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20. Bloody Valentine

Gabriel aveva curato le ferite di tutti quanti, durante questo attimo di distrazione Rob era scomparso e l'Arcangelo nostro alleato ci aveva spiegato come mai era intervenuto.

«Vogliamo cambiare le cose, porre fine alla tradizione dell'epurazione e limitare i nostri interventi sulla Terra il più possibile» disse Gabriel.

Mi faceva ancora un effetto strano vedere il corpo del Sergente Lewis agire in maniera così diversa dalle sue consuete abitudini.
Averlo visto morire davanti a me e poi rialzarsi come Arcangelo mi aveva scosso parecchio.
Dopo quasi due secoli mi sarei dovuto abituare più spesso a questo genere di situazioni sovrannaturali, tuttavia Gabriel era un mio amico e ora il suo corpo non gli apparteneva più.
Mi sentivo alla stessa maniera quando guardavo Rob.

«Dovreste aiutare di più le persone invece!» protestò Seline.

«Potreste portare avanti lo sterminio, ma solo per quei maledetti demoni.» sibilò Markoos.

«Anche i licantropi e i vampiri discendono dai demoni.» rispose secco Gabriel.

«L'arma ... quella che ha ucciso Estamael cosa diavolo è?» domandai curioso.

«L'arma magica definitiva: la spada della Luce.» affermò risoluto l'Arcangelo.

«Sembra quasi ...» iniziò a dire Seline, ma la frenai subito.

«Devo andare da Eastin. Voi state con Gabriel e vedete cosa ha in mente, ci troveremo a L.A.» tagliai corto iniziando ad incamminarmi velocemente verso il centro abitato.

«Dovremmo camminare lo stesso verso la città anche noi, genio.» protestò Markoos.

«Perché diavolo non ci aspetti? Che ti è preso?» gli fece coro Faith.

«Potete venire con me, non c'è la necessità di camminare inutilmente, vi porterò in un luogo sicuro» sentii dire da lontano a Gabriel.

Seline parlò, ma la sua voce si disperse dopo che mi ero allontanato anche per la lunga portata dell'udito di un vampiro.

Avevo bisogno di stare solo e riflettere.
La mia Lama Ombra era la controparte della Lama di Luce?
Chi mi aveva donato quell'arma doveva avere gli stessi poteri e risorse di un Arcangelo, ma essere comunque "oscuro".

Dovevo scoprire l'identità di quel misterioso individuo, e mentre camminavo verso Los Angeles mi vennero in mente diverse soluzioni.
Improvvisamente comparve qualcuno di fianco a me, fui pronto a colpirlo istintivamente con la Lama Ombra nascosta col meccanismo di Alex.
La mia mossa però fu vana.

«Vacci piano con questa cosa! Puoi fare male a qualcuno, anzi tecnicamente a chiunque sulla faccia della Terra» affermò la voce del nuovo arrivato.

Mi teneva il polso bloccato con sole due dita e mi guardava con un ghigno.
Era Lui.

«Come diavolo ...» mormorai.

«Mi pensavi molto e sono arrivato da te.» rispose lui alzando le spalle.

Alzai un sopracciglio e poi sbuffai, liberandomi dalla sua presa.

«Non devi camminare per forza fino a L.A.»

«Chi diavolo sei e come hai ottenuto la Lama?»

«Puoi chiamarmi ... Mr. D. Sì, mi piace» dichiarò lui soddisfatto.

«Che diamine di nome è?» chiesi stranito.

Si aggiustò il completo del tutto nero e poi sospirò.

«Mi spiace, è il massimo che potrai ottenere. Comunque quella l'ho fatta io» indicò la mia manica e poi mise le mani dietro la schiena.

«Con te è inutile cercare risposte più concrete ... »

«Mi piace quando capisci le cose al volo, capita poche volte, ma è gratificante quando succede.»

«Era una specie di insulto?»
Mr. D alzò le spalle.

«Ho bisogno che tu informi la società il più in fretta possibile sui nuovi avvenimenti. Non manca molto all'ultima delle numerose guerre tra Immortali» parlò più serio che mai.

«Erano quelle le mie intenzioni.»

«Chiudi gli occhi, conta fino a dieci e ti aiuterò»

«Ma che cazzo di gioco è questo?»

«Esegui. Ora. Non voglio comandartelo a forza, fai il bravo» sbuffò infastidito.

Rimasi interdetto per un lungo momento e poi mi arresi al suo volere.

«La tua amica avrà una sorpresa per te, un regalo da parte mia, non c'è di che» sentì dire a Mr. D.

Mi ritrovai all'ingresso del Flux.
Lui era sparito e io stavo in mezzo alla folla che voleva entrare, non si erano accorti che ero apparso al nulla.
Sgomitai per levarmi alla svelta da quella calca, la musica del locale subito mi arrivò alle orecchie, così come la mia vista venne disturbata dalle luci soffuse e stroboscopiche che disegnavano strane geometrie per il locale.

Ero stremato e coperto di sangue, nonostante Gabriel mi avesse guarito.
Ad ogni passo cercavo di levarmi di torno gli avventori del locale, mentre avevo posato gli occhi su Eastin che si mordeva nervosa un labbro dall'altra parte del Flux.
I nostri sguardi s' incrociarono e lei subito cerco di venire verso di me, usando la sua forza da vampira per farsi largo in quell'immenso ammasso di umanità.

I secondi parevano infiniti, mentre entrambi cercavamo di raggiungerci cercando di superare ogni ostacolo che ci si pareva davanti.
Due tipi finirono a terra dopo le mie spallate e un'altra volo dalle scale spinta dalla Contessa.
Finalmente fummo vicini e i nostri occhi si trovarono nuovamente.
Nessuno dei due parlò, le labbra ci servirono per farle incontrare.
Sentii le sue mani sul viso provato e cercai i suoi fianchi con le dita, la nostre lingue iniziarono a incontrarsi più volte, mentre quel bacio sembrava ristorare completamente le mie energie.

Ci abbracciamo e la strinsi forte, e fu lei la prima a parlare.

«Ho pensato che ti avessero ammazzato. Non ti avrei mai perdonato. Dovevi tornare da me» mi ringhiò furiosa nell'orecchio.

«Ho più paura di te che di questa guerra millenaria tra esseri sovrannaturali» le riposi alzando un angolo della bocca.

«Fai bene» ribatté prendendomi per mano e leccandosi le labbra piene.
Ci allontanammo da quel caos assordante per stare a soli.

La mano di Eastin saettò al mio collo e iniziò a stringere.
I miei pantaloni erano scesi fino alle caviglie, lei si era posizionata sopra di me accogliendomi con bramosia dentro di sé.
Ghignò maliziosa mentre mi fissava negli occhi e mi cavalcava a ritmo sempre più serrato muovendo il bacino.
Portai un palmo verso la sue natiche, ma lei mi blocco il polso e lo inchiodò sul divanetto bianco dove mi stava possedendo.

«Mi tocchi solo se te lo dico» si chinò sulle mie labbra e quando provai a baciarla mi mise un dito sulla bocca zittendomi.
La presa ferrea sul collo e lo sguardo spietato e smeraldino della vampira mi stavano mandando fuori di testa.
Sentivo l'osso del braccio quasi spezzarsi talmente mi teneva fermo con cattiveria, i suoi fianchi si muovevano rapidi e spietati mentre mi faceva suo.
Serrai la mascella e mossi il bacino con forza verso di lei mentre la fissavo estasiato.
Una mano saettò dal polso alla mia nuca e mi tenne dal mento e dai capelli con forza mentre posava la fronte sulla mia e ci univamo.
Le bocche si scontrano fameliche e senza alcuna gentilezza, ma solo perché l'aveva deciso lei.
Provai a issarmi da quella posizione ma i palmi delle sue piccole mani mi schiacciarono di nuovo verso il basso.

«Non hai capito chi comanda» sentenziò gelida, mi afferrò il mento con le dita e mi voltò il viso di lato leccandomi una guancia molto lentamente.

«Vieni e stai zitto» mi ringhiò nell'orecchio.

Chiuse le gambe contro i miei fianchi e inizio a saltare con forza sul mio sesso provocandomi una serie di brividi di piacere che non riuscì a controllare.
Ripeté quel gesto secco e sensuale più volte e in pochi attimi raggiunsi il piacere dentro di lei mentre lei mi tappava la bocca con una mano e con l'altra mi tirava i capelli.

«La prossima cavalcherò questo bel faccino» concluse infine dandomi uno schiaffetto sul viso e ghignando perfida.

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