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Sola

Arrivammo in presidenza in religioso silenzio, ogni tanto lanciavo delle occhiate verso Vanessa che anche se un po' dolorante sembrava tranquilla. Mi chiesi come diavolo facesse, eravamo state amiche fin da bambine, perché si era abbassata a farmi una cattiveria del genere? Possibile che l'ascendente che Riccardo aveva su di lei fosse così forte?

Io a differenza sua ero un fascio di nervi, tremavo quasi dalla rabbia, non riuscivo a realizzare che tutta la scuola mi avesse visto quasi nuda. Forse era meglio così, se mi fossi fermata a pensare a tutto ciò che stava accadendo, probabilmente sarei crollata a terra, proprio come prima, e questa volta non so se mi sarei alzata.

"Bene signorine accomodatevi" disse il preside entrando nel suo ufficio e sedendosi dietro la sua scrivania "Carlo, vai a prendere un po' di ghiaccio così lo mettiamo sul braccio della signorina Lettieri"
Io e Vanessa ci accomodammo su due poltrone posizionate proprio davanti la scrivania. Il preside restò qualche minuto in silenzio a scrutarci, poi iniziò: "Quello che ho visto oggi non è degno di due ragazze come voi, siete sempre state due studentesse modello e questi comportamenti sono inaccettabili."
"Inaccettabile è la foto che questa qui" e indicai Vanessa con il dito "ha stampato e fatto vedere a tutti. Come potevo non reagire di fronte ad una cattiveria del genere?" dissi alterata come non ero mai stata.
"Non è vero, tu vaneggi. Io non ho fatto proprio nulla, sei tu che hai messo in giro la foto e ora dai la colpa a me."
Ero incredula, non solo mi aveva umiliata, ma stava tentando di dare a me tutta la colpa. La incenerii con lo sguardo: "Tu sei veramente una grandissima stronza, come puoi dire una cosa del genere, eri mia amica!!!" urlai.
"Lo ero, ma da quando è morto tuo padre ti comporti come una pazza, non sei più la stessa, fai cose assurde, soffri e vuoi attirare l'attenzione su di te perché tua madre non si preoccupa più e mi hai detto tu stessa che con questa cosa della foto lei sicuramente si sarebbe arrabbiata."

Quelle parole furono la goccia che mi fece abbandonare del tutto la ragione, mi alzai e tentai di avventarmi su di lei, ma due mani forti mi strinsero e mi impedirono di muovermi "Signorina Martini si calmi, si calmi ho detto"
"No che non mi calmo questo essere qui sta dicendo un mucchio di stupidaggini. Io non ho fatto proprio nulla e mio padre e mia madre non li deve nominare" continuai ad urlare, ma il preside non mi lasciò andare.
"Signorina Martini ora basta! Si sieda e stia ferma" cercò di rimettermi seduta. Dopo una mia iniziale resistenza, provai a calmarmi e  alla fine cedetti, accomodandomi di nuovo.

"Ho visto la foto che gira da stamattina, ho ordinato ai bidelli e ai professori di sequestrare tutte quelle che trovano e di buttarle. Farò perquisire tutti gli zaini per trovarle se sarà necessario, ma lei la smetta di comportarsi come una pazza." Certo la pazza ero io, mentre gli altri erano tutti degli angeli.
Carlo tornò con il ghiaccio e lo mise sul braccio di Vanessa, le si era firmato un livido, capirai il dramma.

"Signorina Martini" non sopportavo più che mi chiamasse per cognome "glielo chiederò una volta sola e la prego di essere sincera, è stata lei a mettere in giro la sua foto?" Non potetti credere alle mie orecchie, pensava davvero fossi stata io?
"No, le ho già detto che è stata lei insieme a Riccardo e non so chi altro."
"Senta, io lo so che sta attraversando uno dei suoi momenti peggiori e mi creda, so che sta male, lo vedo. E per questo che non prenderò alcun provvedimento, ma credo sia il caso che lei ne parli con qualcuno."
Non riuscii a crederci, era davvero convinto fosse colpa mia, pensava avessi bisogno di farmi curare!
"Io non ho bisogno di parlare con nessuno, sto male per colpa di tutti gli stronzi bugiardi che frequentano questa scuola."

Bussarono alla porta e Carlo andò ad aprire, entrarono Riccardo, Alissa e le altre galline. Il preside gli chiese di dire ciò che sapevano, prese la parola Riccardo "Vanessa non c'entra nulla, anzi lei ha cercato di evitare che Alexandria facesse questa stupidaggine" ci mancava il bugiardo per eccellenza.
"Ma cosa dici brutto idiota, è tutta colpa tua. Sei stato tu" risposi.
"No Riccardo ha ragione" intervenne Alissa "ho visto io stessa Alexandria stampare la foto ieri al PC della scuola."
Ma cosa stava succedendo? Cosa avevo fatto di male per meritarmi tutta questa cattiveria gratuita? Mi alzai, non potevo stare lì dentro, iniziava a mancarmi l'aria.
Il preside mi disse di sedermi e nel mentre si aprì la porta, mi ritrovai davanti mamma che mi fissava.

"Tornate tutti nelle vostre classi, anche lei signorina Lettieri" e uscirono tutti, mia madre entrò e si sedette dove prima c'era Vanessa, non smetteva di guardarmi, sembrava arrabbiata, mentre io restai ferma, immobile in piedi.
"Signora Martini, oggi è successo un fatto davvero spiacevole. Credo che sua figlia abbia bisogno che lei le stia più vicina, sta male e forse questo suo gesto di oggi vuole essere un grido d'aiuto" e le mostrò la foto. Mamma spalancò gli occhi, si girò verso di me e il suo sguardo mi fece venire le lacrime agli occhi, mi fissava come se fossi un estranea, come se non mi avesse mai vista.
"Questo è il tuo modo di chiedere aiuto? Una tua foto mezza nuda?" Mi chiese quasi urlando.
"Mamma io non ho fatto nulla, quella foto non l'ho stampata io. Te lo giuro. Per favore almeno tu credimi"
"Come faccio a crederti se ultimamente non fai altro che darmi problemi, prima la storia della scritta e ora questo" disse indicando la foto.
"Io non c'entro con la scritta e neanche con questa storia. Tu lo sai che io non lo farei mai"
"No io non so nulla, so solo che ultimamente frequenti ragazzi che non mi piacciono e fai cose di cui ti dovresti solo vergognare" non riuscii a trattenere le lacrime e sentii di nuovo esplodere la rabbia: "Tu non sai niente di me perché non ti interessa, da quando papà se ne è andato a te non importa nulla di me e di Elena."
"E così hai pensato bene di fare questa foto perché mi preoccupassi? Ma da quando sei diventata così?"
"Io sono sempre la stessa, sei tu che sei cambiata, una volta avresti creduto a me. Io non ho fatto nulla e se papà fosse qui mi crederebbe"
"Se tuo padre fosse qui si vergognerebbe di te come mi sto vergognando io" quelle parole mi piegarono a metà. Non era vero, papà mi avrebbe creduta, lui sarebbe stato dalla mia parte.
"Non è vero! Ed io ti odio! Ti odio e vorrei che lui fosse qui non tu" dissi, non pensando davvero al peso delle mie parole, ero arrabbiata, delusa, ferita e non ragionai più. Mia madre si avvicinò e mi tirò uno schiaffo in pieno viso, mi portai la mano sul volto e corsi via singhiozzando.

Mi pentii subito di quello che avevo detto, io volevo un bene infinito a mia madre, ma le sue parole mi avevano spezzata, erano state le mani che mi avevano spinta a crollare.
Corsi il più lontano possibile e una volta fuori scuola presi il primo autobus.

Durante tutto il tragitto non feci altro che piangere e stringere tra le mani il bracciale che mi avevano regalato mamma e papà, quello dove avevo messo il ciondolo di Matteo. In quel momento lo odiavo quel bracciale, mi ricordava che ero sola, completamente. Papà non c'era, Matteo non c'era, mamma non mi credeva, ero sola, nessuno mi avrebbe aiutata, nessuno.

Arrivai alla spiaggia e davanti al mare mi lasciai cadere sulle ginocchia, non ce la facevo più, ero stanca. Stanca di soffrire, stanca di piangere, stanca anche di respirare e tra le lacrime iniziai a parlare....

Hai visto papà? Non sono riuscita a farla tornare quella luce che dicevi di vedere nei miei occhi, ho paura che se ne sia andata per sempre. Tu non ci sei e io non ce la faccio più. Sono sola e l'unica cosa che vorrei davvero non posso averla, non tornerai mai ed io senza di te non riesco ad andare avanti. Lo so che tu mi avresti creduta, lo so che se fossi stato qui tutto questo non sarebbe successo.
Papà perdonami ma io non ho la forza per affrontare questo da sola, non ci riesco. Tutto ciò che vorrei è raggiungerti per rifugiarmi nel tuo abbraccio come facevo quando ero piccola...........

Iniziò a piovere, ma io non mi spostai, non ne avevo la forza, mi stesi lì sulla sabbia lasciando che la pioggia mi bagnasse, tremavo dal freddo, ma non mi importava, non mi importava più di nulla, non sentivo più nulla.

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