Provarci?...
La mattina dopo mi svegliai e pensai che si fosse trattato solo di un bel sogno, ma un messaggio, che trovai sul cellulare, mi ricordò che non era così, era successo davvero...
Buongiorno Alexandria, questa notte non sono riuscito a dormire, ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo i tuoi. Quando mi sono svegliato, non ho potuto fare a meno di scriverti e dirti che il sorriso che ho da ieri, non vuole proprio saperne di andare via. Non so davvero cosa mi stia succedendo,ma è una sensazione bellissima che spero stia sentendo anche tu. Io ci voglio provare davvero a stare con te. Proviamoci Alexandria.
Ti aspetto all'entrata a scuola.
Matteo.
p.s: Non vedo l'ora.
p.s.del p.s: Mi piace tantissimo pronunciare il tuo nome.
E no, non era stato affatto un sogno. Matteo e il nostro ballo, Matteo e il nostro bacio, c'erano stati davvero. E io non seppi dire cosa sentissi in quel momento, non lo capii neanche io. Sapevo solo che leggere quel messaggio mi aveva messo lo stomaco sotto sopra, sembrava che qualcuno si stesse divertendo a saltellare nel mio stomaco, altro che farfalle svolazzanti. E il cuore? Quello batteva come fosse un bongo e Matteo e il ricordo del suo bacio, le mani che davano vita al suo suono.Non sapevo davvero se fosse una cosa buona o se dovessi iniziare a preoccuparmi, in fondo che cosa ne sapevo io di sentimenti, ultimamente l'unico con cui avevo avuto a che fare era stato il dolore, e con lui la solitudine.
E ora?
Ora provavo tante cose tutte insieme e avevo paura, perché anche se le sensazioni che sentivo mi facevano sentire viva dopo mesi, le stesse mi avrebbero resa ancora più vulnerabile. Matteo aveva detto di provarci, ma io ci volevo provare? Credo che la risposta a questa domanda la sapessi già dentro di me. Io ci volevo provare, nonostante la paura, perché se c'era qualcosa che in questi mesi avevo capito, era che rinunciare alle cose per timore, mi avrebbe solo fatto perdere delle occasioni importanti, che probabilmente non si sarebbero più ripresentate. Crediamo sempre di poter rimandare a domani, ma la verità è che non sappiamo quanti domani ci verranno concessi, perché questa vita fugge via, senza poterla fermare mai.
E io non volevo perdermi nulla, non più.
Ci avrei provato, avrei provato davvero ad avere dei domani con Matteo.
Uscendo di casa quella mattina, trovai un biglietto di mamma, con il quale mi avvisava che era dovuta uscire presto, ormai parlavamo così io e lei. Ma quel giorno non volevo pensare a quello, mi concentrai su Matteo ed il suo sorriso.
Andai a casa dell'amichetta di Elena, avevo voglio di vedere la mia sorellina e stare un po' in sua compagnia.
Elena appena mi vide, mi corse incontro e mi abbracciò.
"Ale sono contenta che sei qui, mi sei mancata tanto stanotte" disse stringendomi forte.
"Anche tu mi sei mancata tanto, ma non ti sei divertita a casa con Erica?"
"Si e anche tanto, ma stanotte volevo dormire abbracciata con te." E fece una smorfia, arricciando le sue piccole labbra, che mi provocò un sorriso.
"Ti prometto che stanotte dormiremo abbracciate solo io e te, ora però ti porto a fare colazione al bar."
"Siiii" gridò lei con la sua vocina tutta entusiasta.
Parlai con i genitori di Erica e gli promisi che avrei accompagnato mia sorella a scuola. Il bar era proprio di fronte la scuola di Elena, era piccolo, aveva dei tavoli fuori e il tempo ancora ci permetteva di goderci la fresca brezza mattutina, senza sentire freddo. Presi un cornetto al cioccolato e una tazza di latte per la mia sorellina, mentre io un semplice cornetto vuoto. Elena iniziò a raccontarmi tutto quello che aveva fatto la sera precedente. Aveva mangiato una pizza buonissima e a detta sua grandissima, per mimarla si alzò dalla sedia e disegnò un cerchio circolare nell'aria con le sue piccole mani, mi disse che aveva fatto la lotta con i cuscini e che aveva vinto lei. Anche questa volta, si alzò per farmi vedere come aveva tirato il cuscino, era davvero buffa e non potei non ridere. La cosa bella era che aveva tutto il mento sporco di cioccolata, ma non se ne curava minimamente, era bello vederla così spensierata.
Ad un certo punto tra una risata e l'altra e dopo averla costretta a pulirsi dal cioccolato mi guardò e disse: " Tu sei strana."
"Strana?"
"Si, ridi. Non lo facevi da tanto, come la mamma."
"Elena io con te rido sempre."
"Si ma eri triste lo stesso. Oggi ridi."
Non potevo credere che la mia sorellina si fosse accorta di questo, io con lei ridevo sempre, ma aveva ragione, era un sorriso triste. Di quante cose si accorgono i bimbi, quando neanche noi stessi lo facciamo.
"Hai conosciuto qualcuno come papà?"
"Cosa?" Esclamai sorpresa.
"Si. Vedi, mamma rideva come te quando c'era papà."
Mia sorella mi lasciò davvero incredula, non credevo che lei così piccola, potesse fare caso a queste cose. Eppure lo aveva fatto, aveva visto sempre tutto lei, anche nei suoi pochi anni.
"Ma nooo, sono contenta di stare con te" mi affrettai a rispondere imbarazzata.
"Però sei diventata tutta rossa, come il sugo che si mette sulla pasta."
"Ma no no cosa dici, dai andiamo, che tutti i bimbi stanno entrando."
"No dai dai, dimmi come si chiama. Ti prego, ti prego. Dimmelo, dimmelo. Non lo dico a nessuno. Per favoreeee"
"No no ma cosa dici Elena, dai vai dentro" le risposi attraversando la strada con la sua manina nella mia.
"No no, se non mi dici il nome, io sto qui." E fece il suo sguardo arrabbiato, incrociando le braccia sul petto e piegando il labbro inferiore verso giù, era adorabile,anche se voleva sembrare arrabbiata.
"Matteo, si chiama Matteo" dissi infine
"Matteo, Matteo. Si chiama Matteo." Iniziò a urlare battendo le mani tutta contenta.
"Shh Elena basta, ora vai dentro." Ma guarda tu che situazione, ci stavano guardando tutti.
"Si però lo voglio vedere, voglio vedere se è bello. Va bene?"
"Va bene."
"Siii che bello, che bello" mi abbracciò di nuovo e finalmente si decise ad entrare dentro, dove la sua maestra la stava aspettando.
Incredibile, Elena era veramente una bimba sveglissima, era intelligente come lo era papà e aveva il suo carattere, solare e sempre con il sorriso. Me lo ricordava così tanto.
Mi incamminai verso la mia scuola, Matteo mi stava aspettando, sentivo già il cuore iniziare a correre e le gambe andare più veloce. Il mio corpo aveva fretta di arrivare.
Quando vidi la scuola, con il suo rosa confetto ad aspettarmi, le mie labbra si incurvarono spontaneamente. Non ero mai stata contenta come quel giorno.
Una volta arrivata, cercai tra i ragazzi il volto di Matteo, ma non lo trovai. Entrai dentro e vidi un gruppo di ragazzi fermi davanti al muro bianco, come se lì ci fosse qualcosa di interessante da osservare, cercai di farmi spazio tra i ragazzi per riuscire a vedere cosa stesse succedendo. Non feci in tempo neanche a realizzare che sentii una fitta al cuore, l'unica cosa che i miei occhi riuscirono a vedere, fu una scritta grande sul muro, di un verde acceso, che mi colpì come un pugno allo stomaco...
"IL PADRE DI ALEXANDRIA MARTINI DELLA 2 D ERA UN ALCOLIZZATO".....
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