriso, ma in quel preciso momento pensai a Rob.
Lucien mi aveva ricordato proprio lui e cercai di non incupirmi, ma una morsa al cuore mi travolse senza darmi tregua.
L'area VIP era sobria ed elegante, la cosa non mi sorprese visto l'impressione altolocata che mi aveva dato di sé la Contessa.
Due semplici divanetti in semi-pelle bianca erano posti uno di fronte all'altro e tra di essi svettava un basso tavolino di vetro, sopra cui c'erano due bicchieri e un secchiello pieno di ghiaccio con una bottiglia di Champagne all'interno.
Una tenda dal drappeggio spesso e rosso scuro poteva venire tirata per consentire della privacy.
La luce, proveniente da un neo sottile che passava ai lati del muro candido, era fioca e leggermente bluastra.
«Qui non ci disturberà nessuno, accomodati» parlò seria la vampira, per poi accomodarsi con le gambe nude accavallate su uno dei divanetti.
La imitai sedendomi davanti a lei, curioso di sapere i dettagli di questo lavoro da svolgere.
Eastin mi guardò, poi schioccò la lingua sul palato ed estrasse la bottiglia dal ghiaccio con fare teatrale.
«La comunità sovrannaturale è segretamente in guerra, ogni fazione sta tramando e ci sono già stati degli scontri. In ogni città dove molti di noi sono presenti sta accadendo qualcosa» iniziò lei, impugnando il collo della bottiglia con la sua piccola mano.
«Ho incontrato ogni razza possibile, almeno credo, ognuno ha i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. Con alcuni si può collaborare, con altri solo combattere.»
«Se hanno scelto te un motivo ci sarà, però a me non interessa. Tu sei qui e io devo spiegarti cosa sta succedendo e perché ho bisogno di te» così dicendo, ruppe il collo della bottiglia con un gesto secco usando la sua forza da vampira.
«Sono a vostra completa disposizione» risposi mentre serviva a entrambi da bere.
«Puoi darmi del tu, ma non in pubblico, ci tengo alle apparenze» ribatté, per poi sorseggiare dal flute.
«Ti ringrazio. Dimmi come posso aiutare» la imitai poco dopo, i miei occhi rimasero fissi in quelle due gemme color smeraldo e la Contessa ruppe il silenzio.
«Una fazione delle streghe si è alleata con alcuni Angeli. Stanno facendo dei rituali insieme, canalizzano l'energia celestiale. La loro magia ora è più potente che mai» sentenziò fredda, per poi posare ancora le labbra perfette sul bordo del bicchiere.
Quel fascino che esercitava su di me era davvero strano, tuttavia cercai di rimanere concentrato.
«Come le fermiamo?» domandai, finendo il mio drink.
«Non potevi darmi risposta migliore. Ti piace andare subito al sodo...» alzò un angolo della bocca e la sua espressione fu carica di malizia per un breve istante.
«In certi casi, invece, mi piacciono i preliminari» mormorai, senza pensare a cosa cazzo stessi dicendo.
Restammo a guardarci e non dicemmo nulla per un tempo che mi parve infinito, poi lei si passò la lingua sulle labbra e la schioccò sul palato.
«So che alcuni sono a un indirizzo che un informatore mi ha dato. Cerca di scoprire se riesci a far capire loro che gli Angeli vogliono spazzare via tutti gli esseri sovrannaturali e che questa alleanza non funzionerà.»
«I lupi mannari da che parte stanno?»
«Stanno sulle loro, come sempre, ma ho sentito che hanno avuto un incontro con i demoni. Non mi fido di loro, noi siamo soli e devi guardarti le spalle.»
«Non mi sono mai piaciuti. Solitamente se mi incontrano non mi vedono una seconda volta.»
Ci fu di nuovo un momento di silenzio e i nostri sguardi si incontrarono con intensità.
Un altro dei suoi sorrisi mi rimase impresso nella testa e fece finire quel momento strano.
Prendersi una cotta per una più grande poteva pure capitare, ma non quando camminavi da quasi due secoli sulla terra.
«Farò in modo di farti avere l'indirizzo domani. Vai solo tu, se qualcuno viene con te fallo rimanere lontano. Se non ragionano... sai cosa fare» mormorò quasi in un sorriso la Contessa.
«Devi essere più specifica» sussurrai appena.
«Uccidili tutti.»
«Intendevamo la stessa cosa, allora.»
«Avevi dei dubbi? Io decisamente no.»
Sorrisi io questa volta e nuovamente il semplice silenzio e i nostri sguardi l'uno verso l'altra mi provocarono una strana reazione.
«Puoi andare. Torna qui domani e dimmi com'è andata» tagliò corto, prendendosi un altro sorso di champagne.
Mi limitai ad annuire e alzarmi, per poi farle un baciamano e un inchino a seguire.
Prima di scostare il tendaggio, sospirai e mi voltai di scatto verso di lei.
«Puoi lasciarmi il tuo numero?» domandai, girandomi verso di lei.
L'atmosfera si gelò per un secondo e mi resi conto della stronzata che avevo fatto.
Avevo quasi duecento anni e avevo appena chiesto "il numero" a una Contessa che sicuramente era in giro al XVII secolo?
Cosa cazzo c'era in me che non andava?
«Sarei rimasta delusa se non me l'avessi chiesto» affermò e poi prese lo smartphone che avevo in mano.
Rimasi paralizzato da come la situazione fosse finita bene e non mossi un muscolo, fino a quando mi ridiede il telefono.
Non dissi una singola parola e con un inchino lasciai il Privè.
Improvvisando un balletto su un remix che risuonava nel locale, vagai per il breve corridoio.
«Che cazzo fai?» chiese Seline guardandomi disgustata con un sopracciglio alzato.
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