Mine
Izuku emise un grido strozzato, il dolore e il piacere si mescolarono in una deliziosa agonia. Il suo corpo tremò al sentire quel fluido, caldo e viscido, che gli gocciolava sulla pelle. Il suo respiro si bloccò quando il dito di Katsuki premette più in profondità in lui, provando a distendere i suoi muscoli tesi.
Una nuova colata di liquido gocciolò fin giù, lungo la sua coscia mentre Katsuki aggiungeva un altro dito. Izuku ansimò quando sentì il secondo dito scivolare dentro, aumentando la pressione che si accumulava in lui.
«Respira per me.», ordinò, muovendo le dita lentamente dentro e fuori. Con l'altra mano, Katsuki avvolse il cazzo teso di Izuku, accarezzandolo lentamente. «Rilassati e basta... Ti prometto che presto non farà più così male.», sussurrò, spingendogli ancora le dita nel culo.
Si concentrò sul respiro, inspirando profondamente ed espirando lentamente mentre si adattava a quella intrusione. «Bravo piccolo.», lo lodò Katsuki, torcendo leggermente il polso per entrargli dentro di più.
Mentre il corpo di Izuku iniziava a rilassarsi, Katsuki piegò le dita verso il basso, cercando un punto preciso e, quando lo trovò, esercitò pressione con fermezza, sorridendo maliziosamente mentre Izuku invano si ribellava alla sua mano, urlando in modo incoerente, preso alla sprovvista da qualcosa che non riusciva a definire, un misto di calore e brividi ed eccitazione continua.
«Eccoti...», mormorò Katsuki, sfregando le dita in quel punto, godendosi le contrazioni che avvertiva e i gemiti incontrollati che venivano dal giovane alla sua mercé.
Il corpo di Izuku si inarcò, le sue grida si fecero più forti. Le sue cosce si serrarono attorno alla mano di Katsuki. Sentì ogni gesto delle dita di Katsuki e ogni movimento lo spingeva più vicino all'orlo della follia. «Dio... K-Kaccha-an!»
«Resisti, su. Non è così male vero, Deku?», lo incoraggiò il biondo, stringendo la presa attorno al suo cazzo e unendo un terzo dito alle altre, costringendo Izuku ad allargarsi ulteriormente. E il povero ragazzo poteva sentire chiaramente quanto lui lo riempiva, un dolore che minacciava di spaccarlo a metà e un tremendo piacere che gli scioglieva vene e muscoli dall'interno, lasciandolo boccheggiante, ansimante. E il suo corpo era come la sua mente: desiderava di più. Più attrito, più pienezza, più dolore.
Il respiro di Izuku era affannoso, ancora non abituato ad avere tre dita dentro di sé. Le sue pareti interne si contraevano per contrastare quella intrusione non familiare. Un'altra goccia di eccitazione colò dalla punta del membro fin sulle dita abili di Katsuki, che gliela spalmò nel suo movimento lento su tutta la lunghezza, lubrificando ancora quell'andarree e venire, quel moto dolce che lo portava di nuovo sull'orlo del godimento.
Il biondo però rimosse le dita, lasciando Izuku con una sensazione di vuoto che lo fece voltare: aveva mai avuto il desiderio così forte di osservarlo in volto, di osservare la sua espressione. Non aveva mai desiderato così tanto vedere quel sorriso sbieco sulle sue labbra mentre si slacciava i pantaloni e si spogliava dietro di lui.
E Katsuki fece un passo indietro, quel tanto che gli bastava per avere spazio: «Sei pronto per me, non è vero?», e lo osservo con cupa bramosia, sputando di nuovo, ricoprendo quel buco pulsante e già bagnato prima di allineare la punta rossa e congestionata del suo membro a quell'entrata umida.
Izuku cercò di sostenersi contro il muro, ma sentiva le sue gambe tremare, sul punto di cedere sotto di lui, sotto quella lieve ansia che gli attorcigliava lo stomaco per ciò che lo attendeva.
Katsuki premette contro l'entrata di Izuku, la sua punta spessa spingeva contro i quel tenero anello di muscoli ancora contratto. «Rilassati...», ordinò, iniziando a premere, mentre il giovane tentava di fare del propio meglio per obbedire, sebbene la sua mente corresse tra una tensione dilagante per il dolore che già sentiva e la promessa di un intenso piacere.
Katsuki si sporse su di lui, il suo palmo ruvido accarezzò il sedere di Izuku mentre continuava ad applicare una pressione costante nello spostare verso l'esterno la natica. «Rilassati o sarà peggio, nerd...»
Izuku piagnucolò mentre quel membro gli allargava il culo, dilatandolo ancora di più. Lentamente, la punta oltrepassò l'entrata, facendo espirare bruscamente entrambi i ragazzi.
Katsuki si fermò, lasciando che il corpo di Izuku si adattasse alle sue dimensioni. Una goccia di sudore scese lungo la fronte del giovane mentre ansimava per respirare, aggrappandosi al muro col biondo che, gradualmente, affondava più in profondità. Izuku si morse il labbro inferiore, disperato per riuscire a mantenere una parvenza di controllo mentre era come se sentisse ogni increspatura e vena di quel cazzo muoversi più in profondità dentro di lui. Katsuki grugnì, e la sua mano si strinse sul fianco di Izuku.
Il sudore gocciolava sulla fronte di Izuku, appiccicandogli i capelli alla pelle, le sue dita cercavano invano di artigliare il muro per sostenersi. Dietro di lui, Katsuki ringhiò mentre il suo cazzo si seppelliva profondamente nel calore del suo corpo.
Emise un rumore teso, inarcando la schiena mentre il suo Kacchan finalmente scivolava completamente dentro di lui, fermandosi dentro un momento per adattarsi all'intrusione, sentendo il suo battito cardiaco pulsare contro quel membro. E Katsuki aspettò che Izuku smettesse di tremare prima di tirarsi indietro leggermente, quindi spingere di nuovo in avanti.
Lentamente, lo tirò fuori ancora solo per spingere di nuovo in avanti, beandosi dei gemiti che sentiva provenire dal giovane, che sopraffatto dalle sensazioni che provava cercava disperatamente di aggrapparsi al muro con le dita e le unghie, ansimando profondamente mentre lui impostava un ritmo lento e costante.
«Allora... Di cosa hai bisogno, Izuku?», chiese Katsuki, rimanendo immobile dentro di lui. Il respiro di Izuku si fermò, gli occhi si chiusero mentre assaporava la pienezza che avvertiva riempirlo. «Di più... - ansimò. - Io... Ne voglio di più...».
Un brivido corse lungo la nuca di Katsuki all'udire quelle parole supplicanti e iniziò a uscire ed entrare più velocemente, più forte, lasciando Izuku boccheggiante, in difficoltà a tenere il passo. Ogni potente spinta costringeva Izuku con forza contro il muro, facendo sì che il suo respiro diventasse rapido e irregolare contro l'intonaco chiaro.
Il respiro di Katsuki era caldo e affannoso contro il suo orecchio, ogni espirazione irregolare gli mandava brividi lungo la schiena, così come la presa salda contro la sua testa, le dita che tiravano i capelli verdi ad ogni uscita. I respiri di Izuku erano affannosi mentre le spinte diventavano sempre più irregolari.
Poi, all'improvviso e senza un reale motivo, tuto cessò: la presa sulla sua testa, il calore dentro di sé, i respiri di Kacchan, che si era ritirato completamente, lasciandolo insoddisfatto.
Katsuki gli afferrò però la spalla, girandolo bruscamente, sollevandolo rapidamente tra le sue braccia, senza che lui capisse davvero cosa stava accadendo, intontito dal battito furioso del proprio cuore e dal piacere totalizzante che stava provando; il cambio di posizione lo colse di sorpresa. Guardava Kacchan, o ciò che ne aveva preso le sembianze, i loro volti a pochi centimetri di distanza, gli occhi vermigli che guardano intensamente i suoi, verdi e annacquati di un piacere che sembrava non trovare mai compimento. Izuku avvolse istintivamente le gambe attorno alla vita di Katsuki. «Cosa... che stai...».
La creatura fissò il viso arrossato del giovane che teneva tra le braccia. Aveva un che di selvaggio in quella innocenza che gli sporcava le guance, che gli stravolgeva i lineamenti. «Voglio vederti mentre ti scopo.», ringhió Katsuki, spostando leggermente Izuku in modo che il suo cazzo si allineasse di nuovo con quel buco arrossato e implorante. Prima che Izuku potesse rispondere, si spinse di nuovo dentro di lui, facendolo ansimare rumorosamente. «Voglio vedere come gemi... che espressioni fai...»
Katsuki affondò di nuovo dentro Izuku senza pietà, riempiendolo completamente. Le sue dita si conficcano nelle natiche, allargandole di più, tirandolo più giù sulla sua lunghezza, più e più volte, per arrivargli più in profondità, come se volesse penetrargli pure l'anima, colpendo punti che gli facevano inarcare la schiena, strisciarla contro il muro, buttare la testa all'indietro, lasciando scoperta quella gola tenera e candida che lo chiamava, una sirena di carne e sangue, pulsante e calda.
Gli leccò il collo, assaporando quel lieve salato del sudore che gli imperlava la pelle, arrivando a baciarlo ancora, profondamente, bevendo ogni ansito e gemito, grugnendo ogni volta che sbatteva contro il calore di Izuku, ancora e ancora, il suono della pelle che schiaffeggia altra pelle che sembrava riempire tutta la stanza assieme ai loro ansimi. Izuku gettò la testa all'indietro, la bocca aperta in un urlo silenzioso mentre il cazzo di Kacchan lo riempiva profondamente.
Il corpo si contorceva a ogni spinta aggressiva, la testa incapace di formare pensieri coerenti, preda solo di esplosioni di dopamina tra le sinapsi, ansimava pesantemente contro la bocca di Katsuki prima di tentare di baciarlo ancora, ma un forte gemito, al limite di un urlo, interruppe quel tentativo, facendo gemere perfino Katsuki di una intensa soddisfazione. «Così... oh, piccolo...mi stai stringendo così bene!», gli ringhiò contro il collo, con un sorrisetto, mentre si piantava nelle sue carni con un movimento deciso. «Sei mio, sì?».
Izuku gemette, il labbro inferiore, lucido di saliva, ora intrappolato tra i denti, mentre tornava alla realtà, e i suoi occhi di smeraldo fissavano intensamente Kacchan.
«Rispondimi.» lo incalzò il biondo, uscendo e rientrando con più forza più dentro di lui, scatenando una risposta da parte di Izuku che rompeva il breve silenzio.
«Sì! Dio... Sì!», e Izuku avvolse le braccia attorno al collo di Katsuki, le mani che stringevano a pugno le ciocche dorate dei suoi capelli mentre cercava di sentirlo più a fondo, intrecciando le caviglie dietro la sua schiena, muovendo il bacino per sentirlo di più.
Le loro bocche si scontrarono furiosamente, le lingue che si intrecciavano e che si esploravano come se fosse la prima volta.
Izuku succhiò il labbro inferiore di quella creatura nella sua bocca, mordendolo delicatamente prima di rilasciarlo, solo per tuffarsi di nuovo in un altro bacio umido e desiderato, le palpebre chiuse, le guance in fiamme.
«Bravo piccolo mio.», fece quasi le fusa Katsuki, ritraendosi e spingendo più forte, strusciando Izuku contro il muro con ogni movimento vigoroso.
E quando il giovane fece un gemito più forte, la testa strusciò all'indietro, esponendo il suo collo sottile alla bocca vorace di Katsuki, che correva su quella pelle esposta, mordicchiando e succhiando, lasciando segni rossastri sulla pelle pallida. Le dita di Izuku si conficcarono nei muscoli tesi delle spalle del biondo, tirandolo più vicino mentre tornavano a divorarsi a vicenda la bocca, rivoli di lacrime che scendevano a dare sollievo al viso arrossato, persi nella trance indotta dalle abili spinte di Katsuki, che lo portavano ad andargli incontro con i fianchi, inconsciamente, concedendosi di più a quell'assalto che lo stava facendo impazzire, che gli contorceva le viscere in un unico grumo di calore e benessere.
Il respiro di Izuku era un groviglio di gemiti soffocati e ansimi spezzati, mescolati al calore febbrile del corpo di Katsuki che lo teneva schiacciato contro il muro.
Le mani forti dell'altro gli afferravano il culo e lo sostenevano con una possessività feroce, dita che scavavano nella carne con una presa così forte che avrebbero potuto lasciare lividi.
Le spinte che dava, potenti, costringevano Izuku contro il muro ruvido, inviando scariche di estasi che gli attraversavano il corpo. La forza di quelle spinte, ad un tratto, gli fece sbattere forte la testa contro la parete, inviandogli un'onda d'urto di dolore, intenso e fugace; Katsuki lo seguì, sporgendosi e catturando di nuovo le labbra di Izuku, che gli gemette nella bocca, gemette nella bocca, i loro corpi che si sbattevano insieme, più e più volte.
La schiena di Izuku colpì di nuovo il muro dopo un affondo più forte, facendolo contorcere nell'abbraccio, cercando di stringere più forte le gambe attorno alla vita dell'altro uomo.
L'attrito contro il ventre caldo di Kacchan era costante e insopportabile, tanto che Izuku si staccò con difficoltà da quel bacio vorace, borbottando. «Kacchan... non... posso... non posso resistere...». La voce era rotta mentre lottava per mantenere quel briciolo di inutile controllo.
Spostò il collo, lasciando un accesso più facile a Kacchan, alla sua lingua calda, a quei denti che gli solleticavano la pelle...sentiva il battito del cuore martellargli contro le costole, mentre i baci ruvidi dell'altro scendevano lungo la sua gola. Era in balia di quella forza primordiale, di quell'istinto predatorio che brillava negli occhi cremisi di colui che aveva sempre creduto di conoscere...
Poi accadde.
Un dolore acuto e improvviso gli esplose nel collo quando i denti affondarono nella carne con un morso feroce, spezzando la pelle con facilità brutale. Izuku spalancò gli occhi, un urlo strozzato gli morì in gola. Il dolore era lancinante, un fuoco liquido che si diffondeva dalla ferita, pulsando al ritmo del suo cuore impazzito. Il sangue caldo colò lungo la sua clavicola, lento, appiccicoso, mentre il morso si faceva più profondo, le zanne di Katsuki che si serravano con possesso viscerale.
La sofferenza si mescolò a un'ondata di piacere oscuro, distorto, che gli fece piegare la schiena contro il corpo bollente di Kacchan. Ogni fibra del suo essere bruciava sotto quel marchio, ogni nervo teso in un equilibrio precario tra il dolore e il desiderio. Era come se qualcosa di più profondo del semplice atto carnale si fosse insinuato dentro di lui, un legame primordiale, irreversibile.
Izuku tremava, la testa girava, il calore si diffondeva nel suo corpo come un veleno dolce e letale. Qualcosa era cambiato. Qualcosa dentro di lui non gli apparteneva più. Eppure, mentre le mani di Katsuki lo stringevano di nuovo, mentre il peso del suo corpo lo incatenava al muro con un bisogno brutale, Izuku capì che non gli sarebbe mai bastato.
Quando Katsuki si staccò, la sua lingua passò sulla ferita, raccogliendo il sangue con un gesto lento, quasi reverenziale. Il suo respiro era pesante contro la pelle umida di Izuku, i suoi occhi accesi da un bagliore ferale.
Izuku era perso in un vortice di sensazioni troppo intense, troppo devastanti perché la sua mente riuscisse a contenerle. Il corpo di Katsuki lo avvolgeva come una prigione ardente, ogni muscolo teso, come se lui fosse davvero un predatore pronto a divorarlo con ferocia. Il calore dell'altro lo soffocava, lo consumava, lo rendeva inerme di fronte a quella forza bruta che lo stava reclamando, pezzo dopo pezzo.
Ogni nervo del suo corpo era in fiamme, ondate di piacere e di dolore che si scontravano fino a fondersi in qualcosa di più oscuro, profondo e primordiale. Il morso pulsava sul suo collo, una ferita aperta che sembrava continuare a riversare lava liquida nelle sue vene, bruciando via ogni residuo di volontà.
Era come se il marchio di Katsuki stesse riscrivendo ogni parte di lui, rendendolo qualcosa di diverso, di nuovo.
Le mani dell'altro lo tenevano fermo con una presa brutale, come se temesse che potesse sfuggirgli. Come se volesse incatenarlo a sé per sempre e lui sentiva ogni fibra del suo corpo vibrare sotto l'attenzione di Kacchan, ogni minimo contatto amplificato all'inverosimile, fino a diventare insopportabile.
E poi, il punto di rottura.
Un grido strangolato gli sfuggì dalle labbra quando, tra le spinte, il piacere lo travolse con la violenza di una tempesta. Fu uno schizzo di sperma bianco e denso, che creava filamenti tra i loro petti sudati, che lo ridusse in frantumi, le dita aggrappate alle spalle di Katsuki come unico ancora di salvezza. Il suo respiro si spezzò in singhiozzi ansimanti, il suo corpo tremò incontrollabile mentre il mondo si sfaldava attorno a lui.
Ma Katsuki non smise di guardarlo. Gli occhi cremisi, fissi su di lui con un'intensità bruciante, lo scrutavano come se volessero inciderlo nella sua anima, possederlo nel modo più assoluto. Un ringhio basso, gutturale, vibrò contro la sua pelle sudata mentre le mani dell'altro lo stringevano con più forza.
«Mio.» La voce di Katsuki era roca, carica di qualcosa di oscuro, definitivo. «Ora lo sai. Sei mio.»
Izuku non riusciva a rispondere, troppo perso nei postumi della tempesta che l'aveva travolto. Ma in fondo al petto sentì qualcosa aggrovigliarsi e stringersi, una presa invisibile che lo ancorava a Katsuki come una catena indistruttibile. E capì che non c'era più via di fuga.
E che non l'avrebbe mai voluta.
Un gemito gorgogliò nella gola di Izuku, le sue gambe si avvolsero più strette attorno a Katsuki, ancorandolo a sè, più vicino. Un senso di vulnerabilità lo travolse, come se si sentisse davvero esposto in quel momento, al di là della nudità corporea.
Il respiro roco di Katsuki gli rimbombava contro la pelle, caldo e febbrile, mentre il suo corpo si muoveva con un bisogno quasi disperato. Izuku lo sentiva dentro di lui, più grosso e più caldo di prima, permeava tutto quell'essere come una specie un'energia, che sapeva di tempesta imminente. Il ritmo frenetico, i gemiti strozzati, il modo in cui Katsuki sembrava perdere sempre più il controllo...
«Lo prenderai tutto per me?», gli ansimò contro l'orecchio, il fiato caldo e dolce della resa. Izuku chiuse gli occhi e gemette di nuovo, troppo sensibile per l'orgasmo non ancora passato, le dita dei piedi che si arricciavano, il suo corpo che tremava ancora violentemente mentre quella sensazione di essere rivendicato, usato e dominato lo sopraffaceva di nuovo.
Si contorse, mentre un gemito gutturale usciva dalle sue labbra, i muscoli che si irrigidivano mentre ondate di piacere lo inondavano ad ogni spinta più feroce. «Sta' fermo...», gli ringhiò contro la creatura,
Le labbra di Izuku pulsavano, gonfie per i baci dati e ricevuti. Il suo collo bruciava per il morso e le sue palpebre erano troppo pesanti da tenere sollevate.
La lingua calda di Katsuki schioccò sul tenero lobo dell'orecchio, tirandogli fuori un sussulto spaventato, mentre sussurrava con voce ruvida: «Vieni di nuovo con me, Izuku.».
Lui strinse gli occhi più forte, mentre sentiva il suo corpo cedere di nuovo. «Insieme...», insistette Katsuki, spingendo entrambi oltre il limite, incontrandosi nell'oscurità della pura estasi.
Un gemito sgorgò dalla gola di Izuku mentre veniva, tremando e rabbrividendo nella presa di Katsuki. Caldi fili traslucidi di sperma gli dipinsero ancora il petto e l'addome, piccole gocce che scivolavano in basso e che si raccoglievano nel suo ombelico, mentre Katsuki lo riempiva, ringhiando contro il suo collo, stringendo i denti ad ogni pulsazione, gli ultimi sussulti dei fianchi di accompagnati da ansimi raschiati sulla sua pelle.
Izuku ansimò, appoggiando al muro la nuca, esausto, il peso di Kacchan che lo schiacciava contro la parete mentre riprendevano fiato.
Katsuki lasciò una scia di baci morbidi lungo la clavicola di Izuku, leccandogli ancora la ferita inferta su quel collo già martoriato da lividi rossastri, prima di ritirarsi lentamente. Quello sussultò leggermente nel sentirlo scivolare fuori senza troppa fatica, ma le sue proteste gli morirono in gola quando Katsuki lo trattenne in un abbraccio caldo, scivolando lungo il muro con Izuku ancora in grembo, le labbra che sembravano non volersi lasciare più.
Il respiro di Izuku era ancora irregolare, il suo petto che si sollevava e abbassava in un ritmo stanco, spezzato. Il calore del corpo di Katsuki lo avvolgeva, solido, reale, eppure una parte di lui non riusciva a convincersi che tutto quello fosse accaduto davvero.
Erano seduti a terra, avvinghiati l'uno all'altro, i corpi intrecciati in un groviglio di pelle sudata, sperma e fiato caldo. Izuku aveva il viso nascosto contro la spalla di Katsuki, le mani che ancora stringevano debolmente le sue braccia, come se temesse che, se avesse mollato la presa, tutto sarebbe svanito. Il battito del suo cuore stava lentamente tornando a un ritmo più calmo, ma la mente era ancora un caos. Il morso sul suo collo pulsava con una sensazione strana, familiare e aliena allo stesso tempo, un promemoria bruciante di ciò che era successo. Di ciò che erano diventati.
Katsuki era silenzioso. Il suo respiro profondo gli solleticava i capelli, le braccia ancora strette attorno a lui, come se non volesse lasciarlo andare. Non era mai stato un tipo da dolcezze, eppure in quel momento non c'era nulla di più intimo della stretta possessiva con cui lo teneva incatenato a sé.
Izuku deglutì, chiudendo gli occhi per un istante. Era reale?
Tutto il suo corpo gridava di sì. Ogni livido, ogni segno, ogni brivido residuo lungo la schiena gli diceva che non era un sogno. Ma la paura strisciante, il terrore sottile che si sciogliesse nell'aria come nebbia al mattino, quello era difficile da ignorare. Le sue dita si mossero appena, scivolando lungo la pelle calda di Katsuki, alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa, che potesse ancora ancorarlo alla realtà.
Poi una mano lo afferrò per il mento, costringendolo a sollevare lo sguardo. Gli occhi cremisi di Katsuki lo trapassarono, ardenti, brucianti, ancora carichi di un'intensità che lo lasciò senza fiato. «Smettila di pensarci.» La sua voce era roca, un basso ringhio appena percettibile. «Non è un sogno.»
Izuku rimase immobile. Il mondo sembrava essersi ristretto a quell'istante, a quelle parole.
Poi le sue dita scivolarono sulla pelle sudata, tracciando lentamente il segno del morso ancora arrossato sul collo. Katsuki si avvicinò un po' di più, sfiorandogli il collo con le labbra, proprio sopra il segno che gli aveva lasciato. «Questo è reale.» Le sue dita premettero contro il morso, con forza sufficiente a far sussultare Izuku. «Tu sei mio, Izuku. Nessuno può cambiare questa cazzo di cosa.»
Il petto di Izuku si strinse, qualcosa di caldo gli si annodò nella gola. Non era un sogno. Non era un'illusione.
Era reale. Erano loro due.
«Dillo.».
Izuku alzò lo sguardo da sotto le ciglia scure. «Tuo.», mormorò dolcemente, sentendo la verità di quelle parole depositarsi fin dentro le ossa. Poi chiuse gli occhi, il cuore che ancora martellava impazzito nel petto. Il suo corpo era esausto, svuotato, ma dentro di lui sentiva qualcosa crescere, qualcosa di antico e incontrollabile. Una parte di sé sapeva che, da quel momento in poi, non sarebbe mai più stato lo stesso.
Non sarebbe mai più stato solo.
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