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Good Times

Da una parte Leo era felice che quella mattina tutti i suoi professori avessero deciso di fare sciopero, almeno avrebbe avuto del tempo libero per scendere al fiume. A fianco di quel corso di acqua torbido e agitato dai pochi pesci ancora vivi, si trovavano diversi noiosi edifici, industrie che emanavano scure nubi tossiche e scaricavano colorati liquidi nelle acque melmose che rendevano la scena ancora più triste di quello che già era.

Ma non erano quelle le fabbriche che interessavano a Leo, lui era inesorabilmente attirato dal grande prefabbricato grigio chiaro, abbandonato ormai da diversi anni. Quello era il posto perfetto per esprimere la sua vena artistica, "dipingere" enormi figure dinamiche e scrivere frasi con strani caratteri gonfi.

Tutto era pronto: bombolette, vernici, stencil dentro allo zaino, mascherina in viso, skateboard sotto i piedi e il biondo sarebbe partito alla volta di quello spazio vuoto.

La giornata era bella, il sole brillava sulla mattinata autunnale e sulle strade stranamente vuote, ma ciò poco importava a Leo, troppo concentrato su quello che avrebbe potuto creare su quella tela immensa a sua disposizione. La sagoma regolare della centrale si vedeva in lontananza, sembrava un enorme gigante dormiente su una vegetazione troppo rigogliosa.

Le finestre, tanti piccoli occhi vitrei, erano rotte per la maggior parte e anche il portone era spalancato, permettendo alla luce settembrina di entrare.

Un attimo, il portone era aperto? Leo era quasi completamente certo, anzi, era sicuro, di averlo chiuso l'ultima volta che era entrato in quell'edificio. Pressoché nessuno conosceva quel posto ed era improbabile che qualcuno lo avesse scoperto, era troppo nascosto bene tra i nespoli e le querce che lo circondavano, talmente bene che alle volte Leo stesso faceva fatica a riconoscere la sua silhouette scura nel verde.

L'unico modo per capire cosa fosse veramente successo era avvicinarsi, lentamente e senza paura. Eppure, il biondino di paura ne aveva tanta, se avesse incontrato per caso una gang di narcotrafficanti? O una coppietta intenta a fare...robe? O, peggio ancora, fosse stato testimone di un omicidio e di un occultamento di cadavere? Tuttavia, le voci divertite che provenivano dall'interno non sembravano per nulla pericolose, anzi, ora che le ascoltava bene, Leo era perfettamente in grado di collegarle a due visi conosciuti.

- Ragazzi, cosa ci fate qui? - aveva spalancato la porta il biondo senza neanche salutare i suoi amici.

Daniel si era girato di scatto, andando subito verso il suo migliore amico per abbracciarlo: -We, tu cosa ci fai qui?

- Nulla, i miei professori scioperavano. Voi?

- Conferenza sulle nuove tecnologie.

- In pratica una perdita di tempo per te.

- Esattamente.

Leo si era girato verso il moro: -Tu?

Spierre, senza togliere gli occhi dal muro che stava decorando, aveva sparato la bomba: -Mi hanno espulso dalla scuola.

- Che?! A questo non eri mai arrivato. Cosa hai combinato?

- Ha guidato una rivolta semipacifica - aveva risposto Dan.

- Devo dirti la verità: quel semi mi fa un po' paura...

- In verità il preside non mi ha espulso per la rivolta in sé - aveva puntualizzato Spierre poggiando a terra la bomboletta e rivolgendosi ai due.

- Ah no? Allora cosa hai fatto.

- L'ho sfidato, semplice - aveva detto asciuttissimo.

- A cosa, a una partita di calcio? - aveva scherzato Leo - Dai Spierre, non buttare frasi a metà, siamo curiosi.

- L'ho sfidato a prendere provvedimenti con, testuali parole: Potrà eliminare me, ma non potrà mai eliminare l'intera scuola e le sue idee.

- Sai quale è il tuo problema Spierre? - gli aveva chiesto Leo - Che tu non sai morderti la lingua, mai!

- E in alcuni momenti dovresti veramente. Sai, i rivoluzionari sono finiti quasi tutti ghigliottinati.

- Ringrazia di non essere nato nel 1700 in Francia.

Alle volte Spierre capiva perfettamente perché Leo e suo fratello fossero così amici da sempre: ragionavano nello stesso modo, avevano le stesse reazioni davanti alle cose. O che quello fosse un risultato della loro amicizia quindicennale?

- Ragazzi, ma come siete disfattisti. Su, non pensiamoci, ora ho voglia di fare qualcosa per la nostra centrale, se lo merita.

- In effetti sta cambiando faccia questo posto da quando abbiamo iniziato a frequentarlo.

- Sì, guarda le pareti come stanno diventando colorate - Daniel aveva rivolto lo sguardo verso il muro della faccia principale.

Era completamente coperto da un cielo azzurro e un campo di girasoli dove spiccava un astronauta.

- Io sono fermamente convinto che se qualcuno entrasse qui, sarebbe convinto che chi ha fatto quel graffito è sotto acidi pesanti - aveva parlato Spierre.

- Ti giuro Spierre, non ho mai fatto uso di droghe - si era discolpato Leo - E poi ci sta come graffito, no?

- No, no, è bellissimo, nulla da dire, ma ha un significato preciso?

- Lo sai che tutti i miei graffiti hanno un significato e questo rappresenta la sensazione di sentirsi fuori posto.

- Da "una barca in mezzo al bosco" a "un astronauta in mezzo ai girasoli" è un attimo - lo aveva preso in giro Dan, ma ormai sia Leo sia il fratello erano troppo presi dal disegno che stavano facendo sul muro laterale.

A Dan non restava che fissarli e godersi i loro movimenti veloci e sinuosi.

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