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17 estrella

VIOLA

Quando aprii gli occhi, mi resi conto di essere ancora stesa sul divano.
La mamma non era lì accanto a me, ma quando preoccupata alzai la testa per cercarla, la trovai dietro i fornelli a preparare la colazione.

"Pancake anche oggi?"
"No cara, oggi ho preparato le crêpe, ti vanno bene?"
"Certo, dai mamma lo sai che mi piace tutto.
Se c'è la cioccolata."
Un sorriso prese forma sui nostri volti, prima che si scontrassero durante un abbraccio, che stava a colmare, quanto ieri sera avesse significato per entrambe.

💚

Erano le 19:00 in punto, tra un'ora precisa sarebbe passato Brando a prendermi, ed io ero ancora in pigiama ed avevo a malapena idea di cosa indossare.

Volevo sfruttare il vestito comprato ieri, ma non sapevo se fosse semplicemente troppo.

Hall non mi aveva dato informazioni, solo un orario, non avevo idea di cosa sarebbe successo dove saremmo stati e cosa avrebbe voluto fare.
Ma ero felice.

Ero felice di stare con lui.

Presi il vestito e lo indossai.
Ok mi stava veramente bene, nonostante la pancetta che si andava a formare e le mie cosce troppo grandi mi sentivo bella.

Ora era arrivata la vera tortura, i miei capelli.

Da piccola, a differenza di Nicole, ero molto riccia, ma con il passare degli anni i miei capelli avevano deciso di abbandonare la loro forma e restare così, senza un senso logico.

Quando gli girava bene mettevo un po' di spuma ed erano controllabili, ma altre volte rimanevano così brutti da non lasciarmi altra scelta che passare la piastra.
Così feci.

Per il trucco optai per un po' di corettore e qualche passata di mascara, giusto un pizzico di blush per non sembrare un cadavere e molto illuminante.
Mi piaceva brillare.

Contornai le labbra con una matita nude e passai il gloss trasparente, quello di kiko, il mio preferito.

Finalmente ero pronta.

Alle 20:01 precise sentii il suono del campanello.

Era qui.

Si è vero, ero pronta, ma non mentalmente.

Scesi le scale velocemente, ed andai ad aprire sorridendo.
L'ansia mi stava mangiando.

Lui era sulla soglia della porta con un mazzo di fiori, per me.
Erano tulipani.

Non feci altro che sorridere ancora di più quando si avvicinò con cautela, quasi con paura di farmi del male, e mi abbracciò.

"Sei bellissima Viola." -sussurrò.-
"Grazie." -riposi, arrossendo.

Anche lui era decisamente bello.

Era vestito total black.
Indossava dei jeans, non troppo attillati ed una maglietta di cui non si poteva dire lo stesso.

Aveva stampato in faccia un sorriso imbarazzato, proprio come il mio, ma mi arrivava dritto al cuore.

Usciti di casa mi accorsi che eravamo a piedi, in fin dei conti non mi stupii molto perché  era ovvio che nessuno dei due avesse ancora preso la patente vista l'età, ma rimasi comunque colpita.

Dove stavamo andando?

Brando mi afferrò la mano, incastrandola con la sua ed iniziò a camminare in direzione del centro.

Il profumo del mare iniziava a farsi sentire.

Era moltissimo che non uscivo, sopratutto la sera, quindi fu strano per me notare così tante bancarelle e fast food.
Ma del resto era anche sabato, non sarei dovuta essere stupita.

Non proferimmo parola per tutto il percorso, fin quando ci fermammo davanti ad una bancarella che faceva zucchero filato.

Brando mi guardò sorridendo.

"Ti va?" - annuii ammaliata dai suoi occhi nocciola.

"Ne prendo due, grazie." poi mi porse quella nuvoletta di zucchero, per poi riallacciare le nostre mani.

Trovai il coraggio di parlare:
"Hall, dove mi porti?"
"Lo scoprirai."
"Dai voglio sapere." -insistetti presa dalla curiosità-
"Aspetta e vedrai."

Misi su un finto broncio e continuai a magiare il mio zucchero filato.


BRANDO

Le afferrai la mano e la strinsi ancora di più alla mia.
Mi piaceva averla vicina.

"Ti piace la pizza, vero?"
"Certo, a chi è che non piace?" -effettivamente.-

"Prendiamo la pizza Hall?"
"Non lo so, ma sapere che ti piace è un punto in più ."
"Per me?"
"Per te." -anche se hai già il massimo dei punti.-

Continuammo a camminare, fino ad arrivare davanti ad un bar.
Lo conoscevo bene.

Fin troppo.

"Vieni." le dissi in tono pacato, guidandola nella mia direzione.

Arrivammo nel retro del bar e la aiutai a scavalcare il muretto, per raggiungere la nostra meta.

"Alone, si chiama così.
So che può essere banale ma venivo qui per scacciare via i pensieri quando ero solo, era diventato il mio posto e voglio condividerlo con te."

Provò a dire qualcosa ma la fermai.

"Voglio parlarti Viola, ho bisogno di parlare sul serio, con te."

Sciolsi le nostre mani e dopo aver preso un telo dal mio zaino, ed averlo steso sulla sabbia la invitai a sedersi.

Poi mi presi un momento per osservare tutto questo in silenzio.

Avevo deciso di aprirle il mio cuore, portandola nel mio posto.
Nascosto da tutti e da tutto, dietro quel bar bianco e azzurro che mi aveva visto crescere.

L'odore del mare si faceva sempre più forte, mentre la marea si continuava ad alzare.
Il rumore delle onde accompagnava i miei pensieri, mentre fissavo l'orizzonte, in cerca delle parole giuste per lei.

La sabbia, bianca alla luce del sole, era scura in mancanza di esso ed era diventata ormai fredda, ma amavo sfiorare i granelli con la punta delle dita, pensando che grazie a milioni di essi potavamo stare qui.

Mi piaceva pensare a come ogni volta cambiassero posto e si dovessero ambientare, perché mi ricordavano me.

Era per questo che il mio posto era quella caletta.

"Qualche mese fa ho avuto un malore." - mi fermai per prendere un respiro.-
"Non devi continuare se non vuoi."
- scossi la testa e proseguii.-
"Sono svenuto e mi hanno portato in ospedale, ero ancora in Inghilterra."- fece una faccia stranita perciò capii che dovevo partire dall'inizio.-

"Non ti ho mai parlato veramente di me.
Mio padre è un imprenditore inglese, ma non mi va di parlare di lui, mia madre invece è italiana, proprio di qui, perciò nonostante io abbia vissuto la maggior parte della mia vita a Londra tutte le estati venivamo qui con la mia famiglia per qualche settimana.
Era il mio periodo dell'anno preferito."

"Con i miei non ho mai avuto un bel rapporto, erano sempre fuori per il lavoro e perciò sono cresciuto solo, ma quando venivamo qui in vacanza mi dedicavano il loro tempo." - sospirai prima di affrontare la parte più complicata di tutte. -

"Mi erano iniziate a comparire delle strane macchie su tutto il corpo e quando ebbi un mancamento mi portarono di corsa in pronto soccorso, ovviamente i miei non erano lì con me.
Mi tennero in osservazione l'intera  giornata prima di diagnosticarmi la rosolia.
Era strano e non si sapevano spiegare perché per una cosa del genere stessi così male."

La guardai negli occhi e vidi scendere una lacrima sulla sua guancia, così avvicinai la mano e la raccolsi.
Le afferrai le mani e la invitai a sedersi sulle mie gambe, le cinsi il corpo quando appoggiò la testa sul mio petto e poi proseguii.

"Così mi tennero in ospedale.
I miei ovviamente non si fecero vivi.
Passarono dieci giorni e le mie condizioni migliorarono un po', la rosolia era guarita del tutto già da qualche giorno, ma la febbre non voleva passare.

Così circa un due mesi e mezzo fa, i miei decisero di farmi trasferire all'ospedale del posto, perché sarebbero venuti qui per qualche settimana."

"Quando ci siamo conosciuti." - la sua voce tirò fuori queste parole in mezzo ai singhiozzi."
"Esatto." riposi io.

"Ora sto bene anche se non hanno ancor capito cosa io abbia avuto e cosa io abbia ancora.
Ci sono stati giorni che credevo fossero i miei ultimi, ho passato troppe notti insonni tra il dolore.
Ma ora sto bene." - una lacrima raggiunse anche il mio viso. -

"Stai bene veramente?" - la devi smettere di preoccuparti per gli altri estrella, furono le parole che attraversarono la mia mente ma non la mia bocca."

Mi limitai a guardare i suoi occhi che avevo sempre definito "strani", ora avevo capito che erano semplicemente carichi di troppo dolore.

"Ti ho raccontato tutto questo solo per farti capire quanto il tuo arrivo sia stato importante per me, Viola sei stata la mia ancora.
In un periodo in cui per me il cielo era privo di stelle tu sei stata la mia, e continui a brillare estrella, brilli più di tutte."

"So che ci conosciamo da poco, ma so che il mio cuore è legato al tuo, so che sei te la parte di me, sei tu quell'amore che cantano, quella persona che tutti cercano, sei tu.
Io ho trovato la mia estrella, quindi perfavore non smettere di brillare, perché pensa al mio cielo, pensa al buio che rimarrebbe se non ci fossi tu a renderlo luminoso."

Si girò verso di me e mi guardò negli occhi, sapevano comunicare.

La afferrai per la nuca e la avvicinai a me con delicatezza, poi la baciai in modo lento e passionale.
Era un bacio carico di tutte le emozioni che avevamo lasciato trasparire oggi.

Ma entrambi sapevamo che non bastava a curare le ferite, così con baci carichi di sentimento e maniere dolci andammo oltre.

Non facevamo sesso ma l'amore.

Poi ancora nudi ci stendemmo l'uno accanto l'altra a guardare le stelle.

"Hall, quindi noi cosa siamo?"
"Tu cosa vuoi essere estrella?"
"Tutto questo."
"Viola?"
"Si?"
"Ti amo."

Eccomii,
personalmente scrivere questo capitolo è stata una carezza, l'ho amato.
Quindi perfavore trattatemelo bene.
Spero sia lo stesso per voi.
Scusate l'assenza spero di riuscire a pubblicare presto❤️
Grazie per tutti i traguardi,
kiss kiss e see you soonn
💚🧸

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