Troppo tardi?
Corsi sempre più veloce e pensai e ripensai a tutto quello che era successo nell'ultimo periodo.
Riccardo non mi aveva mai ispirato troppa fiducia, ogni volta che gli stavo vicino sentivo che qualcosa non andava, era solo una sensazione, ma non mi aveva mai abbandonata ed in quel momento capii il perché.
Non potevo credere però potesse arrivare a tanto, capisco la competizione, ma la sua era stata cattiveria, si era inventato la storia della morte del padre solo per conquistare me, solo per un gioco, ma che razza di persona fa una cosa del genere? E la cosa peggiore è che la storia che aveva raccontato in realtà riguardava il padre di Matteo.
Ero più confusa che mai, credevo che il professore di italiano fosse il padre di Matteo, invece non era così, allora chi era suo padre? Lui non mi aveva mai detto nulla e come avrebbe potuto? Io non gli avevo dato neanche il tempo, neanche stavamo insieme che avevo permesso a quella maledetta scritta sul muro e a Riccardo di separarci. E il ripensare al suo sguardo quel giorno quando mi aveva chiesto di credergli, quando rivolgendosi al professore disse che lui non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, mi fece venire le lacrime agli occhi. E mi ritornarono in mente i suoi di occhi quel giorno sulla spiaggia, quando gli avevo voltato le spalle perché avevo paura di perdonarlo, erano così tristi e gridavano verità, ma io preferii non ascoltarli, preferii scappare perché in realtà avevo paura della loro intensità.
Come ero stata stupida, avrei dovuto fidarmi di lui, di quello che avevo visto, delle sensazioni che avevo provato e provavo con lui accanto.
Mentre correvo verso casa di Matteo, un altro tipo di paura iniziò a farsi largo dentro di me: e se fosse andato via? E se non avesse voluto vedermi? In fondo ne avrebbe avuto tutte le ragioni, io credevo lui mi avesse ferita, ma con il mio comportamento di quel giorno anche io avevo ferito lui e tanto. Quando finalmente scorsi casa di Matteo buttai fuori un sospiro e il cuore già accelerato per via della corsa iniziò a martellarmi nel petto sempre più forte.
Arrivata davanti al palazzo bianco mi fermai davanti al portone e cercai il cognome sul citofono, quando lessi Rossi alzai il dito tremante e premetti il tasto. Uno, due, tre, quattro volte, ma nulla non rispondeva nessuno, iniziai a temere che fosse andato via sul serio. Presi il cellulare dalla tasca, digitai il numero di Matteo e anche questa volta, uno, due, tre, quattro, cinque squilli e poi ancora e ancora, ma nulla non rispondeva. Iniziai a sentire il cuore pesante, se era partito come avrei fatto io? E poi non rispondeva alle chiamate, sicuro non voleva più sentirmi, figurarsi vedermi.
Mi sedetti sul marciapiede e misi le mani nei miei lunghi capelli biondi, non sapevo che pensare e non sapevo cosa fare, gli occhi iniziarono a farsi umidi e le lacrime a scorrere, ma non dovevo piangere, dovevo cercare una soluzione a tutto questo casino che si era creato, che avevo creato.
"Alexandria che fai seduta sul marciapiede?" una voce mi distrasse e alzando gli occhi incrociai quelli del mio professore. Mi alzai di scatto in piedi, lo presi per il braccio e gli dissi: "Prof per favore mi dica dov'è Matteo devo assolutamente parlargli, devo scusarmi, devo dirgli che sono stata una stupida, che deve perdonarmi, che non può partire senza che io gli abbia parlato"
"Mi dispiace Alexandria ma Matteo non c'è, è partito con la madre qualche ora fa" quelle parole mi fecero cadere a terra e le lacrime tornarono prepotenti a scendermi dagli occhi. Era troppo tardi....
"È troppo tardi" dissi con voce rotta "Se ne è andato via, non tornerà"
Il professore si sedette vicino a me. "Certo che tornerà, è partito per qualche giorno, ma tornerà"
"Davvero? Io...Io credevo che si fosse trasferito, insomma aveva detto che la mamma voleva portarlo via da qui"
"Matteo non vuole andare da nessuna parte, dice che questo è il suo posto ora, lo ha già detto a Liliana, non si muoverà da qui e credo che tu Alexandria sia parte essenziale di questa sua decisione" alzai lo sguardo verso il volto del mio professore che avrei giurato stesse quasi sorridendo.
"Non credo, sono sicura che non vuole più vedermi"
"No Alexandria, credimi quando ti dico che non è così, penso tu sappia meglio di me quello che lui provi per te" in realtà non lo sapevo o forse si "ma questi per lui sono sempre stati giorni particolari, è un ragazzo che non si apre facilmente e credo che ora abbia bisogno di stare solo."
Giorni particolari? Improvvisamente mi tornò in mente che il professore non era il vero padre di Matteo, forse questo suo bisogno di stare per i fatti suoi dipendeva da questo.
Non avrei dovuto, lo so, ma mi feci coraggio e iniziai a parlare: "Senta prof, oggi ho saputo una cosa su di lei e Matteo e non vorrei sembrarle invadente, ma...."
Non mi fece neanche finire di fare la domanda che continuò lui per me:
"Non sono il vero padre di Matteo e se ti chiedi come mai abbiamo lo stesso cognome, ti rispondo che io sono suo zio" strabuzzai gli occhi, non potevo crederci, allora perché tutti pensavano fosse il padre? E come faceva a sapere che era questo quello che volevo domandargli?
"Non fare quella faccia, sapevo che Riccardo prima o poi te l'avrebbe detto, anche solo per far arrabbiare Matteo. Quel ragazzo è davvero problematico, i genitori lo trascurano e lui si sente in diritto di fare ciò che vuole, ma d'altronde senza una guida è facile perdersi. E lui è sempre stato geloso di Matteo"
"Si me ne sono accorta" dissi con ancora la rabbia che mi circolava nel sangue, ma non volevo parlare di lui così continuai: "Cosa è successo al padre di Matteo allora? Nessuno lo ha mai visto qui" il professore improvvisamente divenne scuro in volto: "Il padre di Matteo è morto quando lui era solo un bambino, nessuno lo ha mai visto qui perché non abitavamo qui allora"
Si fermò un attimo poi proseguì: "Abitavamo in una piccola cittadina a tre ore di macchina da qui, io ero già un insegnante mentre mio fratello lavorava in banca. Lui e Liliana erano sposati e Matteo aveva circa 4 anni, erano una bella famiglia, erano felici, ma purtroppo mio fratello a causa del fallimento della sua banca venne licenziato. Da lì in poi iniziò ad uscire tutte le sere, a tradire Liliana e a bere. Tornava a casa sempre più tardi. Una sera arrivò addirittura ad alzare le mani contro di lei davanti al piccolo Matteo, e quella stessa sera se ne andò ubriaco, fece un incidente con la macchina e morì"
Non potevo credere a quello che avevo appena sentito, mi si spezzò il cuore al solo pensiero di Matteo così piccolo costretto a subire tutto questo dolore.
"Qualche giorno dopo il funerale Liliana decise di trasferirsi, non voleva più stare in quel posto, troppi ricordi, troppo dolore. Voleva che Matteo potesse crescere sereno e formarsi ricordi nuovi, più felici, lontano da lì.
Decisi di seguirli anche io, non mi sentivo di lasciarli soli, avevano bisogno di me"
"Così lei insieme a loro siete venuti a vivere qui" lui annuì con la testa.
"Ho cercato di essere presente per entrambi e a poco a poco io e Liliana ci innamorammo, ci sposammo in comune e decisi di adottare Matteo. Lui sembrava più sereno qui e crescendo i brutti ricordi si allontanarono. Io e lui giocavamo, ci divertivamo e un giorno gli scappò di chiamarmi papà, era un bambino, ma sembrò pentirsi subito di quella parola detta. Iniziò a parlare e giocare sempre meno con me e crescendo le cose sono rimaste così" vidi il dispiacere nei suoi occhi parlando di questo rapporto così freddo che aveva con Matteo. Non seppi cosa dire, pensai a Matteo e a quanto quella scritta sul muro fosse in realtà rivolta a ferire lui nel profondo, immagino il dolore e la rabbia che deve aver provato. Riccardo era stato davvero perfido. Ed io in quel momento avevo solo voglia di abbracciare Matteo, ma non potevo farlo.
"Mi dispiace, avrei dovuto credere a Matteo, invece l'ho lasciato solo" dissi realmente colpita da tutta quella storia.
"Non incolparti Alexandria, non potevi saperlo. E poi in questo momento sei fragile anche tu e farsi confondere, non capire i propri sentimenti, è normale alla tua età"
"Si ma avrei dovuto credere a lui, non so se ora mi perdonerà" il professore si mise a ridere, mi guardò e disse: "Forse tu non ti rendi conto davvero di quanto sia profondo il sentimento che Matteo sente per te" lo guardai di nuovo incredula, mi stava forse dicendo che Matteo era innamorato di me?
Il professore si alzò e mi porse la mano per aiutarmi a fare altrettanto.
"Forza Alexandria, ora asciugati le lacrime, vai a casa e vedrai che Matteo tornerà presto" annuii con la testa e me ne andai con il cuore un pochino più leggero ripensando alle parole del prof riguardo a quanto fosse forte quello che Matteo provava per me. L'avrei aspettato e quando sarebbe tornato gli avrei detto tutto ciò che sentivo. L' avrei abbracciato per non farlo andare più via.
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