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Uptown funk

La sveglia anche di sabato sarebbe dovuta essere bandita in qualunque stato del mondo, però il suono acuto e continuo di quella macchinetta diabolica voleva dire altro in quel momento per Newt: significava che da quel preciso giorno sarebbe iniziato il suo periodo di convalescenza con un gesso pruriginoso al braccio destro.

9.20! Cosa era successo? Perché la sveglia aveva suonato in ritardo?

Dalla camera buia di Newt, il ragazzo poteva sentire il clacson di Spierre. Si era messo a correre, per quanto possibile, giù per le scale e lo aveva invitato ad entrare nella spaziosa cucina.

- Scusa, scusa, scusissima. La sveglia ha suonato 20 minuti in ritardo.

- Immaginavo, dai, dai, vai a prepararti.

In 10 minuti netti Newt era pronto e in macchina sul sedile anteriore.

I due in ospedale non dovettero aspettare molto per entrare nella stanza dove finalmente Newt aveva messo quel benedetto gesso. Praticamente in 45 minuti era tutto finito e i due si sarebbero già dovuti dividere, sebbene Spierre non fosse di quell'idea.

- E se ti portassi alla centrale? Così ti svaghi un po'. Ci sono anche tutti gli altri.

- Va bene, piuttosto che stare a casa solo tutto il giorno.

La centrale non era molto distante, si nascondeva dietro ad alberi alti e finalmente rigogliosi, ricoperti di fiori gialli e azzurri, dove le rondini di ritorno facevano i loro nidi.

Spierre parcheggiò la macchina dietro l'alto edificio grigiastro, dove si poteva confondere tra le erbacce.

-Aspetta, adesso ti do una mano a scendere - si propose il ragazzo.

Dall'immenso portone arrugginito si riusciva a scorgere una testolina viola, che sembrava osservare i movimenti dei due ragazzi: -Spie, tienilo lì, ho una sorpresa.

- Quella ragazza mi fa paura alle volte...- aveva detto Spierre puntando gli occhi al cielo e sorridendo leggermente al pensiero di Prim.

Da lontano il rumore metallico di ruotine attraversava il sentiero ciottolato, per poi raggiungere Newt.

- Monsieur, la sua carrozza è arrivata - si presentò la ragazza con un inchino e un carrello tra le mani.

- C-cosa dovrei fare con quel coso? - Newt sembrava quasi terrorizzato.

- Semplice, entrare lì dentro - rispose Spierre con libertà - Dai Prim, dammi una mano a tirare su il malato.

Con le braccia sotto le ascelle i due, a fatica, tirarono su Newt e lo adagiarono nel carrello, cominciando a correre su per la lieve salita, verso il portone.

- Arriva il malato! - aveva urlato Spierre mentre spingeva il mezzo con Newt dentro e Prim poggiata con i piedi tra le ruote.

- Su poltroni, tiriamolo fuori da 'sto trabiccolo- aveva intimato scherzosamente la ragazza a Leo e Dan, che si godevano tranquilli le poltrone e quella che sembrava una colazione con i fiocchi.

Fuori, Newt si era finalmente seduto su una delle poltrone.

- Vuoi un croissant?

- Se c'è, perché no...

- Fermi tutti! - aveva urlato Leo - Prima di qualunque cosa...Se Spierre gli ha mostrato la nostra "tana", vuol dire che è uno dei nostri?

- Sì, direi di sì - aveva risposto Prim pensierosa.

- In tal caso - Leo si era girato verso il nuovo - A Newt!

Forse quella mattina la sveglia non era stata solo l'inizio della convalescenza di Newt, ma anche l'inizio di un nuovo capitolo della sua vita.

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