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11. The Sweet and the Psycho

«Questa volta non puoi sbagliare, credo che sia più una cosa nelle tue corde. Non possiamo tollerale che dei vampiri facciano patti con gli Angeli, vanno eliminati!» mi disse Eastin al telefono, mentre io e Seline ci sistemavamo in una camera d'albergo di New York.

«Perché con le streghe la diplomazia e con i nostri simili questa linea dura?» domandai, mentre mi sedevo su una poltroncina della suite.

«Lucius non tollera i disertori; le streghe non sono la sua gente, può capire che non sappiano che strada prendere»

«Non seguo il ragionamento.»

«Vuoi discuterne con lui?»

«Quando dovrei essere lì? Dammi l'indirizzo.»

«Scelta saggia.»

«Ho già un rivale millenario, due sarebbero troppi.»

«L'ultima volta che hai affrontato un essere millenario, lo hai ucciso»

«Parli di Markoos o di Cole?»

«Fai lo spavaldo?»

«Vuoi che ammazzi Randhal?» mormorai, ironico.

«Troppo drastico, poi dovrei coprirti con l'omicidio» rispose lei a tono.

«Saremmo ottimi partner in crime.»

«Ho una certe pratica con queste cose, potrebbe funzionare.»

«Con te tutto potrebbe funzionare.»

Ci fu del silenzio dopo quel botta e risposta.

«Ti scrivo l'indirizzo. Mi raccomando non farti ammazzare, potrei rimanerci male qualche giorno se ti uccidessero» mormorò ironica la Contessa.

«Solo qualche giorno? Questa era cattiva» risposi ridendo come un cretino.

«Ti sopravvaluti troppo. Chiamami quando hai finito» sentenziò, solenne, e concluse la telefonata.

Sistemai alcune cose; era solo un weekend, ma non avrei tenuto la roba chiusa in una valigia.

«Cosa c'è tra te e la Contessa?» domandò Seline, una volta finita la nostra sistemazione nella suite.

«Cosa c'è tra te e Randhal?» chiesi a mia volta.

«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda» mormorò acida la cacciatrice.

Rimasi in silenzio seduto di fronte a lei e assottigliai lo sguardo.

«Le vampire al Flux mi hanno dato il due di picche, tu mi hai sempre dato il due di picche, la mia ex storica sta salvando il mio arcinemico leggendario da un incantesimo demoniaco. Eastin per lo meno flirta con me, anche se credo che sia solo un gioco per entrambi, stronzate platoniche varie. Sto davvero parlano dei miei problemi sentimentali con te?» dissi, gesticolando mentre parlavo.

Seline sorrise e poi si stiracchiò.

«Ammetto che è strano sentirti parlare così. Potrebbero mancarmi le tue molestie, a lungo andare. Ma tra me e te non può funzionare, sono contenta che anche tu l'abbia capito. Io e lui... beh, fa con me quello che fa con le altre. A me sta bene.»

«Tutte tranne Eastin. Lei a differenza vostra ha carattere e lo fa stare sempre muto!»

«Vostra? Ah, già, Faith. Randhal crede che tu lo odi perché hanno scopato.»

«Mi è sempre stato sul culo. Faith può fare il cazzo che vuole dai tempi della prima Guerra Mondiale. E non è un modo di dire.»

Alzai le spalle e mi misi più comodo sulla poltrona.

«Non puoi eguagliare le sue prestazioni e quindi sei geloso. Lo capisco, rivalità maschile.»

«Se hai il coraggio vieni a guadagnarti una mia prestazione e poi ne riparliamo.»

Seline si spostò dalla poltrona dove era seduta e si mise a cavalcioni su di me, prendendomi il viso tra le mani e strusciandosi mentre la fissavo stranito, ma compiaciuto.

Le sue labbra quasi toccarono le mie e poi parlò.

«Io e te... non scoperemo mai» sentenziò, sensuale, muovendo la lingua in maniera esagerata.

Posai le mani ai lati del suo sedere e poi sorrisi mestamente.

«Non ne avrei avuto voglia lo stesso. Ho delle cose da fare prima della nostra missione di stasera.»

La tolsi delicatamente da sopra di me e la posai sulla poltrona.

«Non ci credo neanche morta, sicuramente se ti proponessi di rimanere qui e farmi quello che vuoi rinunceresti al tuo impegno» provocò Seline.

La ignorai, mettendomi il giubbotto e guardandomi allo specchio.

Al riflesso la vidi assumere una posa provocante e rimasi interdetto.

«A pensarci bene cr-»

«Sto scherzando, coglione. Levati dai piedi e stai fuori più tempo che puoi!» mi interruppe e concluse, infine, con un sorriso compiaciuto, mentre si sistemava e tornava a comportarsi in modo dignitoso.

Il sole era appena calato e da lì a poche ore avrei dovuto essere pronto all'azione.
Ero indeciso se fare quella visita o no; forse non ero ospite gradito, però c'era una piccola possibilità che invece Sharon sarebbe stata felice di vedermi.

La osservai dalla finestra mentre era sul divano con una chitarra in mano e stava cantando.
Sentivo come se fossi lì, e la sua voce era melodiosa ed elegante.

Un rumore di passi poco distanti catturò la mia attenzione e notai una ragazza andare lentamente verso la porta dell'abitazione.
Capii dopo pochi istanti che si trattava di Ashley; d'altronde, era stata una mia idea quella di chiederle di tenerla d'occhio.
Anche se poteva sembrare un'idea del cazzo, in realtà avevo pensato che la strana fissazione della vampira bionda verso Sharon avrebbe potuto volgersi in qualcosa di positivo.

Non avevo idea di cosa fare; se il compito di Ashley era controllare Sharon e non mi aveva notato, voleva dire che non svolgeva molto bene il suo lavoro. Ebbi la mia risposta quando suonò il campanello e poi si girò a salutarmi in maniera infantile come avrebbe fatto una bambina col suo amico immaginario.

Avevo paura che quella situazione potesse evolversi in maniera pericolosa; avevo detto alla vampira di non interagire con Sharon a meno che non fosse strettamente necessario.

Mi avvicinai verso la porta con passo lento, ma con occhio vigile.
Sharon aprì la porta e sorrise alla vampira che ricambiò, poco dopo le loro labbra s'incontrarono e io rimasi interdetto.

Mi gelai sul posto a vedere che le due si scambiavano delle carinerie sull'uscio di casa.
Sharon prese per mano la sua "compagna" che però mi indicò con un dito, bisbigliando qualcosa a Sharon.

«Hai visto chi è venuto a trovarci?» le chiese.

La mora mi osservò per un lungo istante, sorpresa dalla mia visita, poi voltò il viso verso Ashley.

«Ha un tempismo di merda. E io che avevo preparato una canzone da dedicarti...» rispose divertita la ragazza, facendomi cenno di entrare.

L'atmosfera era davvero strana: raramente restavo senza parole, ma le classiche cicale nella notte che coprivano i silenzi imbarazzanti erano la cornice perfetta per quel momento.

«Così...state insieme?» domandai, strofinandomi nervosamente le mani sui jeans.

«La storia è molto lunga, non so quanto tempo hai per ascoltarla.» Sharon sorrise, passandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Lei mi ha salvato dalla mia pazzia.» S' intromise la vampira.

Era diversa, per la prima volta da quando la conoscevo mi sembrava "normale".

«Sì, ehm, vedo che sei... cambiata» mormorai, tergiversando.

«Notavo che mi osservava da lontano. Era una cosa dannatamente inquietante. Una notte, però, alcuni malintenzionati cercarono di farmi del male e lei li fermò. La pregai di non ucciderli, ma solo di metterli K.O. per farli arrestare dalla polizia» raccontò Sharon, tenendo la mano della sua ragazza.

«Anche nelle mia condizione di pazzia, sentivo che il cuore mi si sarebbe spezzato se avessi ferito Sharon in qualche modo, così feci come mi aveva detto» continuò la vampira.

«Più volte la invitai a lasciarmi stare, perché non volevo avere a che fare con lei. Quando mi ha dato retta, però, mi sono sentita vulnerabile senza lei che ogni tanto si faceva viva per vegliare su di me.»

«Ogni volta che cercavo di uccidere qualcuno mi veniva in mente lei che mi implorava di non farlo, così finii quasi per essiccarmi pur di non nutrirmi.»

«Trovai Ashley in un pessimo stato dopo aver chiesto in giro di lei. Cercai di salvarla con il mio sangue, fortunatamente funzionò e mi promisi che ci saremmo viste come delle persone normali, senza stalkeramenti o ritrovamenti in coma, salvataggi miracolosi e via dicendo.»

«Tutti i miei istinti malati e malsani lentamente mi abbandonarono, facendo spazio all'amore che provavo, e provo, per lei.»

«Io avevo trovato qualcuno che, nonostante non fosse per nulla "normale", lo era diventato per me» concluse Sharon.

«Io... sono felice per voi. Mi sembrate in pace con voi stesse e forse la mia visita ha un po' rovinato la quiete che avete creato.»

Ero avvero sorpreso da quella serie di eventi nella vita delle due.
Mi sembravano davvero felici e tranquille; ero lieto del fatto che un brutto evento come la mia separazione da Sharon avesse poi messo in moto qualcosa di bello per lei. Non ero bravo ad essere felice per gli altri, ma quella volta fu diverso.

«Anche tu sei cambiato, mi aspettavo qualche battuta triste su una possibile cosa a tre» mormorò ridacchiando Ashley.

«A proposito di questo...» sussurrò Sharon, mordendosi il labbro in maniera provocatoria.

Le osservai parecchio interessato, mentre si guardavano e poi posavano gli sguardi peccaminosi su di me.

«Sai che non capiterà mai e poi mai vero?» sorrise angelica la mora.

Ashley scoppiò a ridere, indicandomi.

«Oddio, la tua faccia! Soffoco!»

«In teoria non puoi soffocare» risposi acido per quel brutto tiro che mi avevano lanciato.

«Tu hai qualche novità, invece? Come mai sei a New York?» domandò Sharon una volta che la situazione tornò seria.

«Faccio parte di un gruppo di vampiri e non posso dirvi molto: sono in "missione"» mormorai, sfregandomi le mani nervosamente.

«Steve come sta?» domandò Ashley.

«Credo sia con Giuly. Non ci sentiamo da un paio di settimane.» Alzai le spalle e poi tornai in piedi, osservando la nuova coppia.

«Per noi è stato bello vederti. Stai attento e non metterti nei guai con questa gente che hai conosciuto» disse Sharon.

«Mi sei mancato. Lei non lo dice, perché poi sarebbe imbarazzante per tutti e tre, ma ci penso io a dire le cose come stanno. Sarai sempre una parte di noi e noi saremo sempre una parte di te» concluse la vampira, dandomi un bacio sulla guancia e accarezzandomi il viso.

«Credo che tutto questo sia stato tra l'inquietante e il tenero, ma sei sempre tu, un po' Sweet e molto Psycho. La tua ragazza ti ha dedicato proprio la canzone giusta!».

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