XL
Eravamo quasi agli sgoccioli.
Tutta la tribuna era in fermento, io mangiavo patatine per il nervosismo e lanciavo certe urla che ero sicura che Chase in campo mi sentisse.
"Vai Chase, spacca il mondo" urlai di nuovo "Guarda che se perdi, ti lascio" tutta la squadra era in tensione, lo si poteva vedere benissimo. C'era Agnes che mi stringeva il braccio ed ogni tre minuti le ricordavo di evitare di bloccarmi la circolazione sanguigna.
Era l'ultima partita dell'anno, quella che avrebbe segnato la fine di tutto. Lo dovevo ammettere, mi ero appassionata allo sport della nostra scuola -solo guardarlo, ovvio- per via di Chase. Quel ragazzo aveva avuto il potere di farmi fare cose veramente scorrette per me, come ad esempio andare a correre alle sei di mattina.
Inutile dire che lo avevo costretto ad andare al Mc Donald's e che non gli avevo parlato per tutta la giornata.
Vidi proprio il mio ragazzo prendere la palla, gli ultimi secondi che scorrevano, oltrepassava qualsiasi avversario e continuava a correre. Beh, almeno l'allenamento faceva bene ad uno di noi due. Chase, come una saetta, raggiunse la base che, allo scadere del tempo, fece vincere la nostra scuola.
Non mi accorsi di essere già in piedi, forse mi ero alzata quando Chase aveva preso la palla e per l'ansia lo avevo fatto. Non m'importava, fatto stava che avevamo vinto ed io, per una volta, abbandonai il pacco delle patatine quasi mezzo vuoto -quasi, significa che ce n'erano ancora altre che io stavo abbandonando- e cercai di dirigermi verso il mio ragazzo in campo.
Non m'importava cos'avevano da dire gli altri, volevo solo andare da lui e saltargli addosso, reclamare il mio territorio ed impedirgli subito di togliersi la canotta, perché le gatte morte erano sempre in agguato.
"Scusate, permesso" dissi, spintonando un po' di gente "Devo passare, prima di commettere un omicidio" con molta fatica, riuscii ad uscire da tutta quella folla acclamante, andando in campo per vedere il mio ragazzo che veniva sollevato dai suoi amici.
Quando lo riportarono con i piedi per terra, lui non mi aveva ancora notata e rideva con i suoi compagni di squadra. Con la testa ancora verso di loro, mentre rispondeva alla battuta di qualche cretino, mise le mani sul bordo della sua canotta, in procinto di alzarla. Con la coda dell'occhio, vidi le gatte morte pronte, le unghie affilate per catturare non solo lui, ma anche gli altri giocatori che si stavano dirigendo verso gli spogliatoi e si toglievano le magliette. Alcune di loro si avvicinarono per festeggiare, mentre altre si erano fermate a vedere il mio ragazzo.
Era arrivato il momento di tirare fuori gli artigli.
"Non un'altra mossa Chase Ortiz o giuro che qui qualcuno non esce vivo dal campo oggi" mormorai, dirigendomi a grandi passi verso di lui, che mi sorrise malizioso.
"Sai che amo quando fai la gelosa?" mi lasciò un bacio sulla punta del naso, che mi fece quasi intenerire. Appunto, quasi, perché subito dopo si tolse la canotta della divisa. Assottigliai lo sguardo.
"Tu mi vuoi proprio vedere in carcere, vero?" lui ridacchiò semplicemente, prendendomi poi in braccio. "Dai, sei sudato" risi, cingendogli il collo per evitare di cadere.
"Ma sei venuta qui solo per marcare il territorio?"
"No, per congratularmi con te per la vittoria, ma tu sei troppo bello e c'erano le cheerleaders che non stavano aspettando altro che vi toglieste la canotta, quindi ho dovuto far ricordare subito che sei il mio ragazzo. Tu sei un attentato alle ovaie normalmente vestito, figuriamoci con il petto in bella vista. Il mio lavoro non finisce mai" sbuffai alla parte finale, solo per ricordare lo sguardo famelico di quelle vipere. Chase, invece, se la sorrideva tranquillo, perché non sapeva cosa si provava a combattere per le proprie cose contro trecento ragazze per lui.
"Sono un attentato anche alle tue di ovaie?" mi chiese, pochi centimetri che ci dividevano. Mi aveva sempre affascinata il suo modo di fare, ero sempre stata completamente cotta di lui. Non mi riuscivo a spiegare, dopo mesi che stavamo insieme, come lui stesse ancora con me.
"Soprattutto alle mie. Da due anni e passa" risposi io, rendendomi conto che ormai erano lontani i tempi in cui scleravo per lui che non sapeva della mia esistenza.
Il sorriso di Chase divenne ampio e mi baciò, facendomi sentire come se fosse la prima volta. Il mio cuore batté forte, sentivo le gambe molli e quasi mi aggrappai al suo collo. Interruppe il bacio per prendermi in braccio, stile sposa, facendomi roteare e ridere al tempo stesso.
***
Dopo che la partita era finita, tutti ci eravamo spostati per festeggiare a casa di un ragazzo della squadra. Era presente quasi tutta la scuola, che festeggiava la vittoria con fiumi di alcol. Ormai era tutto finito, l'estate era cominciata e a settembre saremmo andati tutti al college.
Quella sera c'eravamo tutti. Io, Chase, Connor, Agnes, Patrick, Kieran, il ragazzo che aveva portato al ballo, Jared, Adrian e Marlene. Avevo dato io l'idea di invitarla, dopo aver saputo che lei ed Adrian fossero rimasti solo amici, ovvio. Sennò mai lo facevo sinceramente. Mi sentivo ipocrita a pensare certe cose, ma non potevo farci niente, solo subire la malattia dei miei pensieri. Bevemmo, ballammo, scherzammo, semplicemente ci divertimmo. Festeggiavamo l'inizio di un'estate che ci avrebbe preparati a diventare adulti.
Erano le due del mattino inoltrate e probabilmente si stavano avvicinando le tre, ma, ad un certo punto, ci trovammo tutti insieme vicino alla piscina seduti o sdraiati sui lettini e le sdraio. Alcuni di noi avevano una bottiglia di birra in mano. La mia era finita, così mi alzai per andarne a prendere un'altra. Non ero del tutto brilla, sapevo reggere discretamente l'alcol. Quando rientrai, vidi che la casa era meno piena rispetto a quando eravamo arrivati, se non quasi mezza vuota. O si stavano divertendo nelle stanze oppure erano a terra a giocare al gioco della bottiglia o a Non ho mai.
Presi la bottiglia fresca dal frigo, dirigendomi verso l'esterno per raggiungere gli altri, quando venni fermata proprio da Adrian.
M'immobilizzai, lo sguardo che sicuramente manco avessi visto un fantasma e i brividi che cominciavano a farsi sentire solo per la sua presenza.
"Possiamo parlare un attimo?" quelle parole mi fecero battere il cuore per l'ansia, cioé, insomma, non si poteva dire una frase del genere ad una persona. Io annuii, incapace di dire qualcosa e cominciando a pensare a cosa potesse mai dirmi. Ci fermammo in un angolo nella parte opposta della casa, sempre fuori.
"Allora?" chiesi, sinceramente curiosa di sapere di cosa volesse parlarmi.
"Te lo volevo dire prima che lo dicessi anche agli altri: domani parto. Ti dovevo dare ascolto sin dall'inizio, quando mi dicevi che mio padre mi stava solo sfruttando. Qui, adesso, sento che non posso capire chi sono e cosa voglio fare. Amo cucinare e voglio girare il mondo per capire ogni segreto che riguardi la cucina. Voglio ricominciare da zero e avere nuove conoscenze, voglio vivere e posso farlo solo lontano da lui, senza ciò che mi ha dato" capivo perfettamente il suo ragionamento e, seppur mi facesse male che lui partisse, ne ero contenta. Adrian era finalmente uscito dal suo guscio, aveva voglia di vivere, non solo di respirare, ma di godersi la vita e di vedere cosa avesse da offrirgli il mondo. Un anno prima, ero sicura che non si sarebbe mai permesso di pensare una cosa del genere, anche solo disobbedire a suo padre gli sembrava sbagliato. In quel momento, notai la grande crescita che aveva avuto da quando lo avevo conosciuto, fino a quella sera.
"È quello di cui hai bisogno e sono felice per te. Hai bisogno di staccarti, di imparare perché lo vuoi e non perché ti viene imposto. Quindi, io ti appoggio, Adrian Reed. Forse un giorno verrò a mangiare al tuo nuovo ristorante" dissi col sorriso sulle labbra. Lo vidi scuotere la testa, sorridendo.
"Sì, così mi metti un altro 'carino' per il risotto?" erano passati mesi, ma ancora ce l'aveva per quello stupido bigliettino. Un biglietto che, però, aveva causato tutto quello che avevamo.
"Se troverò un altro cartoncino di quelli che avevi al ristorante, certo che lo farò. Ci saranno tante persone a farti montare la testa, io ti terrò con i piedi saldi al terreno"
Arrivò un attimo di silenzio, in cui io mi guardai intorno, vedendo come solo le luci della casa e dei lampioni non immergessero tutto nel buio.
"Sierra, io-" non gli lasciai dire nulla, il suo sguardo mi disse tutto. Potevo anche sbagliarmi, ma i suoi occhi mi stavano dicendo esattamente ciò che pensavo e non volevo rovinare nulla.
"Anch'io, ma adesso no. Amo Chase, voglio stare con lui, non é ancora il momento. Tu stai per partire, io voglio stare col ragazzo che amo, un giorno, forse, sarà possibile, se ci sarà ancora qualcosa. Non voglio che ci salutiamo con qualche dramma" sentivo di avere gli occhi lucidi, quando lo vidi annuire. Avevo ragione allora. Adrian provava veramente qualcosa per me e quella parte che sentiva le stesse cose, stava male perché lui sarebbe partito e non avremmo avuto nulla. Ma sapevo che non ero pronta ad avere qualcosa con lui, nemmeno Adrian lo era.
Mi avvicinai e lo abbracciai, la mia testa nell'incavo del suo collo, le mie braccia che glielo cingevano, le sue attorno alla mia vita. Sbattei le ciglia dei miei occhi, dato che me li sentivo pizzicare, per evitare che scendesse anche una sola lacrima. Quando ci staccammo, la distanza tra i nostri visi era poca e notai che deglutì per la cosa. Le nostre labbra quasi si sfiorarono ed io mi sporsi per lasciargli un bacio a stampo, semplice, solo per avere per un'ultima volta la sensazione delle sue labbra sulle mie.
Mi staccai completamente, tornando dagli altri che stavano discutendo di qualcosa tra di loro.
Mi rimisi sul lettino affianco a Chase, che parlava con Connor e Kieran tranquillamente. Mi riaccolse tra le sue braccia e vidi Adrian che si sedette accanto a Jared. Distolsi lo sguardo, quando sentii Patrick dire qualcosa a tutti noi ad alta voce.
"Questa é l'ultima sera che probabilmente passeremo tutti tutti insieme. Ci pensate? Da settembre cominceremo il college e non ci vedremo più" affermò ed io non potetti fare a meno di pensarla come noi. "Forse un giorno sentirete parlare di me come il miglior insegnante di storia dell'arte"
"Invece io diventerò una modella di Victoria's Secret, chissà" disse Agnes e me la immaginai su una di quelle passerelle. "però, parlando seriamente, vorrei aprirmi un salone mio"
Eravamo finiti per dire tutti ciò che volevamo fare, cosa ci sarebbe piaciuto diventare, quanto famosi, ma soprattutto, felici di fare ciò che sognavamo.
"Se non diventerò scrittore, voglio diventare professore di letteratura" rispose Jared ad una tacita domanda generale.
Cosa vorrai fare in futuro?
"Sarebbe bello diventare food blogger. Sarei famosa per il cibo che mangio e consiglio e tutte queste cose. Ma mi piacerebbe studiare giornalismo all'università" dissi io, stringendomi maggiormente a Chase, che parlò dopo di me.
"Io vorrei continuare con lo sport, magari giocare in qualche squadra famosa"
"Io studierò economia" fu la risposta di Connor, molto semplice, ma che comunque sapevo che dietro ci sarebbe stato tanto impegno da parte sua, come da parte di tutti. Seppur risposte brevi e semplici, racchiudevano dietro un grande significato.
"Io voglio diventare un pediatra ed aiutare i bambini" disse Kieran, mentre Patrick si girò a guardarlo con occhi quasi sognanti. Erano diventati la coppia che regnava subito dopo me e Chase. Prima o poi avrei trovato loro un nome.
"Io mi occuperò di hotel management. Vorrei aprirne uno tutto mio" Marlene fece sentire la sua voce e sorrise emozionata alle sue stesse parole.
"Ed io un ristorante tutto mio. Me come proprietario, me come cuoco, me come tutto. Avrò una mia brigata, avrò delle conoscenze che avrò appreso da solo, senza qualcuno dietro che mi costringe. Approfitto di questo momento per dirvi che domani parto, ragazzi, e vi ringrazio tutti per esservi fatti conoscere da me, per avermi sostenuto e per essere stati miei amici. Un giorno, ci rivedremo tutti e gioiremo insieme delle nostre vittorie"
Facemmo un brindisi a noi, alle nostre esperienze futuro, alla vita che ci aspettava, all'estate che era arrivata. Guardandoli tutti, non vidi l'ora di rivederci tutti insieme da adulti, ognuno col proprio sogno realizzato.
HOLAAAA
Posto per consolare un'amica che ha avuto una brutta notizia, povera stella.
Manca l'epilogo, io sto male, non so che dire, solo chiedervi quali sono le vostre previsioni sull'epilogo, che non so quando posterò, ho bisogno del mio tempo.
Passate a leggere la trama di "No Lie", la storia girlxgirl di cui mi occuperò insieme all'altra, che posterò dopo aver pubblicato l'epilogo di Gourmet.
Per chi volesse leggere le trame delle nuove storie, c'è il profilo Instagram _xjustingx
Alla prossima,
Kisses
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