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Nuove conoscenze

Fu una mattinata dura da far passare quella, tra risatine e sguardi che mi sentivo addosso. Non capivo davvero cosa ci fosse da guardare o da ridere, le offese non dovrebbero fare questo effetto, eppure stranamente è così che succede quando qualcuno viene preso di mira. Le persone, gli altri ragazzi, stanno a guardare senza avere il coraggio di contraddire, a volte per paura di essere i prossimi, altre perché credono di potersi sentire grandi mettendosi dietro a chi, grazie a loro, grande ci si sente davvero. Eppure basterebbe poco per farle crollare queste convinzioni, perché alla fine pure il più grande intrattenitore senza il suo pubblico non sarebbe nessuno, è quello a dargli forza ed è sempre quello a poter decidere di toglierla. Ma noi, ragazzi facilmente influenzabili e nella nostra adolescenza così fragili, abbiamo paura di mostrare noi stessi e cerchiamo di essere simili agli altri per essere accettati e non sentirci diversi. Ed è proprio sulla nostra insicurezza che si fonda la forza di ragazzi come Riccardo e Alissa e fin quando non capiremo questo, ci saranno sempre un Riccardo e  un'Alissa pronti a colpire,  nascondendosi dietro i volti e dietro le mani di chi immobile sa solo stare fermo a  guardare....

E di tutte le ore che mi scivolarono lente addosso non avevo capito nulla. I miei occhi erano fermi sulla scritta che si trovava sul banco, più la guardavo e più faceva male, perché anche se sapevo che quella era un offesa gratuita e non vera, la mia insicurezza e la mia fragilità non mi permettevano di farla scivolare via come se fosse niente, come se non l'avessi mai vista, come se nessuno l'avesse mai scritta. Forse era una cosa stupida farsi ferire da parole scritte da chi in fondo non ti conosce, ma anche se non volevo, faceva male lo stesso.

Quando suonò la campanella aspettai che tutti uscissero, non volevo fare nessun incontro spiacevole, per quel giorno ne avevo avuto abbastanza. Rimase in classe come me solo una ragazza, Isabella. Lei non era mai stata una chiacchierona, stava spesso per i fatti suoi e dava poca confidenza, credo fosse per questo che in quasi quattro anni le avevo parlato così poco. Io ero pressappoco simile a lei, era difficile mi avvicinassi.

Vidi Isabella venire verso di me e fermarsi a pochi passi dal mio banco, stette ferma qualche istante a fissarmi con i suoi occhi castani, i capelli, che erano dello stesso colore degli occhi, racchiusi in una treccia laterale che le cadeva sulla spalla destra, era magra, ma non eccessivamente, indossava dei jeans blu con una maglia verde. Era una bella ragazza, era sempre stata corteggiata, ma come ho detto non dava molta confidenza, aveva rifilato  un bel due di picche anche a Riccardo una volta.
Ad un certo tirò fuori dallo zaino un pacco di fazzoletti e me lo porse "Tieni questi e inizia a strofinare, io vado a farmi dare dell'alcol dal bidello e vediamo di togliere questa scritta idiota" disse per poi uscire dall'aula. Feci come aveva detto e dopo pochi minuti la vidi tornare con la bottiglia dell'alcol in mano, ne versò un poco sui fazzoletti e iniziò a pulire insieme a me.

"Grazie" le dissi.
"Sai, dovresti ignorare quello che dice Alissa la gallina, non devi risponderle, altrimenti lo farà apposta per provocare una tua reazione e sapendo che le sue parole e i suoi gesti possono ferirti continuerà" a parte la risata che mi provocò il sentire il nome di Alissa la gallina, mi chiesi il perché lei mi stesse aiutando.
"Perché mi aiuti? Non ci siamo mai parlate tanto io e te, eppure sei qui al posto di chi credevo un'amica"
"Anche io sono stata presa di mira da Alissa e compagnia, guarda caso è successo dopo che avevo rifiutato di uscire con Riccardo. Lei ed il suo gruppetto mi aspettavano all'uscita di scuola e cercavano in tutti i modi di offendermi, ma l'ho sempre ignorate. Una volta trovai la scritta "bitch" sul mio banco e la cancellai come sto facendo ora"
"Davvero? Io non mi sono mai accorta di nulla, non me lo ricordo quel giorno" Possibile non ci avessi mai  fatto caso?
"Credo non ci fossi a scuola in quei giorni. Iniziò tutto poco tempo dopo l'incidente di tuo padre e non durò molto per fortuna"

È vero, dopo l'incidente di papà a metà maggio mi assentai da scuola e non tornai più fino alla chiusura, per fortuna avevo buoni voti e vista la situazione mi permisero di  andare giusto a giugno due giorni con Vanessa per recuperare qualche interrogazione.
"È stato le ultime settimane di scuola, ma come hai fatto a farli smettere di prenderti in giro?" se c'era un modo volevo saperlo anche io.
"Quel giorno quando trovai la scritta andai da Riccardo, ero sicura ci fosse lui dietro Alissa e le sue offese, quella lì farebbe di tutto per avere le sue attenzioni, gli gira attorno come fanno le galline con il gallo" quella frase mi strappò un'altra risata, la seconda della giornata: "Dissi a Riccardo che doveva avvertire le "sue galline" di smetterla, lui fece il finto tonto, ma per fortuna  con lui c'era Matteo che una volta fattosi raccontare tutta la storia, mi promise che le avrebbe fatte smettere. Dal giorno dopo non mi diedero più fastidio" il mio Matteo l'aveva aiutata, era sempre stato così, ma io non lo avevo mai notato, era solo apparenza quello che di lui avevo visto.
"Lui è un bravo ragazzo, nei giorni seguenti mi si avvicinò più volte per chiedermi se si erano ripetuti episodi spiacevoli"
"Matteo è speciale" dissi quasi arrossendo, e per me lo era davvero.
"Si e beata sarà chi avrà la fortuna di poterlo avere vicino"  mi lanciò uno sguardo con cui mi disse che la fortunata ero io. E aveva ragione, ero stata  fortunata, peccato che io quella fortuna rischiavo di perderla.
"Dai su ora finiamo di togliere questa scritta che è tardi ed io ho fame" mi disse Isabella sorridendo.

Quando uscimmo da scuola chiesi ad Isabella di accompagnarmi a prendere Elena e di fermarsi a mangiare con noi, era stata gentile con me e volevo ricambiare in qualche modo.
Lungo il tragitto parlammo parecchio e scoprii che anche a lei piaceva il calcio e tifava Milan come me. Mi raccontò di quando suo padre la portò allo stadio la prima volta, mi disse che era piccola e che il papà le aveva spiegato che se la palla fosse entrata nella porta avrebbe dovuto festeggiare. E lei lo fece, peccato che fosse il momento sbagliato perché non era il Milan ad aver segnato, ma la squadra avversaria. Ridemmo parecchio per questo aneddoto, anche se non sembrava, era simpatica Isabella. Ormai lo avevo imparato che spesso quello che si mostra non è quello che si è.  

Arrivammo a scuola di Elena giusto in tempo, tutti i bimbi stavano uscendo e quando la mia sorellina mi vide, mi corse subito incontro e mi abbracciò. In quel momento le braccia della piccola Elena  erano tutto ciò di cui avevo bisogno, mi mostravano affetto vero, sincero e sentii tutta la tensione e il dispiacere  accumulati quella mattina sciogliersi piano in quel piccolo grande abbraccio.

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