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12 Goodbye 1

                                     NICOLE
Dio quanto potevo essere stupida.

É vero non avrei potuto sapere che li ci fossero loro e che si stessero baciando, DIO SI STAVANO BACIANDO!!

Ok sono ufficialmente la ragazza più felice di questo pianeta.

Mia sorella e Brando.

Sto sclerando.

Ed ancora non riesco a realizzare.

Bhe è ufficiale quando avrò il coraggio di ritornare lì dentro, noi tre affronteremo un bel discorsetto, guidato da me.
Devo capire come sono arrivati a tutto questo essendosi scambiati appena il numero.
Calcolando che Brando non mi ha aggiornato deve essere successo altro.

Mi avvio verso le macchinette, nella saletta poco distante dalla mia stanza, perché ho bisogno di sedermi.

Apro il mio pacchetto di gomme e ne metto in bocca una.
Non posso permettermi di magiare altro.

Mi siedo e continuo ad ammirare quello che si presenta come un bellissimo tramonto.

Mi risveglio frastornata nella mia stanza.
Il sole è già alto e guardando il telefono mi rendo conto che è davvero tardi.

Di solito alle undici sono già sveglia da ore, ho già fatto dei controlli, qualche giro per l'ospedale e magari una passeggiatina nel giardino.

Ma oggi stranamente Gioia non mi è passata a svegliare.
Avrei dovuto raccontarle di Brando e Viola, così avremmo potuto prenderlo in giro insieme.

Allora decido di alzarmi da me, rendendomi conto del fatto che nemmeno stamattina Psyco si è fatto vivo.

Avrà paura del mio discorsetto.

Mi vesto in modo distratto, fa troppo caldo.
Lego i capelli in una coda alta fissandola con dell'acqua per cercare di rimanere al fresco poi mi ristendo sul letto e mi metto a leggere.

Leggere è una cosa che mi ha sempre affascinato fare fin da quando ero piccola, ricordo ancora la mia collezione di libri di Geronimo Stilton che mi comprava la mamma.
Li avevo quasi tutti.

Ora è certo leggo dei libri un po' più da grandi, anche fin troppo ma sto bene così.

Io amo leggere, perché vivo cento vite e non penso alla mia, vivo una realtà sempre diversa e nuova che mi porta a non dar voce ai miei problemi e alle brutte cose che mi circondano, ma mi fa pensare a quelle belle.

Io amo leggere.

I miei pensieri vengono interrotti da una voce.
È Brando.

"Nicole, ehi penso che dovresti venire con me devi sapere una cosa." - ha un tono serio-
"C-cosa è successo mi stai facendo preoccupare psyco." - mi sta facendo veramente preoccupare-
"Tu vieni ebbasta non sono io a doverti parlare."

Faccio come dice e lo seguo fino alla saletta di cui vi ho parlato ieri.

Li trovo il mio medico il dottor Carrisi, o come lo chiamiamo il dottor Gio, ad aspettarmi.
Sta piangendo.

Cosa diamine è successo.

"Ehi Nicole come va?"
"Buongiorno, io s-sto bene ma davvero non capisco perché sono qui, è tutto ok?
mi sto preoccupando." -intanto Brando ha lasciato la stanza ed ha portato un pacchetto di sigarette con se.
Ho capito standogli così vicina che fuma solo quando è stressato, come per calmarsi. -

"Ormai sei grande, quindi si c'è qualcosa che non va, ma non con te. So che ultimamente ti eri avvicinata ad Elia, siamo anche andati a fare la prova di basket. So quanto tu tenessi a lui.
Ma nessuno ti aveva detto che lui non stava bene per niente, anzi" - mi sta salendo l'ansia, il dottore prende un respiro e poi prosegue. -

"Elia stava tanto male era debole, molto.
Stamattina ha avuto una brutta crisi e non ce l'ha fatta, lui non c'è più." - il mio cuore si è fermato -
"È uno scherzo, vero? Perché non è affatto divertente." - mi rendo conto da sola che non è così e le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso-

" Ehi non piangere vieni qui." - il dottor mi accoglie in un abbraccio. - "Dobbiamo essere forti per lui e per Gioia, sai che lei ha bisogno di noi. Ecco se vuoi esserci domani ci sarà il funerale so che è un pessimo momento ma dovev" - lo interrompo. -
" Ci sarò."


GIOIA
Oggi è il giorno.
Dovrò dirgli addio.

Per sempre.

Ieri sera ho dormito a casa dei miei perché tutti noi ne avevamo bisogno, avevamo bisogno di esserci per l'un l'altro.

Non ho mai trovato rilevante spiegare un po' la storia della mia famiglia, perché anche se Elia non è, non riesco e non posso parlarne al passato, interamente mio fratello io l'ho sempre considerato come tale.

Il mio fratellino.

In effetti potremmo essere tranquillamente madre e figlio, questo perché lui è il frutto del secondo matrimonio di mia madre,
con quello che io ho sempre considerato mio padre.
Perché è grazie a lui se ad oggi sono così,
è lui che mi ha cresciuta.

Il mio vero padre lo ricordo appena.
Ci ha lasciate quando avevo appena cinque anni e si è rifatto una vita da quello che so, non ho nemmeno idea di come se la stia passando, se sia ancora vivo, ed il perché delle sue scelte ma fin da quando sono piccola mi sono decisa a voler rimanere nell'ignoranza, come del resto lui ha fatto con me.

Ricordo davvero poco e niente del mio padre biologico, ma una sola cosa è rimasta vivida nella mia mente, una frase che non smetteva mai di ripetermi: " Mi niña sonríe a la vida!"

"La mia ragazza sorride alla vita", già io ero la sua ragazza, la sua bambina, e allora papà perché hai abbandonato la tua niña?

Non so affatto se fosse spagnolo o meno, vi lascio intendere che non ho presente nemmeno il suo nome.
Con mia madre non ne ho mai fatto parola non perché non ne avessi bisogno ma perché so che l'avrei ferita in qualche modo parlando di lui.
Ma lei sapeva, lei sapeva tutto.

Ma in tutto questo c'è sempre stato il mio papà, il padre di Elia, a cui devo tutto e a cui devo il mio fratellino.

Perché mi hai abbandonato anche tu?

Come farò io a dirti addio?

Mi preparo con le lacrime agli occhi, raccogliendo i capelli in una coda alta, come piacevano a lui e non sprecando tempo con del trucco che verrà spazzato via dalle lacrime irruente che già minacciano di venir fuori da me.

Indosso un lungo vestito fucsia e mi guardo allo specchio mascherando il mio volto con un sorriso finto.

Oggi abbiamo deciso di vestirci tutti colorati e non come ai classici funerali, il solo pensare questa parola mi distrugge, di nero.
Abbiamo deciso di essere al meglio per lui, di poter dargli un vero addio sorridendo alla vita e non alla morte.

Arrivati in chiesa per celebrare la cerimonia, lo vedo.

È in piedi davanti all'entrata della navata centrale , vestito con un completo blu scuro ed una camicia bianca contornata da una cravatta dello stesso colore della giacca.

Ci avviciniamo l'un l'altro stringendoci in un abbraccio senza il bisogno di ricorrere alle parole.

Questo momento viene però spezzato da una sua frase che sconvolge tutto.
"Come stai Gioia? per davvero." - non lo so nemmeno io, vorrei urlargli in faccia per fargli capire quanto io mi senta debole ed impotente al momento, ma mi limito ad un'occhiata carica di tutto questo e a stringerlo più forte.


                               VIOLA
Era da quello di papà che non andavo ad un funerale ma oggi avevo deciso di esserci per la mia sorellina.

Io e la mamma avevamo deciso di accompagnare personalmente Nicole quando ci aveva raccontato di questo fatto, ed ora eccoci qui.

All'interno della chiesa non c'erano poi così tante persone, la maggior parte erano medici ed infermieri della struttura dove era riconverta Nicole, che da quello che avevo capito erano colleghi della sorella del bambino.

Io e mia madre avevamo deciso di sederci un po' più infondo mente la mia nanetta era andata a sedersi vicino al suo medico, il dottor Carrisi, qualche fila più avanti.

Mi spinsi un po' più in là con lo sguardo e notai il dolore presente nell'aria.

Difronte all'altare c'era una bara, una bara bianca, con sopra una foto di un bambino sorridente con una palla da basket fra le mani.
Mi pare si chiamasse Elia.

Le lacrime minacciarono di fuoriuscire, mentre rivivevo nei miei pensieri quei momenti.

"Viola vuoi dare un ultimo saluto al papà?" -
mi disse la mamma con gli occhi lucidi tenendo la mano a me e alla mia sorellina. -
"Si" - risposi con sicurezza mentre mi avvicinavo a passi spediti verso il mio papà.
In mano avevo un piccolo biglietto scritto da me : "Ti voglio bene papà, la tua niña" poi accanto un cuoricino di colore blu.
Presi il biglietto e lo posizionai tra le sue mani volevo che lo stringesse forte e lo tenesse nel cuore, poi gli lasciai un bacio in fronte come faceva lui e gli sussurrai: "Te amo mucho papa."

Mi ripresi dai miei ricordi quando sentii la voce del parroco dare inizio alla messa ed una lacrima bagnarmi il volto.

La mano della mamma mi accarezzò una guancia e mi sussurrò un "Va tutto bene".

Un messaggio poi di Brando attirò la mia attenzione.

come stai? so quanto
per te sia difficile essere
li, e non posso non
ammirarti perché ti sei
fatta forza ed ora sei lì per
tua sorella

ho bisogno di  te in  questo
momento. stanno tornando
a galla troppi brutti ricordi
ma ce la posso fare.
ora però devo andare ,
ti scrivo dopo siamo ancora
in  chiesa

lo sai vero che per
qualsiasi e dico qualsiasi
cosa basta mandarmi un
messaggio e sono lì da te.
sti cazzi dei medici se hai
bisogno di me, io arrivo.
Chiaro?

non fare una cazzata
delle tue.  Ti prometto
che dopo ti scrivo

non negare che ti piaccio
per le cazzate che faccio,
con me non abbocca

Gli lascio il visualizzato facendo la finta offesa, è passato davvero così poco tempo da quando ci conosciamo e non so come è possibile che io già lo am-miri.

Riposai il telefono nella borsa, e sorrisi.

Quando poi alzai lo sguardo incontrai quello di una signora in lacrime accanto alla bara, l'avevo già vista da qualche parte ma lasciai correre i miei pensieri.

E di questo mi pentii solo dopo, non avrei dovuto farlo.


Eccoci di nuovo❤️
Questo capitolo sarà diviso in ben tre parti e ne vedremo delle belle.
Fidatevi ne uscirete sconvolti.

Per quanto riguarda i Violando sono sempre più carini, soprattutto con le frasi alla Trevor de Marco, si lo so è troppo un classico ma sono nel mio momento limitless e bisognava metterlo da qualche parte.

Ci sentiamo presto (credo), vi prego non odiatemi se faccio sempre molto ritardo ma ci tengo a rendere i capitoli sempre meglio per migliorare.
See you soon
💚🧸

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