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Sorriso?

Purtroppo  il viaggio in moto durò poco. Mi ricordo che quando scesi dal motorino avvertii una strana sensazione proprio alla bocca dello stomaco, non riuscii a capire bene il motivo, o forse si, ma mi sembrava tutto strano. Io non ero abituata a queste cose. Come facevo a sapere se poi quello che sentivo era vero o solo una conseguenza del mio sentirmi sola?  Eppure più lo guardavo e più quella sensazione si faceva sempre più forte, sembrava qualcuno stesse facendo festa dentro il mio povero stomaco.

Una volta arrivati  davanti l'entrata della scuola, Matteo si fermò e allungò le sue dita per sfiorare la mia guancia,  sentii di nuovo i brividi e credetti che il mio viso volesse  andare in fiamme. E i suoi occhi, il modo in cui mi guardavano, sembrava volessero parlarmi e per non so quanto tempo restammo incastrati in quello sguardo, in un momento che sembrava volesse non essere fermato mai.
Purtroppo una voce quel momento lo fece fermare.
"Alexandria, Matteo ma cosa fate qui insieme? Sto cercando entrambi da un pezzo."
" Non eravamo insieme, ci siamo incontrati qui fuori Riccardo" rispose prontamente Matteo, voltandosi verso di lui.
"E perché lei ha la tua felpa allora?" mi indicò Riccardo.
"Aveva freddo e gentilmente le ho dato la mia. Anzi, la prossima volta portati una giacca così non ci sarà bisogno della mia felpa." 

Non potevo credere alle mie orecchie, fino a un minuto prima era stato così dolce con me e dopo mi trattava come fossi niente.  Mi tolsi prontamente la felpa, gliela buttai addosso e corsi dentro.
"Alexandria aspetta" mi raggiunse Riccardo. "Scusalo, Matteo sa essere davvero sgorbutico quando vuole"
"Me ne sono accorta" dissi arrabbiata più di quel che volevo e più di quello che forse potevo permettermi. In fondo avevamo passato solo una bella mattinata, di certo quello non bastava a far di noi degli amici, figuriamoci altro. In quel momento avrei tanto voluto prenderlo a sberle.

"Se hai freddo posso darti la mia di felpa" Riccardo interruppe i miei pensieri vaganti.
"No grazie, ora che siamo dentro  scuola sto bene così" e poi la tua non è la sua ed io quella volevo, ma questo non glielo dissi.
"Allora, stasera do una festa a casa mia e vorrei tanto venissi" mi chiese ad un certo punto.
Una festa? Ma quando mai Riccardo mi aveva invitata ad una delle sue feste?
"Veramente non saprei, io e le feste non abbiamo un grande rapporto"
"Oh andiamo. Appunto per questo dovresti venire. Vedrai che ti divertirai e cambierai idea."
Non avevo proprio voglia di andare ad una festa piena di ragazzi e ragazze tutti o quasi sconosciuti, per poi fare cosa, ballare? Io non sapevo ballare.

"Che succede qui?" La voce di Vanessa mi colpì all'improvviso. Tutti dal nulla sembravano sbucare.
"Niente Alexandria non vuole venire alla festa che ho organizzato per stasera. Magari tu riesci a convincerla. Anzi, perché non vieni anche tu?" disse Riccardo rivolgendosi alla mia amica.
"Cosa? La tua festa? Certo che ci veniamo. Assolutamente. Vero Alexandria?" mi chiese la mia amica in una domanda che di domanda aveva ben poco.
"Va bene. Andiamo" risposi infine. Non mi sembrava di avere poi tante alternative, Vanessa mi stava già guardando malissimo, se avessi detto di no come minimo non mi avrebbe rivolto più parola.
"Bene. Perfetto. Vedrai non te ne pentirai. Sarà una festa stupenda. E comunque il ciondolo che ti ho regalato oggi ti sta davvero bene" disse mentre andava verso la sua classe.

Quindi era stato lui a regalarmi il ciondolo. E io che per un attimo avevo pensato potesse essere stato Matteo.
Matteo, che rabbia mi faceva. Eppure nonostante mi avesse trattato malissimo, non riuscii a impedirmi di restarci male.

"Ciondolo? Riccardo ti regala un ciondolo e tu non me lo dici?" Ecco  di nuovo la voce stridula di Vanessa che faceva ogni volta che si alternava.
"Non lo sapevo. L'ho trovato stamattina  nello zaino, ma non sapevo chi fosse  stato a regalarmelo."
Di certo non chi avrei voluto.
"Certo che sei strana tu. Riccardo ti regala un ciondolo, ti invita alla sua festa e tu te ne stai qui con questa faccia?"
"Che ha la mia faccia che non va?"
"Sei musona, sembra ti abbiano detto di andare in carcere non ad una festa. È Riccardo, fossi in te salterei dalla gioia. Non lo apprezzi come dovresti, Magari lo avesse chiesto a me" disse con occhi sognanti.
"Ha detto anche a te di venire"     
"Si ma non è lo stesso non fare finta di non saperlo dai" mi guardò di nuovo, ma stavolta lo sguardo era più duro di prima, mi sembrò quasi ostile.
"Senti io ho bisogno di prendere un po' d'aria. Vado sul terrazzo".
"E cosa dico ai professori?" mi gridò dietro Vanessa.
"Digli che sto male e sono in bagno."

Avevo davvero bisogno di stare per conto mio almeno cinque minuti.
Lo so che sembravo strana, ma ultimamente le persone mi facevano sentire come se soffocassi.
Salii le scale in fretta e una volta su spalancai la porta con forza. Quando arrivai fuori feci un respiro profondo e mi sedetti a terra, appoggiai la schiena al muro, presi le cuffie e con la musica a farmi compagnia iniziai a scrivere...

Ciao papà, stamattina sono stata al mare, quello dove mi portavi sempre tu. È stato bello sai? Lì mi sembra sempre tu mi sia più vicino. Lo so, forse è solo una sensazione, ma io non posso farne a meno. Il suono delle onde, il rumore del vento, sembrano volermi portare la tua voce. E a volte credo di sentirla davvero, ma forse è solo la mia immaginazione...
Lo sai papà, oggi al mare non sono stata sola.
È stata forse la prima volta da quando non ci sei che credo di aver sorriso, ma di averlo fatto davvero. Per un momento non c'è stata solo tristezza nel mio cuore, ci sono stati due occhi azzurri, dei capelli neri e un sorriso che ha fatto nascere il mio. C'è stato Matteo.
E lo so che se tu fossi qui ora mi guardaresti un po' di traverso nel sentire queste parole, perché in fondo io sono sempre la tua bambina. Ma so anche che saresti contento di vedermi sorridere. Lo so. 
E chi sa se tu che sei uomo mi riusciresti a spiegare il comportamento di Matteo. Chissà se  mi diresti cosa passa in quella sua  testa. Non lo so papà, ho paura sai? Paura che in fondo tutti mi si avvicinino solo perché sono dispiaciuti per me.
Ma io vorrei tanto si avvicinassero per conoscere me e non perché ho perso te....
Vorrei che vedessero me e non solo il dolore che mi porto addosso...
Ora devo andare papà, perché lo so che se tu fossi qui non vorresti vedermi sul terrazzo e sorrido al pensiero dell'espressione sul tuo volto. E anche questo oggi  è un sorriso vero....

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