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L'INIZIO DI TUTTO

Era un giorno come tanti altri.

O meglio una sera come tante altre.

In una città come tante altre, per le vie comuni come tante altre, passeggiava Max Calaghan, un ragazzo come tanti altri.

Max era un ragazzo moro, capelli ricci ma non troppo.

Era robusto, ma non muscoloso.

Era gentile, ma pignolo.

Comprensivo, ma un pò permaloso.

Affidabile, ma introverso.

Da poco aveva compiuto vent'anni.

Max passeggiava lungo un vicolo secondario, quel giorno aveva piovuto ed era stato costretto a restare dentro casa.

Ora però voleva godersi l'aria fresca dopo la pioggia.

La sua passeggiata si interruppe quando appena notò davanti a sé un uomo molto più alto di lui.

Max era alto all'incirca un metro e ottantacinque centimetri, non era la prima volta che vedeva qualcuno che lo superasse in altezza.

Ma quel signore era davvero molto alto, il ragazzo doveva fissarlo con la testa alzata per poterlo guardare del tutto.

Indossava un impermeabile marroncino, e un cappello dello stesso colore.

I suoi pantaloni erano grigi, e le scarpe nere.

Max non riusciva a scorgere il suo volto a causa dell'impermeabile e del cappello, ma con i suoi occhi verdi notò che quel tizio aveva la palle molto pallida.

Tuttavia l'alone di mistero principale, fu che quell'uomo sembrava sbucato fuori dal nulla.

Max era sicuro che non ci fosse quando era entrato nel vicolo.

La situazione lo metteva a disagio, ma era allo stesso tempo incuriosito da tutto quel mistero.

L'uomo alto mise la mano sinistra nella giacca.

Max fu colto da un brivido di paura.

Poteva avere una pistola.

Forse era un rapinatore.

Ma si rasserenò quando notò che la mano sinistra stringeva due rose.

Una rossa e una blu.

"Rosa rossa o rosa blu?"

Chiese, solo allora sembrò guardare Max dritto negli occhi.

L'uomo riconobbe che quel ragazzo fosse maschio, e non una femmina.

"Scusami".

Disse per poi appallottolare entrambe le rose, causandosi piccoli tagli sui palmi dovuti alle spine.

L'uomo si voltò in procinto di andarsene ma si fermò di scatto.

Sembrava che avesse avvertito qualcosa, o qualcuno.

Si girò nuovamente verso Max e mise di nuovo la mano sinistra nella giacca, stavolta tirò fuori un bigliettino bianco.

"Prendilo".

Disse mentre tendeva la mano verso il ragazzo.

"Prendilo, ti conviene".

Max non era abituato a prendere cose dagli estranei, ma come se fosse un soldato sotto gli ordini dell'uomo alto, afferrò il biglietto.

Sopra c'era scritto un numero di telefono.

3331113331

"Se sei nei guai, chiamalo".

Max diede un'altra occhiata al biglietto, quando rialzò lo sguardo notò che l'uomo era scomparso.

Il ragazzo moro abbastanza confuso dalla situazione si voltò per tornare a casa.

Ma non riuscì a fare un passo in più.

Tre uomini coperti da un manto nero, sgualcito e consumato sbarravano la strada al giovane.

Max si voltò nuovamente.

"Dove pensi di andare?"

Chiese l'uomo al centro.

Max capì che i tre erano lì per lui.

Un pò tremante il ragazzo si voltò verso i tre.

"Chi siete?"

Chiese spaventato.

"Dato che stiamo per ucciderti, ti riveleremo i nostri nomi".

I tre buttarono a terra i manti.

Erano tre maschi sulla trentina,  quello a sinistra aveva i capelli rossi, quello a destra li aveva biondi, mentre quello al centro  castani e lunghi.

Ma la cosa che colpì gli occhi di Max fu le armature completamente nere che i tre indossavano.

Però erano armature strane, in genere le armature erano fatte per proteggere il corpo, queste invece lasciavano molti punti scoperti: ventre, braccia, volto.

"Io sono Argor di Perseo".

Disse il castano.

"Io Agape di Auriga".

Disse il rosso.

"E io Vesta di Cerbero".

Concluse il biondo.

Max li fissò.

Perchè erano vestiti così?

Perchè dopo il nome aggiungevano quelle cose?

Ma sopratutto perché volevano ucciderlo?

"Agape".

Al richiamo del castano, il rosso prese due dischi neri e li lanciò verso Max.

I riflessi del ragazzo lo fecero abbassare in tempo.

I tre si misero a ridere.

I dischi tornarono indietro e stavolta per un soffio il ragazzo li evitò, una ciocca di capelli fu recisa dopo essere stata a malapena sfiorata.

Se quei dischi avessero colpito il collo del ragazzo l'avrebbero decapitato.

L'adrenalina causata dalla paura diedero la giunta spinta alle gambe del ragazzo.

Max cominciò a correre.

"Vesta".

Poco dopo il richiamo del castano, Max a causa della strada bagnata scivolò e la cosa gli salvò la vita.

Una palla piena di spuntoni legata ad una catena lo mancò grazie alla caduta.

Vesta tirò a sè la catena e si riprese la palla.

Max con un ultimo scatto uscì dal vicolo.

Fu allora che si ricordò del biglietto.

Lo tirò fuori e compose in fretta il numero sul suo telefonino grigio.

"Sei nei guai vero?"

Disse una voce che di sicuro apparteneva ad un ragazzo.

"SI!"

"Resisiti, fra poco riceverai un aiuto".

La chiamata venne chiusa.

Max sbirciò nel vicolo, ma i tre erano scomparsi.

Quando si voltò se li ritrovò alla stessa distanza di prima, ma stavolta erano alle sue spalle.

Il castano sorrise.

Indietreggiò e si allontanò dagli altri due.

"Ti do quest'occasione per scappare".

Disse.

Agape e Vesta guardarono sconcertati Argor, ma quando lui sorrise anche i due capirono le sue intenzioni.

"Anzi..".

Continuò.

"..ti darò le spalle".

Argor si voltò mentre i suoi capelli, a causa del movimento appena fatto, scoprivano la schiena.

Sul dorso del castano, Max potè scorgere uno scudo, sopra era inciso un personaggio della mitologia greca.

Medusa, la Gorgone.

Quando i capelli scoprirono del tutto la schiena, l'incisione iniziò ad aprire gli occhi, erano di un colore verde fluorescente.

Max fissava la gorgone, aveva quasi aperto gli occhi.

"ESPLOSIONE GALATTICA!"

Agape e Vesta vennero colpiti in pieno da una luce gialla.

Caddero senza vita, la loro armatura era a pezzi e le pelle ustionata.

Argor si voltò e guardò verso l'alto.

Davanti a Max si buttò un altro ragazzo anche lui sulla trentina.

Aveva anche lui un'armatura, ma era dorata e proteggeva del tutto il corpo, tuttavia mancava l'elmo.

I suoi capelli erano celesti e lunghi.

"Tu".

Argor sembrò tremare di fronte al cavaliere dorato.

"Vuoi fare la stessa fine dei tuoi amici?"

Chiese il ragazzo con i capelli celesti. 

Argor indietreggiò.

"La pagherai".

Il castano corse via.

Il cavaliere dorato si voltò verso Max.

Il giovane si avvicinò e tese la mano.

"Grazie".

Disse con tono tremante a causa della situazione e al fatto che non fosse abituato a parlare con gli sconosciuti così facilmente.

Tuttavia non ci fu nessuna stretta di mano, il ragazzo con l'armatura si voltò e iniziò a camminare.

Max lo fissava, la situazione era sempre più confusa.

"Muoviti o ti lascio indietro".

Disse il cavaliere con tono severo.

Max non se lo fece ripetere due volte.

Se avesse seguito quell'uomo avrebbe avuto risposte su tutto quello che era successo.

CIAO A TUTTI nuova storia, se avete dei consigli o critiche io le ascolto :), spero che il capitolo vi sia piaciuto, se avete domande o curiosità scrivetele nei commenti e ci vediamo al prossimo capitolo CIAU.

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