Svegliarsi
Matteo
"Alexandria, mi senti Alexandria?" continuavo a ripetere quelle parole da quando avevo visto i suoi occhi aperti, non sapevo che fare, credo fossi paralizzato anzi, terrorizzato, avevo aspettato tanto quel momento che non mi sembrava vero....
Lei mi fissava con i suoi meravigliosi occhi cielo, ma sembrava non esserci davvero, erano sbarrati, credo fosse terrorizzata anche lei. Vedere tutti quei fili, la maschera, il gesso, le macchine, avrebbe spaventato chiunque. Iniziai ad accarezzarle i capelli e vidi i suoi occhi diventare lucidi..
"Alexandria non preoccuparti, ci sono io qui con te, ora vado a chiamare qualcuno" le diedi un bacio sulla fronte e uscii di corsa.
Non appena aprii la porta mi ritrovai davanti il dottore che aveva operato Alexandria "Si è svegliata dottore, ha aperto gli occhi, presto venga a vedere" ma lui mi bloccò il braccio e mi rispose: "Ragazzo tu non puoi stare qui, devi uscire subito" mi oltrepassò con un passo e si diresse velocemente verso Alexandria. Sentii un'altra mano afferrarmi mi girai e vidi quello che doveva essere un infermiere che tentava di tirarmi verso la porta, era più alto di me ma troppo secco per poter costringermi a fare qualcosa, mi fissava infastidito e gli occhi castani furono l'unica cosa che si intravedeva visto che era totalmente coperto dalla cuffia, mascherina e dal camice verde.
"Io non vado da nessuna parte. Sto qui. Lei è sveglia non posso andarmene"
"Andiamo Matteo esci" mi disse un'altra infermiera. E lei la riconobbi subito, si trattava di Arianna. Una signora sulla cinquantina, non alta più di un metro e cinquanta, sempre gentile. Lei mi aveva fatto entrare qui tante volte e mi ci aveva fatto restare più di quanto fosse consentito.
"Ci dobbiamo prendere cura di lei ora, non puoi stare qui. Stai tranquillo, andrà tutto bene, lei starà bene. Ti farò sapere appena sarà possibile" la sua voce era dolce, calma, tranquilla. Mi girai verso il letto e troppe persone vestite tutte di verde giravano intorno al letto di Alexandria e anche se avrei tanto voluto avvicinarmi per dire a tutti di lasciarla stare, sapevo bene che stavano solo facendo il loro lavoro per far sì che la mia Alexandria tornasse davvero da me, così uscii...
"Ti farò sapere appena posso" disse Arianna.
"Grazie" risposi e la porta si chiuse.
Dovevo essere felice e lo ero, lo ero davvero. Alexandria aveva finalmente aperto gli occhi e solo io sapevo quanto mi erano mancati, ma volevo stare accanto a lei, già troppo tempo eravamo stati separati. Direi che poteva bastare così. E pregai perché quella ragazza che aveva aperto gli occhi fosse ancora la mia Alexandria.
Mi tolsi il camice verde e corsi fuori dal reparto e trovai la madre di Alexandria e Claudio fermi a parlare tra loro, andai verso di loro che appena si accorsero della mia presenza si bloccarono.
"Si è svegliata" mi sentii dire e poi non riuscii a proseguire perché in realtà non sapevo come farlo, tutto quello che sapevo era che i suoi occhi si erano finalmente aperti.
La signora Martini si portò le mani davanti la bocca e non riuscì a trattenere le lacrime "De..devo andare da mia figlia" disse a fatica, con la voce rotta .
"Non so altro signora, mi hanno mandato via subito, ma è sveglia io l'ho vista, ha aperto gli occhi"
"È sempre stata la più forte tra noi lei. La mia dolce bambina" disse con le lacrime che non la lasciavano un secondo.
All'improvviso la porta del reparto si aprì e Arianna fece il suo ingresso nella sala d'aspetto.
"Signora Martini sua figlia è...."
"È sveglia, Matteo me lo stava dicendo. E come sta? Posso entrare a vederla vero? È tutto a posto, sta bene?"
"Signora non posso dirle di più di quello che già sa. Sua figlia si è svegliata ma deve parlare con il dottore, solo lui può dirle tutto, anzi sono venuta a portarla con me di là. Prego mi segua" e la madre di Alexandria si incamminò veloce verso la porta, ma prima che Arianna potesse seguirla la fermai prendendole il braccio.
"Che sta succedendo? Alexandria sta male?"
"Matteo te l'ho già detto poco fa, il dottore la sta visitando, è sveglia, ma le è stato indotto il coma per tre settimane, è confusa, intontita e spaventata. Ma tu devi stare tranquillo"
Tranquillo era l'ultimo aggettivo per descrivere il mio stato d'animo in quel momento. Ero passato dall'incredulità alla gioia ed al terrore in meno di un minuto.
Tranquillo un corno.
"No, non sto tranquillo, voglio sapere se sta bene"
"È sveglia fatti bastare questo per ora. Non posso dire altro. Devo andare" e sparì anche lei dietro la porta.
Ma era così difficile rispondere ad una cavolo di domanda? Solo se stava bene volevo sapere, perché non poteva rispondermi??
Mi girai dando le spalle alla porta e tirai un calcio alle sedie , non potevo fare nulla se non aspettare lì. Era frustrante.
"Matteo datti una calmata" mi disse Claudio mettendomi una mano sulla spalla "Si è svegliata da poco, dai tempo ai medici di fare quello che devono, hai resistito fino ad ora, non cedere proprio adesso"
"Io ero incredulo e felice quando ho visto i suoi occhi guardarmi dopo settimane e vorrei solo stare lì con lei adesso" risposi indicando la porta.
"Lo so, ma devi avere pazienza. Vedrai che andrà bene e presto potrai stare con lei"
"E se non si ricordasse niente? Ho una paura fottuta che quella che si è svegliata non sia la mia Alexandria"
"Matteo smettila. Non ti fa bene pensare a tutte queste cose, non sappiamo ancora nulla. L'unica cosa che sappiamo con certezza è che è sveglia. È questa è una bella notizia. Il resto se ci sarà lo affronteremo insieme. Hai capito?" Disse poggiando entrambe le sue mani sulle mie spalle e guardandomi dritto negli occhi
"Non so se ce la faccio. Non so se avrei la forza necessaria" risposi abbassando lo sguardo a terra.
Amavo tanto Alexandria, ed io non avevo mai amato nessuna prima di lei. Ma volevo che quell'incubo finisse, volevo che potessimo essere due ragazzi innamorati come tanti, spensierati e felici come due scemi. Invece eravamo qui,in ospedale, da quasi un mese ormai, senza sapere quando sarebbe arrivato il giorno in cui anche noi due finalmente avremmo potuto uscire per riprenderla in mano questa vita che aveva provato a sfuggirci via.
" Matteo, tu puoi farlo. Ti ho visto in queste settimane, sei venuto qui ogni giorno. Sei stato ore e ore qui dentro accanto ad Alexandria, ti sei preso cura di Elena come avrebbe fatto un fratello e mai ti ho visto cedere. Mai. Tu puoi farcela. Lo so io e lo sai anche tu"
"Mi dispiace" dissi di getto.
"E per cosa?"
"Lo sai per che cosa. Tu ci sei sempre stato ed io ti ho trattato di merda in questi anni. Ho fatto pagare a te un senso di colpa che era solo mio"
"Basta con questo discorso, ormai è passato e quello non si può cambiare, lo sai bene che neanche obbligato mi sarei allontanato da te e tua madre"
"Non eri tenuto a farlo in fondo"
"Io volevo farlo e voi siete la mia famiglia. Ricordalo sempre"
Mi abbracciò e continuò: "Buon compleanno ragazzo mio"
"Grazie Cla....papà" era l'unica figura maschile che avevo avuto accanto e ora non mi sentivo più in colpa a considerarlo mio padre, in fondo lo era sempre stato.
Passarono tre ore e mezza e nessuno si era ancora fatto vedere. Iniziai a innervosirmi di nuovo. Possibile che nessuno poteva dirmi qualcosa? La signora Martini non era più uscita da quella dannata porta ed io iniziavo a essere insofferente, stavo seriamente pensando di alzarmi, entrare dalla porta e vedere da solo cosa diavolo stavano combinando di là.
Avevamo deciso, io e Claudio, anzi io e "mio padre", di avvertire la mamma, ma le avevamo detto di non far sapere nulla ad Elena finché non avessimo saputo qualcosa di più. Lei era ancora così piccola e volevo darle io stesso la notizia, sperando di poterle dire che Alexandria stava bene. Me la immaginavo già a saltare per tutta la casa e urlare con la sua vocina spacca timpani tutta felice e onestamente non vedevo l'ora. Era piccola Elena ma ne aveva già viste troppe ed in troppo poco tempo. Si meritava un po' di tranquillità, ce la meritavamo tutti.
Dopo un altro quarto d'ora decisi che ero arrivato al culmine, mi alzai intenzionato ad entrare e mandare a quel paese chiunque avesse cercato di impedirmelo, ma non appena mi avvicinai alla porta questa si aprì.
Vidi la signora Martini con le lacrime agli occhi e per un secondo mi sembrò che il mio cuore si fosse fermato.
"Che cosa è successo?" Chiesi urlando quasi.
La madre di Alexandria alzò i suoi occhi nei miei e con le lacrime che scendevano copiose sul suo volto mi abbracciò.
"Sta bene, Alexandria sta bene. La mia bambina sta bene" non riusciva a smettere di ripeterlo e di piangere.
E anche nella mia testa quelle due parole si ripetevano in continuazione "sta bene" "lei sta bene."
Lei è tornata da me.
"Posso vederla?" Chiesi di getto. Era l'unica cosa che volevo davvero.
La signora Martini si scostò da me e mi guardò "Sì certo che puoi. Devi vederla. Credo che lei ne sarebbe felice"
"Sì ricorda di me? Cioè voglio dire, si ricorda di tutto?"
" È ancora tanto debole, fa fatica a parlare ma i medici dicono che non sembra aver riportato danni. La tac che le hanno fatto non ha evidenziato danni al cervello"
"È perché non parla?"
"Fa ancora fatica per via del coma a cui è stata sottoposta per tre settimane, è ancora stordita per via dei farmaci, ma presto parlerà tranquillamente"
"Posso andare allora?"
"Si, devi andare"
Entrai dalla porta e subito Arianna mi venne incontro. "Tieni metti questi"
"Ancora? Ma ormai è sveglia."
"Domani verrà trasferita dalla terapia intensiva e questi non serviranno più, per ora mettili su"
Sbuffai e feci come mi aveva detto, sai che mi importava, era solo lei che volevo vedere....
"Allora, non farla stancare e mi raccomando non si deve agitare e non puoi stare troppo"
La fulminai con lo sguardo. Non potevo stare troppo? Sarei stato lì anche tutta la notte, se volevano evitarlo mi avrebbero dovuto cacciare a calci.
"Certo come no" risposi.
Arianna scosse la testa e si allontanò.
Ero solo davanti alla porta, l'aprii piano ed entrai.
Alexandria era lì, stesa sul letto, la testa piegata di lato a guardare dal lato apposto al mio. Mi avvicinai piano ma lei non si mosse, forse non mi aveva sentito.
Arrivai vicino al letto e solo allora Alexandria si voltò verso di me.
Mi guardava con quei suoi occhi così profondi che non potei fare a meno di annegarci dentro come la prima volta, come tutte le volte.
"Ciao" le dissi accarezzandole il volto con le mie dita.
Lei mi rispose con un sorriso...
"Ma...Ma..Matteo" si sforzò nel dire il mio nome e le uscì in un sussurro,il più bello che avrei mai potuto sentire.
"Alexandria" ripetei piano e mi piegai su di lei per poterla abbracciare.
Lo feci piano, avevo paura di farle male al braccio sinistro ancora ingessato.
"Mi sei mancata da morire" e mi si spezzò la voce.
Non riuscivo a credere che lei fosse qui, lo avevo atteso tanto questo momento che mi sembrava tutto un sogno, ma la mano destra di lei che in un movimento lento cercava di raggiungere il mio volto era dannatamente e meravigliosamente reale.
Mi scostai da lei, presi la sua mano che muoveva a fatica e me la portai sul volto. Lei corrugò la fronte per un attimo e solo allora mi resi conto che stavo piangendo.
"Non ti preoccupare" le dissi "sono solo felice di averti qui con me. La mia Alexandria" e mi piegai per darle un lieve bacio sulle labbra.
Quanto mi erano mancato poterlo fare. Mi era mancata la sua pelle, il suo odore, per un attimo avevo creduto non lo avrei più sentito. E quel nostro bacio così delicato sapeva di vita, la sua, che finalmente era tornata.
Mi stesi accanto a lei, le misi una mano intorno alla vita mentre con l'altra strinsi la sua e intrecciai le nostre dita.
La guardai negli occhi e finalmente potei dirlo di nuovo: "Ti amo Alexandria"
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