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Un risveglio da dimenticare

Avete presente quei giorni che iniziano male? Quelli in cui ti alzi e hai la sensazione che tutto andrà storto? Quelli in cui pensi che non dovresti uscire di casa ma sei costretta a farlo lo stesso?
Ecco, la mattina dopo aver scritto il messaggio a Matteo, fu uno di quei giorni.

Iniziò tutto nel peggiore dei modi, Matteo non rispose al mio messaggio, dormii tutta la notte con il cellulare vicino in attesa di una risposta che non arrivò mai. Pensai e ripensai al motivo per cui non mi avesse risposto, insomma andava bene la rabbia, ma non ero convinta di meritarmi la sua indifferenza, la cosa peggiore che una persona ti possa riservare. Il professore mi aveva detto che Matteo teneva a me più di quanto io potessi immaginare, ma iniziai a pensare si stesse sbagliando, chi tiene a te non sparisce.

Quella mattina non avevo voglia di far nulla, volevo solo restare a casa sotto le coperte, ma non potevo, la scuola mi attendeva. E mentre mi preparavo, la sensazione che sarebbe stata una giornata da dimenticare non voleva abbandonarmi, fu una cosa strana perché era come se ci fosse qualcosa dentro a dirmi che qualcosa di poco piacevole mi stesse aspettando.

Mentre percorrevo la strada che mi avrebbe portata a scuola mi voltai ad ogni incrocio nella vana speranza di incrociare gli occhi di Matteo, mi illudevo che letto il messaggio mi avrebbe raggiunta e che era quello il motivo per il quale
non mi avesse risposto, ma era chiaro che non sarebbe mai successo.
Una volta arrivata davanti al portone di scuola per un attimo pensai di andarmene, ma poi vidi Isabella che faceva avanti e dietro lì davanti e mi avvicinai.

"Ciao Isa, come stai?" Lei in tutta risposta fece un salto, facendo spaventare anche me.
"Ciao Alexandria, scusa non ti avevo vista. Comunque ti stavo aspettando. Oggi ho deciso che non entrerò a scuola e tu verrai con me" la guardai sorpresa "Ma come? Tu che vuoi saltare la scuola?" Insomma ok che io e lei non eravamo molto amiche, ma sapevo che aveva voti altissimi e l'avevo vista assentarsi da scuola davvero poche volte.
"Guarda che anche io ho bisogno di svago, fare sempre la secchiona è faticoso e poi oggi non c'è neanche il professore di italiano. Dai su andiamo" e iniziò a spingermi verso il cancello.
"E dov'è il professore?" Chiesi io "Che ne so, so solo che si è preso le prime due ore di permesso, dai su muoviti, veloce" e continuò a spingermi verso l'uscita.

Camminando verso il cancello notai gli sguardi degli altri studenti su di me, alcuni ridevano anche. Certo che non avevano nulla da fare, da ieri ancora non gli era passata la voglia di prendermi in giro?
"Certo che hai proprio una bella faccia tosta a presentarti qui dopo quello che è successo. Non avrei mai pensato fossi così coraggiosa sgualdrina" avrei riconosciuto quella voce fastidiosa tra mille. Mi girai ed Alissa era dietro di me "Cosa vuoi Alissa, ora non posso neanche venire a scuola?" Lei si mise a ridere e guardandomi mi disse: "Per me puoi venire tutte le volte che vuoi, ma dopo quello che tutti hanno visto di te stamattina pensavo avresti avuto più rispetto per te stessa" e continuava a ridere imperterrita, proprio una faccia da schiaffi.
"Non so di cosa tu stia parlando."
"Non lo sai? E la foto che gira di mano in mano con te in primo piano non ti dice nulla?" Foto? Ma di che diavolo di foto stava parlando? Che cosa cavolo stava succedendo?

Furono queste le domande che iniziarono a vorticarmi nella testa mentre vidi Alissa prendere qualcosa dalle mani di una delle sue amiche. Quando girò il foglio verso di me per mostrarmelo non potei crederci. Non era possibile. Quella foto ritraeva me con indosso solo il reggiseno e accanto riportava una scritta che diceva "Guardatemi tutti."
Alissa e le sue amiche iniziarono a ridere ancora, per non parlare degli altri ragazzi intorno a noi.
"Ora hai capito cosa intendo? E tranquilla che ora si che tutti ti hanno guardata, questa foto è da stamattina che gira per la scuola, credo che in giro ci siano altre copie. Questa tienila tu per ricordo" e mi lanciò la foto addosso con disprezzo, io la guardai andare per terra e non riuscii più a dire una sola parola, avevo gli occhi fissi verso il basso. Sentii le lacrime arrivare prepotenti e non potei fare nulla per evitare di mettermi a piangere lì, davanti a tutti. I singhiozzi mi impedivano di respirare e quando stavo per cadere in ginocchio lì, sopra quella foto, quasi a volerla nascondere, Isabella mi prese per le spalle e mi trascinò con lei.

Entrammo dentro la scuola, mi sforzai di camminare, ma ero completamente assente, non riuscivo neanche a guardare dove stavo andando, sentivo solo le braccia di Isabella trascinarmi.

Quando arrivammo sul terrazzo della scuola mi accasciai a terra sfinita, continuai a piangere e singhiozzare, non riuscivo a smettere, non riuscivo a respirare, mi mancava l'aria, credevo che presto sarei soffocata, sentii solo una voce che tentava di raggiungermi:
"Alexandria, Alexandria, cerca di calmarti per favore." Era la voce di Isabella, ma io la sentivo troppo lontana. Tentò di strattonarmi, poi mi prese il viso con le mani e mi costrinse a guardarla:
"Alexandria guardami, cerca di concentrarti solo sulla mia voce, ascoltami. Pensa al sorriso della tua sorellina, a quanto era felice ieri mentre facevamo la pizza......" tentai di fare come diceva e l'ascoltai, finché non riuscii a vedere il volto sorridente di Elena farsi spazio tra i miei occhi chiusi. Sentii i singhiozzi diminuire ed il respiro pian piano tornare, aprii gli occhi e vidi il viso di Isabella che mi stava osservando.
"Alexandria?" Mi chiamò di nuovo, io feci un cenno con la testa e sussurrai un si appena percettibile.
"Meno male, ora mi senti. Mi stavi spaventando" non risposi e tentai di alzarmi, sulle prime feci un pochino di fatica, poi aiutata da Isabella mi misi in piedi e iniziai a camminare, scesi le scale e mi diressi verso la mia classe.

"Alexandria dove vai? Forse sarebbe il caso tu andassi a casa per oggi o parlassi con il preside" ma io continuai a camminare e non mi fermai finché non arrivai davanti la mia classe.

Eccoli lì, Riccardo e Vanessa che si baciavano tranquilli, come se nulla fosse, ma io sapevo che c'erano loro dietro la storia della foto, l'unica che poteva averne di mie era per forza lei. Non gli diedi neanche il tempo di accorgersi di me che subito tirai uno schiaffo in pieno volto a Vanessa, la spinsi e le urlai: "Come hai potuto farmi una cosa del genere? Da lui mi aspettavo di tutto, ma tu eri mia amica" e continuai a spingerla fino a farla cadere.
"Alexandria calmati. Non puoi prendertela con me di una cosa che hai fatto tu" rispose Vanessa alzandosi e spingendomi a sua volta.
"Io non ho fatto nulla, siete stati tu e lo stronzo del tuo ragazzo" e le tirai un altro schiaffo. Ero piena di rabbia, non riuscivo a controllarmi.
Vanessa si difese e mi colpì di rimando "Qui tra noi l'unica stronza sei tu. Anzi, la parola adatta a te è sgualdrina" mi avventai contro di lei e la spinsi ancora e più forte, lei cadde di nuovo a terra, sbattendo il braccio per terra.

All'improvviso mi sentii afferrare dalle braccia, era il bidello che tentava di fermarmi.
"Basta! Smettetela! Non siamo sul ring qui, questa è una scuola. Signorina Martini e signorina Lettieri venite con me. Subito."
Vanessa si alzò tenendosi il braccio, il preside si girò verso di me e mi fissò con sguardo truce.
"Veda di calmarsi lei o sarò costretto a portarla in presidenza con la forza" smisi di agitarmi ed il bidello mi lasciò andare.

Ci incamminammo verso la presidenza tutti e quattro, mi voltai indietro un attimo e vidi lo sguardo dispiaciuto di Isabella e il sorriso divertito di Riccardo, era riuscito ad ottenere quello che voleva. Con l'aiuto della mia stupida non amica era riuscito a ferirmi e umiliarmi.

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