VIII
Non mi ero mai svegliata alle 5 di mattina.
Solo per le gite e quando avevo così fame da svegliarsi dal sonno comatico in cui finivo ogni notte. Al massimo andavo a dormire alle 5, dopo aver visto puntate e puntate della serie tv che m'interessava.
Invece ero sveglia a quell'ora, diretta a un aeroporto, con un letto che mi richiamava nelle sue grazie.
Ero in uno stato di dormiveglia nell'auto di Agnes, seduta nei sedili posteriori con Adrian.
"Non riesco ancora a capire io cosa c'entri qui" si chiese il cuoco, continuando a lamentarsi del fatto che fosse stato disturbato.
"Agnes ha chiesto a Jared di accompagnarla, lui, non volendo rimanere solo con noi, ha chiesto a te di venire. E sicuramente non stavi facendo niente, quindi non lamentarti" mormorai con gli occhi chiusi, girandomi per stare più comoda sul sedile. Mi ero stufata di stare seduta, la mia schiena ne avrebbe risentito. Mi sdraiai, poggiando le mie gambe su quelle di Adrian. "E non lamentarti nemmeno di questo, Gordon Ramsey dei poveri"
Jared scoppiò a ridere, finendo quasi per strozzarsi. La forza di ridere a quest'ora dove la trovava, io non lo sapevo.
"Non é che non volessi stare con voi, solo che sapevo che Adrian non stesse facendo nulla. Mi diverto con voi"
"Siamo arrivati" disse Agnes, dopo aver parcheggiato l'auto in uno dei tanti posti liberi. Era prima mattina, chi stava sveglio a quest'ora? Solo noi.
Scendemmo dalla macchina, camminando verso l'entrata dell'aeroporto, io con passo strascicato, per attendere l'arrivo della persona che sarebbe scesa da quell'aereo.
Nel giro di cinque minuti, uscirono diverse persone, ma nessuno che fosse chi stavamo aspettando. Ad un certo punto, vidi un ragazzo alto e magro, con lo zaino sulle spalle e le valigie tra le mani. La carnagione pallida, i capelli neri con i riccetti che si ostinava a piastrare. In un attimo le mie gambe si mossero da sole, portandomi davanti a lui ad abbracciarlo. Le sue braccia si racchiusero intorno al mio corpo, tenendomi stretta a sé.
"Mi sei mancato, puttanella" mormorai sorridente, con il sonno che era momentaneamente scomparso.
"Ed ecco tornato il nostro stronzetto preferito" Agnes si aggiunse all'abbraccio, sorridendo felice.
"Le mie piccole troiette. Mi siete mancate anche voi" disse il ragazzo, lasciandoci er poi guardarci attentamente.
"Come si fa a stare più di sei mesi senza di noi? È naturale che ti siamo mancate. Sarebbe strano il contrario" dissi ovvia, per poi girarmi e vedere avvicinarsi Jared ed Adrian. "Allora, ragazzi. Jared, lui é Patrick, il nostro migliore amico. Patrick, lui é l'omonimo di Leto, futuro ragazzo della nostra Agnes. Mentre lui é Adrian" indicai i due ragazzi, che strinsero la mano al ragazzo dai capelli neri. Jared, però, quasi arrossì, così come la mia migliore amica.
"Aspetta, Adrian sarebbe il cuoco insopportabile?" mi domandò Patrick, scrutandomi con i suoi occhietti scuri da cinese.
"Sì, lui"
"Mi hai dato dell'insopportabile?" mi chiese scioccato Adrian, vedendomi poi alzare le spalle, mentre ci dirigevamo fuori dall'aeroporto.
"Non sono capace di mentire. E ammettilo anche tu che a volte diventi una casalinga isterica col ciclo"
Jared scoppiò a ridere, ancora, cercando però di riprendere la sua facciata seria dopo un'occhiata ammonitrice del suo amico. Ma mi aveva presa per un clown? No, perché rideva sempre. Entrammo in macchina dopo aver caricato dietro i bagagli, dirigendoci verso casa mia. Patrick sarebbe stato da me per qualche giorno, dato che i suoi genitori erano fuori per una piccola vacanza, accorgendosi troppo tardi che, i giorni dell'arrivo di Patrick e del loro viaggio, coincidessero.
"Allora, raccontatemi qualche novità" disse completamente sveglio il ragazzo accanto a me, portandomi a domandare come facesse ad essere così perfettamente attivo dopo chissà quante ore di viaggio. A me il sonno stava tornando. Niente mi avrebbe impedito a casa di andare a dormire, nemmeno un tornado come Patrick.
"Ma se sai già tutto" mormorai, appoggiandomi alla sua spalla per chiudere gli occhi e rilassarmi.
"Ehi Agnes, puoi lasciarmi al ristorante? Devo preparare alcune cose per un ricevimento"
"Mantienimi da parte qualcosa, mi raccomando" lo avvisai, aprendo un occhio per osservarlo. Guardava fuori dal finestrino, l'aria stanca che si ostinava a nascondere, anche se le sue occhiaie parlavano chiaro e la sua mania di passarsi la mano sul viso, come a scacciare la stanchezza.
Ammiravo, nonostante tutto, la sua passione. Perché quella che gli era stata sicuramente imposta, era diventata la sua passione e il mestiere della sua vita. Il modo in cui si trovava facilemente nella sua cucina, in quello che poteva essere considerato il suo regno. Ammiravo il suo continuare a lavorare, anche se era continuamente stanco. Io non sarei mai riuscita a fare una cosa del genere, non avevo una costante che mi faceva andare avanti, non avevo una passione.
Ero una ragazza normale, ma non troppo, perché i problemi mentali erano tanti, amante del cibo, delle serie tv e di tutto ciò che era anti-sociale.
Mi riscossi dai miei pensieri quando mi accorsi che stavo cominciando a fissarlo e lui si era girato, sentendo probabilmente il mio sguardo addosso. Aveva le sopracciglia aggrottate, mentre mi guardava negli occhi, simili tra loro ma diversi. Non disse niente, ma fui la prima tra i due a distogliere lo sguardo.
Eravamo arrivati al ristorante e i due amici scesero, lasciando me, Agnes e Patrick in macchina da soli. Ripartimmo per tornare a casa, cominciando a sentire le domande del mio amico.
"Sembra il ragazzo giusto per te, Ag. Invece tu, Sierra? Adrian sarà quello giusto per te? Smettila di pensare a Chase. Non ti pensa proprio quel ragazzo"
"Voglio essere ottimista almeno su una cosa, non mi rovinare i sogni. Adrian é troppo attaccato alla sua cucina e non si accorge neanche che la sua cameriera gli va dietro. E poi, abbiamo due caratteri troppo simili"
"Sai come si dice, stronzetta: gli opposti si attraggono, ma i simili si amano"
"Vogliamo parlare delle tue relazioni, invece?"
"Colpo basso, Sierra" fischiò dal sedile del guidatore Agnes. Guardò Patrick di sottecchi, con un sorrisetto di sfida sulle labbra.
"Come risponderai a quest'affronto?"
"L'indifferenza é un vaffanculo in abito da sera. Io ho un animo elegante, al contrario di questa zurrona qui dietro"
"Zurrone sarai tu" esclamai, fingendomi offesa "E queste frasi Tumblr te le potevi anche evitare. Cos'é, sei mesi lontano da qui ed hai perso la retta via?"
"Tanto basta che torno a scuola e la riprendo. Vedrai poi come ti farò mangiare la polvere, mia cara Sierra"
HOLAAAA
È ENTRATO UN NUOVO PERSONAGGIO, YEAH!
Non so se avete mai visto "Noi siamo infinito" ma l'attore che faceva Patrick è quello che fa qui Patrick. Okay, mi sono appena resa conto di aver messo lo stesso nome per quasi lo stesso personaggio, bene.
Vabbe, Patrick comunque è gay. L'ultimo discorso suo e di Sierra, rimanda al fatto che lui vorrebbe trovare l'amore della sua vita, ma alla fine ha sempre storie di poco conto, mentre Sierra vuole solo uno e non la pensa nemmeno. Non so se mi sono spiegata, ma capirete più avanti anche Patrick.
Ho ripubblicato Moon Water, una storia che avevo già scritto, solo che per problemi di tempo, avevo cancellato. Datele un'occhiata, se volete.
Votate, commentate e mangiate tanto gelato e biscotti
Alla prossima,
Kisses
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