Tornare?
Non so quanto tempo restammo abbracciati io e Matteo, so solo che in quel momento era quello di cui entrambi avevamo bisogno. Io non volevo più lasciarlo andare, mi era stato vicino sempre, anche quando non gliel'avevo permesso e se era partito lo aveva fatto solo per affrontare il suo dolore, così tangibile per me in quel momento. E avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo, per non farlo sentire più solo, proprio come lui aveva fatto con me. Mi aveva fatto sentire viva e non c'era cosa più bella, mi aveva fatto scoprire un sentimento che non pensavo sarei mai stata in grado di provare.
Vederlo così fragile mi fece capire che avevo qualcosa di estremamente prezioso stretto tra le mani e non avrei permesso a nessuno di privarmene, lo avrei protetto, anche dal suo passato, da quel senso di colpa che aveva fatto suo, ma non lo era affatto.
Rientrammo in ospedale senza lasciarci un attimo, con le nostre mani intrecciate e pronte a non slegarsi più.
Arrivammo nella mia stanza e trovammo mia madre e il professore di italiano lì ad aspettarci.
Mi madre guardò per un istante le nostre mani legate e poi disse:
"Finalmente, ma dove eravate finiti? Dobbiamo parlarvi."
E quell'espressione non mi piacque per niente. Di che cosa dovevano parlarci ancora?
"Io e tua madre siamo stati a scuola oggi per parlare di quello che è successo" proseguì il professore. Ecco se c'era una cosa a cui non volevo ripensare era la scuola, me lo volevo dimenticare quel posto e tutti quelli che ci stavano dentro, gli sguardi di derisione, la maledetta foto, l'umiliazione e il dolore. Ero stata ad un passo dal crollare per non riprendermi più e se non fosse stato per Matteo, lo so che sarebbe successo.
"Non voglio parlare di quello" mi limitai a dire. Matteo mi guardò e strinse ancora più forte la mia mano nella sua.
"Non devi vergognarti di nulla, chi ha fatto questo dovrebbe farlo" disse mia madre, eppure come facevo a non vergognarmi, quella foto l'avevano vista tutti a scuola, chissà le risate ed i commenti alle mie spalle. Abbassai lo sguardo, mi vennero di nuove le lacrime al solo pensarci.
"Non piangere" disse mia madre avvicinandosi a me e abbracciandomi "ho parlato con il preside e ho sistemato tutto, quella foto è stata cancellata, non esiste più." "Ma l'hanno vista tutti. E anche se ora non esiste più, non smetteranno mai di fissarmi, di ridere e di prendermi in giro, ed io non voglio incontrare più nessuno di loro" risposi tra le lacrime.
"Non lo farai, Riccardo, Vanessa, Alissa e le altre sono stati tutti sospesi. Tua madre ha parlato con Vanessa ed i suoi genitori e ha confessato tutto. Lei e Riccardo hanno fatto la scritta e sempre lui e lei con l'aiuto di Alissa hanno creato la foto" alla fine Vanessa qualcosa di buono lo aveva fatto, ma che importava, il danno era stato fatto, mi avevano ferita e umiliata pubblicamente, come potevo non ricordami di questo? Anche se loro non c'erano, come avrei mai potuto rimettere piede lì dentro?
"Non importa se la foto non c'è più, quello che mi hanno fatto non si cancella. E io non ce la faccio a tornare là, non voglio. Voi non c'eravate ieri, è stato terribile vedersi lì su quella foto e sapere che tutti l'avevano vista, che tutti mi avevano vista" ero quasi nuda lì sopra, come facevo a non ripensare a questo particolare?
Matteo lasciò la mia mano e sentii la porta sbattere forte, mi girai di scatto per raggiungerlo ma il professore mi fermò.
"Ci penso io Alexandria" e uscì dietro di lui.
Restai immobile ad osservare la porta chiusa.
Ma perché se ne era andato?
"Alexandria, mi dispiace per tutto questo. È stata colpa mia, se fossi stata più attenta non sarebbe successo niente." A quelle parole mi voltai verso di lei. Aveva ragione, avrebbe dovuto essere presente, lei più di chiunque. Ma sapevo che era stato il dolore a guidarla in questi mesi e lo capivo, ora lo capivo. Si era sentita persa, come me, il suo amore era andato via e senza si sentiva paralizzata. Pensai a Matteo, a quello che era diventato per me in così poco tempo ed al vuoto sentito con lui lontano. Mia madre era stata accanto a mio padre per vent'anni, lui era morto all'improvviso e non riuscivo ad immaginare cosa potesse aver provato lei, il buco nero che doveva averla inghiottita. Ci aveva trascurato, era vero, il suo non credermi era stata la cosa più brutta da sopportare, ma non volevo farla sentire più in colpa, lo vedevo dai suoi occhi che quel sentimento la stava tormentando già abbastanza. E poi io volevo solo avere di nuovo la mia mamma vicino, ero stanca, avevo bisogno che qualcuno si prendesse cura di me e gliel'avrei lasciato fare.
"Mamma, lo so che ti dispiace. Io capisco che stavi male, non devi ripeterlo più" e l'abbracciai.
"Però per favore, non costringermi a tornare a scuola, io non ce la faccio, non ora almeno."
Lei mi fece sedere sul letto, si staccò da me, mi guardò con i suoi occhi dolci, così simili ai miei e mi disse:
"Alexandria io non voglio forzarti a fare nulla. Voglio solo che tu sia serena e se per ora non vuoi tornare a scuola non continuerò ad insistere, ma voglio dirti che tu sei così bella e forte, non devi permettere a nessuno di ferirti così tanto. Non dare agli altri il potere di decidere per te, loro non sono importanti, tu lo sei. E se non torni a scuola per gli altri sbagli, così gli dai l'importanza che non meritano. Tu devi sempre camminare a testa alta, non hai fatto nulla di male, loro dovrebbero abbassare lo sguardo, non tu. Tu sei Alexandria Martini non scordarlo mai, nessuno deve farti vergognare di quello che sei."
Lo sapevo che aveva ragione, così facendo avrei dato solo soddisfazione a chi si era divertito a umiliarmi e deridermi, ma non ero pronta a quel passo, mi sentivo ancora troppo fragile, avevo paura non avrei retto e non volevo tornare per poi scappare.
Bussarono alla porta e senza neanche avere il tempo di domandarmi chi fosse sentii una vocina che avrei riconosciuto tra mille, mi voltai e Elena mi saltò praticamente addosso facendomi cadere di schiena sul letto.
"Aleeeeee, mi sei mancata tantissimo ieri, mamma mi ha detto che stavi male e che dovevo stare da un'amichetta. Ma ora stai bene? Non te ne andrai anche tu come papà vero???" chiese stringendomi forte e fissandomi con gli occhi lucidi.
"Io non vado proprio da nessuna parte. Sono stata poco bene, ma ora è tutto a posto, non lascerei mai la mia sorellina combina guai."
"Ehi" disse mettendo il broncio "Io non combino mai guai" era adorabile.
"Un pochino sì, ma io ti ti voglio bene lo stesso" e iniziai a farle il solletico, volevo che ridesse, non doveva star male per colpa mia.
"No, no, lasciami, basta basta" lei rideva ed io continuavo sorridendo con lei.
"Mamma, mamma, aiutami ti prego" disse Elena.
"Ora vi faccio vedere io" Mamma si avvicinò a noi e iniziò a fare il solletico a me "Forza Elena aiutami, ora è il tuo turno" e continuarono insieme.
Risi tantissimo cercando di divincolarmi.
Era da troppo tempo che non stavamo insieme, divertendoci. Mi era mancato tutto questo, ma ora ogni cosa sembrava voler tornare al suo posto. Eravamo unite di nuovo come un tempo e sentivo che questa volta saremmo andate avanti insieme, più unite e più forti.
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