Capitolo 6
Fissavo ostinatamente la bottiglietta d'acqua di fronte a me, ignorando tutto e tutti.
O almeno, ci stavo provando.
«Dai, devi assolutamente venire! Non puoi perderti la prima festa dell'anno», Liz non la smetteva un attimo di insistere dopo aver ricevuto un categorico no come risposta da parte mia.
«Te l'ho detto, devo accompagnare mia madre dal medico fuori città» dissi, guardandola con occhi supplicanti.
«Parlerò io con tua madre. Sono sicura che mi dirà di sì, una volta che le chiederò se puoi venire alla festa» affermò con sicurezza e mi guardò con due occhioni così luminosi da fare un baffo al sole.
A quel punto non seppi più cosa replicare e mi abbandonai sulla sedia, con un mugolio di sconfitta. Liz notò la mia resa e si mostrò soddisfatta, sorridendomi con la lingua in mezzo ai denti, per poi girarsi verso gli altri.
Cominciò a gesticolare concitata e a parlare di come sarebbe stata la festa con Rod e con una ragazza del suo corso di francese, di cui non ricordavo il nome.
Io, d'altro canto, non ero molto entusiasta di andare alla festa del giorno seguente ed il motivo per cui non volevo farlo era più che giustificato: la festa si trovava a casa di Scarlett, che aveva invitato tutta la scuola per festeggiarne l'inizio, o almeno così mi avevano detto. Liz era a conoscenza del fatto che non sopportavo Scarlett e quelle altre due sue amiche, ma, quando si parlava di feste, lei era inarrestabile e, ad ogni costo, vi doveva andare.
«Magari alla festa rivedrai Nicholas» sussurrò ad un certo punto Liz al mio orecchio e mi fece tornare in mente il fatto che dopo avermi chiesto scusa non si era presentato alle lezioni per quasi due settimane. Un po' -dovetti ammetterlo- ero preoccupata. Che gli fosse successo qualcosa? O che magari gli fosse venuta una qualche malattia? Non sapevo dare una risposta a queste domande e la cosa mi frustrava parecchio. Non solo per il fatto di non sapere il motivo della sua assenza prolungata, ma anche perché avevo lavorato da sola per il lavoro da fare in coppia.
Qualche giorno prima ero arrivata a chiedere addirittura informazioni riguardanti il presunto malato a Scarlett. Lei, ovviamente, non si era degnata di rispondermi e questo mi aveva mandato su tutte le furie perché, se c'era una cosa che non sopportavo, era proprio chi mi ignorava. Non avevo voluto darle però la soddisfazione di vedermi dare in escandescenze, quindi mi ero girata ed avevo cominciato a parlare con il suo compagno di banco, Quincy. Lui, avevo scoperto, era un ragazzo dolce come il miele e timido -come avevo già potuto constatare i primi giorni- ma si era dimostrato anche una persona molto comprensiva nei miei confronti, soprattutto quando quel giorno mi aveva suggerito di lasciar perdere Scarlett; cosa che io avevo fatto ben volentieri.
«Eri, domani passiamo a prenderti io e Garret, un mio amico del terzo anno, per le otto. Va bene?» mi propose Rodney, mentre stavamo camminando verso la porta della mensa, ed io accettai il passaggio, sorridendogli.
Mentre procedevamo verso l'aula di inglese, stavo ripassando mentalmente le cose che avrei dovuto comprare al supermercato prima di tornare a casa, quando, ad un certo punto, mi ricordai di un piccolo particolare.
«Rod, domani riusciamo a dare un passaggio anche a Liz e a Courtney, quella mia amica di cui ti ho parlato?» chiesi, fermandomi di fronte alla porta dell'aula di inglese.
Lui mi guardò inclinando leggermente la testa e corrugando le sopracciglia.
«Non c'è problema, ma guarda che Liz ha già un passaggio per la festa» spiegò ed io, a mia volta, piegai il capo da un lato ed arricciai il naso.
«E da chi?» domandai, cercando di non sembrare troppo scioccata.
«Da Trenton, l'amico di Thomas», rispose e subito aggiunse «pensavo lo sapessi».
Ora sì che ero davvero sbalordita. Avrei dovuto chiedere spiegazioni alla fine delle lezioni e, fino a quel momento, avevo tempo di pensare al perché non mi avesse detto nulla e, soprattutto, al fatto che uscisse proprio con il migliore amico del suo ex.
Strinsi forte la maniglia della porta, lanciando un'ultima occhiata al ragazzo che si trovava dietro di me, la aprii e mi richiusi in quello spazio così piccolo di un mondo così grande.
^ ^ ^ ^ ^ ^
Quella giornata stava andando di male in peggio. I problemi continuavano a sovrastarsi dentro la mia testa per accaparrarsi il posto del più importante, quello la cui risoluzione andava cercata subito. Nicholas, che non si era presentato a lezione neanche quel giorno; Liz, la quale mi aveva appena lasciato un messaggio, come se avesse capito che l'avrei chiamata se non si fosse fatta vedere fuori da scuola, e nel quale c'era scritto di non aspettarla poiché era uscita prima per un urgenza di cui non dovevo assolutamente preoccuparmi. Sta di fatto che io ero preoccupata eccome: insomma, come si può scrivere in un messaggio la parola "urgenza" e non aspettarsi che una persona non si preoccupi. Poi, in aggiunta a questi problemi, c'era il fatto che non sapevo cosa indossare il giorno dopo. Sarei dovuta andare a girare per i negozi quel pomeriggio, perché nel mio armadio, oltre a felpe, jeans ed un vestito da cerimonia, non avevo nient'altro. Non ero un tipo festaiolo; preferivo starmene distesa sul divano con una tazza di cioccolata calda in una mano ed un bel libro nell'altra.
Mentre riflettevo e spingevo il carrello della spesa, scorrevo con lo sguardo i vari prodotti posti accuratamente sugli scaffali, un dito che picchiettava il labbro inferiore e l'altra mano che dirigeva il carrello.
Avrei dovuto saperlo che, con la mia fortuna, sarei riuscita a scontrarmi con qualcuno in quel supermercato, che, a quell'ora, ospitava un paio di commessi ed un numero poco più superiore di clienti.
«Ahi!» si lamentò la persona di fronte a me, che in quel momento aveva il cappuccio calato sulla fronte.
«Oddio! Scusa, ti giuro che non l'ho fatto apposta!» mi scusai, arrossendo ed avvicinandomi al ragazzo.
«Ci mancherebbe anche che tu l'avessi fatto apposta» ribadì lui, tirandosi via il cappuccio. Due occhi come luce mi fissavano divertiti, un sorriso sornione si era andato a formare su quelle labbra perfette.
«Nicholas» dissi, quasi sussurrandolo, un misto di incredulità e smarrimento nella voce. Aveva le mani infilate dentro le tasche dei pantaloni della tuta, una felpa con la cerniera leggermente aperta ed i capelli scompigliati in maniera così ordinata da sembrare fatta apposta. Aveva la postura ed il fisico di un modello pronto allo scatto; io, al contrario, sembravo un fotografo trasandato, ciò che mi mancava però era la macchina fotografica dietro cui nascondermi.
«Eri» pronunciò il mio nome per la prima volta ed io persi completamente l'abilità di parlare al modo in cui aveva detto il mio nome.
«Bene, se non ti dispiace, io andrei in cassa a pagare». Sempre quel sorriso fastidioso ed al tempo stesso adorabile che mi riduceva al silenzio.
Cominciò ad incamminarsi, sorpassandomi; la camminata elegante ed il passo leggero.
«Perché non c'eri a scuola in questi giorni?» chiesi e subito me ne pentii quando lo vidi voltarsi con uno sguardo serio.
«Sono stato male» fu la sua unica risposta.
«Per così tanto tempo?» insistetti, ero sicura ci fosse dell'altro.
Lui per tutta risposta rise. «Però, siamo molto curiosi vedo».
Io non dissi nulla, aspettai fosse lui a continuare. Non seppi il perché, ma sentivo che non era la malattia il motivo per il quale non era venuto a scuola. All'inizio, io stessa credevo fosse la giustificazione più sensata da dare, ma ora che lo guardavo attentamente, non era di certo il tipo di persona da prendersi una malattia così grave.
«Ho contratto una malattia molto rara» terminò. Se questa era una bugia non sembrava proprio.
«A quanto pare ti sei rimesso, però» conclusi, assottigliando le labbra ed alzando entrambe le sopracciglia.
«Da come l'hai detto sembra quasi che tu volessi non fosse successo» rispose, alzando un angolo della bocca e cominciando ad indietreggiare.
«Ci si vede in giro» salutò ed io inspirai profondamente.
Per quanto potesse attrarre fisicamente, quando apriva bocca diventava irrimediabilmente insopportabile.
Anch'io avevo finito di caricare il carrello, ma feci un altro giro del supermercato per evitare di ritrovare Nicholas alla cassa.
Mentre camminavo lungo gli scaffali presi il cellulare e digitai il numero di Liz. Era arrivato il momento di pensare al problema numero due.
«Pronto?» sentii provenire una voce che non mi suonava per niente familiare dall'altro capo del telefono.
«Pronto, sono Eri, un'amica di Elisabeth» risposi, la mano intorno alla barra del carrello si fece bianca dalla forza con cui la stringevo.
«Aspetti un attimo. Ora gliela passo» disse, al che rilasciai tutta l'aria che avevo nei polmoni.
«Eri?» sentii un singhiozzo trattenuto che venne subito coperto da un colpo di tosse.
«Scusa sono un po' raffreddata» mentì ed io sbuffai per la pessima bugia.
«Liz, cos'è successo? Perché ha risposto un uomo che non conosco al tuo cellulare? E perché stai piangendo?» domandai, ricominciando a sentire il panico che mi invadeva lo stomaco.
«Era il cugino di mio zio Manfred. Lui è...è morto» disse e sentii che i singhiozzi ricominciavano, stavolta più forti.
«Quando ti ho mandato il messaggio ero in ospedale e stavo aspettando di poterlo vedere. Mia mamma è venuta a prendermi stamattina dicendo che lo zio aveva avuto una specie di crollo, ma che poi si era subito ripreso. In ogni caso, mi aveva detto dovevamo andarlo a trovare. E poi...» un altro singhiozzo la costrinse a fermarsi.
Pagai la spesa e con la busta della spesa messa nel cestino anteriore, iniziai a dirigermi verso casa.
«Scusa non ce la faccio a continuare», ormai lo sentivo bene che piangeva.
«Vado a casa a posare la spesa e arrivo in un attimo. Se non ti dispiace, verrà quasi sicuramente anche mia madre».
«Non c'è problema» mi rassicurò.
Cominciai a pedalare più velocemente , mancava ormai meno di un chilometro a casa mia.
«Fra meno di cinque minuti sono da te» dissi e con questo chiusi la chiamata.
Spazio autrice:
Prima di tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Come seconda cosa vorrei scrivere un paio di domande a cui - se volete- dovrete dare risposta nei commenti.
Eri cosa sospetta nei confronti di Nicholas? E cosa pensate succederà alla festa?
Grazie di aver letto il capitolo!
Francesca <3
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro