Incontro...
Le ore finalmente passarono e non riuscii a non pensare al messaggio ricevuto.
Ero incredula.
Riccardo non mi aveva mai neanche rivolto uno sguardo e poi saltava fuori che per tutto questo tempo non aveva fatto altro che osservarmi.
Mi sembrò tutto davvero strano.
Mi confidai con Vanessa, le feci leggere il messaggio e la sua strana espressione non passò inosservata ai miei occhi, sembrò dispiaciuta o forse arrabbiata. Non lo capii allora.
E quando dopo poco mi sorrise e mi guardò con i suoi occhi verdi mi disse che era contenta per me, insomma se uno come Riccardo ti scrive delle parole così non puoi non esserlo. Pensai che sicuramente era contenta, la rabbia che avevo visto attraversarle lo sguardo doveva essere stata solo una mia impressione.
Per tutto il tempo non fece altro che parlare di quanto Riccardo fosse bello, simpatico, tanto che pensai che forse lui avrebbe dovuto mandare il messaggio a Vanessa e non a me, perché ad essere sincera io non ero poi così contenta, insomma era vero, in passato lo avevo osservato di nascosto, eppure non riuscii ad esserne entusiasta. Allora pensai dipendesse dal mio stato d'animo, stavo affrontando una perdita troppo grande per poter pensare ad altro, ma c'era qualcosa dentro di me che mi diceva che forse sarebbe stato meglio ignorare il messaggio, cancellarlo come se non lo avessi mai ricevuto.
Quel giorno salutai Vanessa e decisi di andare al mare da sola, avevo bisogno del suo suono silenzioso, ma mentre ero alla fermata ad aspettare l'autobus un motorino si avvicinò a me, il ragazzo alla guida era Riccardo. Mi guardò e con il suo bellissimo sorriso mi porse la mano...
"Ciao Alexandria, io sono Riccardo" gli porsi la mia mano e lui la strinse forte continuando ad osservarmi tanto che mi fece abbassare lo sguardo per l'imbarazzo.
"Volevo scusarmi con te per non essermi fatto avanti in tutto questo tempo. Lo so che ho scelto il momento peggiore per farlo, ma come ti ho scritto vorrei tanto che tu mi dessi la possibilità di farmi conoscere per quello che sono e di poterti stare vicino in questo momento"
Continuò a fissarmi, li sentivo i suoi occhi su di me e riuscii a dire una sola frase: "Come hai fatto ad avere il mio numero?"
"L'ho chiesto ad una tua compagna di classe. Lo so che non avrei dovuto, ma ho pensato fosse l'unico modo per avvicinarmi a te" rispose.
"Eppure adesso sei qui, ti sei avvicinato e non mi sembra tu sia in difficoltà in nessun modo"
"Dovresti saperlo che l'apparenza inganna e comunque sono qui perché
vorrei portarti in un posto."
"Mi dispiace ma ho un impegno, devo andare, non posso proprio rimandare."
"Per favore vieni con me, prometto che non ti faccio fare tardi e poi ti porterò dove vorrai. Fidati di me."
Fidarsi non è proprio una cosa semplice, le persone hanno la brutta abitudine di passarci sopra i piedi alla fiducia che gli concedi, ma in quel momento però non ci pensai molto e accettai. L'idea di stare lì ferma ad aspettare era molto meno allettante di Riccardo ed un giro in motorino.
"Va bene vengo" e Riccardo sorrise di nuovo, con quel sorriso che tanto mi era piaciuto in quegli anni.
Durante il tragitto lo strinsi forte, all'epoca non ero certa se lo avessi fatto per paura o per la semplice voglia di farlo. Credo fosse entrambe le cose.
Mi portò in un parco, era grande, tutto ricoperto di verde, si divideva in due lati separati da quello che sembrava un lungo corridoio di terra su cui si appoggiavano le ombre di grandi alberi. Dal lato destro c'erano vari giochi per i bambini, mentre al lato sinistro c'erano dei tavoli in legno con delle panche dello stesso materiale.
Era bello davvero e a quell'ora non c'era molta gente.
Ci sedemmo su una delle panche con lo sguardo rivolto verso l'altro lato.
Riccardo aveva un'espressione seria dipinta sul volto ed era strano perché non l'aveva quasi mai.
Dopo qualche minuto di silenzio iniziò a parlare...
"Sai Alexandria, questo posto è speciale per me proprio come il mare lo è per te. Qui ci venivo sempre con mio padre quando ero un bambino, mi ci portava tutte le domeniche e giocavamo insieme a pallone.
Ricordo come mi spingeva su quell'altalena lì" disse indicando il lato opposto "ed io sorridevo dicendogli che volevo andare più forte, che volevo volare.
Ricordo quei pomeriggi come i più belli della mia infanzia. Poi purtroppo un brutto male me lo ha portato via e da allora vengo qui ogni volta che posso."
Non riuscii a credere che anche lui avesse passato quello che stavo passando io. Lui mi era sempre sembrato un tipo piuttosto allegro, solare e non pensavo che quel dolore si nascondesse nel suo cuore.
"Perché vieni qui, non ti fa male vedere tutto questo ora che lui non c'è più?" Chiesi forse stupidamente.
"Vengo qui perché i ricordi che ho di lui iniziano ad annebbiarsi e questo posto è pieno di momenti che erano solo nostri ed io non voglio che se ne vadano" disse puntando lo sguardo per terra.
Io che non ero mai stata brava a stare vicino a qualcuno feci l'unica cosa che volevo qualcuno facesse con me.
Lo abbracciai.
Lui mi strinse forte e nonostante quella fastidiosa sensazione che mi suggeriva ci fosse qualcosa di strano in tutto questo non ne volesse sapere di abbandonarmi, pensai valesse la pena fidarmi di lui. Portavamo lo stesso dolore nel cuore noi due, lui poteva capirmi ed in quell'abbraccio mi sentii un po' meno sola.
Non andai al mare quel giorno.
Tornai a casa dopo quell'incontro e feci l'unica cosa di cui sentivo
davvero bisogno.
Scrissi...
"Ciao papà, oggi è stata una giornata migliore di ieri. Sono tornata a scuola e per la prima volta sono riuscita a parlare di te.
Lo sai? Avevi ragione tu, i professori alla fine non sono così male, non tutti almeno.
Oggi il prof di Italiano mi ha detto che i ricordi che ho di te sono la tua presenza nell'assenza. Io vorrei davvero che fosse vero papà, perché per ora i ricordi servono solo per ricordami la tua assenza.
E lo so, lo so che ho detto che nonostante tutto ci avrei provato ad andare avanti e credimi quando ti dico che proverò a farlo davvero
Per questo oggi voglio dirti che ho conosciuto Riccardo.
È stato così strano papà, ho sempre la sensazione ci sia qualcosa che io non riesca a vedere, eppure oggi lui si è aperto con me, mi ha parlato del suo di papà ed in quell'abbraccio che ci siamo dati lui mi sembrava sincero. Ma non lo so, ho paura papà, aprirsi con qualcuno mi fa quest'effetto.
E se tu fossi qui te lo chiederei che cosa dovrei fare adesso.
Te lo chiederei se è di lui che dovrei fidarmi....
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