Lost at sea
Al secondo piano si sentiva ancora la musica alta, accompagnata dai passi pesanti di quelli rimasti a ballare, ma il tutto era attutito dall'attico. Le macchine che passavano di tanto in tanto lasciavano dietro di loro una leggera aria di nostalgia, quel sentimento che ogni tanto ci prende nelle notti di fine estate. Eppure, le luci della città dall'altra parte del lago si levavano alte nel cielo, facendo capire che non ancora era tutto finito, che c'era ancora qualcosa per cui valeva la pena stare lì a godersi l'aria forse troppo calda e umida.
Con gli occhi pieni di bagliori colorati, Miguel si era appoggiato con le braccia incrociate sulla ringhiera di vetro, la testa incavata tra le spalle e il corpo buttato leggermente in dietro per gustarsi la pace del momento.
Non significava che stesse male con gli altri ragazzi, anzi, il contrario, ma quello era il suo carattere: per godersi veramente la compagnia, ogni tanto sentiva la necessità di godersi prima la sua solitudine.
- Disturbo?
Aveva già sentito che alcuni passi si erano avventurati sulle scale di cristallo, aveva anche riconosciuto di chi fossero, ma aveva preferito non girarsi fino a che non sarebbe stato lui ad avvicinarsi, fino a che la sua voce non si sarebbe scontrata con le sue orecchie.
- Non lo dovresti neanche chiedere – era rimasto fisso sul paesaggio, mentre Leo si era poggiato con la schiena sulla ringhiera: - Momento solitudine?
- Lo sai anche tu quanto ne ho bisogno a volte – gli aveva sorriso chiudendo leggermente gli occhi.
- Però mi chiedo ogni volta perché io possa restare...- aveva lanciato Leo, ma la sua domanda era caduta nel silenzio.
Da sotto gli schiamazzi si erano fatti leggermente più forti, per poi placarsi subito e trasformarsi in bisbigli.
- Becca penserà che la camicia sia il colpo di classe di stasera, ma io credo che la bandana del taschino sia la cosa più bella – aveva spezzato il silenzio tra di loro poco dopo.
Leo, in parte, sperava che Miguel non si accorgesse della bandana: lo imbarazzava il fatto che si fosse legato un po' troppo a quel futile oggetto, però il pensiero che glielo avesse regalato lui lo rendeva felice e quindi si sentiva di portarsela sempre dietro.
Forse Miguel aveva percepito il leggero disagio del biondo, quindi aveva subito aggiunto: - Non l'ho potuta abbandonare nemmeno io – aveva alzato il braccio facendo vedere l'orologio e la bandana legata insieme.
Leo era subito rinsavito: - Ci avrei scommesso – aveva riso leggermente girando lo sguardo verso di lui – Allora, a parte questa "pausa", come ti trovi con il gruppo? - aveva cambiato il discorso.
Miguel si era illuminato: - Benissimo Leo! Daniel è sempre così gentile con me, Newt è una persona stupenda con cui parlare, Spierre e Prim mi spezzano dalle risate, ma Becca...Oh Becca è una forza della natura, simpatica, intelligente, molto sagace, poi stasera con quell'abito è davvero bellissima.
Ecco qua, la storia si ripeteva come ogni volta: il fascino di Becca aveva fatto colpo anche su Miguel.
Dai Leo, era prevedibile.
- Secondo me potresti anche provarci – aveva sparato secco.
Sì, era la cosa giusta. A lui sarebbe passata quella stupida cotta e lei finalmente avrebbe avuto qualcuno che pensava che fosse una persona prima di un bel corpo.
- Come? - Miguel pareva confuso, ma anche divertito.
- Dico, potresti anche provarci con Becca. Sareste una bella coppia.
- Non credo proprio – aveva guardato lui fisso il paesaggio ridendo leggermente – A meno che a lei vada bene avere un fidanzato gay.
Leo si era girato di scatto e lo aveva guardato con gli occhi spalancati: - Scusami?! - forse era uscito con il tono sbagliato.
- Mi piacciono i ragazzi...E' un problema? - il tono della domanda era aggressivo, ma sul fondo si poteva percepire chiaramente una punta di attesa e paura.
Oh cazzo...
Oh cazzo!
- No, oddio no, non è per nulla un problema – aveva risposto imbarazzatissimo Leo. Di certo non gli era mai successo di dover dimostrare a qualcuno di non essere omofobo, quindi la cosa gli creava un po' di disagio.
- Ah meno male, mi ero spaventato per un attimo. Ci sarei veramente rimasto male – aveva risposto Miguel riprendendo a guardare verso la città, lasciando Leo con i suoi pensieri.
Doveva pensare razionalmente: era una cosa positiva, se lo avesse baciato al massimo gli avrebbe detto un "no, grazie" e non gli avrebbe sputato in faccia. D'altro canto, ora era molto peggio, Leo avrebbe veramente iniziato a pensare a qualsiasi come un possibile segnale.
- Nel senso, come può una persona come te essere omofoba – il flusso di pensieri era stato interrotto, ormai Leo era abituato a quel lato di Miguel.
- Una persona come me? Cosa intendi dire?
- Magari sbaglio, ma mi sei sempre sembrato un ragazzo comprensivo e dalla mente aperta, uno con cui parlare di tutto senza paura di essere giudicato- si era girato verso di lui – aveva troncato l'ultima sillaba guardandolo con un sorriso che a Leo sembrava diverso dai soliti, più malinconico, più tirato, gli occhi velati di un senso di paura che sarebbe dovuta già passare. Non gli piaceva vederlo così triste.
- Qualcosa non va?
Ma davvero c'è bisogno di parlare in questo momento?
Leo aveva alzato gli occhi verso di lui. Si sentiva così maledettamente attirato da quel viso esotico, così bello, così dolce e con gli occhi leggermente umidi a causa dell'aria che aveva soffiato fino a quel momento. Ci sarebbe voluto un secondo e avrebbe potuto annullare quella manciata di centimetri che li divideva.
Valeva la pena tentare?
Valeva la pena approfittarsi di quel momento di debolezza di Miguel?
Ma era davvero approfittarsi?
O era solo tentare e mettere in chiaro la situazione?
- No, no, nulla – aveva scrollato la testa il messicano quasi con fare da incompreso, un sorriso amareggiato.
Forse Prim ha ragione.
Senza porsi altre domande, Leo si era allungato nella direzione nel ragazzo e con una mano gli aveva preso il viso, lo aveva guardato come a chiedere un inutile permesso e lo aveva baciato.
Il primo contatto era stato superficiale, ma era bastato per far scorrere una scarica elettrica per tutta la schiena di Leo, seguita da tante altre quando le mani leggermente ruvide di Miguel avevano preso delicatamente, ma con sicurezza ancora il suo viso per riavvicinarlo e baciarlo di nuovo.
Come due naufraghi che stanno annegando in mezzo al mare, i due ragazzi continuavano a prendere un po' di respiro, per poi ripiombare sulle labbra dell'altro e approfondire il bacio a piccoli passi. Entrambi volevano esplorarsi, sentirsi e sentire quante cose nascondeva quel gesto. Il ritmo era lento, ma costante, interrotto solo da qualche sorriso che lasciavano l'uno sulle labbra dell'altro. Avrebbero potuto andare avanti per ore in quella perfezione e quel sincronismo che avevano i loro movimenti, ma entrambi, come sulla stessa lunghezza d'onda, avevano deciso di staccarsi dopo pochi minuti, rimanendo a guardarsi negli occhi.
- Scusa se ci ho messo un po' a capire, ma avevo paura seriamente di sbagliarmi e non me lo sarei perdonato. Continuavo a chiedermi se fosse la cosa giusta, se mi sarei approfittato del tuo momento di debolezza, se potevo tentare, se dovevo chiudere la bocca...- Miguel aveva sorriso e lo aveva baciato ancora – Dovrei? – aveva riso Leo.
- Non mi dà fastidio quando parli, però forse è meglio adesso – aveva sorriso dolce, guardandolo meglio negli occhi – Comunque non te lo avevo ancora detto per bene, ma sei bellissimo – aveva soffiato il messicano sulle sue labbra senza preavviso e dando fuoco al viso del biondo, che era rimasto in silenzio nella sua autocombustione.
Eppure...
Eppure, non c'era il silenzio che c'era stato fino a quel momento, come un brusio e delle urla venivano dal basso. Che fossero i ragazzi? Sì, quella era la voce di Becca, ma cosa stava dicendo?
- Allelluia! - ma era Dan!
- Finalmente ce l'avete fatta! - quella era chiaramente Vic.
Leo e Miguel si erano guardati entrambi straniti, si erano allontanati leggermente e si erano sporti dalla ringhiera, mano nella mano per non perdere ancora il contatto.
La scena davanti a loro era assurda: tutti i loro amici erano sparsi per la piscina, sulle sdraio e tra l'erba e stavano applaudendo guardando in alto verso di loro.
- Wow - era Indi
- Bravi - Spierre
- Vi prego, ditemi che non avete visto tutto! - aveva urlato verso di loro Leo.
- Ogni cosa, ma ci mancava l'audio – gli aveva risposto Newt, seguito da Prim – Allora chi aveva ragione?
Leo aveva sorvolato su quell'ultimo commento e aveva guardato Miguel mortificato, ma lui aveva tirato su le spalle e aveva parlato al gruppo: - Scusateci per lo spettacolo.
- Ma che scusateci, mi avete fatto un regalo bellissimo! - aveva urlato più forte Becca – Ma ora scendete che è ora della torta.
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