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9 Dreams 2

                                  DOTT. GIO
Dopo la crisi che aveva avuto Elia ormai qualche giorno fa avevo capito che gli restava poco, davvero poco.

E io sarei dovuto starle vicino.

Gioia era molto importante per me e non ero abituato a tutto questo, io non provavo sentimenti, non ero il tipo.

Io abbindolavo le ragazze e dopo una notte le scaricavo.

Io ero lo stronzo, io non la meritavo e lei lo sapeva, ma era più forte di me, della ragione.

Ma con lei era diverso.

Non so cosa provassi veramente ma era sicuramente qualcosa di forte.
Qualcosa di cui avevo bisogno.

Avevo bisogno di lei e lei aveva bisogno di me.

Tutti noi del reparto pediatrico sapevamo quanto la situazione di Elia fosse complicata e delicata, quanto lui fosse un bambino sofferente e molto timido, che riusciva a parlare davvero con poche persone.

Per questo fui molto sorpreso quando andando a far visita a Nicole, una paziente che da poco era qui ma, che aveva già abbastanza legato con tutti, mi disse di aver parlato con Elia.

Mi raccontò come avevano passato la mattinata e non fui per niente colpito che dietro a tutto quello di fosse il suo zampino.

Ed è lì che mi venne un'idea.

Dopo aver visitato Nicole nel primo pomeriggio, aspettai che le facessero visita, poi le comunicai il mio piano.

Per ottenere l'approvazione del primario, la dottoressa Alessia Morelli, dovetti ricorrere alla maniere forti.

Con lei non bastava nemmeno una scappatella, non era tipa da queste cose.

Perciò, la dovetti corrompere con le solite quattro stronzate sul bambino che sta per morire e sul bisogno di vederlo felice.

Che purtroppo, per una volta, erano realtà.

Verso le cinque del pomeriggio chiamai due medici di turno e insieme a qualche kit del pronto soccorso li feci salire in auto insieme a Nicole.

Sicuramente avrebbe fatto bene anche a lei passare un pomeriggio diverso, per distrarsi e un po'.

Lasciai il comando a Chris, il mio migliore amico, poi mi diressi nuovamente all'interno della struttura.

Poi arrivai in stanza da Elia e senza dare spiegazioni a nessuno lo presi in braccio e gli annunciai che stava per ricevere una bellissima sorpresa.

Così con il sorriso portai in macchina anche lui.


NICOLE
Ci fermammo davanti al palazzetto dello sport.

Quando il dottor Carrisi, mi aveva proposto l'idea di portata Elia a fare una prova di basket tutta per lui, avevo fatto i salti di gioia.

Sapevo che fosse un bambino molto chiuso e mi aveva fatto molto piacere che si fosse aperto almeno un po' con me, quindi fui molto felice di accompagnarlo.

Durante il viaggio in auto nessuno aveva fatto parola, ma appena entrammo all'interno del palazzetto la bocca del piccolo Elia si aprì l, rivelando un "Wow" di stupore.

Gli brillavano gli occhi.

Era moltissimo che non passavo al palazzetto, così mi presi un momento per osservare e immaginare di essere qui con le persone che amavo.

Gli spalti davvero spaziosi, pronti ad ospitare tutti coloro che hanno bisogno di staccare dalla realtà o hanno il dovere di supportare chi fa parte della loro vita.

Il campo molto grande, adatto al basket ma forse non al calcio, anche se ricordo perfettamente come tutti i miei compagni di classe, venissero qui quasi ogni pomeriggio, per le loro partite a calcetto.

Io non andavo mai.

Mi riconcentrai sulla realtà quando un uomo sulla trentina fece il suo ingresso.

Era molto alto aveva i capelli biondi e gli occhi di un blu intenso, quasi non si riusciva a scorgere che fossero blu, se non ci avessi fatto caso avrei forse pensato che fossero neri.

"Ciao io sono Federico e sono un allenatore di basket, voi teoricamente siete Elia e la sua amica Nicole, giusto?"
"Si" rispondemmo in coro.

Federico strinse la mano al dottor Gio, poi fece accomodare me e i due altri dottori, che conoscevo solo di vista, sugli spalti, mentre Elia e il dottor Gio rimasero in mezzo al campo.

Uno dei due dottori mi sembrava si chiamasse Chris, o perlomeno il dottor Gio lo chiamava così.
Non mi aveva mai visitata, ma sembrava abbastanza simpatico.

Confermai le mie idee dopo averci scambiato due parole.

Eravamo gli unici in tutto il palazzetto, e i nostri cori di incoraggiamento penso si sentissero fino alla piazza del paese.

Ad ogni canestro che faceva Elia ci alzavamo tutti insieme, battendo le mani e lui era visibilmente felice.
Era anche bravo.

Passo circa un'ora e mezza in questo modo, ed era davvero arrivata al culmine.

Dovetti ammettere che il basket proprio non mi piaceva.

Federico poi annunciò la fine della prova comunicando ad Elia che era stato davvero bravissimo.

"Sai secondo me hai grandissime possibilità di diventare un ottimo cestita da grande, che ne dici?"
Ad Elia brillarono gli occhi e comparve un bellissimo sorriso sul suo volto.

"Che fai non glielo dai un abbraccio al tuo coach?" mi permisi di aggiungere.
Subito allora gli corse incontro e lo abbracciò.

Non capivo il perché a tutti stessero venendo gli occhi lucidi, soprattutto il dottor Gio sembrava sul punto di piangere ed io non riuscivo a comprendere il perché.

Forse sarebbe davvero diventato qualcuno da grande.
Avrebbe avuto altre lezioni e sarebbe entrato in squadra una volta guarito, no?

Con questi pensieri e il paesaggio che intravedevo dal finestrino ripercorsi la strada verso l'ospedale.

In fin dei conti era stata una bella giornata.


Eccomii, nuovo capitolo con qualche modifica.
L' ignoranza di Nicole, sulla situazione di Elia, mi fa davvero una tenerezza infinita è davvero un amore.

Fatemi sapere cosa ne pensate e see you soonn
💚🧸

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