10 So how do I say goodbye
VIOLA
Era passata una settimana dall'ultima volta che ero andata a trovare Nicole, ma sapere che quando sarei andata lì, avrei trovato lui ad affrontarmi, mi metteva troppa ansia.
Ovviamente con la mia nanetta avevo inventato la scusa dell'avere la febbre, anche se dai chi è che si prende la febbre a fine maggio?
Ma ormai non potevo più sfuggirle ed oggi dopo la scuola sarei andata da lei, e lo avrei rivisto.
Aggiungiamo per la felicità della mia migliore amica, che ormai non faceva altro che chiedermi di lui.
La mattinata passò in fretta e dopo aver studiato un po', mia madre mi accompagnò in ospedale.
Percorsi le scale in fretta e furia.
Non vedevo l'ora di vedere la mia nanetta.
"Scusi!" andai quasi a sbattere contro una signora che mi rivolse un'occhiata decisamente non piacevole.
Ed eccomi qui arrivata, stanza 168.
Spalancai con sicurezza la porta ma ad aspettarmi non c'era lei.
Difronte a me, appoggiata alla finestra c'era una figura che ormai conoscevo troppo bene.
Era di spalle e a torso nudo aggiungerei.
Mi presi del tempo per osservarlo.
Cavolo se era bello.
Il fisico scolpito che la prima volta non mi aveva lasciato intravedere, un paio di pantaloncini neri che lasciavano intravedere il paio di boxer rigorosamente Calvin Klein.
I ciuffi ricci e castani stavano iniziando a ribellarsi ed era ovvio avessero bisogno di un taglio, ma per me erano più che perfetti così.
Quando si rese conto della mia presenza si voltò.
Non riuscirei a spiegare a parole la scintilla che attraversò il nostro sguardo, ma era indubbiamente qualcosa di forte durato troppo poco.
Abbassò lo sguardo incapace di reggere il confronto, per poi sistemarsi i capelli con una mossa veloce.
Ed è li che mi accorsi che in mano aveva qualcosa, stava fumando.
"Da quando fumi Hall?" - fece una strana smorfia nel sentire la mia voce pronunciare il suo nome.
"Bhe mi conosci appena ragazzina, non sai molte cose di me."
BRANDO
"Bhe mi conosci appena ragazzina, non sai molte cose di me." sputai sicuro per poi proseguire
" È un po' che non vieni non credi?" - in realtà potevo sembrare spavaldo, ma dentro stavo morendo, lei mi era mancata, e non ci credevo che ora fosse qui con me. -
"Avevo la febbre" - falsa, nessuno si ammalerebbe in questi giorni -
"E bene, anche le più belle si ammalano." sorrise, quel suo bellissimo sorriso che mi sognavo la notte, poi proseguii
"Viola come stai?" - notai dalla sua espressione, l'effetto che le aveva appena provocato la mia domanda, ma era ovvio che avesse bisogno di un'ancora con cui sfogarsi e a cui tenersi stretta.
Io volevo essere la sua.
Non rispose, ma in compenso mi dedicò uno di quegli sguardi che valgono più di mille parole.
Poi con mia inaspettata sorpresa, parlò sussurrando un semplice "Grazie".
Ed io le sorrisi come un ebete, un ebete felice.
"So che sei stato tu la settimana scorsa" - annuncio percorrendo qualche passo avvicinandosi pericolosamente a me -
"Io davvero non so come dirti grazie, perchè quella era davvero una giornata di merda e tu" - fui io ad interromperla -
"Shh tranquilla" - le sussurrai avvicinandola a me e spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -
"Sai ragazzina, in questi giorni ti ho pensato tanto, davvero tanto, come non avevo mai fatto come nessuno." - la guardai dritta negli occhi e proseguii -
"Non mi era mai successo di incontrare una persona per la prima volta e sentire il bisogno di rivederla, il momento dopo averla salutata.
Mi sei mancata.
Mi è mancata la tua voce, il tuo sorriso, le tue facce buffe e i tuoi splendidi occhi dal colore indefinito, che non smettono di tormentarmi.
Ed è quasi impossibile a dirsi visto che è la seconda volta che ti vedo, ma mi sembra di conoscerti da sempre e ti penso ogni fottuto istante" - lascio cadere la sigaretta dalla finestra per avere entrambe le mani libere ed accarezzarle le guance, che stanno per lasciare spazio a delle lacrime -
"Ehi ehi, non ti azzardare a piangere. Guardami" - dico con tono autoritario e lo fa - " Giuro che se vedrò di nuovo scendere una sola lacrima su questo stupendo viso, divento una bestia e tu non mi hai mai visto incazzato ragazzina." sorride.
Le faccio poggiare la testa sul mio petto mentre le accarezzo con dolcezza i capelli.
"Anche io ti ho pensato tanto Hall" - cazzo quanto amo il mio nome pronunciato da lei -
" Ma credevo di essere un'illusa che si immagina le cose, infondo con una conversazione di due minuti e sapendo appena il tuo nome, come facevo ad essere già così legata e bisognosa di te.
Ma sto capendo che nei miei pensieri ti stai facendo sempre più spazio tu.
Ed io voglio permetterlo." - calca appositamente la parola "voglio" per poi guardarmi dritto negli occhi. -
" Ed io voglio baciarti" tiro fuori tutto d'un fiato, mentre le afferrò le guance per avvicinarla a me, ma una voce mi blocca improvvisamente.
"Oh Dio! Scusate scusate scusate, me ne vado ho capito. Dio scusatemi! Viola ti voglio bene, io non volevo, Dio che scema, c'è una più rincoglionita di me?"
Sento Nicole continuare a imprecare mentre si dirige fuori dalla stanza, impregnata delle nostre occhiate torve, accompagnate solo dal silenzio.
Poi rido e bacio sua sorella.
DOTT. GIO
Finalmente ero a casa a rilassarmi sul mio divano da non so quanti soldi, mentre vedevo uno di quei film che non passano mai come la saga di "Fast & Furios".
A volte, essere figlio di un ricco imprenditore porta i suoi frutti.
Ma nonostante avessi la possibilità di ereditare l'azienda di mio padre, la " A. C. Company",
io avevo deciso di seguire la mia strada.
La medicina.
Certo non nego che gli aiuti finanziari e le conoscenze di mio padre non mi abbiano aiutato nel fare carriera, ma per una volta volevo essere fiero di me e datemi del vanitoso ma penso di essere bravo, (e bello), in quello che faccio e di meritarmi dove sono arrivato.
"Signor Carrisi le squilla il telefono" - la voce di Dalila, la cameriera mi risveglia dai miei pensieri. -
"Grazie Dalila, puoi andare"
È Christian Galli, mio collega e decisamente il mio migliore amico, mio fratello.
"Chris, che cazzo vuoi? stavo vedendo Fast & Furios, ti sembra questo il momento di chiamarmi?!" - gli sclero addosso con la mia solita delicatezza -
"Gio, penso che dovresti venire in ospedale"
"Perché? che vuoi oggi è il mio giorno libero, ti manco così tanto?" - scherzo, ma lui non ride e capisco che la situazione è veramente seria -
"Chris cosa è successo? parla." -mi faccio serio anche io. -
"Gio Elia è..." - non ti azzardare a finire quella frase Chris -
" Gio, Elia non c'è l'ha fatta" - il mio cuore si è fermato, non riesco a non imprecare fino a quando i miei pensieri vanno a lei. -
" Lei dov'è?" - riesco a chiedere in un sussurro -
"Gio ma che hai, ti ho appena detto che il tuo paziente è morto e tu chiedi di lei!"
" Chris ho detto lei dove cazzo è?!"
" Dio calmati, non lo so, ma che cazzo ne so io, prenditi una camomilla."
Attacco la chiamata e mi precipito in garage verso l'auto.
Quando si parla di lei vado fuori di testa.
Cazzo Elia perché te ne sei andato è? avevamo tutti bisogno di te, lei aveva bisogno di te.
Ed io sarò solo lo stronzo non capace di starle vicino, ma riuscirò solo a farla soffrire di più.
Ma ora ho bisogno di vederla.
Metto in moto e superando qualsiasi limite di velocità mi dirigo in ospedale, tanto le multe posso permettermele.
Parcheggio nel primo posto libero che trovo e in condizioni pietose entro correndo.
L'aria gelida sputata dai condizionatori mi arriva dritta in faccia portandomi un minimo di lucidità.
Devo trovarla e so dove andare.
Devo solo sperare sia lì.
Al nostro posto.
Ed eccoci finalmente❤️
Vi prego non odiatemi, so di aver pubblicato in ritardo ed in più ho scritto questo capitolo interamente piangendo.
Mi odio già io da sola perché Elia non se lo meritava.
Diciamo che in questo capitolo Brando è il dott. Gio si sono un po' scambiati il carattere e mi piacciono così.
I Violando (che ne dite?? era il nome più accettabile) finalmente si sono baciati ma manca ancora qualcosa che non si sono detti ve ne siete accorti?
Spero abbiate apprezzato e cercherò di aggiornare presto, ma come sempre non prometto nulla e
See you soon
🧸💚
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