L'amore
Alexandria
Finalmente andava tutto bene, avevo quasi paura a dirlo, ma era vero. Ero tornata a scuola e nessuno parlava più di quella stupida foto, credo che gran parte del merito fosse di Matteo. Lui a scuola era sempre stato rispettato e ammirato, e da quando non c'era più Riccardo lo era ancora di più. Purtroppo per me erano aumentate anche le ragazze che gli giravano intorno, ogni giorno ne vedevo passare una marea davanti la sua classe, tutte in cerca di ottenere anche un solo sguardo da parte sua, ma lui non le vedeva neanche. In fondo è sempre stato così Matteo, schivo, riservato e non molto interessato a tutte le attenzioni che gli venivano rivolte.
Stavamo sempre insieme a scuola durante le pause e ogni volta che mi baciava li vedevo gli sguardi sognanti delle altre, avrebbero voluto un Matteo tutto per loro, ma lui era mio soltanto. In fondo quelle ragazze le capivo, anche io l' avevo osservato da lontano per molto tempo, ero sempre stata in un angolo in silenzio a guardare i suoi sorrisi, veramente rari ma bellissimi, i suoi occhi sfuggenti e le sue smorfie da duro. E ancora non riuscivo a credere che io da invisibile, quale credevo di essere, fossi diventata la sua ragazza. Mi faceva strano anche solo pensarlo. Eppure era successo, lui mi aveva scelta ed era una sensazione bellissima sapere di piacere essendo semplicemente me stessa.
Ero chiusa nella mia stanza da un'ora con i miei pensieri vaganti cercando qualcosa da mettermi, Matteo aveva deciso che dovevamo festeggiare i nostri tre mesi,io avevo cercato di fargli notare che in realtà la nostra vera storia è iniziata il giorno del nostro primo bacio, ma lui fattosi serio, aveva detto che è dal nostro primo sguardo che si era innamorato di me e quel giorno andava assolutamente ricordato. In realtà anche per me era stato lo stesso, i suoi occhi mi hanno legata a lui dal primo momento.
Ero letteralmente in panico, la serata doveva essere perfetta, ma avevo buttato giù tutto l'armadio senza trovare nulla.
"Ma che cosa hai fatto con tutti i tuoi vestiti?" Disse improvvisamente mamma entrando con Elena.
"Mamma non ho niente da mettermi. I miei vestiti non vanno bene"
"Allora me li prendo tutti io" disse Elena iniziando a saltare sul letto e ripetendo la stessa frase in continuazione.
Mi sedetti a terra e mi misi le mani tra i capelli: "Non posso uscire. Matteo tra mezz'ora sarà qui ed io non sarò mai pronta"
"Tranquilla ora ci penso io" e mia madre sparì dalla porta per poi tornare tenendo in mano un vestito rosso. Era bellissimo, senza spalline, e aveva la gonna a ruota. Era perfetto.
"Tu stasera metterai questo"
"Mamma ma è bellissimo. Quando lo hai comprato?"
"Non l'ho comprato, era mio. Questo l'ho indossato al mio primo appuntamento con vostro padre. E ora voglio darlo a te. Direi che l'occasione lo richiede"
"Grazie mamma è bellissimo" dissi abbracciandola.
"Lo voglio anche io" si intromise Elena smettendo di saltare sul letto.
"Tu sei ancora piccola. Quando ti farai grande penseremo anche a te" le rispose mamma
"Uffa che brutto essere piccoli. Non è giusto" e tornò a sedersi con il suo solito adorabile broncio sul letto.
Mezz'ora dopo ero pronta per uscire, insieme al vestito mamma mi aveva fatto indossare delle décolleté nere e siccome la stagione invernale era vicina mi diede anche un cappotto di stoffa nero per proteggermi dal freddo. I capelli li avevo lasciati sciolti sulle spalle e avevo messo solo un po' di rossetto sulle labbra e l'eyeliner nero a contornare i miei occhi.
Mia madre mi convinse a non esagerare con il trucco, disse che ero bella anche senza.
Quando suonarono non stavo più nella pelle. Andai verso la porta cercando di non cadere e appena l'aprii restai a bocca aperta.
Matteo era lì con i suoi jeans neri, la camicia bianca, la giacca nera e i capelli tirati indietro fermo ad osservarmi.
"Sei bellissima Alexandria" disse lui subito.
"Anche tu non sei male" risposi io sostenuta anche se era bello da togliere il fiato.
"Matteo, Matteo, sei arrivato finalmente" ed Elena gli si buttò praticamente tra le braccia.
Da quando si erano incontrati per la prima volta era sempre così.
La prima volta che lo vide gli disse che non doveva più farmi soffrire se no lei lo avrebbe picchiato ed era stata così seria mentre lo diceva che scoppiammo a ridere tutti. Matteo con il suo solito sguardo che farebbe sciogliere anche i ghiacci, si mise sulle ginocchia le porse la mano e le promise che non mi avrebbe fatta soffrire. E da quel giorno è come se lui fosse diventato anche un po' suo fratello, così dice lei.
"Eccola qui la mia principessina" disse lui prendendola in braccio.
"Sai Ale ha messo sotto sopra il suo armadio perché voleva farsi bella per te" ecco e in momenti come questo che avrei tanto voluto essere figlia unica.
"Ma davvero?" Chiese lui divertito, mentre io volevo solo sprofondare sotto terra.
"Si davvero. E ora voglio sapere dove la porterai, sono curiosa io"
"Eh no questa è una sorpresa. Non posso dirtelo, però ho portato una cosa per te" e Matteo estrasse una piccola scatolina dalla tasca.
Elena la prese e la aprì rivelando al suo interno un ciondolo a forma di E.
Da quando aveva visto il mio si era fissata che voleva averne uno uguale anche lei e aveva pregato Matteo di regalarglielo. E nessuno, neanche lui, riusciva a negare qualcosa alla mia piccola birba.
"Wow è bellissimo. Sei il miglior quasi fratello del mondo"
"Dai Elena ora scendi e vieni qui, lasciamo andare Ale e Matteo" disse mia madre.
"Buonasera signora Martini" la salutò Matteo.
"Ciao Matteo, stai molto bene questa sera. Mi raccomando divertitevi e non fate troppo tardi. Per mezza notte mia figlia la rivoglio di nuovo qui"
"Certo, non si preoccupi, spaccheremo il minuto"
"Ora andate prima che Elena non vi lasci uscire più"
Ci avviammo verso le scale ma mamma mi fermò un attimo per il braccio e mi abbracciò.
"Ti voglio bene Alexandria"
"Anche io mamma"
"Sei così bella stasera e io sono tanto orgogliosa di te. Stai diventando una donna ormai. Una piccola grande donna" disse lei con gli occhi lucidi.
Mi sembrò strano, sembrava quasi che mamma volesse dirmi qualcosa che ancora neanche io sapevo.
Sciolse l'abbraccio e io raggiunsi Matteo.
"Eccoci qui madame" disse Matteo aprendomi la portiera della macchina.
Ancora non potevo credere che la madre gli avesse lasciato prendere l'auto. Non aveva mai voluto farlo guidare forse per paura gli potesse accadere qualcosa, la madre di Matteo aveva il terrore di guidare dopo ciò che successe con il marito e questo l'aveva portata a costringere il figlio con il motorino, regalatogli da Claudio. Lei non era mai stata d'accordo ma si era arresa viste le insistenze di Matteo, ma ogni volta che usciva, soprattutto di sera, per lei era una sofferenza. Questo mi fece sembrare tutto strano, ma non gli diedi peso, questa sarebbe stata la nostra serata.
"Mi vuoi dire dove stiamo andando o devo indovinare?" Chiesi aggrappandomi al braccio di Matteo visto che con la benda che mi aveva costretto a mettere non vedevo più nulla.
"Su dai non essere impaziente. Ora stai attenta e sali i gradini piano"
Feci come mi disse ma rischiai di inciampare una decina di volte.
"Eccoci qui" sentii una porta aprirsi e un odore di salsedine che avrei riconosciuto tra mille colpirmi. Matteo mi tolse la benda ed eccolo lì il mare, agitato come il mio cuore, ad osservare questo nostro momento speciale così come successe la prima volta.
Eravamo su una terrazza affacciata a strapiombo sul mare, quest'ultima era illuminata con delle candele, disposte tutte intorno e al centro si trovava un piccolo tavolo apparecchiato per due. A destra c'erano dei cuscini bianchi messi sopra una coperta rossa, forse di seta, e nell'aria, accompagnata dal rumore delle onde, si sentivano le note di una canzone.
"Mi concede l'onore?" Chiese Matteo, con il suo solito sorriso, allungando una mano nella mia direzione.
"Certo che si" risposi afferrandogliela.
Lui mi abbracciò stretta e io poggiai la testa al suo petto e iniziammo a muoverci piano.
"Sad eyes" sussurrai piano.
"Credo che sia la canzone perfetta" disse alzandomi il viso con le dita affinché lo guardassi negli occhi.
"Ti ricordi? Gli occhi non mentono mai"
"Il nostro primo bacio, come dimenticarlo. E avevi ragione tu, i tuoi occhi non hanno mai mentito ed è in questi due pozzi azzurri che è annegato il mio cuore" dissi, e inevitabilmente, come tutte le volte, mi imbarazzai. Guardarlo mi faceva sempre lo stesso effetto, era impossibile per il mio cuore non iniziare a correre.
"Neanche i tuoi lo hanno fatto. E lo sai qual è la cosa più bella? Che i tuoi occhi anche se tristi non l'hanno mai persa la luce che mi hanno mostrato, quella che mi ha detto tu fossi la ragazza che stavo aspettando. E oggi nel vederli sorridere questi due piccoli oceani, mi sento felice come non ero da tanto"
Non ci pensai due volte e lo baciai.
E mentre la canzone andava sentii le mani di Matteo muoversi e sbottonarmi il cappotto.
Mi staccai dalle sue labbra e lo guardai, lui appoggiò la sua fronte alla mia, mi sfilò l'indumento lentamente dalle braccia sfiorandole delicatamente con le dita. Iniziai ad avere i brividi, ma non avevo paura, Matteo era tutto ciò che desideravo e sapevo che per lui era lo stesso.
Alzai le mani tremanti e tentai di toglierli la giacca che scivolò via velocemente e iniziai a sbottonare la sua camicia bianca mentre le sue mani abbassavano lente la cerniera del mio vestito rosso. Rosso come la notte che stava arrivando.
"Sei la creatura più bella le mie mani abbiano mai abbracciato" sussurrò Matteo guardandomi senza più barriere a dividerci. Mi fece stendere piano sulla coperta e senza mai smettere di guardarmi, si posò dolcemente sopra di me. La sua bocca cercava la mia e le sue mani si muovevano piano lungo le mie gambe. Tremavo ma non avevo freddo, sentii un calore nuovo dentro che cominciò a diffondersi lento quando Matteo iniziò a muoversi piano. Le nostre mani si intrecciarono così come i nostri corpi, pronti a diventare davvero una cosa sola. Chiusi gli occhi e nel silenzio di una canzone meravigliosa, accompagnata dall'unico suono formato dai nostri sospiri, imparai cosa fosse l'amore, quello vero.
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