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Come away with me

Alexandria

Ero con Matteo e mi sentivo bene, mi sentivo felice, con lui vicino lo sentivo che non mi mancava nulla, anche il vuoto che papà aveva lasciato sembrava meno profondo. Lui mi sarebbe mancato sempre, ma stretta a Matteo lo sapevo che sarei dovuta andare avanti, ed era lui il mio avanti.
Io non lo sapevo mica se questo nostro strano amore ci avrebbe portato  a stare insieme per poco o per tanto, ma sapevo che un sentimento così io non l'avevo  vissuto mai e non importava se sarebbe durato un mese, un giorno, un anno o per sempre, quello che importava era che noi due fossimo insieme e questo a me bastava per provarci a seguirla la scia di quel nostro strano amore.

E quel giorno a scuola, nel corridoio, non lo so per quanto tempo rimanemmo abbracciati io e Matteo, forse un minuto, forse dieci, magari trenta, non me lo ricordo ma di sicuro non mi scorderò mai la sensazione che provai. Tra le sue braccia io non mi sentivo più sola, non mi sentivo più il pezzo di un puzzle incompleto che non riuscirai a finire mai perché mancante del suo contrario, ma che nonostante questo ne rappresenta la sua metà perfetta. Io mi sentivo completa perché lo avevo trovato il mio contrario, la mia metà perfetta che si era incastrata con me dando vita al nostro insieme, fatto di me e lui soltanto.
Non una parola uscì dalle nostre labbra quella mattina, io ero nei suoi occhi e lui nei miei e non c'era bisogno di dirlo quanto avessimo sentito uno la mancanza dell'altro, era tutto lì, nei nostri sguardi, nel nostro abbraccio lungo un corridoio deserto ma pieno di noi. Noi e basta.

Saltammo la scuola quel giorno e senza staccarci mai salimmo sul suo motorino.
E lo strinsi forte da dietro Matteo lungo il tragitto, non volevo più rischiare di perderlo lungo la strada perché era con lui che volevo percorrerla. E con il vento tra i capelli e il mio cuore appoggiato sulla sua schiena la sentii quella sensazione di averlo trovato il mio posto nel mondo, quel luogo dove sentirmi me stessa sempre, senza maschere né filtri, quel luogo dove poter stare senza paure né timori, il luogo dove sentirsi sicuri e forse felici.

Arrivammo a casa mia salendo le scale in tutta fretta e non appena la porta si aprì non c'era più niente, ma solo io e Matteo e quella mancanza sentita troppo a lungo che desiderava  solo essere colmata.
E quando le labbra di Matteo toccarono le mie sentii il suo sapore, il sapore di vita, quella che mi aveva ridato, quella che ero pronta a vivere con lui. E nei nostri vestiti che scivolarono piano a terra c'era il nostro desiderio, quello sentito, provato, negato ma voluto. Nel nostro toccarci la pelle c'era il bisogno l'uno dell'altro, nei nostri sospiri l'intensità dei momenti vissuti, nelle nostre mani intrecciate l'amore provato. Nella mia stanza che osservò il nostro amarci c'era la bambina che non ero più e la ragazza che ero diventata, nello sguardo di Matteo la ragazza che ero e la donna che volevo essere, nelle sue labbra su di me la passione che non scorderò mai, nel mio stringerlo forte la voglia di non lasciarlo andare mai, nell'incastro perfetto dei nostri corpi intrecciati il nostro puzzle completo, il nostro intero, il nostro insieme, quello fatto di me e lui soltanto.

Restai accoccolata contro il petto di Matteo a lungo, lo strinsi forte, non volevo si allontanasse da me, mi era mancato troppo. Erano stati pochi i giorni che ci avevano tenuto lontani, eppure a me ogni giorno era sembrato sempre troppo lungo senza di lui. Mi giravo spesso a cercarlo tra i ragazzi a scuola o per strada, ma nonostante i tanti occhi che avevo incrociato così simili ai suoi, nessuno aveva il suo stesso colore, in nessuno riuscivo a specchiarmi e trovarmi. Nessuno era lui.
Ero stata così stupida ad aver permesso alla rabbia di sopraffarmi che stavo per perdere la cosa più bella che la vita mi avesse regalato.

Non potevo cambiare quello che era successo, non lo potevo dimenticare, sarebbe stato sempre parte di me, ma anche Matteo era parte di me, la parte più bella, quella più importante, non potevo stare senza. E avevo paura anche solo a pensarle quelle cose, ma era la verità e anche se ero terrorizzata dalla profondità del mio sentimento per Matteo, io volevo viverlo fino in fondo, senza pensare a cosa sarebbe stato domani, al cosa potrebbe succedere se un giorno lui se ne andasse, lui era accanto a me in quel momento, era quella la sola cosa importante.

Mi stringeva forte Matteo e sapevo che io ero mancata a lui tanto quanto lui era mancato a me e con la testa poggiata sul suo  petto lo ascoltai battere il suo cuore e mi sentii terribilmente in colpa all'idea di averlo ferito, di avergli lasciato una scheggia dentro che non so se avrebbe mai smesso di fargli male.
Alzai la testa e lo guardai negli occhi per un attimo e alla fine lo trovai il coraggio di parlargli: "Io non volevo Matteo, non volevo dire quello che ho detto, non lo penso e so che tutto quello che hai fatto fino ad oggi è stato per me, ti ho accusato di non essere in grado di proteggermi, ma non è vero. Senza di te non so se sarei riuscita a riprendere la mia vita che si era interrotta dopo la morte di mio padre, senza di te non so se il sorriso che ami tanto sarebbe tornato, senza di te non so se avrei trovato la strada per tornare indietro dopo l'incidente, perché papà mi ha indicato la via, ma tu sei stato la luce nel buio che mi ha condotta di nuovo a casa, da te.
So quanto hai sofferto e soffri per quello che successe anni fa con tuo padre e ora con Riccardo, io lo so che questo distrugge te quanto me, ma noi siamo più forti di questo, noi non ci arrendiamo, non ci faremo distruggere e andremo avanti insieme.
Scusami Matteo e sappi che io ti amo che mi manca il respiro solo a dirlo e anche se sono terrorizzata da quello che provo, io voglio viverlo con te"
E tutto quello che non ero riuscita a dire uscì dalle mie labbra come un fiume che rompe gli argini, senza freni, pronto ad avvolgere tutti gli ostacoli che si trovava davanti.
Matteo mi guardò con i suoi occhi azzurri e finalmente lo vidi quel colore che era solo il suo, riuscii a specchiarmi attraverso essi e mi trovai, nel suo sguardo io ci vidi me.

Matteo alzò la sua mano e mi scostò i capelli dal volto accarezzandomi la guancia con delicatezza.
"Mi sei mancata da morire Alexandria...E so che non volevi ferirmi, eri solo delusa, arrabbiata e credimi che se potessi tornare indietro farei tutto diversamente, fermerei Riccardo ancora prima che possa solo pensare di avvicinarti. Ma una cosa non la cambierei mai e sei tu. Mi hai letteralmente stravolto la vita, non pensavo di poter amare prima di incontrarti, non pensavo di potermi staccare dal ricordo di quella notte di tanti anni fa, non pensavo sarei mai riuscito ad ammettere che per me mio padre non è quella persona che ho perso anni fa, ma chi ho trovato sempre al mio fianco, che anche nel mio silenzio ha saputo esserci sempre.
Senza di te io Laura non avrei mai avuto il coraggio di incontrarla, tu non lo sai, ma sei stata la mano che mi ha sostenuto sempre, anche quando non c'eri, anche quando ho rischiato di perderti. Tu sei stata tutto Alexandria e sappi che ti amo che mi manca la voce per dirlo e anche se sono terrorizzato come te da quello che provo, io voglio viverlo con te"

Le sue parole non le avrei dimenticate mai, ogni lettera di quello che avevo sentito mi sarebbe rimasta tatuata sul cuore e anche se avevo paura che un giorno lui sarebbe andato lontano,  avrei sempre avuto qualcosa a cui aggrapparmi per sapere che era esistito un amore così ed io l'avevo vissuto.
Mi buttai tra le sue braccia e incastrai il mio viso nell'incavo del suo collo e respirai forte il suo odore, l'odore di casa. 

"Se vuoi perdonarlo io starò al tuo fianco lo stesso, non mi importa, non gli permetterò di dividerci, so che lui per te è stato importante, era il fratello che non hai mai avuto" sussurrai e anche se mi faceva male dirlo era giusto così ed io lo sapevo.
"Guardami Ale" rispose Matteo cercando di prendermi il volto per osservare i miei occhi pieni di lacrime, lo so che le sentiva scivolargli addosso.
"Guardami Ale" ripeté di nuovo e questa volta lasciai che mi prendesse il volto tra le mani affinché li vedesse i miei occhi.
"Tu, tu puoi perdonarlo?"
Non riuscii a rispondere, io non sapevo se sarei mai stata in grado di farlo, abbassai lo sguardo ancora e allora Matteo proseguì: "Quando e se lo perdonerai tu, allora lo farò anche io" ma io non volevo che questo dipendesse da me, il perdono è qualcosa che ognuno di noi vive a modo suo, è personale, troppo, non può dipendere da altri.
"Matteo, no, tu devi perdonarlo se vuoi farlo, non può dipendere da me, è troppo importante, devi sentirlo dentro se è quello che vuoi davvero"
"Io voglio te davvero e oggi non è a questo che voglio pensare, per oggi voglio che tutto questo resti fuori. Oggi ci siamo solo io e te" e unì le sue labbra alle mie senza darmi il tempo di replicare, con il suo corpo premuto contro il mio mi fece sdraiare di nuovo sul letto e dalla labbra la sua bocca scese sul collo e lentamente sempre più giù, sentivo la scia dei suoi baci percorreremi e dopo poco dimenticai tutto quello che fosse altro da me e lui.

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai da sola nel letto, dovevo essermi addormentata, Matteo non era più accanto a me e subito un senso di inquietudine si impossessò di me.
Stavo per alzarmi dal letto quando la porta della mia camera si aprì e Matteo entrò con un vassoio con sopra una piccola torta al cioccolato che al centro aveva le candeline che rappresentavano il numero diciotto.
Iniziò a canticchiarmi buon compleanno avvicinandosi piano al letto, aveva un sorriso dolce stampato sul volto, i ricci scuri che gli ricadevano su quei suoi occhi azzurri profondi come l'oceano che si portava dentro. Era bellissimo il mio Matteo e ogni volta che mi fermavo ad osservarlo  il cuore iniziava a correre veloce, come in quel momento, diventai rossa e abbassai lo sguardo.
"Te lo sei ricordato" sussurrai piano.
"Non l'ho mai dimenticato" rispose lui poggiando il vassoio sul letto e sfiorandomi il mento con le dita "così come non dimenticherò mai il tuo emozionarti per le piccole cose.
Buon compleanno Alexandria"
Lo guardai negli occhi e sorrisi, stavo per baciarlo ma lui mi fermò.
"No signorina, prima deve spegnere le candeline, anche perché se non lo fa rischiamo di dare fuoco a questo bellissimo letto" e ridemmo entrambi a quelle parole.
Poi Matteo prese il vassoio di nuovo in mano e me le mise davanti.
"Forza fai un bel respiro e spegni"
Chiusi gli occhi e soffiai sulle candeline con un sorriso divertito sul volto.
"Hai espresso il tuo desiderio?" mi chiese.
"No, non ne ho bisogno, il mio desiderio è qui di fronte a me"
Matteo si sporse verso di me e mi baciò dolcemente.
"Allora lo realizzi il mio di desiderio?" Sussurrò sulle mie labbra.
"Qual è il tuo desiderio?"
Matteo si scostò da me e si allungò verso la sua giacca e tirò fuori una busta bianca, quella che si usa per le lettere e me la mise tra le mani.
Sopra c'era una frase scritta in inglese:

"Come away with me"

"Vieni via con me" lessi "che cosa vuol dire?" Chiesi stupita.
"Apri la busta e vedrai"
Non me lo feci ripetere due volte, aprii la busta e quando vidi cosa conteneva non potei crederci.
I miei occhi si riempirono di lacrime, ma erano di gioia questa volta.
"Australia, sono biglietti per andare in Australia" dissi con voce tremante.
Matteo si portò via le mie lacrime con le dita e me lo chiese:
"Vuoi venire via con me Alexandria?"
Lo guardai per un istante, poi mi buttai tra le sue braccia e non ci fu bisogno di dire nulla perché il mio sì lo stavo gridando stringendolo forte al cuore il mio Matteo.

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