Suck my soul
Izuku sentì il suo corpo reagire istintivamente, i muscoli tesi mentre il calore del fiato di Katsuki gli invadeva l'orecchio. Cercò di mantenere la lucidità, ma ogni tocco, ogni respiro, sembrava affondarlo sempre di più in un abisso fatto di emozioni contrastanti.
Le mani di Katsuki non tardarono a unirsi a quel gioco.
Con una lentezza deliberata, sollevò la felpa verde di Izuku; le sue dita – lunghe e forti, con un accenno di artigli ora appena percettibili – sfiorarono la pelle nuda della pancia. Izuku trasalì al contatto, la sua pelle sensibile che si increspava sotto quella carezza decisa, ma mai troppo aggressiva, anzi: era sorprendentemente teneri nei gesti, tanto che quella creatura sembrava studiare ogni reazione del suo corpo, mentre le mani esploravano lentamente, scivolando su e giù lungo il busto, tracciando linee invisibili sulla sua pelle bollente.
Ogni movimento era un misto di controllo e desiderio, come se Katsuki sapesse esattamente dove toccare per far tremare Izuku.
Gli artigli scivolarono appena sopra la pelle, senza graffiarla, ma lasciando un segno bruciante del loro passaggio.
Izuku trattenne il respiro, le sensazioni che si accumulavano in lui erano intense, così tanto da sopraffarlo, da annebbiargli la mente e rarefargli il fiato. Il calore delle mani di Katsuki sulla sua pelle lo faceva sentire come intrappolato in una morsa, mentre la bocca dell'altro continuava il suo percorso lento e sensuale lungo il collo.
Ogni tanto, Katsuki mordicchiava leggermente la carne, senza fargli male, ma abbastanza forte da far sobbalzare Izuku, intensificando quella sensazione di trovarsi completamente alla mercé di un predatore.
I loro corpi erano così vicini che poteva sentire il battito del cuore dell'altro, forte e deciso, come un tetro tamburo nella notte. Ogni tocco era studiato, ogni bacio accompagnato da un ringhio basso, un magico sussurro di potere, al quale Izuku non poteva fare altro che abbandonarsi, il respiro spezzato e i pensieri confusi, mentre il mondo attorno a loro sembrava dissolversi.
Katsuki sembrava muoversi con deliberata lentezza, quasi fosse un gioco crudele: il modo in cui le sue mani sollevarono ulteriormente la felpa di Izuku era calmo, deciso, e ogni centimetro di pelle che si rivelava alla luce della luna diventava un territorio inesplorato per lui. Le sue dita, calde e leggermente ruvide, scivolarono poi lungo i fianchi del povero ragazzo, tracciando linee invisibili che facevano sobbalzare ogni fibra del suo corpo.
Izuku poteva sentire il respiro caldo di Katsuki avvicinarsi di nuovo alla sua pelle, questa volta più in basso.
Ogni sfioramento sembrava accendere in lui un fuoco sottile, e prima che potesse prepararsi, sentì le labbra di Katsuki affondare nei suoi fianchi. Il primo morso fu leggero, quasi un sussurro, ma la sensazione di quei denti contro la pelle nuda era come un richiamo primordiale, che lo faceva tremare fin dentro al midollo delle ossa.
Katsuki mordicchiava lentamente, il suo tocco carico di un'intenzione che Izuku non riusciva a decifrare del tutto.
Ogni tanto, la lingua calda si posava contro la pelle tesa, leccando con una lentezza esasperante, quasi come se stesse assaporando ogni istante. E mentre i suoi denti tornavano a sfiorare la carne delicata dei fianchi, Katsuki sollevò lo sguardo, incontrando quello di Izuku.
I suoi occhi, vermigli e brillanti, erano carichi di qualcosa di predatorio, di un desiderio che sembrava non lasciare scampo. Erano uno sguardo famelico, che non permetteva alcuna via di fuga, penetrante e sicuro, e Izuku si sentiva avviluppato in quella tela appiccicosa, in quella trappola silenziosa che gli aveva obliterato qualunque raziocinio.
Il suo corpo rispondeva da solo, i muscoli si tendevano sotto il tocco deciso di quella creatura; si era reso conto di essere incapace di distogliere lo sguardo da quel legame invisibile che Katsuki stava creando con lui e si sentiva terribilmente eccitato e terribilmente sbagliato nello stesso momento.
Poi, come per sfidarlo, il biondo continuò a scendere, la sua bocca ora posava sicura e lasciva sull'addome, le sue narici si aprivano di più mentre ispirava il profumo della pelle di Izuku.
Ogni muscolo del ragazzo sembrava tendersi sotto quella lingua calda, che scivolava con una lentezza esasperante a lambire il bordo dei pantaloni, ora forzatamente abbassato: Katsuki sapeva esattamente dove posare le labbra, dove lasciare una traccia invisibile di calore che faceva fremere il povero giovane, ormai boccheggiante.
E mentre continuava il suo tortuoso percorso, la mano libera di Katsuki non smetteva di esplorare la pelle nuda, risalendo lungo i fianchi, il busto, come se volesse mappare ogni parte del suo corpo.
Katsuki continuava a muoversi con una calma ingannevole, come se stesse cullando Izuku con una falsa sensazione di sicurezza.
Ogni volta che usava i denti, a ogni piccolo morso, il povero malcapitato tratteneva il respiro, e ogni leccata sembrava sciogliere sempre di più quel controllo che faticava a mantenere.
I movimenti erano precisi, controllati, ma carichi di una tensione che sembrava crescere con ogni istante.
Katsuki sollevò di nuovo lo sguardo, i suoi occhi ancora fissi su di lui, quasi a godersi ogni sua più piccola reazione. Il sorriso che gli si dipinse sul volto era sicuro, predatorio, e Izuku non riusciva a fare altro che abbandonarsi a quel momento: ogni tocco, ogni morso, ogni sguardo sembrava condurlo sempre più lontano da qualsiasi raziocinio, lasciandolo completamente alla mercé di quella figura che lo dominava con una calma irresistibile.
Le mani di Katsuki si fermarono per un istante sui suoi fianchi, le dita che stringevano la pelle con quella sensazione costante di possessione.
«Sei eccitato...», quasi sussurrò, la voce scesa di quasi un'ottava.
«Co-cosa? No! Io non-», ma Katsuki lo fermò con una risata, un suono basso, vibrante, che gli fece tremare pure le ossa.
«Stai tremando... perché?», in un movimento rapido, la sua presa si fece più decisa e, senza preavviso alcuno, le dita scivolarono con una forza improvvisa sui pantaloni di Izuku, agganciandosi al bordo della stoffa non lasciando dubbi sulle sue intenzioni. «Perché hai ancora paura?».
Izuku sentì il fiato mozzarsi in gola all'apertura del bottone, la saliva deglutita a vuoto mentre la cerniera veniva abbassata e poi un gridolino, quando, con un gesto brusco e preciso, Katsuki gli tirò giù i pantaloni, con una rapidità che sembrava quasi contrastare la delicatezza di poco prima. «O perché mi vuoi come ti voglio io?»
La stoffa scivolò lungo le sue gambe, e il suono leggero del tessuto che cadeva a terra sembrava risuonare come un eco nella notte silenziosa. Il contrasto tra la calma con cui Katsuki lo aveva sfiorato e la brutalità con cui ora lo stava spogliando lo fece rabbrividire.
Nonostante la ruvidità del gesto, Izuku non poté fare a meno di sentirsi risucchiato sempre di più in quella danza di potere e desiderio.
Non era solo il gesto in sé, ma il modo in cui Katsuki lo eseguiva, con precisione quasi crudele.
Anche se sembrava affrettato, ogni movimento era studiato, come se lui sapesse esattamente fino a che punto poteva spingerlo senza spezzarlo del tutto.
La stoffa dei boxer seguì poco dopo quella dei pantaloni, strappata via con lo stesso movimento deciso, lasciando Izuku completamente esposto all'aria fresca della notte e al calore opprimente delle mani di Katsuki, che si fermarono per un attimo a godersi quel momento di totale vulnerabilità.
Gli occhi predatori della belva non avevano perso la loro intensità, anzi, sembravano bruciare ancora di più mentre lo osservava, il sorriso soddisfatto appena accennato sulle labbra che gli scopriva i canini affilati.
C'era una sensualità innegabile in tutto quello: Katsuki poteva essere brutale, sì, ma sapeva anche esattamente come dosare quella brutalità, rendendola parte del gioco, un filo sottile che teneva Izuku sospeso tra la resa incondizionata e la lotta per la propria sopravvivenza.
La belva si fermò per un istante, il sorriso predatorio che si allargava sulle sue labbra mentre osservava Izuku, ora completamente esposto e vulnerabile davanti a lui.
Ogni muscolo del corpo di quel giovane sembrava teso, in attesa, ma incapace di opporsi a quella forza che lo sovrastava. Era come se tutto il calore della notte si fosse concentrato attorno a loro, intensificato dalla presenza di Katsuki, che sembrava brillare di un'aura ferina e inarrestabile.
Senza distogliere gli occhi da quelle iridi verde smeraldo, Katsuki si abbassò lentamente, mantenendo sempre il contatto visivo. Era come se stesse cacciando, come se ogni movimento fosse un ulteriore passo verso la resa completa di Izuku.
Con una delicatezza innaturale, quasi in contrasto con la brutalità di pochi istanti prima, gli passò le mani lungo le cosce, piene e sode, sfiorandole appena con le dita. Ma sotto quella gentilezza apparente si nascondeva ancora una tensione palpabile, un desiderio incontrollato che si percepiva in ogni tocco, in ogni sguardo e in ogni respiro.
Le labbra di Katsuki si posarono sull'addome teso di Izuku, dove già la sua lingua aveva lasciato tracce calde, e lo udì trattenere il respiro mentre lo mordicchiava di nuovo, stavolta con più fermezza.
Era un gioco crudele, quello di Katsuki: alternava gesti delicati a morsi leggeri che facevano tremare Izuku sotto di lui, come se stesse calibrando ogni sensazione per mantenerlo in bilico tra il desiderio e la sottomissione.
«Sei così sensibile...», disse piano Katsuki mentre esplorava la pelle di Izuku con la lingua, lasciando dietro di sé una scia di calore umido e piccoli brividi.
Ogni volta che lo leccava, lo faceva con lentezza, come se volesse imprimere quel momento nella mente di Izuku, renderlo indimenticabile.
Poi, improvvisamente, i denti di Katsuki tornarono a sfiorare la pelle, mordendo leggermente, e Izuku non potè trattenere un leggero sobbalzo. Era una tortura sottile, ma impossibile da ignorare, soprattutto il modo in cui il suo membro peso ed esposto sfiorava la gola liscia di quella creatura, sia adagiava al suo pomo d'Adamo ogni volta che il biondo si avvicinava di più.
Gli occhi di Katsuki, tuttavia, erano ciò che teneva Izuku legato a quel momento. Ogni volta che si alzava leggermente per guardarlo, i suoi occhi rossi brillavano di una ferocia trattenuta, come se non vedesse l'ora di spingersi oltre, ma stesse scegliendo di trattenersi, di prolungare quella tensione tra loro.
C'era qualcosa di ipnotico in quello sguardo, qualcosa che rendeva difficile per Izuku distogliere gli occhi, come se fosse intrappolato in quel gioco crudele, incapace di liberarsi.
«...scommetto che se ti tocco come si deve, vieni all'istante, mh?», aggiunse la belva, posando l'indice sulla punta del suo membro, spalmando quelle grosse gocce di liquido a inumidirlo maggiormente.
Izuku sentiva il battito del proprio cuore accelerare, i sensi completamente annebbiati da quella strana miscela di paura ed eccitazione.
Non c'era più traccia di raziocinio. Tutto si concentrava su quel preciso istante, su quei tocchi che lo dominavano, rendendolo prigioniero di qualcosa di più grande, di più selvaggio.
Il respiro di Katsuki, ormai addossato a lui, diventava un richiamo impossibile da ignorare.
Con una lentezza esasperante, Katsuki avvicinò le labbra a quel punto vulnerabile, con movimenti misurati, ogni respiro che sembrava un'ulteriore tortura.
Le labbra si schiusero e la sua lingua, calda come l'inferno, lo lambì sulla punta formando una culla bollente per poter raccogliere quelle gocce salate, gustandole poi contro il palato con espressione soddisfatta, per poi tornare a leccarlo, con più decisione, su tutta la lunghezza.
«Ti piace, non è vero?» e Izuku si portò una mano alla bocca e morse con forza la pelle del dorso, trattenendo un gemito nella gola a vedere quegli occhi brillanti di desiderio che sembravano volergli scavare nell'anima, mentre sentiva le guance andare a fuoco.
«È questo ciò che hai sempre desiderato da me, Izuku?».
Through every forest
Above the trees
Within my stomach
Scraped off my knees
I drink the honey
Inside your hive
You are the reason
I stay alive
~ Nine Inch Nails ~
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